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Recensione – La Vita è un Sogno: Linklater e la Generazione X 

La Vita è un Sogno di Richard Linklater

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: La Vita è un Sogno (Dazed and Confused) 
Genere: Commedia 
Anno: 1993 
Durata: 103′
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater
Cast: Jason London, Lauren Adams, Milla Jovovich, Shawn Andrews, Rory Cochrane, Adam Goldberg, Anthony Rapp, Marissa Ribisi, Michelle Burke, Cole Hauser, Wiley Wiggins, Ben Affleck, Parker Posey, Matthew McConaughey, Catherine Avril Morris, Nicky Katt e Renée Zellweger 
Fotografia: Lee Daniel 
Montaggio: Sandra Adair
Colonna Sonora: -. 
Paese di produzione: Stati Uniti d’America 

Nel 1993 esce nelle sale “La Vita è un Sogno”, in originale “Dazed and Confused” di Richard Linklater. Il cineasta americano firma, quindi, il suo terzo lungometraggio e, dopo un paio di esperimenti narrativi tra cui un film manifesto, decide di approfondire ancora di più la Generazione X. Un vero e proprio cult dei primi anni ’90 che ripercorre l’ultimo travolgente ed emozionante giorno di scuola, tra amori e discussioni, di un gruppo di ragazzi di età diverse. Sfortunatamente, visto l’insuccesso ottenuto in patria, in Italia non è purtroppo uscito al cinema, ma ha trovato spazio solo l’anno seguente ed è stato quindi distribuito nel 1994 in VHS. Di seguito la trama e la recensione del terzo film di Linklater.

La trama de La Vita è un Sogno, il terzo film di Linklater

1976. Un gruppo di studenti dei sobborghi di Austin, nel Texas, si prepara a vivere l’ultimo giorno di scuola: alcune matricole finiscono vittime di una sorta di iniziazione da parte di ragazzi delle superiori, inoltre, non mancano alcune bravate ed una festa finale per chiudere un’intera giornata e nottata di avventure e festeggiamenti sfrenati.

La Vita è un Sogno di Richard Linklater

La recensione di x film, inserire altra frase

La Vita è un Sogno”, proprio come sottolinea il titolo, è un film che parla di vita, quella vissuta da un gruppo di giovani che si ritrovano ad affrontare uno degli avvenimenti annuali che spesso funge da inizio di un percorso formativo: l’ultimo giorno di scuola, il momento in cui si conclude una sorta di viaggio che nel bene o nel male tutti prima o poi si ritrovano, oppure si sono ritrovati, a vivere. Linklater, nonostante un’idea iniziale decisamente più sperimentale ed in linea con i precedenti film dell’autore, ha scelto di scrivere una vera e propria sceneggiatura che ha permesso di creare diversi punti di vista da cui poter percepire e seguire la storia. Una decisione che si è rivelata perfettamente azzeccata, dando il giusto spazio al gran numero di personaggi e protagonisti presenti nei vari spezzoni della pellicola. A dare, però, quel tocco in più ci pensa lo stile unico ed inconfondibile di un autore che ha influenzato parecchio il cinema indipendente americano. Il film è ambientato negli anni ’70, periodo in cui lo stesso regista ha affrontato quello che vivono i suoi protagonisti, e alla lontana potrebbe essere erroneamente etichettato come un banale teen movie, un genere al giorno d’oggi tra i più popolari e raccontati sul grande e piccolo schermo. Fortunatamente si tratta, invece, di tutt’altro: partendo da una storia dalle sfumature autobiografiche, Linklater realizza un film che porta in scena il suo personale pensiero filosofico sulla vita, il mondo e la società. Inoltre, non si dimentica di scrivere dei personaggi, anch’essi figli della stessa ispirazione che ha portato alla realizzazione del film, caratterizzati da quella stereotipata inquietudine giovanile che pervade le menti dei ragazzi. Da un lato c’è chi ha voglia di crescere e diventare grande, mentre dall’altro dei giovani adulti legati a quella vita più infantile per paura di invecchiare troppo velocemente.

