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Dopo Dampyr ha senso fare film diversi in Italia?

Diabolik cinema italiano

Dampyr” è uno degli ultimi colossal italiani che cerca di portare qualcosa di diverso nel nostro paese, qualcosa che ci possa far credere che nella terra della pizza ci sia posto anche per vampiri e combattimenti… ma serve davvero perseverare ancora? C’è stato un tempo in cui il cinema italiano, attraverso registi come Sergio Leone, Dario Argento, Mario Bava, Lucio Fulci, Mario Camerini e Luigi Cozzi, faceva di tutto: western, thriller, colossal storici, fantascienza, fantasy, gialli, peplum, horror, polizieschi e chi più ne ha più ne metta. Quei tempi sono spariti e c’è chi cerca costantemente di farli tornare, tanto che il numero di film che espandono la varietà di genere è aumentato parecchio negli ultimi anni, ma allora perché nessuno ne parla? Andiamo con ordine da quando tutto è iniziato.

L’accensione della miccia con Il Ragazzo Invisibile

Prima che arrivasse il 2014, erano più di 20 anni che non si provava a ricreare un filone del genere nel sistema cinematografico italiano al di fuori della produzione di alcune rarissime eccezioni come il Pinocchio di Roberto Benigni. Finalmente, nel Dicembre dello stesso anno, arriva un regista premio oscar ad accendere il fiammifero con “Il Ragazzo Invisibile“, il primo blockbuster di supereroi italiano dell’era moderna, avente un budget corposo di ben 8 milioni di euro. L’obiettivo di Salvatores è quello di comunicare soprattutto ai giovani, cercando di dare a questi ultimi non solo una storia per cui immedesimarsi, ma anche la speranza che in Italia si possano ancora immaginare storie con cui sognare.

 

L’ambizioso scopo di “Il Ragazzo Invisibile” è anche quello di iniziare una trilogia di cui questo film dovrebbe essere il primo capitolo. Il risultato finale di 4,5 milioni di euro al botteghino durante le festività natalizie non è nemmeno da buttare, anzi, è un risultato che segna che diversi spettatori italiani si sono recati a vederlo, ma è inferiore alle aspettative dei produttori che speravano che il film arrivasse almeno alla stessa cifra del budget (il modo di calcolare il rientro delle spese è diverso e lo analizzeremo più in là per capire molte cose). A causa di ciò, il semaforo per la realizzazione del sequel rimane rosso.

italiani film di supereroi

Il racconto dei racconti di Matteo Garrone e lo sfruttamento del web con Game Therapy

Dopo l’ambizione di Salvatores per la fantascienza, anche Matteo Garrone lancia la bomba nel 2015, dirigendo il fantasy “Il Racconto Dei Racconti“, che mischia l’intimità umana con storie fiabesche in cui compaiono draghi e stregoni. Con un budget corposo di circa 11 milioni di euro ed un cast internazionale, il film ne incassa 3 in Italia, raggiungendo la fetta minima di pubblico e cercando di recuperare con le vendite estere, in linea con altri progetti italiani precedenti. Forse l’obiettivo di Garrone non è quello di rilanciare il cinema di genere come Salvatores, però è curioso che pochi mesi dopo il blockbuster supereroistico italiano arrivi anche quello fantasy che però non è ancora sufficiente ad accorciare la miccia della dinamite.

Allo stesso tempo più furba vuole essere invece la Indiana Production che, con un budget di 2 milioni di euro, produce “Game Therapy“, film di fantascienza che vede due adolescenti entrare nei mondi di celebri videogiochi come “Assassin’s Creed” e “Call Of Duty“. Con questa operazione si decide di puntare agli youtuber come protagonisti, sulla scia del successo di “Fuga Di Cervelli“. I produttori sperano che star come Lorenzo Ostuni (alias Favij) e Federico Clapis portino almeno un terzo del loro gigantesco numero di iscritti in sala e ci credono ciecamente volendo iniziare una saga e finanziando una campagna di marketing notevole tra album di figurine, magliette ed altri gadget vari.

