Cerca
Close this search box.

Cabinet of Curiosities: la classifica degli episodi dal peggiore al migliore

Cabinet Of Curiosities recensione prima stagione serie di Guillermo Del Toro su Netflix

Come un buon mostro/serial killer che si rispetti, Halloween è ormai alle spalle e – nel rimandare il suo annuale appuntamento al 2023 – quest’edizione ha saputo regalare, agli spettatori dell’audiovisivo, diversi titoli di spicco sul grande e piccolo schermo. Ai primi posti della sua classifica di gradimento e ricezione del pubblico, Netflix annota attualmente uno dei suoi prodotti più ambiziosi ed attesi della stagione (non solo autunnale): “Cabinet of Curiosities”. La serie horror antologica ideata dal Premio Oscar Guillermo Del Toro è stata infatti rilasciata, in tutti i suoi 8 episodi, per 4 giorni consecutivi dal 25 al 28 ottobre, giusto in tempo per prepararsi al meglio alla magica e spaventosa Notte delle Streghe. Di seguito è indicata la classifica di tutti gli episodi, dal peggiore al migliore. 

 

“Cabinet of Curiosities” di Guillermo Del Toro: la classifica degli episodi dal peggiore al migliore

Rimanendo in tema “classifiche”, la serie di Guillermo Del Toro è riuscita già nelle sue premesse ad incuriosire lo spettatore prossimo ad approcciarsi alla visione di “Cabinet of Curiosities”, riuscendo pienamente a rispettare quelle stesse premesse.

 

 

La serie infatti è stata in grado coerentemente di realizzare quello che in fondo era il suo principale obiettivo: raccontare storie dell’orrore diverse tra loro per creare la giusta atmosfera di Halloween. Incarnando un moderno menestrello, Del Toro si è messo comodo intorno ad un falò per raccontare le sue storie ad un pubblico inghiottito dal buio e dall’oscurità, riuscendo ad incutere paura, inquietudine, mistero e tanta curiosità.

 

 

Ma le storie raccontate da “Cabinet of Curiosities” – data appunto la loro diversità, ma pur sempre accomunate da una stessa visione intenzionale d’insieme – hanno ovviamente anche i loro alti e i loro bassi e, di seguito, si fornirà una classifica di tutti gli episodi della serie Cabinet Of Curiosities: dal peggiore al migliore, da chi presenta più difetti strutturali a chi ha saputo convincere maggiormente.

 

8) La Visita – 1×07

All’ultimo posto della classifica sugli episodi di Cabinet Of Curiosities di Guillermo Del Toro si colloca “La Visita”, l’allucinogeno settimo capitolo della serie, diretto dal greco Panos Cosmatos (“Mandy”), ed il primo della giornata dedicata alle “visitations”. Il fanalino di coda non è dato in questo caso tanto per la scarsa qualità o il poco interesse suscitato dall’episodio in sé, quanto per la sua presenza nella serie stessa, staccandosi fortemente dalla “visione d’insieme” sopracitata.

 

 

Mentre infatti gli altri episodi possono essere accomunati da una stessa filosofia orrorifica (spaziando dal gotico allo psicologico, passando per il fantasy), il capitolo che vede un gruppo di ragazzi sballarsi nella casa di un misterioso mecenate, per poi andare incontro ad una mostruosa morte – tanto improvvisa quanto insensata – confonde lo spettatore in post-visione circa la sua utilità funzionale.

 

Prolisso, con un’allucinogena messa in scena inutilmente raffinata e fine a sé stessa, senza tensione e con un horror tardivo che, quando giunge, risulta anche ridicolo.

 

 

Fuori posto.

 

7) Lotto 36 – 1×01

Con il settimo episodio che partecipa ad un’altra “gara”, l’ultimo effettivo posto della classifica spetta a “Lotto 36”, ovvero quello diretto da Guillermo Navarro che ha inaugurato il primo giorno di uscita della serie.

 

Il primo capitolo degli “scavengers” riesce a reggere la pressione del first-look con una storia ricca di mistero, ben diretta e fotografata e che gode di un ottimo attore protagonista quale Tim Blake Nelson. Ma le lodi si fermano sostanzialmente qui. Una favola nera che impagina un’allegoria fin troppo didascalica, con fioche allusioni “buoniste” sul senso di comunità e del pacifismo, con una metafora dello scheletro nell’armadio (o nel lotto in questo caso) più frutto forse di sovraletture e, a conti fatti, poco attinente alla trama.

