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I migliori film di John Woo

I migliori film di John Woo | Classifica

John Woo è un regista che non ha bisogno di troppe presentazioni, tuttavia è doveroso fare un breve riepilogo della sua carriera. Nato a Canton nel 1946, Woo esordisce sul grande schermo con The Young Dragons nel 1975, iniziando il suo percorso cinematografico con le arti marziali, genere parecchio in voga in quel periodo storico,  e collaborando (tra gli altri) con un giovane Jackie Chan agli esordi. Dopo un avvio decisamente prolifico, con ben sedici film girati nell’arco di undici anni, Woo entra in una fase di stallo a causa di un esaurimento nervoso dovuto al troppo stress lavorativo; fu solo grazie all’intervento di Tsui Hark, noto regista e produttore cinese, che John tornò saldamente in sella con un progetto che lo fece conoscere al mercato internazionale, A Better Tomorrow uscito nel 1986. Da questo punto in avanti, la carriera di John Woo si riassume in tre semplici fasi: quella della svolta commerciale in patria, l’approdo ad Hollywood e il ritorno ad Hong Kong prima del suo rientro negli Stati Uniti con il recente Silent Night – Il silenzio della vendetta.

 

Lo stile registico di John Woo ha fatto da scuola a numerosi autori americani che, nel bene o nel male, hanno visto nell’estetica del regista hongkonghese un vero e proprio punto di riferimento. Dalle sorelle Wachowski in Matrix, a Robert Rodriguez passando agli odierni Chad Stahelski e David Leitch, John Woo è il pioniere dell’action movie moderno fatto di slow motion imperanti, doppie pistole, caricatori infiniti e, soprattutto, temi drammatici quali la redenzione, l’onore, la fratellanza e la violenza. Partendo da questo presupposto, ecco quindi la lista dei migliori film diretti da John Woo partendo dal film che l’ha fatto conoscere al grande mercato occidentale e proseguendo in ordine cronologico d’uscita.

A Better Tomorrow (1986)

Primo di una fortunata trilogia (il terzo, un prequel, diretto da Tsui Hark), il film con protagonista Chow Yun-fat narra le vicende di due fratelli, entrambi poliziotti, divisi dalla criminalità e dal senso del dovere in un ritratto intimo e violento del microcosmo criminale di Hong Kong. John Woo, nel film che l’ha lanciato sulla cresta dell’onda, racconta in modo confidenziale il difficile rapporto familiare dei due protagonisti senza però dimenticarsi delle scene puramente action, dove il sangue e la violenza urbana diventano determinati per il fine della narrazione. Ad edulcorare il tutto ci pensa Chow Yun-fat, con questo film l’esperto attore cinese firmerà l’inizio di una lunga e proficua collaborazione con Woo diventando, a tutti gli effetti, uno dei suoi feticci. Il sequel A Better Tomorrow II, uscito l’anno successivo, risulta essere ancora più violento ed estremo del predecessore, sancendo tuttavia la fine del sodalizio tra Woo e Tsui Hark (nelle vesti di produttore) a causa dei variegati e numerosi conflitti interni dovuti al montaggio della pellicola.

The Killer (1989)

Un sicario ferisce accidentalmente, accecandola, una cantante durante un conflitto a fuoco all’interno di un night club. Braccato dalla polizia per l’accaduto, il killer prenderà a cuore le sorti della ragazza. Un plot tanto semplice quanto efficace per uno dei capolavori assoluti di John Woo: The Killer è l’apice del heroic bloodshed, termine coniato dal mago del make up Rick Baker e che trova in Woo il suo massimo esponente. Amicizia, fratellanza, onore e violenza: esattamente come in A Better Tomorrow, Woo estremizza questi concetti in un film dal ritmo ossessivo e teatrale, dove le sparatorie diventano un’autentica danza della morte che sfocia in uno dei finali più tragici di sempre, non solo della filmografia dell’autore orientale ma di tutto il cinema di genere.