La scelta della fantascienza è coraggiosa ed un modo per fare apparire il progetto più accattivante agli occhi dei fan che però non si muovono dalla sedia dei piccoli schermi di YouTube: il film infatti non solo è un fallimento critico, ma incassa solo un milione e 341.000 euro distruggendo così ogni progetto per il futuro. Un altro ed ultimo tentativo di questa parentesi prima dello “strano filone” si ha con “Grotto“, film per bambini che vede dei ragazzini incontrare una tenera creatura (facendo il verso ad opere come “E.T” ed “I Goonies“) realizzata con un’interessante cgi, ma che passa in sala completamente inosservato.

Game Therapy recensione

L’esplosione di Lo Chiamavano Jeeg Robot e il successo di Gabriele Mainetti

Nonostante “Il Ragazzo Invisibile” abbia realizzato un risultato inferiore alle aspettative, ciò che ha racimolato al box office ha permesso finalmente il finanziamento di un film che Gabriele Mainetti cercava di fare da anni e questo film si chiama “Lo Chiamavano Jeeg Robot“, opera che vede un ladro di Roma ottenere dei poteri che potrebbero trasformarlo in un supereroe che combatte contro la malavita. Diversamente da Salvatores, Mainetti ha a disposizione un budget di un milione e 700.000 euro (un quarto di quanto aveva fatto “Il Ragazzo Invisibile” quindi) e al botteghino ottiene 2 milioni di euro, risultato guadagnato con un lento e costante passaparola.

A dispetto dei film di fantascienza precedentemente citati, il film di Mainetti riceve una calorosa accoglienza critica e viene molto lodato il modo con cui l’autore è riuscito a contestualizzare le reazioni umane in una storia supereroistica che si fonde con la realtà del basso cieto sociale italiano. Pochi mesi dopo, il film ottiene 16 candidature ai David Di Donatello (vincendone poi 8) e la Lucky Red, fiduciosa dei consensi positivi che si stanno sempre più costruendo, decide di rimandarlo al cinema con una seconda distribuzione. Con grande sorpresa, il film arriva a 5,1 milioni di euro risultando un grande successo produttivo e divenendo sempre di più un instant cult del cinema italiano.

lo chiamavano jeeg robot

La ripartenza del cinema italiano di genere e gli insuccessi al botteghino

Dopo il trionfo di “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, improvvisamente riparte la volontà di poter puntare su generi cinematografici diversi dalla commedia e dal dramma, incrementando anche gli sforzi produttivi. Addirittura cominciano ad esserci progetti a lungo termine, come “Smetto Quando Voglio” di Sidney Sibilia, commedia uscita nel 2014 e salutata come opera innovativa per il genere, che viene ripescato e diventa una vera e propria saga action con due sequel che vengono girati in contemporanea. Tale operazione tuttavia non ottiene il successo sperato e di fronte ai 4 milioni di euro guadagnati dal primo film, il primo sequel ne incassa 3,3 ed il secondo ne incassa 2,5.

La trilogia di Sidney Sibilia tuttavia non è un’unica eccezione: il film sportivo “Veloce Come Il Vento” di Matteo Rovere incassa solo 2,2 milioni di euro, il colossal storico “Il Primo Re” del medesimo regista incassa la stessa cifra di fronte ad un budget di 9-10 milioni, il sequel supereroistico “Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione” di Salvatores (ripreso grazie al successo di Jeeg) incassa 1,4 milioni di euro di fronte ad un budget di 8 milioni (cancellando definitivamente il progetto della trilogia), il film animato fantasy “La Famosa Invasione Degli Orsi In Sicilia” incassa 424.000 euro di fronte ad un budget di 12 milioni (facendo fallire lo studio) ed il colossal fantascientifico “Creators The Past” di Piergiuseppe Zaia incassa 120.000 euro di fronte ad un budget di 10 milioni che probabilmente è la ciliegina sulla torta.

creators the past dove trovarlo

Il successo della commedia in Italia: Il giorno più bello del mondo di Alessandro Siani

L’idea di ripescare il cinema di genere viene ripresa anche da alcune produzioni italiane più standard: una commedia con Paola Cortellesi inserisce degli elementi fantasy e diventa così “La Befana Vien di Notte” (che vede come protagonista la Befana appunto), mentre la nuova commedia di Alessandro Siani inserisce la fantascienza e diventa così “Il Giorno Più Bello Del Mondo” (che vede dei bambini capaci di avere poteri). Queste operazioni mirate soprattutto alle famiglie piacciono particolarmente al pubblico, il quale si raduna in massa per vedere sia il primo film citato, che guadagna 7,7 milioni di euro, e sia il secondo, che guadagna 6,4 milioni di euro.

