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I Migliori Film Horror degli anni ’70: la nuova Hollywood e la paura del quotidiano

Decennio particolarmente florido per il cinema quello degli anni ’70 e questo non vale solo per il genere horror. Tuttavia, è comunque vero che i film del brivido usciti in questi anni restano veri e propri pilastri per il genere.
Eraserhead migliori film horror anni 70

Con il capolavoro di William Friedkin tornato nelle sale, in vista del 100°Anniversario della Warner Bros., non c’è occasione migliore per continuare il viaggio negli oscuri e sanguinosi meandri della storia del cinema horror, raccogliendo i frutti degli scossoni sociali, politici e tecnici del Sessantotto. Ecco di seguito i migliori film horror degli anni ’70.

I Migliori Film Horror degli anni ’70: la Nuova Hollywood e la paura del quotidiano

Fenomeno ufficialmente nato a metà degli anni ’60 negli Stati Uniti, il decennio degli anni ’70 vede definitivamente lanciare la carriera dei grandi maestri della Nuova Hollywood. Sebbene non necessariamente ai loro esordi, questo è infatti il periodo storico dove a diventare grandi tra i grandi sono registi del calibro di David Cronenberg, Woody Allen, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Walter Hill e George Lucas, mentre continuano la loro corsa la saga degli zombie di George A. Romero e il cinema psicologico di Roman Polanski. Quello della Nuova Hollywood rimane un fenomeno epocale per la storia del cinema, che ha saputo raccogliere gli scossoni sociali, politici e tecnici degli anni ’60 e li ha codificati in un nuovo stile per creare e distribuire cinema, tanto dal punto di vista produttivo quanto artistico.

 

Inabissandosi sempre più nel reale e nel quotidiano, vengono spazzati via i taboo dogmatizzati dalla società e le pellicole abbondano di sangue, sesso, droga e depressione, anche e soprattutto giovanile. Una tendenza verso una certa arrendevolezza verso i dissacranti pilastri contemporanei, una spietata critica socio-politica ed una generale cupezza ammantano specialmente il cinema statunitense in quasi tutti i suoi generi, dalla commedia di “Frankenstein Junior” di Mel Brooks del 1974, al musical “The Rocky Horror Picture Show” dell’anno seguente, passando per il dramma de “Il Padrino”, la fantascienza di “Arancia Meccanica” e il war-movie di “Apocalypse Now”. Sebbene, infatti, non sia ancora ovviamente cessata la voglia di sognare il “meraviglioso” (sono gli anni anche della nascita della saga di “Guerre Stellari”), il decennio degli anni ’70 ha regalato al cinema quelli che vengono riconosciuti tra i migliori film della sua storia, anche per questa capacità di raccontare senza ipocrisie la natura contemporanea dell’uomo in una valenza senza tempo. Un penetrante realismo che, ancora una volta, colpisce e rispecchia appieno anche e soprattutto il cinema dell’orrore, rappresentando le paure più spaventose: appunto quelle di tutti i giorni.

 

Fortunatamente, il fantastico non ne vuole sapere di separarsi dalla Settima Arte, con il cinema demoniaco che raccoglie i risultati degli effetti del rivoluzionario film di Roman Polanski del 1968, assistendo ad un’esplosione del filone dell’occulto come “Audrey Rose” di Robert Wise e “The Omen – Il Presagio” di Richard Donner. Quasi al pari del cinema Oltreoceano, fortunatamente, anche la nostra realtà dello “Stivale” ha potuto registrare in questi anni la cementificazione del cinema di Lucio Fulci (“Non si sevizia un paperino” del 1972), di Mario Bava (verso la fine della sua carriera, “Reazione a catena” del 1971 dà sostanzialmente i natali al cinema slasher), di Antonio Margheriti (“Flesh for Frankenstein” del 1973) e di Pupi Avati (“La casa dalle finestre che ridono” del 1976). Ecco di seguito i migliori film horror degli anni ’70.

L'esorcista migliori film horror anni 70

L’Esorcista, di William Friedkin – 1973

Film horror candidato a 10 premi Oscar, vincendo il Miglior Sonoro e la Miglior Sceneggiatura Non Originale, “L’Esorcista” è uno degli intramontabili pilastri del cinema (dell’orrore), con la storia della possessione della dodicenne Regan che è entrata nell’immaginario collettivo per poi non volerne sapere di uscire, anche a distanza di 50 anni. Dopo l’enorme successo con “Il braccio violento della legge” William Friedkin, quello che verrà nominato poi il regista del Male, realizza infatti un intramontabile classico per il cinema horror, considerato dai più come il film più spaventoso di sempre, che codifica gli stilemi del cinema demoniaco e di possessione che verranno seguiti e trasgrediti da tutti i futuri addetti ai lavori.