 

La voglia di iniziare a razzo, con tante frettolose idee e poco limitante minutaggio, penalizza quello che poteva tranquillamente essere un ricco ed intrigante lungometraggio, con l’intrattenimento che finisce inesorabilmente per appesantirsi.

 

Tanto fumo e poco arrosto.

 

6) L’Apparenza – 1×04

Poco più in alto in classifica si colloca l’episodio diretto da Ana Lily Amirpour (“A Girl Walks Home Alone At Night”), il secondo dedicato ai “loners” e che vede la trasformazione psicofisica della sua protagonista per il desiderio di essere socialmente accettata.

 

Accennato il “didascalismo” del primo episodio della serie, quello de “L’Apparenza” è forse anche più marcato, riproponendo spesso le stesse immagini per rafforzare un concetto già chiaro dai primi minuti. L’episodio in sé, come per il settimo, si slega molto dagli altri per una trattazione diversa dell’horror, che qui è fortemente ed unicamente psicologico, ma rimane inglobato dalla cremosa unione d’insieme della serie per raccontare una storia di tensione che tratta le paure dell’uomo, specie quella di rimanere da soli l’agire di conseguenza pur di evitarlo.

 

Una certa indipendenza dagli altri episodi – pur rimanendone legato – con un messaggio semplice, didascalico ma necessario ed efficace, con una buona messa in scena, diverse idee di sceneggiatura ed un’ottima protagonista (Kate Micucci) rendono l’episodio de “L’Apparenza” comunque decisamente intrigante.

 

Scivoloso.

 

5) Sogni nella casa stregata – 1×06

Chiudendo la prima metà della classifica relativa agli episodi della serie di Guillermo Del Toro su Netflix, si trova il secondo dei capitoli dedicati al connubio tra la poetica di Del Toro e quella di H. P. Lovecraft con l’episodio diretto da Catherine Hardwicke (“Twilight”).


Sogni della casa stregata” è forse la storia che, più di tutti gli altri episodi, incarna la visione tanto estetica quanto concettuale della filmografia di Del Toro. Un magico e tenebroso ponte tra “Il labirinto del fauno” e “Crimson Peak”, con la ricerca dell’altro mondo per raggiungere la redenzione e potersi scrollare di dosso il peso dei sensi di colpa e l’elaborazione del lutto. Tranne per un ritmo altalenante (che poteva sicuramente essere gestito meglio) ed un orribile “topo” (visivamente, e non purtroppo in senso positivo), l’episodio è davvero pregevole sia nella narrazione, sia soprattutto nella messa in scena che concretizza appieno un’atmosfera gotica e dark-fantasy decisamente suggestiva.


Fiabesco e favolistico, spaventoso a giuste dosi, buone interpretazioni (soprattutto del “Ron Weasley” Rupert Grint) ed un’ottima immersione sensoriale, “Sogni della casa stregata” viene però penalizzato da una trama fiocamente basilare ed un’effettistica che alterna in maniera schizofrenica una pregevole fattura a trovate visive videoludiche di discutibile apprezzamento. Davvero un buon risultato che vale però il 5° posto tanto per il merito dei prossimi.


P.s.: la citazione ad Alien vale già di per sé tutto, ma non basta.


Stregato.

4) L’Autopsia – 1×03

Entrando nella seconda metà di lusso della classifica, il terzo episodio diretto da David Prior (“The empty man”) irrompe fortemente nella serie con la sua macabra bordata fantascientifica.

 

L’Autopsia” è un brillante risultato, che nell’arco dei suoi 58 min riesce a tenere in vita una narrazione investigativa intrigante, una deriva sci-fi “alta” – che si pregia di un facoltoso citazionismo – ed un orrore che disgusta (positivamente) nelle sue dirette visioni interne attraverso il gore. Una storia con molti colpi di scena, ottimi effetti speciali, con un’atmosfera cupa e tenebrosa davvero convincente e sprazzi esistenziali che avrebbe meritato un lungometraggio a sé.

 

Davvero molti pregi e pochi difetti, anche se questi ci sono e purtroppo si fanno sentire soprattutto nell’assenza di empatia, di un leader attoriale carismatico (F. Murray Abraham è convincente, ma non può reggere l’episodio da solo) e nella presenza sì di qualche brivido freddo, ma nella mancanza di vero orrore se non nelle “aperture” dei corpi o nel bellissimo (ma poco spaventoso) alieno.

