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I migliori film horror di sempre

Genere cinematografico fondamentale nella storia della Settima Arte, nel corso di più di un secolo l’horror ha regalato film imprescindibili, con i migliori selezionati anno per anno.
The Witch tra i migliori film horror di sempre

Una volta passati in rassegna la storia del cinema dell’orrore, dagli inizi nella realtà del muto arrivando ad oggi attraverso continue trasformazioni tecniche e tematiche, non rimane che stilare la classifica dei migliori film horror di sempre, con un titolo preso anno per anno in un secolo di storia dal 1920 al 2020.

I migliori film horror nella storia del cinema

Si intende innanzitutto inaugurare un esperimento audace come questo, indirizzato ad indicare il meglio del cinema horror, ponendo inevitabilmente le doverose “mani avanti”. Risulterebbe infatti impossibile realizzare una classifica di questo tipo il più “oggettiva” possibile, con titoli anche monumentali che in ogni caso resterebbero fuori da qualsiasi Top che si rispetti. Ciò vale ovviamente per tutte le arti, dalla letteratura alla musica passando, ovviamente, anche per il cinema, con quello dell’orrore che non fa sicuramente sconti in questo verso. Uno dei generi cinematografici più importanti per la Settima Arte (se mai ve ne possano essere), nato con essa e che ha contribuito a renderla grande, dando alla luce opere ed autori che hanno profondamente cambiato la storia di questo mezzo artistico, tanto nella tecnica quanto nella sua peculiarità nell’affrontare temi sociali, esistenziali e politici.

 

Erroneamente, ma per “valenza poetica”, “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” dei fratelli Lumière del 1896 viene considerato il primo film. La sua nomea viene ricordata nella storia per la leggenda legata al fatto che il pubblico in sala, durante la prima proiezione, fuggì per il terrore di essere travolti dal treno che, dallo schermo, sembrasse diretto proprio verso gli spettatori. Giusto per risaltare poeticamente come il cinema nascerebbe dunque dalla paura, quel primordiale istinto insito nell’essere umano che non conosce distinzioni ma solo modi di venire rappresentata in sede narrativa. Alcuni tra i più grandi autori nella storia del cinema hanno voluto cimentarsi con questo magico genere, capace di scuotere emozioni, i desideri più reconditi e mettere sul piatto del grande schermo il nostro subconscio. Un genere che ha contribuito fortemente a far crescere il mezzo cinematografico nella tecnica, nella strumentazione, ma anche e soprattutto per la sua capacità di raccontare il quotidiano nella sua cruda realtà, nonostante attraverso la finzione artistica, il fantasy e l’intelligente utilizzo delle spiccate analogie. Ringraziando così in primis le opere partorite dal genio di Georges Méliès – il suo “Le manoir du diable” del 1896 viene considerato il primo film horror, per via dei suoi elementi gotici e fantastici – il cinema dell’orrore ha superato più di un secolo di storia, dall’era del muto al digitale, mantenendo sporcamente immacolata la sua fondamentale funzione artistica ed emotiva. Prendendo così un ideale secolo di storia del cinema, dal 1920 al 2020, ecco di seguito i migliori film horror di sempre anno per anno.

Il gabinetto del dottor Caligari tra i migliori film horror di sempre

Il gabinetto del dottor Caligari, di Robert Wiene – 1920

Questa classifica viene così inaugurata con uno dei film più importanti della storia del cinema, non solo di quello dell’orrore. L’imprescindibile opera tedesca del 1920, diretta da Robert Wiene, “Il gabinetto del dottor Caligari” si pone infatti come emblema del cinema espressionista e film che arricchisce la storia della Settima Arte tanto per la sua narrazione quanto per la sua ricercata messa in scena.

Il carretto fantasma, di Victor Sjöström – 1921

Questa è l’opera che forse più di tutte celebrerebbe la filmografia del regista svedese Victor Sjostrom, importantissima fonte d’ispirazione per registi come Stanley Kubrick, Ingmar Bergman e molti altri. La leggenda de “Il carretto fantasma” viene così messa in scena con un’impressionante rappresentazione del fantasy-horror, all’avanguardia anche e soprattutto nella sperimentazione tecnica.

Nosferatu, di Friedrich Wilhelm Murnau – 1922

La prima delle grandi rappresentazioni dell’iconica figura creata da Bram Stoker che, nonostante i problemi produttivi, regala al cinema una perla di orrore e raffinatezza encomiabile. Il 10° film del maestro tedesco Frierich W. Murnau, “Nosferatu il vampiro” del 1922, rappresenta così un vero caposaldo nella storia del cinema da tutti i punti di vista tecnico-artistici.

Il gobbo di Notre Dame, di Wallace Worsley – 1923

Il primo vero film basato sul romanzo capolavoro di Victor Hugo, dopo i precedenti 2 cortometraggi, che narra su schermo la storia di amore e potere ruotante attorno l’indomabile cattedrale di Parigi. Oltre al mostruoso personaggio di Quasimodo – che lancia la carriera dello splendido caratterista Lon Chaney – “Il gobbo di Notre Dame” resta un’opera monumentale per il cinema muto, specialmente per l’imponente messa in scena che ricostruisce la Parigi del XV secolo.

Le mani dell’altro, di Robert Wiene – 1924

Ancora Wiene, per il suo 34° film basato sul romanzo francese “Le mani di Orlac” di Maurice Renard, la quale opera verrà nuovamente ripresa nel 1935 da Karl Freund nel suo “Amore Folle”. “Le mani dell’altro” narra di un pianista di fama internazionale rimasto gravemente ferito a causa di un incidente per il quale perse l’uso delle mani, i suoi strumenti di lavoro e di vita. Disperato, il pianista chiederà aiuto ad un abile chirurgo che, operando un trapianto rischioso, regalerà all’uomo delle nuove mani. Queste, tuttavia, appartenevano ad un assassino ghigliottinato, con il suo spirito malvagio che sembrerebbe ancora assetato di sangue.

Il Fantasma dell’opera, di Rupert Julian – 1925

Seconda trasposizione su schermo dell’omonimo romanzo di Gaston Leroux, “Il fantasma dell’opera” diretto da Rupert Julian è un’opera straordinaria, non solo per le sue ricercate scenografie curate nei minimi dettagli ma anche e soprattutto per i suoi personaggi, specialmente per quello protagonista interpretato da Lon Chaney, forse nel suo ruolo più importante.

Faust, di Friedrich Wilhelm Murnau – 1926

Il celebre poema metafisico di Goethe viene adattato su schermo nell’opera di Friedrich W. Murnau, narrando l’Amore nell’eterno scontro tra le forze del Bene e quelle del Male. Il poetico espressionismo romantico del “Faust” del 1926 si pone così metamorfosi tra cinema hollywoodiano ed europeo, mostrandosi sconquassante nell’incredibile cifra stilistica restituita su schermo.