Bullet in the Head (1990)

Ambientato nel 1967 durante la guerra del Vietnam, il film racconta della triste avventura di tre amici (tra cui un giovane Tony Leung) che partono da Hong Kong a Saigon in cerca di fortuna tra criminalità e mercato nero. Arrestati perché accusati di aiutare i Vietcong, i tre verranno rilasciati per poi essere rapiti dai Vietcong stessi. Ispirato dai capolavori Apocalypse Now e Il Cacciatore, John Woo racconta gli orrori della guerra in un film complesso e drammatico, dove la tragicità della messa in scena viene risaltata da un Woo capace di enfatizzare le gesta dei protagonisti in un crudele ritratto della bestialità umana. Il melodramma dell’amicizia virile e quasi omoerotica fa di nuovo capolino nel cinema di Woo, pur essendo contestualizzata a dovere in uno scenario tanto veritiero quanto brutale.

Once a Thief (1991)

Tre orfani vengono addestrati da un malavitoso all’arte del furto, divenuti adulti i tre diventano esperti ladri di opere d’arte. Dopo una serie di furti avvenuti con successo in Francia, il trio viene ingaggiato per rubare un quadro scomparso da anni.

Considerato uno dei film minori di John Woo nel suo primo periodo orientale, Once a Thief è una action comedy infarcita dalla solita buona dose di violenza che fa il paio con un senso dell’umorismo fuori dal comune per il cineasta orientale. Woo si allontana di proposito dalle atmosfere tragicamente pulp dei suoi primi film, prendendosi una pausa dal noir metropolitano per concedersi una vacanza parigina tutta da ridere. Mettendo in primo piano tutta la verve recitativa dell’onnipresente Chow Yun-fat, autentico mattatore di un’opera che omaggia (tra gli altri) La Pantera Rosa di Blake Edwards. Woo, grazie ad un’opera minore ma non meno importante, mostra tutto il fascino dell’impossibile del cosiddetto ladro gentiluomo, caratteristica principale di ogni heist movie che si rispetti.

I migliori film di John Woo | Classifica

Hard Boiled (1992)

Yuen è un granitico sergente della polizia che non ama le mezze misure ed è famoso per la sua insubordinazione. Durante un’indagine su un gruppo di trafficanti d’armi, Yuen viene coinvolto in una sparatoria perdendo il collega Benny nel conflitto. Il sergente, quindi, decide di indagare per conto proprio nonostante il divieto dei superiori: scoprirà ben presto che il criminale Alan, coinvolto anch’esso nello scontro a fuoco, altro non è che un poliziotto sotto copertura. I due decidono di collaborare per sgominare i trafficanti una volta per tutte.

 

L’ultimo film della fase hongkonghiana di John Woo è, contemporaneamente, il film più anarchico e violento di tutta la sua carriera. Chow Yun-fat, alla sua quinta collaborazione col regista, insieme a Tony Leung in uno degli action movie più cattivi di sempre, un tripudio di proiettili coreografati da un John Woo in stato di grazia. Hard Boiled, come il genere letterario da cui prende il nome, è un film duro che fa della messa in scena il suo punto di forza: il delirante shootout nell’ospedale è cinicamente divertente nella sua brutalità fumettistica, con John Woo che condensa tutta la sua visione autoriale in un piano sequenza di quasi tre minuti, uno dei più lunghi mai girati in un film d’azione.

Senza tregua (1993)

New Orleans, Louisiana. Un marinaio esperto di arti marziali viene ingaggiato da una giovane donna per ritrovare il padre scomparso di quest’ultima. La coppia scoprirà che dietro alla sparizione dell’uomo si cela la figura di un bieco ex mercenario che organizza delle autentiche battute di caccia all’uomo: dei senza tetto vengono ingaggiati con la promessa di una lauta ricompensa se riusciranno ad attraversare New Orleans mentre dei ricchi facoltosi, armati fino ai denti, danno loro la caccia.

Prodotto da Sam Raimi, l’esordio Hollywoodiano di John Woo è un concentrato di adrenalina sorretto dalle possenti spalle di Jean-Claude Van Damme. Il marzialista belga, all’epoca uno degli action hero più famosi del pianeta, plasma a suo piacimento un film dove le arti marziali vengono accantonate a favore di un action movie roccioso e dinamico. Senza tregua è, essenzialmente, come il suo protagonista principale: tamarro, di poche parole e di tanti fatti, il debutto americano di Woo, con queste poche ma fondamentali caratteristiche, diventa così uno degli action movie più divertenti degli anni ’90. A fare da contraltare al protagonista troviamo l’eccellente Lance Henriksen, il mai dimenticato Bishop di Aliens – Scontro finale, insieme ad Arnold Vosloo ovvero la Mummia dell’omonimo film con Brendan Fraser.

