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Recensione Cabinet of Curiosities: I ratti del cimitero – 1×02

Cabinet Of Curiosities recensione prima stagione serie di Guillermo Del Toro su Netflix

Secondo episodio della giornata di Cabinet of Curiosities, serie antologica d’ispirazione Lovecraftiana, in uscita su Netflix, ideata e prodotta dal regista premio Oscar Guillermo Del Toro“I ratti del cimitero”, questo il nome dell’episodio, ritorna sul tema dell’avarizia, già trattato nel primo episodio , ma si sposta nella Salem di inizio 900, ambientazione di sicuro più evocativa rispetto alla contemporaneità vista in “Lotto 36”. Di seguito è indicata la trama e la recensione della seconda puntata della serie Netflix.

 

Trama di I ratti del cimitero, puntata 2 di Cabines of Curiosities

 

Masson (David Hewlett) è un uomo dalla grande loquacità, ma piuttosto imbranato e sommerso dai debiti, motivo per cui è costretto a razziare il cimitero di Salem in cerca di oggetti di valore, da rivendere poi per tenersi cara la pelle. Da un pò di tempo a questa parte però i ratti stanno consumando i corpi dei deceduti, lasciando al povero protagonista poco e nulla. La speranza si presenta all’obitorio locale nella forma di un aristocratico deceduto pronto ad esser seppellito con un oggetto dal valore inestimabile, una spada regalata all’uomo da Re George in persona. Masson dopo il funerale entra nella tomba dell’uomo, giusto in tempo per vedere i ratti trascinare via il corpo. Questa volta il ladro non ci sta , decide così di seguire i suoi acerrimi nemici nel sottosuolo ed è qui che l’orrore ha inizio.


Recensione “I ratti del cimitero”: Quando l’uomo diventa ratto

 

Questo secondo episodio di Cabinet Of Curiosities, serie Netflix diretta da Guillermo Del Toro supera il primo praticamente sotto tutti gli aspetti. A partire dall’ambientazione, la Salem del 900, tetra e sporca, che grazie ad una fotografia curatissima conferisce alla puntata uno stile unico. Perfetto anche l’approccio alla regia di Vincenzo Natali (Cube), con primi piani e giochi di ombre terrificanti che restituiscono alla perfezione il senso di claustrofobia provato dal protagonista. 


Menzione speciale ai movimenti di macchina nei tunnel, capaci di alzare la tensione ad ogni angolo svoltato. L’interpretazione di David Hewlett aggiunge una graditissima sfumatura tragicomica ad una vicenda terrificante caratterizzata da alcuni elementi tipici del cinema di Del Toro: corruzione morale, creature spaventose, un pizzico di gore ed un gusto particolare per l’imperfezione umana. “I ratti del cimitero” è una piccola perla dell’horror, una storia di breve durata ma di grande impatto, tanto sofisticata quanto terrorizzante, un primo atto che fa ben sperare per le storie che seguiranno.

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