The Wicker Man, di Robin Hardy – 1973

Parlando di rivoluzioni, lo stesso anno del capolavoro di William Friedkin debutta alla regia il britannico Robin Hardy, per un vero e proprio cult per il cinema horror, ma anche uno di quelli che ha contribuito fortemente a riscrivere le regole del genere. Ciò non solo per la sofisticata analisi sullo scontro ideologico e generazionale tra la “retta” civiltà moderna – dedita al cristianesimo – e la “libertà” carnale e spirituale del paganesimo, quanto per l’abilità nel realizzare un’opera meravigliosamente atipica dal punto di vista perfettamente tecnica, capace di farsi in base a molteplici generi. Di produzione britannica “The Wicker Man” viene considerato una delle pietre miliari per il genere del folk-horror, impreziosito dalla particolare ambientazione di una storia dell’orrore alla luce di un sole sempre più rovente, con un grandissimo Christopher Lee ed un finale d’antologia.

Non aprite quella porta migliori film anni 70

Non aprite quella porta, di Tobe Hooper – 1974

Solamente l’anno seguente è già il tempo di parlare di un altro dei film più rivoluzionari del cinema horror, specialmente per quanto riguarda l’aspetto “commerciale”. “Non aprite quella porta” del 1974 presenta infatti la prima delle moderne maschere del cinema dell’orrore con il Leatherface, ispirato al serial killer Ed Gein, che costituirà il fulcro per una saga horror che – al momento – conta nove lungometraggi. Ma, l’aspetto del successo commerciale, viene solamente in seguito ad una visione complessa tanto dal lato tecnico quanto simbolico, rappresentando le macerie e la fine del “sogno americano” soprattutto post guerra del Vietnam, la violenza fisica e psicologica che ingabbia la condizione della donna e la critica alla pratica dello sfruttamento della carne delle “bestie da macello”, che siano animali o esseri umani.

Lo Squalo, di Steven Spielberg – 1975

Se il secondo film del regista Tobe Hooper viene anche ricordato come una delle più grandi vittorie produttive del cinema indipendente (30 milioni$ al botteghino a fronte di 140.000$ di budget), sempre di successo commerciale non si può non parlare de “Lo Squalo” di Steven Spielberg, passato alla storia del cinema (non solo dell’orrore) sotto diversi aspetti. Quello che viene considerato il prototipo del blockbuster ed il punto di arrivo del fenomeno della Nuova Hollywood, il film è sicuramente uno dei più iconici della Settima Arte, soprattutto per la potenza tecnico-registica di come viene mostrato su schermo il terrore del mare, dando più di qualche pensiero ai semplici bagnante che avevano intenzione di passare una rilassante giornata in spiaggia. Il monster-movie di Spielberg si aggiudica inoltre 3 premi Oscar, tra i quali si ricorda la celebre Colonna Sonora di John Williams.

Carrie migliori film horror anni 70

Carrie, di Brian De Palma – 1976

L’anno seguente, il 17° lungometraggio del regista Brian De Palma “Carrie – Lo sguardo di Satana” rappresenta il primo adattamento sul grande schermo delle opere letterarie di quella che sarà una vera e propria icona del cinema horror, ovvero Stephen King. Raccontando un coming-of-age della timida liceale Carrie inondato di sangue, non solo in riferimento proprio al ciclo mestruare ma anche alla linea sanguigna con l’opprimente madre fanatica religiosa, il regista realizza un affascinante classico dell’orrore sulla ribellione giovanile in cerca di un proprio posto nel mondo. Intelligente la scrittura e a dir poco raffinata la messa in scena, con l’orrore in sinergia con un dramma riflessivo e la grandissima prova della coppia madre-figlia di Sissy Spacek e Piper Laurie, entrambe candidate al premio Oscar.

