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I Migliori Film Horror da vedere in streaming a febbraio 2023

Arrivato il mese di febbraio, tra le varie piattaforme streaming opera il riciclo dei titoli che vengono aggiunti al listino ed altri che invece vengono eliminati o trasferiti altrove. Senza perdere tempo a sviscerare i vari consigliati dall’algoritmo di turno, con la seguente si intende proporre 10 film horror da vedere questo mese sulle varie piattaforme streaming principali.

10 Film Horror da vedere in Streaming

Tanto amato quanto respinto da critica e dal grande pubblico, il genere horror ha fortemente contribuito a costruire un’ossatura importante e fondamentale nella storia del cinema, tant’è che la leggenda che lega quello che viene considerato (per rappresentanza) il primo film – ovvero “L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat” del 1896 – narra di come il suo pubblico fosse fuggito terrorizzato dalla sala.

Spaziando dalla fantascienza al sentimentale, dal fantasy alla commedia, ogni mese verranno consigliati 10 film horror da vedere sulle principali piattaforme streaming.

 

It follows, di David Robert Mitchell – 2014 (TIM Vision)

Il secondo lungometraggio del regista statunitense David Robert Mitchell è un horror psicologico di pregevole ed intelligente fattura, capace di trasmettere una sana angoscia lungo tutta la sua durata: solo dopo l’incredibile finale c’è tempo per riflettere sulle tematiche sociali e sulle scelte morali prese e da prendere, visto che il film lascia veramente poco spazio alle pause.

 

Con la perenne fuga da un’entità sovrannaturale, subdola ed implacabile, in “It Follows” sono forti i richiami agli horror degli anni ’70/’80 rivisitati sotto una nuova luce, con stile rarefatto, poco sangue e zero concessioni al brivido facile, ma un’ansia strisciante anche sotto il sole e un reparto sonoro deliziosamente fastidioso ed incisivo.

Night of the wolf, di Adrián García Bogliano – 2014 (Prime Video, AppleTV)

Affascinante horror indipendente realizzato dal regista spagnolo Adrian Garcia Bogliano, che narra anche con una certa dose di ironia un difficile rapporto tra un padre (cieco e reduce dal Vietnam) e suo figlio all’interno di un film con i licantropi, evidenziando anche il disagio dell’abbandono ed il peso della vecchiaia.

 

Più che per il basso budget – dato ovviamente dalla sua natura indipendente – alcuni evidenti limiti della sceneggiatura vengono brillantemente aggirati dalle belle idee messe ottimamente in scena da un regista consapevole dei propri mezzi, che ricostruisce un fascino artigianale anni ’70/’80 con una memorabile scena di trasformazione che strizza piacevolmente l’occhio al film di John Landis del 1981. “Night of the wolf (Late Phases)” è uno dei film con i lupi mannari sicuramente più affascinanti degli ultimi anni.

Old People, di Andy Fetscher – 2022 (Netflix)

Dalla Germania un horror tedesco violento e terrificante, che si lascia andare anche alla drammatica critica sociale trattando la fondamentale importanza della memoria, del legame umano tra inizio e fine vita tra nonni e nipoti, la disgregazione del nucleo familiare e gli anziani che troppo spesso non ricevono i riconoscimenti per i loro sforzi e sacrifici, preferendo invece abbandonarli ed emarginarli.

 

In “Old People” gli anziani decidono di vendicarsi e già dai primi minuti il regista Andy Fetscher prepara lo spettatore ad una visione violenta e sanguinolenta, con la commistione di tanti generi horror nella stessa (dallo slasher all’home-invasion, passando per lo zombie-movie ed il film apocalittico) inscenati con una grande regia soprattutto nel mantenere perennemente alta la tensione, ma sapendo esplodere anche nell’orrore al momento più opportuno. Bella la tetra fotografia e l’ambientazione marcia, decadente ed a tratti infernale che circonda le azioni dei protagonisti.

 

Rec, di Jaume Balagueró e Paco Plaza – 2007 (Prime Video)

Primo capitolo della saga di 4 film – che ne ha prodotto anche un remake statunitense – il film diretto dalla coppia di registi spagnoli assesta innanzitutto una brillante prova per l’attrice Manuela Velasco (vincerà il Premio Goya per la miglior attrice rivelazione), una sceneggiatura ben studiata a tratti quasi impeccabile e soprattutto un grande impatto visivo dosato a dovere dal reparto illuminazione, che fa immergere lo spettatore in una terrificante e “reale” esperienza in 1a persona.

 

I lunghi piano-sequenza del mockumentary – che riprende la propagazione di uno strano virus all’interno di un palazzo messo in quarantena – facilitano la costante tensione in un’atmosfera claustrofobica, spezzata bruscamente dai vari momenti di orrore puro e spavento offerti da sequenze violente ed agghiaccianti, fino allo splendido e terrificante climax finale. Per cuori forti.

L’avvocato del diavolo, di Taylor Hackford – 1997 (NOW, Sky)

9° lungometraggio per il regista statunitense Taylor Hackford, che adatta l’omonimo romanzo di Andrew Neiderman ma senza tralasciare citazioni ed allusioni dirette al “Paradiso perduto” di John Milton e alla “Divina Commedia” di Dante, realizzando con “L’avvocato del diavolo” un’infernale critica enigmatica e conturbante sull’avidità e sull’anteporre i propri interessi dinanzi a tutto, mentre ardono analisi sull’integrità morale ed il libero arbitrio.