Lo sconosciuto, di Tod Browning – 1927

Torna nuovamente sullo schermo Lon Chaney, per un’altra straordinaria prova nel film diretto dal maestro statunitense Tod Browning “Lo sconosciuto”, considerata una delle opere più riuscite del regista. Criminale inseguito dalla polizia, un uomo si nasconde in un circo fingendo di non avere entrambe le braccia per sembrare un circense; qui incontrerà Nanon, una ragazza che non sopporta di essere abbracciata dagli uomini: una storia di amore e morte.

L’uomo che ride, di Paul Leni – 1928

Altro artista fondamentale per l’espressionismo tedesco è il regista Paul Leni, che con questo suo penultimo film “L’uomo che ride” adatta su schermo l’omonimo romanzo di Victor Hugo nel raccontare la drammatica storia del freak Gwynplain. L’inquietante smorfia del protagonista interpretato da Conrad Veidt diventa iconica, tanto da essere la fonte d’ispirazione principale per la nascita del Joker DC.

Un cane andaluso, di Luis Buñuel – 1929

Non un lungo ma un cortometraggio, peraltro di difficile collocazione se non come massimo esponente del cinema surrealista di Luis Buñuel e Salvador Dalì. Inquietante viaggio onirico, macabro e psicologicamente violento, “Un chien andalou – Un cane andaluso” è pietra miliare per i maggiori registi che si sono approcciati a questo peculiare stile artistico, come Alejandro Jodorowsky, David Lynch e molti altri, per via delle svariate idee visive che hanno fatto anche storia del cinema, come la terrificante sequenza iniziale con il taglio dell’occhio.

The bat whispers tra i migliori film horror di sempre

The Bat Whispers, di Roland West – 1930

Qualche anno prima del tragico evento legato alla misteriosa morte dell’attrice Thelma Todd (caso mai risolto), per il quale abbandonò il cinema anche perché uno dei sospettati del fatto, il suo amante Roland West realizzò quest’opera tratta dal successo teatrale “The Bat” di Mary Roberts Rinehart e Avery Hopwood. Interpretato da Chester Morris e Una Merkel, “The Bat Whispers” narra di una serie di furti perpetuati dal noto ladro soprannominato il “Pipistrello”; una sera, una contessa organizza un prestigioso ricevimento presso la propria villa ma, quando gli ospiti inizieranno ad essere ritrovati morti, ella inizierà a sospettare che il Pipistrello possa essere lì con loro.

Dracula, di Tod Browning – 1931

Il 1931 è un anno fondamentale per la storia del cinema horror, per l’avvio di quel fortunato filone sul grande schermo dei celebri “Mostri dell’Universal”. Lo stesso anno escono infatti sia lo straordinario “Frankenstein” di James Whale che l’iconico “Dracula” di Tod Browning. Quasi 10 anni dopo il film di Murnau, torna la figura del Conte sul grande schermo ma questa volta in “vesti ufficiali”, per un’altra versione del racconto destinata a restare nella storia anche e soprattutto per la magnetica prova di Bela Lugosi protagonista.

Vampyr, di Carl Theodor Dreyer – 1932

Da un duello all’ultimo sangue con lo strabiliante “Freaks”, a vincere sembrerebbe essere il superlativo “Vampyr” di Carl Theodor Dreyer che, lo stesso anno del film maledetto di Tod Browning, si allontana dal cinema horror tipico di quegli anni. Sfruttando il folklore della sua terra scandinava e le novelle di Joseph Sheridan Le Fanu, il regista danese restituisce su schermo una suggestiva ed angosciosa visione, anche e soprattutto per le trovate visive dalla tecnica all’avanguardia.

King Kong, di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack – 1933

Un decennio caratterizzato dai Mostri al cinema quello degli anni ’30, registrando anche la presenza di uno dei c.d. monster-movie per eccellenza. Il titanico “King Kong” diretto dalla coppia di registi Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack farebbe infatti parte di quel filone artistico denominato “Mondo Perduto”, sebbene il film del 1933 resti un’idea originale. Un film imprescindibile per la sua epoca, specialmente per quanto riguarda l’avanguardistica tecnica nella strategia di ripresa e nell’uso degli effetti speciali.

The Black Cat, di Edgar G. Ulmer – 1934

Tratto dall’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, il quarto film diretto da quello che venne definito “il Re dei B-movie” narra di una giovane coppia, in viaggio di nozze, che viene soggiogata dai misteriosi poteri di un uomo misterioso. In “The Black Cat”, gli attori protagonisti sono Boris Karloff e Bela Lugosi.

La sposa di Frankenstein, di James Whale – 1935

Da molti considerato addirittura superiore al film dello stesso regista di 4 anni prima, “La moglie di Frankenstein” è infatti sequel della precedente prima apparizione sul grande schermo del Mostro per la serie Universal. Un film splendido che gode di una meravigliosa messa in scena gotica, oltre a registrare una ricercata evoluzione emotiva e psicologica della Creatura, interpretata ancora una volta da Boris Karloff.

La bambola del diavolo, di Tod Browning – 1936

Ancora Tod Browning, per l’adattamento qui del romanzo “Burn Witch Burn!”, con “La bambola del diavolo” che narra la storia di Paul (interpretato da Lionel Barrymore), banchiere ingiustamente condannato per una rapina ed un omicidio, incastrato dai suoi ex soci. Molti anni dopo la sua incarcerazione, Paul riesce ad evadere insieme al suo compagno di cella: quest’ultimo è uno scienziato che stava portando avanti un sinistro esperimento, incapace di portarlo a termine a causa di un infarto. Paul porterà infatti avanti i suoi studi, progettando un piano per vendicarsi dei suoi ex soci.

Song at Midnight, di Ma-Xu Weibang – 1937

In un periodo di forte agitazione politica, il regista Ma-Xu Weibang imprime la sua anima rivoluzionaria nel suo “Song at Midnight”, considerato il primo film horror cinese nonché il primo musical legato a questo genere. Il film resta effettivamente il primo adattamento sonoro dell’opera di Gaston Leroux “Il fantasma dell’opera”, per una sua versione orientale intrisa di paura anche e soprattutto verso un Paese sull’orlo della guerra.

The Ghost Cat and the Mysterious Shamisen, di Kiyohiko Ushihara – 1938

Poco distante dalla Cina, in Giappone, esce nel 1938 il film horror “The Ghost Cat and the Mysterious Shamisen” diretto da uno dei registi nipponici più importanti dell’era del muto, ovvero Kiyohiko Ushihara. Il film narra della pericolosa gelosia della popolare attrice teatrale Mitsue verso il suo amore Seijuro, sentimento per il quale la porterà ad uccidere una donna di una famiglia di samurai e, addirittura, un gatto di nome Kuro. Tuttavia, gli spiriti di quest’ultimi si fonderanno in un’unica entità in cerca di vendetta.

Notre Dame, di William Dieterle – 1939

Torna un adattamento per il celebre romanzo di Victor Hugo, per la prima volta dopo l’era del muto ed ancora un’opera straordinaria, non solo per la sfarzosa ricostruzione scenografica di “Notre Dame” ma anche e soprattutto per la sua intelligente e pesante sceneggiatura. Il 24° lungometraggio diretto da William Dieterle pone, tuttavia, al centro dello schermo la grande prova da protagonista di Charles Laughton nel ruolo del mostruoso Quasimodo.