 

A differenza dei due lavori precedenti, questa volta Linklater coinvolge un cast di tutto rispetto, formato sopratutto da volti e nomi all’epoca in realtà ancora sconosciuti, ma che con il passare del tempo sono diventati icone del mondo dello spettacolo calcando i palcoscenici di Hollywood: da Matthew McConaughey a Milla Jovovich, ma anche i vari Ben Affleck, Renée Zellweger, Cole Hauser e Parker Posey. Un parco attori di tutto rispetto, ancora alle prime armi, ma capace di regalare interpretazioni, anche se solo per piccoli spezzoni, davvero indimenticabili. Proprio come i protagonisti anche gli stessi interpretati affrontano un percorso di formazione che, più avanti, ha permesso a molti di loro di sfondare e raggiungere la cosiddetta notorietà. Lo stesso Linklater, dopo il precedente film manifesto “Slacker” (1991), realizza un nuovo approfondimento di una generazione, aggiungendo un ulteriore tassello ad una filmografia pronta a far parlare di sé dal prossimo e successivo progetto “Prima dell’Alba” (“Before Sunrise”, 1995). Questo terzo lungometraggio, nonostante la nomea di cult ottenuta più avanti e grazie alla distribuzione home video, in realtà si è rivelato un grande flop al botteghino, probabilmente per via di un regista ancora sconosciuto al di fuori della critica e del pubblico più appassionato al mondo del cinema.

 

Se da un punto di vista narrativo il film esalta tutte le sfaccettature di un autore incredibile, a perfezionare il lato tecnico ci pensa l’ambientazione che ripropone l’atmosfera ed i luoghi degli anni ’70, ma soprattutto una splendida colonna sonora composta principalmente da brani rock dell’epoca spaziando dagli Aerosmith a Bob Dylan oppure dai Deep Purple ai Runaways, fino agli ZZ Top ed i Black Sabbath. Insomma, un film che attraverso anche le musiche porta sullo schermo una storia che trasuda vita da ogni singolo frame. Un film generazionale che ha influenzato non solo i registi contemporanei di Linklater, ma anche i cineasti saliti alla ribalta anni dopo. “La Vita è un Sogno” ha riscosso, come già sottolineato in precedenza, un successo postumo all’uscita nelle sale, ma grazie al raggiungimento dello status di cult, in occasione del ventennale, il regista ha ricevuto la Star of Texas dalla Texas Film Hall of Fame, con il merito di aver portato la città di Austin sulla “mappa”, portando una certa notorietà alla capitale texana.

La Vita è un Sogno di Richard Linklater

Linklater e la Generazione X

La Vita è un Sogno” rappresenta uno dei primi apici della filmografia di Richard Linklater, un autore che fin dal suo esordio dietro la macchina da presa ha sempre avuto un’idea ben chiara di cosa raccontare al pubblico. Una serie di storie che rievocano lo spirito e quel senso di libertà legato ad un ambiente giovanile, riflettendo sulla storia del suo Paese, gli Stati Uniti d’America, e sull’eredità che le generazioni precedenti hanno lasciato a quelle successive. Un discorso a tratti anche meta narrativo che gioca sull’imprevedibilità e sfacciataggine dei più giovani, senza tralasciare gli aspetti più negativi. Impossibile non pensare ad altri titoli che in qualche modo rievocano atmosfere simili come “American Graffiti” (1973) di George Lucas, anche se rispetto all’autore di “Guerre Stellari”, Linklater attraverso i suoi film ricorda con gioia e non con nostalgia l’adolescenza. Questo terzo lungometraggio firmato dal regista americano è un film stratificato che ripercorre quanto raccontato in “It’s Impossible to Learn to Plow by Reading Books” e “Slacker”, ampliandone gli orizzonti grazie ad una struttura più quadrata e funzionale. Un progetto strettamente legato al suo regista e sceneggiatore, tanto da portare lo stesso Linklater a realizzare diversi anni dopo una sorta di sequel spirituale intitolato “Tutti Vogliono Qualcosa”, in originale “Everybody Wants Some” (2016).

Voto:
5/5
Riccardo Marchese
5/5
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
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