 

 

Raccontando la perdizione di Kevin – brillante e giovane avvocato che non ha mai perso una causa e riceve la sua prima prestigiosa offerta di lavoro per uno stimato studio legale – la sceneggiatura di livello lavora soprattutto per i suoi brillanti dialoghi, ma accelera con le prove ideali del suo cast: un solitamente ammaliante Al Pacino, che in questo ipnotico thriller-horror rispecchia l’impatto scenico tanto raffinato quanto diabolico, che sovrasta ma senza abissare le altre prove di Keanu Reeves e Charlize Theron.

 

Matriarch, di Ben Steiner – 2022 (Disney+)

Intraprendente opera prima per il regista Ben Steiner che, nel raccontare un conflittuale rapporto tra Madre e figlia – interpretate rispettivamente da Kate Dickie (nota prevalentemente per il ruolo di Lysa Tully Arryn in “Game of Thrones”) e Jemima Rooper – inscena in questo folk-horror la ribellione alla Creazione, attraverso una storia drammatica e dalle tinte mystery che attinge da Lovecraft e Cronenberg.

 

Sebbene la sceneggiatura possa risultare a tratti superficiale ed aggrovigliata su sé stessa, con un montaggio decisamente non ottimale, l’atmosfera e l’esperienza orrorifica è affascinante e densa al punto giusto: una tensione in crescendo si imbatte con un orrore anche inaspettato, disturbante e convincente, con ottimi effetti speciali ed una sinistra colonna sonora.

Bram Stoker’s Dracula, di Francis Ford Coppola – 1992 (Netflix)

Il genio registico di Coppola rivisita l’intramontabile classico horror della letteratura e del cinema marcando la love story tra il Conte e Mina, senza tralasciare ovviamente imperiose tonalità dark ed atmosfere magneticamente gotiche, con le sequenze agghiaccianti interrotte (o impreziosite) dalle ventate di tensione erotica che investono “Dracula, di Bram Stoker”.

 

 

Oltre a trovate registiche di pura maestria, si fanno ben vedere i 2 Oscar a Trucco e Costumi per personalizzare un’indimenticabile ed iconico personaggio del Conte, interpretato qui dal tenebroso seduttore Gary Oldman, che spicca su di un cast comunque a dir poco stellare: un Anthony Hopkins che al solito fa notare la propria classe nel personaggio di Van Helsing, i giovani ed ammalianti Keanu Reeves e Winona Ryder, le lussuose comparse tra cui Monica Bellucci, con tutti che vanno ad impreziosire un cult immortale come il suo diabolico e romantico protagonista.

 

Autopsy, di André Øvredal – 2016 (Prime Video)

Secondo lungometraggio diretto dal regista norvegese Andre Ovredal, questo horror a basso budget – girato quasi esclusivamente in due stanze ed un corridoio – stupisce in particolare per lo sviluppo mystery della sua trama, letteralmente viscerale e che assesta indizi colpo dopo colpo per la soluzione finale.

 

Attraverso la storia del medico legale Tommy e di suo figlio Austin che ricevono nel loro obitorio il cadavere di una misteriosa ragazza per poterne fare l’autopsia, il regista non disdegna l’utilizzo di vari jump-scare ma con una costruzione della tensione comunque di alto livello, per un horror che lascia spiragli sentimentali per le buone interpretazioni di Emile Hirsch e Brian Cox, ma che punta a terrorizzare il pubblico con un’ottima gestione della tensione nel montaggio e nell’offuscata fotografia.

 

Suspiria, di Luca Guadagnino – 2018 (Prime Video)

Luca Guadagnino riesce a miscelare l’eleganza della messa in scena con le notevoli e terrificanti sequenze orrorifiche tanto esteticamente quanto sfruttando con pregevole fattura il montaggio. Le vicende surreali all’interno della gotica magione vengono poi impiantate nella scomoda realtà politica della Germania anni ’70: tra lo spettro della Guerra Fredda, l’isteria del controllo, il Muro ed il terrorismo, vincono le rivolte femministe.

 

Un remake che modernizza il cult argentiano di nuova linfa nell’aspetto narrativo e nell’estetica di alto livello, mentre Thom Yorke sostituisce i Goblin egregiamente componendo una sinistra colonna sonora che accompagna fino all’orripilante climax conclusivo. Un cast di spessore con prove di valore per Dakota Johnson e Tilda Swinton, ma presentando anche Chloë Grace Moretz e Mia Goth.

 

La mosca, di David Cronenberg – 1986 (Disney+)

Remake tratto dall’omonimo racconto di George Langelaan – dal quale venne poi tratto anche “L’esperimento del dottor K.” del 1958 di Kurt Neumann – è uno dei grandi capolavori del regista canadese e caposaldo del “suo” body-horror, che impreziosisce una filmografia immancabile per tutti gli amanti dell’horror di fantascienza, che valse l’Oscar al Miglior Trucco per l’iconica e mostruosa trasformazione di un immenso Jeff Goldblum.


Potente, romantico, intenso e struggente (soprattutto nel finale), il 10° lungometraggio di David Cronenberg è diretta ed indiretta allegoria della dipendenza con i suoi drammatici effetti distruttivi, affrontando inoltre anche la malattia e la vecchiaia, ma rimanendo comunque con il focus incentrato alla critica della megalomania umana di prefissarsi l’obiettivo di oltrepassare il limite del corpo per una nuova realtà, nuove sensazioni ed una nuova vita… ma che forse il corpo non può (ancora) reggere.