 

Un cuore asportato.

 

3) Il cimitero dei ratti – 1×02

Si giunge così sul podio della classifica, con i 3 episodi che maggiormente hanno convinto di più e la medaglia di bronzo che va all’episodio diretto da Vincenzo Natali (Cube), che chiude il tema dedicato agli “scavengers” del primo giorno di uscita.

 

Davvero poco da dire su “Il cimitero dei ratti”: l’episodio più semplice (assolutamente non nella messa in scena o nella mano registica) e quello più divertente dell’intera serie. L’ambientazione della Salem dei primi anni del ‘900 è davvero suggestiva, sporca e tetra al punto giusto, ma il divertimento viene assicurato in primis grazie ad un protagonista tragicomico – interpretato da David Hewlett – davvero sincero e convincente, ed in secundis per il terrore e la paura che l’episodio è in grado di sprigionare nei suoi pochi minuti a disposizione.

 

Demonizzando l’avidità e l’egoismo dell’essere umano (che tanto verrà sempre divorato da una vasca piena di squali o, in questo caso, da una legione di ratti) l’episodio accenna solamente una lore narrativa molto più ampia di quanto potesse mai trattare, ma il tutto cade in secondo – se non in terzo – piano. Il ritmo frenetico e la regia di Natali permettono allo spettatore di concentrarsi unicamente sull’aspetto dell’intrattenimento, vincendo completamente.

 

Premio simpatia.

 

2) Il Mormorio – 1×08

La serie chiude i battenti con il suo episodio migliore, quello più completo e cinematografico, senza troppo stupore nel leggere il nome di Jennifer Kent come director. La regista di “Babadook” inscena infatti un altro teso horror dell’anima sull’elaborazione del lutto, sulla gabbia che imprigiona il nido famigliare e chiude, oltre che la prima stagione di “Cabinet of Curiosities”, anche il tema delle “visitations”, compensando pienamente lo scivolone di episodio 7.

 

Il Mormorio”, su soggetto originale dello stesso Guillermo Del Toro, è il capitolo con le migliori interpretazioni, scavate nei volti di Essie Davis e Andrew Lincoln, che ben trainano l’intensità drammatica della narrazione e che convincono per la loro emotività. Con un minutaggio sfruttato alla perfezione ed una sceneggiatura che svela anche complesse venature dall’apparente semplicità, l’ottavo poetico episodio gode anche di una pregevole mano, tanto nella regia quanto nella fotografia, che immerge perfettamente lo spettatore in una spettrale favola gotica, esaltata anche e soprattutto dal sonoro raggelante che diventa un altro protagonista.

 

Insomma l’episodio più alto e più riuscito, ma la sua “autorialità” potrebbe accontentare gli amanti di genere senza far urlare al miracolo, mentre potrebbe lasciare insoddisfatti chi magari fosse in cerca del brivido più facile. Difetti – che però difetti non sono – che fanno sfuggire a “Il Mormorio” la medaglia d’oro della classifica.

 

Viscerale.

1) Il modello di Pickman – 1×05

Rullo di tamburi: il primo posto della classifica va così al quinto episodio di “Cabinet of Curiosities”, con il terrificante sodalizio – ancor più incisivo rispetto all’episodio successivo – tra Del Toro e Lovecraft.

 

Diretto da Keith Thomas (“The vigil”, “Firestarter”) e tratto da un racconto breve del celebre scrittore americano, “Il modello di Pickman” riesce magistralmente ad infondere, nell’arco della sua ora di visione, il divertimento e l’intrattenimento orrorifico di alto spessore sprigionato dal terzo episodio, con l’autorialità ed una certa visione narrativa del pregevole episodio 8. Un horror di stampo gotico classico che spaventa e disturba, tra visioni da incubo e vibrante tensione, che gode di un’ampia ed ottima ricostruzione scenografica esaltata da un lavoro mirabile della fotografia a lume di candela. Convincenti le prove di tutti gli attori del cast ben calati nella parte, con una trattazione dell’Arte e del concetto di bellezza – nel dipingere il vero volto del mondo che ci circonda, tra le sue luci e soprattutto le sue ombre – che rapisce per interesse.

 

Il modello di Pickman” è l’episodio più convincente di “Cabinet of Curiosities” per la sua capacità di unire un “commerciale” intrattenimento da brivido ad una profondità tematica non indifferente, con una messa in scena di classe ed un finale lacerante, potente e macabramente perfetto.

 

Mostruoso.