Face/Off – Due facce di un assassino (1997)

Castor Troy è un pericoloso terrorista che, con l’aiuto di suo fratello Pollux, nasconde una bomba batteriologica pronta ad esplodere per distruggere Los Angeles. Sean Archer è l’agente dell’FBI che da anni da la caccia a Troy. Disposto a tutto pur di avere l’esatta ubicazione della bomba, Archer accetta di sottoporsi ad un intervento chirurgico per estorcere le informazioni a Pollux: l’operazione consiste nello scambiarsi la faccia con Castor, infiltrandosi nel carcere spacciandosi per lui.

 

John Travolta e Nicolas Cage giocano a guardie e ladri in quello che si potrebbe definire l’autentico capolavoro americano di John Woo. Face/Off, grazie ad un pretesto narrativo dannatamente accattivante, fa scambiare i ruoli a Travolta e Cage mettendo in risalto il talento recitativo di entrambi i protagonisti: da buono a cattivo e viceversa, uno scambio di ruoli funzionale che stravolge le carte in tavola di una narrazione articolata ma semplicistica allo stesso tempo. Le roboanti sequenze action, girate con la solita perizia da un Woo ispiratissimo, trasformano Face/Off in un’opera d’arte senza tempo, dove gli attori protagonisti dimostrano una fisicità senza eguali. Il sunto dell’estetica di John Woo la si può ritrovare nella mirabolante sparatoria sulle note di Somewhere Over the Rainbow, dove la violenza dei morti ammazzati in scena diventa quasi paradossale se ad accompagnarla c’è una delle canzoni più dolci di tutti i tempi. 

I migliori film di John Woo | Classifica

Mission: Impossible 2 (2000)

Da produttore, Tom Cruise ha sempre scelto personalmente i registi della sua saga più famosa, quel Mission: Impossibile in cui l’attore americano rischia ogni volta la vita con stunt sempre più pericolosi e spettacolari. Eppure dopo l’esordio con il primo capitolo diretto da Brian De Palma, nessuno si sarebbe aspettato che Cruise scegliesse John Woo per il secondo capitolo del franchise. Un azzardo? Forse. Eppure, al netto di una sceneggiatura sicuramente non brillante, il sequel delle avventure di Ethan Hunt è un film duro ed adrenalinico profondamente diverso dalle atmosfere spy thriller del capostipite. La performance attoriale di Cruise viene quasi oscurata dall’azione più sfrenata messa in scena adeguatamente da un regista che ha fatto dell’adrenalina il suo marchio di fabbrica. Ad impreziosire il tutto, come sempre, ci pensa il solito Woo, ormai sempre più a suo agio con la macchina da presa anche in situazioni decisamente impossibili (per rimanere in tema): dalla scalata a mani nude di una parete rocciosa, alla corsa con annesse sparatorie su una fiammante Triumph, ai classici shootout con due pistole che non si scaricano mai. Tutto il cinema di John Woo viene condensato nel secondo capitolo di una saga arrivata a ben otto film, considerato anche l’imminente Dead Reckoning parte 2. Probabilmente non il miglior film del franchise, ma sicuramente quello più divertente.

La battaglia dei tre regni (2008)

Il primo film della rinascita orientale di John Woo, dopo i due flop commerciali di Windtalkers (2002) e Paycheck (2003), ovvero le pellicole che sancirono la fine del connubio tra Hollywood e l’autore. Uscito in patria con una versione da quattro ore divisa in due pellicole ben distinte, La battaglia dei tre regni è un kolossal epico che, nonostante il setting completamente diverso, diventa un heroic bloodshed a tutti gli effetti. Onore, senso del dovere, sangue, morte e amicizia fraterna: John Woo, con questo film, diventa un autore a tutto tondo pur allontanandosi dalle ambientazioni e dai ritmi della modernità odierna, rimanendo comunque saldamente ancorato ai concetti del suo pensiero cinematografico degli esordi. Al netto di una versione europea tagliata con l’accetta, La battaglia dei tre regni diventa un’opera fondamentale confermando che anche in un contesto documentabile John Woo non si smentisce mai, nemmeno di fronte alla Storia con la s maiuscola. Dimostrando ancora una volta di essere un regista capace di affrontare l’azione nella maniera più variegata possibile.