Notti di terrore tra i migliori film horror di sempre

Notti di terrore, di Jean Yarbrough – 1940

Il piano diabolico di uno scienziato che ha deciso di farla pagare ai suoi ex impiegati, che lo hanno tradito arricchendosi per una sua creazione: per riuscirci avrà bisogno di alcuni pipistrelli. Si muove su questa strada il terzo film diretto da Jean Yarbrough “Notti di terrore” (in originale appunto “The Devil Bat”), piccolo prodotto dell’horror a bassissimo budget con un grande Bela Lugosi nel ruolo del mad-doctor.

L’Uomo Lupo, di George Waggner – 1941

Il fortunato filone dei “Mostri Universal” non viene infatti relegato solo agli anni ’30, ma ha e avrà una florida produzione, coinvolgendo anche nuove creature. Una di queste è infatti il mostro protagonista de “L’Uomo Lupo” di George Waggner, interpretato da Lon Chaney Jr., il quale film influenzò tutta la successiva filmografia a tema lupi mannari portata su schermo da registi quali ad esempio John Landis o Joe Dante.

Il bacio della pantera, di Jacques Tourneur – 1942

Tra i migliori film horror di questo periodo storico anche la decima fatica diretta dal regista francese Jacques Tourneur, tra le più celebri del prolifico cineasta con protagonisti Simone Simon e Kent Smith. In “il bacio della pantera” si assiste alla turbolenta storia d’amore tra Oliver e Irina, con quest’ultima che afferma di essere la discendente di un’antica tribù di adoratrici del demonio.

Ho camminato con uno zombie, di Jacques Tourneur – 1943

L’anno successivo a “Il bacio della pantera” il regista francese torna dietro la macchina da presa con un altro film horror, che contribuirà anch’esso a segnare la sua epoca. Dopo il film del 1932 diretto da Victor Halperin, “Ho camminato con uno zombie” ripresenta la figura del non-morto al cinema – in attesa del tratto artistico di George A. Romero – attraverso una messa in scena particolarmente accattivante, potendo puntare su un ottimo cast di nomi quali Frances Dee, Tom Conway e James Ellison.

La casa sulla scogliera, di Lewis Allen – 1944

Quello del 1944 diretto da Lewis Allen viene considerato un film fondamentale ed indispensabile per il genere, nonché tra i preferiti di molti grandi registi come ad esempio Martin Scorsese. Una splendida ghost-story quella de “La casa sulla scogliera”, candidata al premio Oscar per la Miglior Fotografia, che fa abbracciare tematiche psicoanalitiche ad una messa in scena di magistrale tasso tecnico, per una visione squisitamente gotica.

La Jena, di Robert Wise – 1945

Ultima interpretazione congiunta per le due iconiche figure di Bela Lugosi e Boris Karloff, in un film selezionato per la classifica dei 100 film più avvincenti di sempre nella storia del cinema americano. Tratto dal racconto di Robert Louis Stevenson “Il trafugatore di salme”, con “La Jena” (in originale “The Body Snatcher”) torna la regia maestra di Robert Wise, per un formidabile film macabro e malsano.

Il mistero delle 5 dita, di Robert Florey – 1946

Basato sul racconto “La bestia dalle cinque dita” di William Fryer Harvey, il film del regista francese Robert Florey narra del pianista Francis, rimasto semiparalizzato a causa di un ictus, che viene accudito da persone apparentemente fedeli ed amichevoli. Una storia di avidità e tradimenti quella de “Il mistero delle 5 dita”, con Florey che viene particolarmente ispirato dal cinema espressionista tedesco e con una prova sontuosa di Peter Lorre.

La casa rossa, di Delmer Daves – 1947

Ispirato all’omonimo romanzo di George Agnew Chamberlain, “La casa rossa” fa della sua perversa e cupa psicologia il suo punto di forza, per un melodramma familiare dagli oscuri segreti sepolti pronti tristemente a riemergere. Il film del regista statunitense Delmer Daves vede come protagonisti Edward G. Robinson, Lon McCallister e Judith Anderson, con la colonna sonora curata da Miklós Rózsa, fresco vincitore del premio Oscar per “Io ti salverò” di Alfred Hitchcock.

Il mistero degli specchi, di Terence Young – 1948

Un collezionista d’arte, particolarmente fissato con la storia rinascimentale, incontra una giovane donna ed inizia a credere fortemente che sia stato suo amante in una vita precedente: lo stesso uomo verrà poi accusato di omicidio. Queste le premesse de “Il mistero degli specchi” del regista britannico Terence Young, il quale viene particolarmente ricordato per il debutto cinematografico per Christopher Lee.

Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, di Jack Kinney, Clyde Geronimi e James Algar – 1949

11° Classico Disney, risulterebbe bizzarro far rientrare un film di Casa Topolino in una classifica sui migliori film horror di sempre; eppure il secondo mediometraggio di questo film collettivo, “La leggenda di Sleepy Hollow”, non può non venire citato. Basato sul celebre romanzo di Washington Irving, questo prodotto d’animazione riesce a farsi strada nel mondo del genere d’appartenenza per il coraggio e l’inventiva di rappresentare su schermo una storia così piena di brivido.

La cosa da un altro mondo tra i migliori film horror di sempre

L’uomo senza volto, di Juan Bustillo Oro – 1950

Traumi del passato che tornano a bussare alla porta del presente ed un approccio ipnotico sono alla base del film del regista messicano Juan Bustillo Oro, per un poliziesco dai risvolti orrorifici che fa della sua visione psicologica la sua arma principale. In “L’uomo senza volto”, Juan è un medico legale che decide di abbandonare il suo lavoro per seguire il caso di un serial killer di prostitute: durante una seduta psicoanalitica riemergono fatti inquietanti dal passato di Juan.

La cosa da un altro mondo, di Christian Nyby – 1951

I membri di una spedizione scientifica al Polo Nord ritrovano i resti di un disco volante, dal quale uscirà una minaccia extraterrestre per tutto il gruppo che sarà così costretto a cercare di sopravvivere. Dall’omonimo racconto di John W. Campbell, la regia di Christian Nyby (Howard Hawks non accreditato) mette in scena un vero e proprio Classico per il cinema di fantascienza, fonte d’ispirazione di grandi registi quali ad esempio John Carpenter, che riprenderà il film per farne la sua versione personale.

Il bianco pastore di renne, di Erik Blomberg – 1952

Vincitore al Festival di Cannes del Gran Premio della Giuria e del Golden Globe per il Miglior Film Straniero, l’opera prima dietro la macchina da presa del regista finlandese Erik Blomberg è un folk-horror basato sulla mitologia precristiana e sullo sciamanesimo. In “il bianco pastore di renne” viene messo in scena un amore mutaforma attraverso un’ambientazione fortemente immersiva e suggestiva, che gode infatti di un elevatissimo tasso tecnico e sfrutta intelligentemente la cultura folkloristica.