Eraserhead, di David Lynch – 1977

Quando un regista come Stanley Kubrick, durante la produzione del suo “Shining”, decide di proiettare spesso un determinato film per inquietare la propria troupe sicuramente qualcosa vorrà dire. “Eraserhead – La mente che cancella” è il primo lungometraggio prodotto, scritto, diretto, montato, curato negli effetti speciali e nella scenografia dell’eclettico regista statunitense David Lynch, funzionale anche nel presentarsi come manifesto del suo peculiare cinema dell’assurdo. La “storia”, se tale peso si vuole concedere ad una narrazione sfuggevole e ricca di simbolismo, è quella del giovane Henry e della sua relazione con Mary X, compreso il conoscere la sua famiglia e crescere un bambino deforme. In “Eraserhead” Lynch riversa un incubo senza fine, specialmente incentrato sulla paura verso la paternità, messo in scena in modo tanto sublime quanto sperimentale, rappresentando un necessario punto di riferimento soprattutto per il cinema grottesco e surreale.

Suspiria migliori film anni '70

Suspiria, di Dario Argento – 1977

Arrivando anche al cinema italiano, il film del 1977 è il primo della c.d. trilogia delle tre madri – insieme ad “Inferno” del 1980 e “La terza madre” del 2007 – e considerato dai più il capolavoro di Dario Argento, fonte inesauribile di ispirazione soprattutto per i cineasti fuori dai confini nazionali. La storia di “Suspira” è quella di Susy, ragazza statunitense che inizia a studiare danza classica presso la prestigiosa Accademia di Friburgo, la quale scuola si scoprirà essere un vero e proprio teatro degli orrori. Sebbene il remake di Luca Guadagnino con Dakota Johnson e Tilda Swinton del 2018 sia di altissimo profilo, è indubbio come il film di Argento abbia quasi segnato una generazione, attraverso la sua peculiare messa in scena da brivido – soprattutto nello sfruttare il colore praticamente all’avanguardia – e l’iconica colonna sonora dei Goblin.

Halloween, di John Carpenter – 1978

Se quella di Leatherface viene considerata la prima maschera per le saghe horror moderne, resta indubbio come quella di Michael Myers sia tra quelle più forti, evocative e rappresentative. Una delle icone più celebri del cinema horror prende infatti i suoi natali con “Halloween – La notte delle streghe”, ovvero con il terzo lungometraggio scritto, diretto e musicato dal regista John Carpenter, che cementifica le regole dello slasher attraverso un Male spietato ed inesorabile. Grazie alla sua dirompente fluidità d’analisi, al sublime registro tecnico e all’intrattenimento horror assicurato (sebbene, a conti fatti, le sequenze di sangue e violenza siano decisamente meno di quanto si possa pensare, per via appunto della grande aurea di morte che travolge i personaggi in scena), il film diventa tra quelli di natura indipendente con il maggior successo di sempre, aprendo la strada ad una saga che conta al momento 12 titoli. Rivoluzionario resta anche il contributo di Jamie Lee Curtis, al suo debutto in un lungometraggio, come protagonista della storia, a dir poco inusuale per il cinema horror.

Alien, di Ridley Scott – 1979

Se la presenza femminile nel film di Carpenter è sicuramente importante e determinante, ad essere forse di maggior impatto storico-culturale rimane la prova della Ellen Ripley di Sigourney Weaver dell’anno seguente. Con il granitico “Alien” di Ridley Scott torna la fantascienza, il monster-movie ed il grande cinema horror, per un film che viene considerato tra i migliori del prolifico regista (che 3 anni dopo dirigerà “Blade Runner”) ed un tassello fondamentale per la storia del genere. A bordo della nave spaziale Nostromo si viaggia alla scoperta del terrore dell’ignoto, per un horror che ha fatto scuola soprattutto per il suo livello di tensione palpabile e claustrofobica, nonché per il celebre design della creatura xenomorfa creata dal lavoro del maestro Carlo Rambaldi. Una pellicola imprescindibile per ogni amante del cinema horror-fantascientifico e non solo.

Nosferatu – Il Principe della Notte, di Werner Herzog – 1979

Ma non solo gli Stati Uniti e l’Italia stava vivendo un periodo di grandi rinnovazioni tecniche e stilistiche, che infatti colpirono il cinema europeo e, in particolare, quello tedesco. Considerandola la miglior pellicola mai prodotta in Germania, al suo 8° lungometraggio il regista Werner Herzog decide di mettere mano al classico di Murnau del 1922 per provare ad adattarlo al cinema moderno degli anni ’70. La leggendaria figura sanguinaria di Bram Stoker torna così in tutto il suo macabro splendore in “Nosferatu – Il Principe della Notte”, per una versione a colori che toglie il fiato tanto per l’esperienza sensoriale praticamente unica nel suo stile – tra messa in scena, fotografia e colonna sonora – quanto per le formidabili interpretazioni di una splendida Isabelle Adjani, di Bruno Ganz e soprattutto del luciferino Conte di Klaus Kinski.