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Recensione – Apollo 10 e mezzo: un fantasioso coming of age autobiografico

Apollo 10 e Mezzo di Richard Linklater

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Apollo 10 e Mezzo (Apollo 10 1⁄2: A Space Age Childhood) 
Genere: Animazione, Fantascienza, Avventura
Anno: 2022
Durata: 98′ 
Regia: Richard Linklater 
Sceneggiatura: Richard Linklater 
Cast: Milo Coy, Jack Black, Zachary Levi, Glen Powell, Josh Wiggins, Lee Eddy e Bill Wise 
Fotografia: Shane F. Kelly 
Montaggio: Sandra Adair 
Colonna Sonora: Alan Tyler 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America 

Dopo circa 16 anni Richard Linklater torna a realizzare un film d’animazione attraverso la tecnica del rotoscope, “Apollo 10 e Mezzo”, o “Apollo 10 1⁄2: A Space Age Childhood” (2022), è un racconto di formazione, in parte autobiografico, nato un’idea avuto dallo stesso autore nei primi anni 2000. Ambientato nel periodo dello sbarco sulla Luna da parte degli Stati Uniti, il film è stato rilasciato in maniera limitata nei cinema in America, per poi essere distribuito internazionalmente sulla piattaforma streaming Netflix dal 1 aprile 2022. Di seguito la trama ed una breve recensione del ventunesimo film di Linklater. 

La trama di Apollo 10 e Mezzo, il ventunesimo film di Linklater 

Houston, 1969. Stanley (Milo Coy) è un ragazzino di soli dieci anni ed il più piccolo di sei fratelli che vivono in un sobborgo della città texana. Il padre (Bill Wise) è un impiegato amministrativo della NASA che si occupa della logistica, nonostante la delusione del figlio che spesso dipinge in maniera molto più fantasiosa il lavoro del papà quando è a scuola. E’ l’anno dell’allunaggio e, durante le classiche vacanze estive, Stan viene reclutato in gran segreto da degli agenti della nota agenzia governativa responsabile del programma spaziale per una missione alquanto misteriosa. 

Apollo 10 e Mezzo di Richard Linklater

La recensione di “Apollo 10 e Mezzo” (2022) 

Apollo 10 e Mezzo” è una storia immaginaria influenzata dalla stessa infanzia vissuta dal cineasta americano, partendo da una visione di un racconto inizialmente in live action, ma virando successivamente di nuovo verso quella sperimentazione che ha sempre esaltato le caratteristiche di Richard Linklater. Un progetto nato con il passare del tempo e che ha trovato la luce solo pochi anni fa, utilizzando anche qualche estratto di filmati realizzati dallo stesso regista durante la sua giovinezza passate tra le strade di Houston. Quello che, però, colpisce fin da subito è la particolare struttura all’interno della quale si sviluppa l’intero racconto: l’autore elabora due diversi punti di vista che finiscono poi per intrecciarsi catturando da un lato lo spirito e l’emozione di un Paese pronto ad osservare un evento epocale, mentre dall’altro mostra, invece, la visione onirica di un bambino che, attraverso la sua immensa fantasia, si cala nei panni di un astronauta finendo per sentirsi parte integrante della storia dell’umanità. Inoltre, come spesso ha dimostrato, Linklater si focalizza su un gran numero di dettagli e riesce a realizzare una rappresentazione particolarmente accurata e piuttosto fedele di uno dei momenti più famosi della storia, ma donandogli ancora più importanza perché sceglie di farlo attraverso gli occhi e lo sguardo sognante di un ragazzino. 

 

Stanley rappresenta quel lato fanciullesco che si cela in ogni essere umano, quello spirito libero che si sviluppa mediante la sconfinata immaginazione della mente di un bambino. Innumerevoli sono le citazioni non solo cinematografiche, ma anche musicali che hanno plasmato e cresciuto il giovane Linklater. Un’operazione che mescola ricordi, nostalgia ed esperienze vissute sulla propria pelle in un grande calderone che sprigiona originalità da ogni singolo frame, senza dimenticare o lasciare da parte la riproposizione del suo Paese, gli States, nell’ennesimo spaccato destramente lucido, ma riferito all’epoca in cui si svolgono i fatti narrati. Un’opera estremamente personale in cui il cineasta racconta tutto sé stesso, realizzando una sorta di variegata e colorata compilation di una vita intera passata a raccontare storie di più generazioni, le quali si incontrano, si ignorano o si scontrano, ma allo stesso tempo crescono incondizionatamente affrontando il cambiamento di tutto ciò che li circonda. Un viaggio intenso, a tratti onirico, ma allo stesso tempo decisamente terreno, a volte malinconico ed altre che pare quasi si proiettino verso un futuro incerto quanto esaltante. Proprio come aveva fatto nei primi anni 2000 con “Waking Life” e “A Scanner Darkly”, Linklater ripropone una particolare tecnica d’animazione che finisce per esaltare e rendere ancor più unica questa piccola perla che si muove tra realtà e finzione. Un altro film dove il regista collabora con diversi membri della troupe che, oramai da tempo, fanno parte della sua “squadra”, come il direttore della fotografia Shane F. Kelly o la montatrice Sandra Adair, oltre a vantare ancora una volta un cast numeroso composto, oltre che dai già citati, anche da Glen Powell, Jack Black, Zachary Levi, Josh Wiggins, Lee Eddy, Danielle Guilbot e molti altri ancora. 

Apollo 10 e Mezzo di Richard Linklater

Un fantasioso coming of age autobiografico

Apollo 10 e Mezzo” è un fantasioso coming of age autobiografico attraverso il quale lo stesso Linklater riflette sulla sua vita, proponendo sul grande schermo una visione unica e nostalgica di più generazioni. Proprio come è successo per “Tutti Vogliono Qualcosa” (2016), considerato un sequel spirituale di “Dazed and Confused” (1993), anche questo nuovo film è legato a quello dei primi anni ’90 e potrebbe essere etichettato come una sorta di prequel spirituale del terzo lungometraggio del regista nativo di Houston. Quello del ’93 è, infatti, ambientato a metà degli anni ’70, mentre quello odierno si svolge diversi anni prima, più precisamente nel 1969, l’anno del famoso allunaggio. Una probabile divagazione da parte di critica e pubblico, condizionata dai continui messaggi ed indizi che l’autore dissemina lungo la pellicola. Considerato tra i migliori di Linklater, sfortunatamente il film è stato escluso dalla corsa agli Oscar di quell’anno, per la categoria dedicata al miglior titolo d’animazione, a causa dell’utilizzo della tecnica del rotoscope che modella delle scene che nascono e vengono inizialmente girate in live action. Una scelta che non ha impedito all’opera di essere inserita nella lista dei migliori film dell’anno secondo diverse testate e riviste a tema cinema (per il Cahiers du Cinéma, ad esempio, si è piazzato al settimo posto tra le migliori dieci pellicole del 2022). L’ennesima perla nata dalla mente e dal cuore di un cineasta troppo sottovalutato che, nonostante una carriera altalenante, ha spesso saputo realizzare dei piccoli capolavori. Sperimentando, collaborando e giocando con la settima arte, l’autore statunitense torna ad avere una libertà creativa non indifferente, mostrando tutta la sua classe e la sua sensibilità nel trasporre la sua unica ed incredibile visione del mondo e della società, sia di un tempo sia quella contemporanea. 

Voto:
4.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Gabriele Maccauro
4/5
Vittorio Pigini
3.5/5
0,0
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0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
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