La maschera di cera, di André De Toth – 1953

Diretto dal regista di origini ungheresi André De Toth il film è il remake di quello del 1933 diretto da Michael Curtiz, per il primo lungometraggio in 3D distribuito da un’importante casa di produzione (Warner Bros.), riscuotendo un ampio successo al botteghino. Largamente apprezzato ed omaggiato da grandi registi del gotico come Mario Bava, “La maschera di cera” si ispira ovviamente all’opera di Charles Belden “The Wax Works” e vede protagonista Vincent Price.

Godzilla, di Ishirō Honda – 1954

Se King Kong resta uno dei grandi Mostri del cinema, non da meno è anche la titanica creatura creata Shigeru Kayama e rappresentata sul grande schermo nel 1954, per la regia di Ishiro Honda. Nato principalmente sulla paura e i fantasmi del nucleare, “Godzilla” inaugura il prolifico genere cinematografico Kaiju Eiga, nonché primo tassello di una larghissima serie di sequel e remake.

I diabolici, di Henri-Georges Clouzot – 1955

Basato sull’omonimo romanzo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, “I diabolici” è l’11° lungometraggio prodotto, scritto e diretto dal regista francese Henri-Georges Clouzot, considerato uno dei grandi esponenti del cinema noir degli anni ’40 e ’50. Il film è infatti un avvincente thriller-horror, che segue inspiegabili eventi a seguito del diabolico piano architettato da due donne per uccidere un uomo: marito per una ed amante per l’altra. Sarà una delle principali fonti d’ispirazione per lo “Psyco” di Alfred Hitchcock.

L’invasione degli ultracorpi, di Don Siegel – 1956

Uno dei film più importanti degli anni ’50, “L’invasione degli ultracorpi” rapisce per la sua raffinata messa in scena ed apre la riflessione sulla situazione socio-politica che infervorava negli U.S.A. di quel delicato periodo storico. Considerato uno dei pilastri del cinema horror-fantascientifico, il film di Don Siegel ha segnato la sua epoca, inesauribile fonte d’ispirazione per le successive opere di genere.

La notte del demonio, di Jacques Tourneur – 1957

Torna nuovamente il nome di Jacques Tourneur, per questo racconto di orrore puro arricchito da elementi di stregoneria, demoni e spiritismo. Con Carver Dana Andrews protagonista, “La notte del demonio” regala una visione fortemente suggestiva, per la sua atmosfera spettrale e per gli elementi investigativi di una storia divisa tra la ragione scientifica e l’irrazionale paranormale.

Dracula il vampiro, di Terence Fisher – 1958

Ogni periodo nella storia del cinema ha la sua versione del Principe delle Tenebre, con gli esempi illustri che sicuramente non mancano. È il caso infatti anche di “Dracula il vampiro” diretto da Terence Fisher, in un periodo in cui la Hammer Film Productions intende riportare sul grande schermo i “Mostri Universal” ma con un approccio decisamente più moderno, ovvero sfruttando prevalentemente sonoro, luci e colori, con visioni molto più spinte, violente e sanguinolente.

La mummia, di Terence Fisher – 1959

Ma la nuova ventata dei Mostri non si limita sicuramente solo al film con protagonista indiscusso Christopher Lee, dato che lo stesso Fisher, solamente l’anno dopo la nuova versione di Dracula, mostrerà anche una nuova rivisitazione di un’altra celebre maschera dell’orrore. Precisando che, come il precedente film, non si tratti di un remake della rispettiva opera degli anni ’30 di Karl Freund, “La mummia” del 1959 si avvicina infatti maggiormente al filone di lungometraggi degli anni ’40 con protagonista non Imhotep ma il Kharis di Christopher Lee.

Psyco tra i migliori film horror di sempre

Psyco, di Alfred Hitchcock – 1960

Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch, la meravigliosa opera di Alfred Hitchcock è un classico senza tempo non solo per il genere thriller-horror, presentandosi forse come film più rappresentativo della filmografia del maestro della suspense. Ogni parola d’elogio per “Psyco” non sarebbe mai davvero sufficiente, con le sue macabre vicende che ruotano attorno all’ormai celebre Bates Motel e all’ancor più iconica interpretazione del Norman di Anthony Perkins.

Suspense, di Jack Clayton – 1961

Quello del 1961, diretto da Jack Clayton, viene considerato uno dei primi effettivi tentativi di portare sul grande schermo il cinema di possessione e di esorcismo, per una ghost-story dalla magnetica atmosfera gotica. Secondo lungometraggio del regista, “Suspense” non convince “solo” per la sua prelibata messa in scena, ma anche e soprattutto per l’ambiguità della storia che narra, sospesa sul labilissimo confine tra eventi sovrannaturali ed allucinazioni.

Carnival of Souls, di Herk Harvey – 1962

Un’altra piccola grande ghost-story, con il termine “piccola” relegato solo al fatto che si tratta di un film a bassissimo budget, quasi inesistente. Primo ed unico film diretto da Herk Harvey, “Carnival of Souls” è una meravigliosa ed agghiacciante ballata macabra divenuta un vero e proprio cult – specialmente negli Stati Uniti – per il periodo di Halloween.

Gli invasati, di Robert Wise – 1963

Ancora il gotico protagonista di questo speciale periodo florido per il cinema horror, con il gioiello diretto dal regista Robert Wise fresco vincitore del premio Oscar al Miglior Regista per “West Side Story”. “Gli invasati” del 1963 si basa sul romanzo “L’incubo di Hill House” di Shirley Jackson e non può non venire menzionato nella lista dei migliori film horror di sempre.

Onibaba, di Kaneto Shindo – 1964

Ispirata ad un’antica fiaba buddista, l’opera di Kaneto Shindo demonizza allegoricamente la guerra e la povertà economico-spirituale ad essa correlata, con le sue vittime spaesate che vengono inghiottite dall’oscurità e trascinate a fondo in una lotta estenuante per la sopravvivenza. La maschera demoniaca protagonista di “Onibaba – Le assassine” fa eco d’orrore ad una storia emotiva, ricca di drammaticità e con derive epiche, messa in scena con uno strabiliante utilizzo del bianco e nero, con forte prevalenza di quest’ultimo per elevare elegantemente e senza troppa speranza le spesse ombre umane.

Repulsion, di Roman Polański – 1965

Primo lungometraggio in lingua inglese per Roman Polanski, lanciato definitivamente in campo internazionale con questo dramma viscerale, che prende i connotati dell’horror psicologico nell’affrontare il disagio della sua protagonista – interpretata da Catherine Deneuve –  oppressa da un passato ingombrante, che trova la sua risoluzione solamente nel suo atto conclusivo. Con “Repulsion” Polanski si prende i suoi tempi per presentare l’avversione della protagonista verso l’altro sesso, muovendosi sinuosamente negli spazi sempre più stretti della sua abitazione e restituendo un’atmosfera tetra nella ricostruzione scenografica da incubo.

