Articolo pubblicato il 2 Giugno 2024 da Gabriele Maccauro
Inutile girarci intorno: Megalopolis era il film più atteso all’interno del contesto del 77esimo Festival di Cannes ed una delle opere che, al netto dei vari problemi di produzione e distribuzione che l’hanno investita (una data di uscita, in Italia come nel resto del mondo, è ancora lontana dall’essere annunciata), ogni appassionato attende trepidamente di vedere in sala. Il giorno della sua prima mondiale è però finalmente giunto, segnando così il ritorno di Francis Ford Coppola lì dove, nel 1974 con La Conversazione e nel 1979 con Apocalypse Now, vinse l’ambita Palma d’oro, diventando uno dei nove registi in grado di aggiudicarsela per ben due volte. A seguire, trama e recensione di Megalopolis, l’ultimo film di Francis Ford Coppola.
La trama di Megalopolis, diretto da Francis Ford Coppola
Prima di passare alla recensione, è bene avere alcune nozioni riguardanti la trama del film. Megalopolis racconta la storia di un architetto di New York che ha un piano utopistico per ricostruire la città, andata totalmente distrutta in seguito ad una catastrofe ed in un modo del tutto nuovo e innovativo. Sfortunatamente, Il suo sogno viene ostacolato dal sindaco della città, non pienamente convinto del progetto.

La recensione di Megalopolis, presentato in concorso al Festival di Cannes 2024
Cesar Catilina è un architetto con il potere di fermare il tempo. Un dono che però, un giorno, sembra svanire, portandolo a mettere in discussione il suo intero operato. Julia Cicero, che è lì con lui, commenta ciò dicendo che un’artista non perde mai il controllo del tempo. Ecco, è con questa battuta che potremmo riassumere il pensiero di Francis Ford Coppola che, ad 85 anni, torna in concorso al Festival di Cannes – dove condivide con pochi prescelti il record di vittorie della Palma d’oro, ovvero due – con Megalopolis, il sogno di una vita finalmente portato a termine.
È importante ribadirlo: Francis Ford Coppola ha 85 anni. Difficile pensare ad un termine diverso da genio per descrivere una delle figure più importanti ed impattanti nell’intera storia del cinema. Impossibile da credere che un uomo nato nel 1939 possa avere ancora una mente così attiva, creativa, in costante movimento, dinamica. D’altronde, cos’è Megalopolis se non l’ultimo tassello di un puzzle cui il regista statunitense ha lavorato per la sua intera carriera? Anzi, per tutta la sua vita: difficile infatti scindere vita privata e settima arte quando si parla del regista di Detroit: da Il Padrino a Apocalypse Now, da Dracula di Bram Stoker a il Padrino Parte III, la sua vita è sempre stata costellata da problemi economici, rischi enormi e scommesse che solo un genio o un pazzo avrebbe mai potuto prendersi. Megalopolis ne è l’esempio massimo: 120 milioni per autoprodursi il sogno di una vita, contro tutto e tutti, senza fini commerciali, solamente arte per l’arte. Un flusso di coscienza di Joyciana memoria, la summa del suo intero pensiero cinematografico racchiuso in 138 estasianti minuti di pellicola ed un inno alla vita semplicemente meraviglioso.
Ciò che sorprende di più è però l’assoluta modernità di un progetto nato in realtà negli anni ’70 e che racconta con lucidità estrema un presente difficile, ragguaglia lo spettatore sugli enormi rischi che determinate scelte potrebbero portare al mondo intero, rimettendo però nelle mani del singolo il potere decisionale, perché se l’uomo è stato in grado di creare un Dio ed attribuirgli determinati poteri, allora perché non metterli in atto da solo, sognando in grande. Megalopolis è un film autobiografico ed Adam Driver interpreta in realtà lo stesso Coppola, ovvero un uomo consapevole del proprio ruolo che lavora affinché l’arte ed il bene comune vengano preservati. Sa bene come la vita non sia eterna, ma lo è il cinema, capace di superare la prova del tempo e vivere per sempre, diventando così un lascito per chi verrà.
Megalopolis è un’utopia che potrebbe forse trasformarsi in distopia; è un’opera-mondo impossibile da comprendere appieno per chi vive nel presente e che solo tra decine di anni potremo analizzare davvero, com’è sempre capitato nel cinema, nella pittura, nella scultura. Quella che Francis Ford Coppola lascia è un’eredità capitale, per tutti noi ma anche per la sua stessa famiglia – di sangue e non – che, per quest’opera, si riunisce in un abbraccio collettivo ed il concetto stesso di famiglia, citando opere di William Shakespeare e Marco Aurelio, viene ripreso più volte perché il cinema, come la vita, è bello solo se condiviso. Non a caso, nella proiezione riservata alla stampa a Cannes77, ad un certo punto un uomo è salito sul palco con un microfono ed ha posto delle domande al personaggio interpretato da Adam Driver che, all’interno del film, ha risposto a lui come a tutto il pubblico. Non tutti hanno apprezzato questa scelta, eppure sembra il metodo più potente per superare ogni tipo di barriera e fondere schermo e sala, personaggi e spettatori, realtà e finzione. Francis Ford Coppola è stato, è e sarà per sempre uno dei più grandi artisti che il mondo abbia mai conosciuto. Lui non è eterno, nessuno di noi lo è, ma le sue opere sì e Megalopolis è la perfetta chiusura di un cerchio, un film destinato a fare flop al botteghino ma che, siamo sicuri, nessuno riuscirà mai a dimenticare.
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