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Che cos’è un Challenger? Il significato del titolo del film di Guadagnino

Il titolo del nuovo film di Luca Guadagnino, Challengers, non è affatto casuale: ma qual è il suo significato e che cos’è, nei fatti, un torneo Challenger?
Che cos'è un Challenger? Il significato del titolo del film di Guadagnino

Challengers è il titolo dell’ultimo film di Luca Guadagnino, con Zendaya nei panni della protagonista e con Josh O’Connor e Mike Faist a completare il cast. Chi bazzica il tennis e osserva non soltanto i tornei più importanti della stagione avrà immediatamente riconosciuto un riferimento a dei particolari match che fanno parte di una categoria “inferiore” rispetto al circuito ATP e WTA ma che, in ogni caso, appaiono importantissimi per la stagione di un tennista. Ma che cos’è un Challengers e qual è il significato del titolo del film di Guadagnino?

Che cos’è un Challenger

La nuova denominazione del tennis ha portato a dei cambiamenti nella struttura dei tornei degli ultimi anni; accanto agli Slam, esistono i tornei Masters 1000, quelli ATP 500 o 250, i Challengers, gli ITF e i Futures. In base alla struttura del torneo cambiano, sostanzialmente, il quantitativo dei punti che possono essere ottenuti e il montepremi della competizione: è ovvio che uno Slam porti a guadagnare molti più punti e soldi ma, come tenta di spiegare il personaggio di Josh O’Connor, non è possibile per tutti i tennisti partecipare ad alcune tipologie di torneo, per cui è necessario anche partire (o ripartire, magari) da tornei minori, che assicurino punti più facili e un montepremi maggiormente agevole.

Non tutti sanno che i tennisti non sono necessariamente ricchi come si potrebbe pensare: è recente il caso di un tennista indiano, Sumit Nagal, che con la sua prima vittoria in uno Slam ha finalmente risolto tutte le sue problematiche finanziarie, relative alle trasferte in campi internazionali, all’acquisto di maglie, racchette ed equipaggiamento. Insomma, chi non si trova nei primi 100 del mondo e non può entrare agevolmente in un torneo ATP ha bisogno eccome dei Challengers, che talvolta sono anche molto comodi. Il Challengers di Phoenix, ad esempio, è molto prestigioso poiché assicura un ottimo montepremi e un quantitativo di 125 punti (che per tennisti di bassa classifica sono oro) al vincitore, tanto che di recente si è verificato anche l’ingresso in tabellone dell’italiano Matteo Berrettini.

Matteo Berrettini al torneo Challenger di Phoenix, uno dei più ricchi del circuito
Matteo Berrettini al torneo Challenger di Phoenix, uno dei più ricchi del circuito

Perché il film di Luca Guadagnino si chiama Challengers? Il significato del titolo

Sulla base delle indicazioni precedenti, è semplice capire perché il film di Luca Guadagnino si chiama Challengers: il torneo che dà il via al film e che viene disputato da Art, in un momento di forma mentale pessimo, prima degli US Open è proprio un Challenger. Ma perché c’è proprio questa scelta? Il motivo è duplice: da un lato il “Challenger” non è soltanto il torneo ma anche lo scontro tra i due amici che sono stati poi separati dalla figura di Tashi Duncan; allo stesso tempo, però, anche la struttura del torneo si confà meglio al senso del film: da un lato il tennista che si trova in crisi e che decide di ripartire da una competizione minore, dall’altro l’avversario underdog che ricerca nel Challengers un motivo di avanzamento in classifica.

Le situazioni descritte nel film sono verosimili: tanti tennisti, se non ingranano nei tornei ATP e rischiano di vedere la propria classifica rovinata, cercano un piazzamento importante nei Challengers, soprattutto se si trovano geograficamente alla portata, dal momento che un tennista di buona classifica ottiene sicuramente una wild card (un pass per accedere se non ci si è iscritti per tempo, o se non si ha la classifica adatta al torneo) per prestigio; d’altro canto, per altri tennisti in stato di povertà i Challengers sono linfa vitale, il giusto tramite per il mondo del tennis e, anzi, per alcuni tifosi il tennis duro e puro.