Operazione paura, di Mario Bava – 1966

La costrizione di aver messo da parte il formidabile “La maschera del demonio”, a favore dello “Psyco” di Hitchcock, spingerebbe a rendere doveroso omaggio al regista ligure Mario Bava, vero artigiano della Settima Arte. “Operazione paura” del 1966 non viene considerata solo una delle opere più riuscite del regista di “Reazione a catena” e “Terrore nello spazio”, ma anche uno dei titoli più rappresentativi del gotico all’italiana, largamente stimato da registi del calibro di Martin Scorsese, Joe Dante e Quentin Tarantino.

Per favore, non mordermi sul collo!, di Roman Polański – 1967

Una radiosa Sharon Tate affianca il marito nel cast di un film divertente ed intelligentemente irriverente nei confronti del cinema vampiresco, riuscendo magistralmente ad unire spavento e risate. In una fredda ambientazione gotica popolata da vampiri assetati, Polanski con “Per favore, non mordermi sul collo!” regala sequenze di grande cinema, come il celeberrimo ballo di mezzanotte ed un finale di grande effetto.

La notte dei morti viventi, di George A. Romero – 1968

Qui una scelta sul miglior film horror del 1968 sarebbe in ogni caso giusta e allo stesso tempo sbagliata, per un anno particolarmente splendido per il cinema horror che ha potuto acquisire perle artistiche di inestimabile valore come “Rosemary’s Baby” sempre di Roman Polanski e “L’ora del lupo” di Ingmar Bergman. La scelta, tuttavia, cade qui sul debutto cinematografico di George A. Romero, che con il suo “La notte dei morti viventi” – primo capitolo della saga – ha rivitalizzato il genere con l’importante figura dello zombie sul grande schermo, per un film che affronta profondamente temi socio-politici in una visione macabra.

I segreti della casa delle torture, di Teruo Ishii – 1969

Basato sui romanzi “Strange Tale of Panorama Island” e “The Demon of the Lonely Isle” di Edogawa Rampo, il 14° film del regista nipponico Teruo Ishii è emblema del genere Ero-guro, ovvero la combinazione nel cinema dell‘erotismo e di elementi macabri e grotteschi. “I segreti della casa delle torture” narra dello studente di medicina Hirosuke, il quale si ritrova in un manicomio dopo aver perso completamente la memoria e non ricordando come sia arrivato lì. Una storia di evasioni, omicidi, scambi di persona ed un piano malvagio per soggiogare la razza umana, che viene ricordata ed esaltata per il suo surreale teatro dell’assurdo.

L'uccello dalle piume di cristallo tra i migliori film horror di sempre

L’uccello dalle piume di cristallo, di Dario Argento – 1970

Inaugurando i fortunati anni ’70 viene presentata anche l’opera prima del maestro del brivido all’italiana, ovvero “L’uccello dalle piume di cristallo”. Liberamente ispirato al romanzo di Fredric Brown “La statua che urla”, il film al debutto di Dario Argento è il primo episodio della c.d. Trilogia degli Animali dello stesso regista – con “Il gatto a nove code” e “4 mosche di velluto grigio” – per un film che gode della fotografia di Vittorio Storaro e delle musiche di Ennio Morricone.

Reazione a catena, di Mario Bava – 1971

Restando all’interno dei nostri confini nazionali, lo splendido film di Mario Bava viene considerato il primo vero antenato del genere slasher, il quale darà infatti i natali a questo importante filone cinematografico che, da lì a poco, farà la fortuna di molti grandi registi. Particolarmente spietato e ricco di violenza visiva, “Reazione a catena” trova il giusto punto d’incontro tra tensione, orrore ed un’aspra critica sociale.

Non si sevizia un paperino, di Lucio Fulci – 1972

Assieme ad Argento e Bava, un altro nome di spicco per il thriller-horror all’italiana resta quello di Lucio Fulci, per la sua particolare propensione a realizzare visioni profondamente morbose. Ispirata a fatti realmente accaduti, “Non si sevizia un paperino” viene in tal senso considerata infatti una delle opere migliori del regista, inquietante e con immagini iconiche e grottesche, omaggiate nello stile da altri grandi autori come su tutti Quentin Tarantino.

L’Esorcista, di William Friedkin – 1973

Non ne vogliano George A. Romero con il suo “La città verrà distrutta all’alba” e ne Robin Hardy per il suo splendido “The Wicker Man”, ma il 1973 resta l’anno di quello che viene considerato da molti il miglior horror di sempre, con il film di William Friedkin che non può non venire preso in considerazione per questa lista. Il capolavoro del regista del male “L’Esorcista” non dovrebbe aver bisogno di presentazioni.

Non aprite quella porta, di Tobe Hooper – 1974

L’anno seguente è invece il momento di un altro film che, a suo modo, ha comunque rivoluzionato la storia del cinema horror, presentando infatti sul grande schermo la prima vera maschera dell’orrore. Ispirato alla reale figura del serial killer Ed Gein, il Leatherface di “Non aprite quella porta” resta una figura iconica per la Settima Arte, presentandosi in un film dalla spiccata analisi sociale e dall’elevatissimo tasso tecnico nella messa in scena di Tobe Hooper.

Lo Squalo, di Steven Spielberg – 1975

Tre premi Oscar per il monster-movie diretto da Steven Spielberg, per il Miglior Montaggio, il Miglior Sonoro e, soprattutto, per la celebre colonna sonora firmata John Williams. Al suo 4° film il regista di Cincinnati con “Lo Squalo” cambia effettivamente la storia della produzione cinematografica, con il primo vero prototipo del fenomeno dei blockbuster.

Carrie, di Brian De Palma – 1976

Primo adattamento cinematografico delle opera di Stephen King, il 17° film di Brian De Palma gode di una raffinatissima messa in scena, capace di unire in profonda sinergia l’orrore ed il dramma familiare. “Carrie – Lo sguardo di Satana” racconta la storia di formazione della timida liceale interpretata da Sissy Spacek, la quale verrà candidata all’Oscar assieme a Piper Laurie.

Eraserhead, di David Lynch – 1977

Il surreale film del 1977 è il primo curato a tutto tondo dall’eclettico regista statunitense David Lynch, che si presenta al pubblico con questo incubo metafisico incentrato sul ruolo della paternità. Uno stile inimitabile quello della sperimentale messa in scena di “Eraserhead – La mente che cancella”, il quale si erge come uno dei più importanti riferimenti artistici per il cinema grottesco e surreale moderno.

Halloween, di John Carpenter – 1978

Il terzo film del grande regista statunitense John Carpenter regala al cinema l’iconica e fondamentale maschera d’orrore di Michael Myers, puntando anche sul rivoluzionario ruolo ricoperto dall’allora debuttante Jamie Lee Curtis. “Halloween – La notte delle streghe” solidifica così le regole del genere slasher, non costituendo solo il primo tassello di una saga cinematografica che al momento conta 12 capitoli, ma anche padre putativo di quasi tutti i film dello stesso filone successivi ad esso.

