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Recensione – Hit Man: il film di Richard Linklater a #Venezia80

Presentato in anteprima a Venezia80, Richard Linklater torna alla regia con l’attesissimo Hit Man.
Il film Hit Man, diretto da Richard Linklater

La recensione di Hit Man, il nuovo film diretto da Richard Linklater e presentato fuori concorso all’80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia. Nel cast Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio e Retta. Di seguito, ecco trama e recensione del film.

La trama di Hit Man, diretto da Richard Linklater

Come sempre, prima di passare all’analisi ed alla recensione del film, ecco la sinossi di Hit Man: “Gary Johnson è il killer professionista più richiesto di New Orleans. Per i suoi clienti è come se fosse uscito da un film: il misterioso sicario da ingaggiare. Ma se lo si assolda per fare fuori un marito infedele o un boss violento, è bene stare in guardia, perché lui lavora per la polizia. Quando infrange il protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di scappare da un fidanzato violento, si ritrova ad assumere una delle sue false identità: si innamorerà della donna e accarezzerà l’idea di diventare lui stesso un criminale“.

La recensione di Hit Man, il nuovo film di Richard Linklater

Difficile comprendere il criterio dietro alcune scelte riguardanti questa 80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia: un concorso buono ma ben al di sotto delle aspettative e con titoli che, al netto di tutto, si fa fatica a comprendere perché si trovino lì. Una bellissima edizione di Orizzonti con titoli eccezionali come Hokage e Tatami, perfetti per un concorso che punta più sulle idee che sui numeri ed un fuori concorso ricco di stelle e nomi altisonanti che o si sono presentati con opere nettamente inferiori rispetto ai propri standard o con dei piccoli gioiellini che avrebbero meritato di competere per il Leone d’oro. È questo il caso di Hit Man, il nuovo film diretto da Richard Linklater e scritto insieme al suo protagonista, Glen Powell. Perché sì, diciamolo chiaramente: l’ultima opera del regista di Houston sarebbe stata perfetta, se non per il premio più ambito, certamente per un premio alla sceneggiatura. 

 

Richard Linklater è un regista a dir poco fantastico, connubio perfetto tra il cinema hollywoodiano ed il vero Indie americano, che nella sua carriera ha dato vita ad una delle trilogie più belle nella storia del cinema, ovvero la Trilogia Before (Prima dell’Alba, Prima del Tramonto, Prima di Mezzanotte), ma anche ad opere come Boyhood, La Vita è un Sogno o School of Rock. Ad un solo anno di distanza da Apollo 10 e Mezzo, torna dietro la macchina da presa per questo Hit Man, commedia grottesca che non potrà non far ricordare i fratelli Coen ma che, in realtà, è Linklater al 100%, sia da un punto di vista tecnico che di scrittura. D’altronde, a fare la differenza sono sempre le idee e quelle, a Richard Linklater, non mancano mai. La storia è una vera e propria commedia come non se ne vedevano da tempo e dove, cosa sempre più rara, a farla da padrone sono le parole. In Hit Man si parla in continuazione, dialogo su dialogo, per costruire passo dopo passo una narrazione che va liscia come l’olio e che fa volare via i suoi 113 minuti di durata. Allo stesso tempo però, si tratta di un Biopic – è pur sempre ispirato alla vera storia di Gary Johnson – ma Linklater è abbastanza furbo da rendersi conto che la sua storia è talmente assurda che l’unico approccio possibile è quello appunto del grottesco, della commedia, senza prendersi troppo sul serio e che, a proposito di concorso, sembra quasi l’antitesi di The Killer di David Fincher, ma in un certo senso anche Dogman di Luc Besson, per le interpretazioni di Caleb Landry-Jones e Glen Powell.

 

Richard Linklater si conferma dunque il regista del semplice, l’uomo in grado di raccontare anche le più crude azioni – come un omicidio – in maniera diretta e comprensibile da tutti e questa non è una dote da poco, perché nei suoi film non si esagera mai, si lavora di sottrazione e ci si spoglia di tutto ciò che è superfluo, fino ad arrivare all’osso ed alla base di tutto: qualche personaggio, il dono della parola e una chiara ambientazione che fa da perfetta cornice al tutto. La scelta di non inserirlo in concorso, come detto in precedenza, ha davvero poco senso, ma quello che conta è che questo film abbia visto la luce e che presto esca nelle sale italiane, perché si tratta di un film perfetto per ogni tipo di spettatore, stratificato, da cui ognuno può trarre ciò che preferisce. Menzione d’onore inoltre per Glen Powell – qui anche sceneggiatore e produttore – che dà vita alla migliore interpretazione della propria carriera, forse anche inaspettata per chi lo ricordava solamente per il suo ruolo in Top Gun: Maverick o in qualche commedia romantica: stiamo parlando di un attore vero e soprattutto di gran gusto, che in futuro potrà certamente replicare e chissà, magari in un altro film dello stesso Richard Linklater, che qui si conferma uno dei migliori registi americani ed una stella solitaria in questo firmamento di autori che, grandi o piccoli che siano, non riescono a brillare come lui.

Voto:
4/5
Andrea Barone
4.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Alessio Minorenti
4/5
Paola Perri
3.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Bruno Santini
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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