Alien, di Ridley Scott – 1979

In un duello senza esclusione di colpi con il meraviglioso “Nosferatu, il principe della notte” di Werner Herzog, a spuntarla per il 1979 è uno dei migliori film diretti dal regista britannico Ridley Scott. “Alien”, con protagonisya Sigourney Weaver e soprattutto la mostruosa creatura xenomorfa creata da Carlo Rambaldi, conferisce nuova linfa al genere horror-fantascientifico attraverso una visione claustrofobica dove il livello di tensione è perennemente elevato.

Shining, di Stanley Kubrick – 1980

Ad inaugurare gli anni ’80 è invece un altro caposaldo del genere, sebbene sfuggevole rispetto ai classici canoni. Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, con “Shining” la sperimentazione del maestro Stanley Kubrick nel cinema dell’orrore è un formidabile successo di creatività artistica, per uno dei titoli considerati non solo tra i migliori del geniale autore di “2001: Odissea nello spazio” ed “Arancia Meccanica”, ma proprio tra i migliori del genere horror.

La Casa, di Sam Raimi – 1981

Quella villa accanto al cimitero”, “Scanners”, “L’ululato”, “Un lupo mannaro americano a Londra”, “Possession”, “L’aldilà”… quanti titoli del 1981 imprescindibili per il genere del brivido. A spuntarla però potrebbe essere l’opera prima di Sam Raimi, con “La Casa” che deve essere considerata una pietra miliare specialmente per il cinema indipendente.

La Cosa, di John Carpenter – 1982

Pochi dubbi invece per quanto riguarda il titolo horror del 1982, ovvero il formidabile “La Cosa” di John Carpenter, liberamente tratto dal racconto “La cosa dell’altro mondo” dal quale appunto venne adattato l’omonimo film del 1951 diretto da Christian Nyby. Primo episodio della c.d. Trilogia dell’Apocalisse, l’opera di Carpenter viene considerato uno dei picchi del genere horror-fantascientifico.

Videodrome, di David Cronenberg – 1983

Il 1983 è invece l’anno di uno dei film più rappresentativi (forse il più importante) dell’imprescindibile filmografia di un autore come David Cronenberg, colui che viene sostanzialmente riconosciuto come padre del c.d. body-horror. In un periodo di profonde trasformazioni tecnologiche, “Videodrome” con protagonista James Woods resta un titolo innovatore per il suo movimento, affrontando la tematica della fusione tra uomo e tecnologia, della mutazione di corpo e mente.

Nightmare – Dal profondo della notte, di Wes Craven – 1984

Scritto e diretto dal regista di “L’ultima casa a sinistra” e “Le colline hanno gli occhi”, “Nightmare” di Wes Craven è un must per ogni amante dell’horror, soprattutto per aver introdotto nella storia del cinema la terrificante maschera di Freddy Krueger. Grande cinema ed alto intrattenimento, uniti alla paura di doversi addormentare.

Re-Animator, di Stuart Gordon – 1985

Riesumando a gran voce la figura del mad-doctor, l’opera prima del regista Stuart Gordon viene considerata un grandissimo cult per ogni amanti del genere horror-fantascientifico, ma non solo. Questo perché “Re-Animator”, tratto dal racconto “Herbert West, rianimatore” di H. P. Lovecraft, è un film completo tanto dal punto di vista del brivido, quanto della speditezza della sua narrazione, senza dimenticare l’alto tasso tecnico nella realizzazione scenica.

La Mosca, di David Cronenberg – 1986

Torna il grande regista canadese con un altro dei suoi titoli più rappresentativi, ovvero “La Mosca” con protagonista assoluto un grande Jeff Goldblum. Remake di “L’esperimento del dottor K” del 1958, il film continua a farsi carico della viscerale tematica del body-horror attraverso un formidabile utilizzo del mezzo cinematografico, arrivando anche a vincere l’Oscar per il Miglior Trucco.

Hellraiser, di Clive Barker – 1987

Nell’anno del “Bad Taste” di Peter Jackson e del secondo capitolo della trilogia de “La Casa” di Sam Raimi, viene anche scatenato l’iconico film di Clive Barker tratto dal suo stesso romanzo “Schiavi dell’inferno”. Nel portare sul grande schermo l’infernale figura dei Cenobiti, inaugurando così un’altra saga horror di successo, “Hellraiser” trasmette una storia che si addentra più in profondità rispetto alla carne lacerata che viene strappata via, con piacere e dolore che diventano facce della stessa medaglia.

La bambola assassina, di Tom Holland – 1988

No, Tom Holland non è solo il Peter Parker (principale) del MCU, ma è soprattutto il nome di un importante regista per il genere horror. Nel periodo della prolificazione delle grandi saghe dell’orrore, il regista porta sul grande schermo anche l’iconica maschera di Chucky, con “La bambola assassina” del 1988 che si pone come primo tassello della saga a lui dedicata.

Society – The Horror, di Brian Yuzna – 1989

Avendo precedentemente inserito di diritto il nome di Stuart Gordon, non si poteva evitare di aggiungere anche uno dei suoi collaboratori più importanti, ovvero Brian Yuzna. Anche qui è il caso di un’opera di debutto… e che debutto. “Society – The Horror” resta un film sorprendente e formidabile, che muove i suoi primi passi all’interno del campo quasi della teen-comedy per poi strabordare in un’orgia infernale da incubo, per una critica spietata al tossico conformismo.

Tremors tra i migliori film horror di sempre

Tremors, di Ron Underwood – 1990

Iniziando ad avvicinarsi al cambio di millennio, si tende a premiare un film che ha sicuramente segnato la sua generazione come l‘opera prima del regista e sceneggiatore Ron Underwood. Con un grandissimo lavoro negli effetti speciali e con protagonisti Kevin Bacon e Fred Ward, “Tremors” è il mix perfetto di orrore e divertimento, con un ritmo elevato per un’avventura sabbiosa in fuga dagli “Agguantatori”.

Il silenzio degli innocenti, di Jonathan Demme – 1991

Quasi sicuramente la sua presenza in una lista horror potrebbe essere considerata quasi una forzatura, per un film che predilige maggiormente il genere giallo-investigativo, ma indubbio come una figura come quella di Hannibal Lecter sia un’icona del brivido, anche solo per pochi minuti. “Il silenzio degli innocenti”, con protagonista Jodie Foster, viene infatti inserito tra i 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi, che viene particolarmente ricordato per la piccola ma incisiva prova luciferina di Anthony Hopkins, valsa il premio Oscar per il Miglior Attore oltre agli altri 4 premi ottenuti da quest’opera, tra cui Miglior Film e Miglior Regista.

Dracula di Bram Stoker, di Francis Ford Coppola – 1992

Nell’anno del debutto cinematografico di Guillermo Del Toro con “Cronos” e la fine dell’iconica trilogia di Sam Raimi, a spuntarla non poteva che essere il 19° film di Francis Ford Coppola, subito dopo aver terminato la granitica trilogia sulla famiglia Corleone. Potrebbe essere superfluo aggiungere elogi per il “Dracula di Bram Stoker”, che riprende la celebre figura del Conte succhiasangue conferendone un’anima tanto terrificante quanto romantica.

La metà oscura, di George A. Romero – 1993

Torna il padre degli zombie per questo suo 12° film, per il quale adatta l’omonimo romanzo di Stephen King per un racconto dell’orrore che indaga sulla doppia anima che vive in ognuno di noi. Nonostante i problemi produttivi, “La metà oscura” resta un brillante horror soprannaturale a tinte investigative, esaltato dalla mano di Romero tanto dietro la macchina da presa quanto in sede di sceneggiatura.

Il seme della follia, di John Carpenter – 1994

A tornare nella classifica è anche il nome di John Carpenter con il terzo capitolo della sua Trilogia dell’Apocalisse. Ispirato alle opere sempre di Stephen King e di H. P. Lovecraft, il 13° film del regista “Il seme della follia” si muove inizialmente sulle corde del thriller-investigativo per poi sfociare in un’esperienza psicologica da incubo, potendo contare anche sulla grande prova di Sam Neil protagonista.

The Addiction, di Abel Ferrara – 1995

La luciferina classe di Lili Taylor viene martoriata dal 11° lungometraggio di Abel Ferrara, che sfrutta l’eterna figura vampiresca per una sofferente allegoria del delicato tema della (tossico)dipendenza. “The Addiction – Vampiri a New York” è uno splendido horror di un’anima in bianco e nero, rappresentato su schermo dal regista attraverso una messa in scena magnetica e suggestivamente eterea.

Scream, di Wes Craven – 1996

Nel 1996 la storia del cinema horror si arricchisce di una nuova fondamentale maschera per la sua rappresentatività, ovvero quella dello spettrale Ghostface. “Scream” di Wes Craven acquisisce un’importanza storico-artistica nel prendere il genere di appartenenza – in particolare lo slasher-movie – contribuendo a svecchiarne regole e stereotipi, per una narrazione spedita che sa regalare i suoi momenti particolarmente incisivi.

Cure, di Kiyoshi Kurosawa – 1997

Un’opera che non viene particolarmente ricordata “solo” per il suo grande fascino artistico ed autoriale, ma anche e soprattutto per la sua importanza “mediatica”. “Cure” di Kiyoshi Kurosawa viene infatti considerato tra i primi film a lanciare in campo internazionale quella splendida ventata artistica per il genere che prende il nome di J-Horror, per un film direttamente dal Sol Levante dichiaratamente ispirato ad opere quali “Seven” ed appunto “Il silenzio degli innocenti”.

Ring, di Hideo Nakata – 1998

Rimanendo a tema film horror orientali, l’anno seguente l’opera di Kurosawa è il momento di un altro titolo sconquassante, il vero rappresentante di questo brillante filone da brivido. Terzo film del regista nipponico Hideo Nakata, “Ring” mostra su schermo l’agghiacciante maledizione legata al nome di Sadako, per un film all’avanguardia ed indispensabile non solo per la sua epoca.

Il mistero di Sleepy Hollow, di Tim Burton – 1999

A finir di secolo potrebbe essere il tempo di un altro titolo dal Sol Levante – come per “Audition” di Takashi Miike – oppure del rivoluzionario “The Blair Witch Project”, ma a spuntarla dovrebbe essere l’8° film di un autore come Tim Burton. Ispirato al celebre racconto di Washington Irving, “Il mistero di Sleepy Hollow” con protagonista Johnny Depp potrebbe essere considerato uno dei titoli più rappresentativi della peculiare arte portata su schermo da Burton, che qui raggiunge forse il suo apice per il lato dell’orrore.

Ju-on tra i migliori film horror di sempre

Ju-on, di Takashi Shimizu – 2000

Un nuovo millennio, ma a tornare è sempre il J-Horror nel suo periodo più florido, con questa opera prima del regista nipponico Takashi Shimizu che segue con angoscia e terrore la strada spettrale tracciata dall’opera di Nakata. “Ju-on” è infatti un’altra agghiacciante ghost-story di enorme successo non solo in patria, tant’è che verrà anch’essa trasposta nella rispettiva versione statunitense con la saga di “The Grudge”.

The Others, di Alejandro Amenábar – 2001

Questo sembrerebbe essere infatti il tempo proprio delle storie di fantasmi e non fa eccezione nemmeno il terzo film scritto e diretto da Alejandro Amenabar, vincitore di ben 8 premi Goya tra cui anche Miglior Film e Miglior Regia. “The Others” con protagonista Nicole Kidman restituisce allo spettatore un’esperienza sensoriale tanto macabra quanto raffinata, per un vero e proprio gotico moderno di alta classe artistica.

28 giorni dopo, di Danny Boyle – 2002

In un anno di “riprese” e seguiti di successo, a trionfare in questa classifica è il 5° lungometraggio diretto dal regista britannico Danny Boyle sulla sapiente sceneggiatura di Alex Garlan. Con Cillian Murphy nel suo primo importante ruolo da protagonista, l’apocalittico “28 giorni dopo” si ispira alle opere di Romero e sfrutta l’orrore degli infetti per raccontare le dinamiche interpersonali di un gruppo eterogeneo di persone in lotta per la sopravvivenza.

La casa dei 1000 corpi, di Rob Zombie – 2003

Il 2003 è poi l’anno del primo film scritto e diretto da un artista come Rob Zombie, dalla filmografia imprescindibile per il genere horror del nuovo millennio. Chiaramente ispirato al capolavoro di Tobe Hooper degli anni ’70, “La casa dei 1000 corpi” è violento, grottesco, disturbante e dal tasso tecnico-artistico di elevatissima fattura.

Saw, di James Wan – 2004

Se il cuore spingerebbe forse di più verso il meraviglioso “Shaun of the dead” di Edgar Wright, il film forse più rappresentativo di James Wan quello stesso cuore tenderebbe a strapparlo per farlo mangiare alle sue vittime/cavie/giocatori. Pilastro del genere torture-porn, “Saw – L’enigmista” inaugura la saga incentrata sul Jigsaw di Tobin Bell attraverso la via del dolore e della violenza, fisica e psicologica.

La casa del diavolo, di Rob Zombie – 2005

Ricordando il secondo film scritto e diretto da Eli Roth “Hostel”, il 2005 è tuttavia l’anno della seconda fatica sempre di Rob Zombie. “La casa del diavolo” continua infatti a seguire le vicende della folle famiglia Firefly, aumentando in questo caso il tono ironico e grottesco senza, tuttavia, abbandonare l’orrore e la violenza.

The Host, di Bong Joon-oh – 2006

Tornando in Oriente, ma questa volta in terra sudcoreana, a riemergere in questa classifica è il monster-movie legato alla mitologica figura dei Kaiju. Con “The Host”, al suo terzo film Bong Joon-oh già denota il tasso tecnico dei grandi, per un horror sociale che mescola con affascinante maestria commedia, azione, dramma e tensione.

Rec, di Jaume Balaguerò e Paco Plaza – 2007

Quella diretta dalla coppia Jaume Balaguerò e Paco Plaza resta forse l’opera migliore di quel particolare filone cinematografico, di questo periodo storico, legato alla tecnica del c.d. found-footage. Vincitore di 2 premi Goya, “Rec” è un film terrificante che regala una vera esperienza da brivido, nonché primo capitolo di una nuova saga cinematografica per il genere.

Martyrs, di Pascal Laugier – 2008

Ricreando le macabre e laceranti atmosfere visive e concettuali di “Hellraiser”, se “Saw” di James Wan rimane il film più rappresentativo del filone torture-porn, il secondo lungometraggio scritto e diretto da Pascal Laugier resta probabilmente il titolo migliore. Questo perché “Martyrs” sfrutta il mezzo sanguinolento delle torture per portare il livello concettuale su binari esistenziali e poetici, senza abbandonare ovviamente un’agognante visione decisamente violenta.

Drag me to Hell, di Sam Raimi – 2009

Torna nuovamente il nome di Sam Raimi che, in quest’anno, vincerebbe la spietata concorrenza di registi del calibro di Park Chan-wook, Lars Von Trier, Rob Zombie, Ti West e, perché no, anche “The Human Centipede” di Tom Six. Questo perché “Drag me to Hell”, nel suo stile, rasenterebbe la perfezione stilistica del suo autore regista: divertente, inquietante, malsano, con un’ottima realizzazione tecnica ed un’incisiva critica sociale.

Quella casa nel bosco tra i migliori film horror di sempre

Ballata dell’odio e dell’amore, di Álex de la Iglesia – 2010

In un anno di pesi massimi come “Coldfish” di Sion Sono e “I saw the devil” di Kim Jee-woon, i quali tuttavia si allontanerebbero dalle linee più pure dell’orrore, a dover essere menzionata è la 9a opera scritta e diretta dal geniale regista spagnolo Alex de la Iglesia. Con protagonisti Carlos Areces, Antonio de la Torre ed una Carolina Bang mozzafiato, “Ballata dell’odio e dell’amore” resta uno dei migliori titoli del cinema horror-grottesco degli ultimi anni, vincitore di 2 premi Goya e del Leone d’Argento e Miglior Sceneggiatura alla 67a edizione del Festival di Venezia.

Quella casa nel bosco, di Drew Goddard – 2011

Seguendo le dissacranti lezioni lasciate dallo “Scream” di Wes Craven, “Quella casa nel bosco” è una commedia horror superba per entrambe le sue direzioni. Tra orrore e divertimento, l’opera prima di Drew Goddard continua a ringiovanire il genere attraverso la sua intelligente presa artistica nel giocare con gli stereotipi di una sostanziosa fetta del cinema dell’orrore.

Le streghe di Salem, di Rob Zombie – 2012

Impossibile non riproporre un altro titolo realizzato da Rob Zombie, nonché qui forse il suo film più riuscito. Sesto lungometraggio scritto e diretto dal malsano e geniale estro del suo regista, “Le streghe di Salem” si ispira a vicende tanto celebri quanto macabre per portare sul grande schermo un wikka fenomenale, forte soprattutto della sua ansiogena e psicologicamente violenta messa in scena.

The Conjuring, di James Wan – 2013

Primo capitolo di un’altra serie cinematografica di successo, “L’evocazione – The Conjuring” è il quinto film del regista di culto James Wan. Con il primo capitolo del 2013, il regista tende fortemente ad omaggiare il miglior cinema degli anni ’70, riadattando i racconti della reale coppia di ricercatori del paranormale Ed e Lorraine Warren per una terrificante lotta tra le forze del bene e quelle del Male.

Babadook, di Jennifer Kent – 2014

Molti sarebbero i titoli che potrebbero rientrare tra i migliori del 2014, registrando film come “It Follows”, “What We Do in the Shadows” e “A Girl Walks Home Alone at Night”. Tuttavia, uno in particolare meriterebbe forse di essere ricordato più degli altri e questo è quello che segna il debutto di Jennifer Kent. Con “Babadook” la regista riesce a conquistare un grande consenso tra pubblico e critica, per la raffinata e glaciale abilità di unire dramma ed orrore in una condizione umana e sociale disarmante.

The Witch, di Robert Eggers – 2015

Pochi dubbi invece sull’opera regina dell’anno seguente, che corona “The Witch” come uno dei migliori film horror degli ultimi decenni. La formidabile opera prima di Robert Eggers è un folk-horror di un tasso tecnico, artistico e di scrittura al limite della perfezione, che lancia la carriera di una giovane regina per il genere come Anya Taylor-Joy.

Goksung, di Na Hong-jin – 2016

Altro anno dalla concorrenza spietata è poi il 2016, dove il terzo film scritto e diretto da Na Hong-jin avrebbe così la meglio su un’opera a dir poco brillante come “The Neon Demon” di Nicolas Winding Refn. Arricchita da una forte componente orrorifica, l’indagine da seguire in “Goksung” conduce verso un’esperienza sensoriale di rara potenza stilistica, una sceneggiatura tagliente e grandi prove di un cast capitanato da Jun Kunimura e Kwak Do-won.

Scappa – Get Out, di Jordan Peele – 2017

Il 2017 deve essere invece l’anno del primo film di un altro importantissimo autore come Jordan Peele, con protagonista l’attore britannico Daniel Kaluuya al suo primo vero ruolo decisivo per la sua carriera. Ispirandosi inevitabilmente al cinema sociale di George A. Romero, “Scappa – Get Out” non regala solo una visione dall’intelligente brivido ma riesce anche ad aggiudicarsi il premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale.

Hereditary, di Ari Aster – 2018

Superando la concorrenza di grandissimi titoli come “Ghostland”, “La casa di Jack” e il “Suspiria” di Luca Guadagnino, non può qui non venire ricordato un altro dei migliori film horror del millennio, ovvero l’opera prima di un geniale autore come Ari Aster. Con protagonisti Toni Collette e Alex Wolf, “Hereditary – Le radici del male” del 2018 regala senza ombra di dubbio un’esperienza raggelante, forte di un’importante tematica legata alle relazioni familiari e di un tasso tecnico davvero elevatissimo, specialmente per essere un debutto cinematografico.

The Lighthouse, di Robert Eggers – 2019

Jordan Peele, Ari Aster e Robert Eggers, sembrerebbero essere questi 3 i nomi di spicco del grande cinema horror contemporaneo, rispettivamente con il proprio tratto artistico e le proprie tematiche da portare sul grande schermo. Il 2019 segna infatti l’anno di uscita della seconda fatica per tutti e tre questi abili registi, con “The Lighthouse” che dovrebbe avere la meglio sia su “Us” che su “Midsommar”. Aspettando la sua nuova versione del Nosferatu di Murnau, Eggers regala un’esperienza sensoriale davvero sensazionale, sfruttando al meglio l’estetica del miglior cinema espressionista pur rimanendo fortemente moderno, attingendo per la sua brillante sceneggiatura dal folklore e dalla mitologia classica e potendo contare sulla superba prova di una coppia di attori a dir poco gigantesca, come quella formata da Willem Dafoe e Robert Pattinson.