Evidentemente, nonostante il successo di “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, il pubblico non riesce ad innamorarsi di opere che vanno troppo al di fuori delle impostazioni tradizionali con cui si è ormai abituati ne cinema italiano, ma non è detto nemmeno che queste funzionino: si pensi alla commedia fantascientifica “Addio Fottuti Musi Verdi” con protagonisti i The Jackal che, di fronte ad un budget di 2,5 milioni di euro, ne guadagna solo 698.000, oppure “La Befana Vien Di Notte 2” che totalizza un divario assurdo con i risultati del primo capitolo, totalizzando 481.000 euro di incassi (l’uscita a Gennaio 2021 è forse fondamentale, ma non così tanto da decretare una mancanza di interesse così forte).

the jackal film

L’illusione con il Pinocchio di Matteo Garrone nel 2019

Di fronte a così film di genere di basso ed alto budget che non riescono ad ottenere nulla, brilla una fortissima luce che è quella di Matteo Garrone, il quale ritorna al fantasy tentando di realizzare un nuovo adattamento cinematografico di “Pinocchio” di Collodi nel 2019. Con un budget enorme di 11 milioni di euro, il film arriva alla cifra di 15 milioni di euro risultando uno dei film più visti della stagione. Pochi anni dopo riesce addirittura ad arrivare nei cinema degli Stati Uniti D’America (seppur in una distribuzione indipendente limitata dalla pandemia) e ad ottenere due nomination agli oscar.

Tuttavia, nonostante “Pinocchio” sia il film di genere italiano di maggior successo degli ultimi 10 anni, purtroppo la cosa è un’eccezione peggiore di quella di “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, poiché tale successo, al di là della grande qualità del film, è legato soprattutto al fatto che la fiaba di Pinocchio è estremamente popolare ed è l’unico racconto fantasy che il nostro popolo riesce davvero ad inserire in un contesto italiano. Non si può quindi considerare il film di “Pinocchio” come un’opera che può realmente aiutare la prosperità del cinema di genere, nonostante sia tra gli esempi più riusciti tra i blockbuster nostrani.

Pinocchio Matteo Garrone

La grande intelligenza dei Me Contro Te con i film del duo di youtuber

Dopo il film di Mainetti, l’unica produzione realmente diversa dal solito che risplende in questi ultimi anni (precisamente a Gennaio 2020), è “Me Contro Te – Il Film: La Vendetta Del Signor S“, film fantascientifico per bambini con protagonisti i popolarissimi youtuber Luì e Sofì, che incassa 9,6 milioni di euro. Il film non solo è un successo economico per la straordinaria affluenza di pubblico, ma anche per il budget risicatissimo di 10.000 euro che lo rende uno dei film più remunerativi degli ultimi anni. Il grande successo genera dei sequel: “Me Contro Te – Il Film: Il Mistero Della Scuola Incantata” che incassa 5,1 milioni di euro, divenendo il film italiano di maggior incasso del 2021, e “Me Contro Te – Il Film: Persi Nel Tempo” che incassa 3,5 milioni di euro e l’unico ad arrivare a questa cifra durante le uscite di Gennaio 2022 colpite dall’ultimo serio danneggiamento della pandemia (e tutto ciò sempre a fronte di un budget estremamente risicato).

Il duo degli youtuber, ideatori del soggetto, non solo erano già estremamente popolari grazie ai loro video, ma sono stati molto intelligenti nel realizzare delle trame che appassionassero il loro pubblico inserendo i propri personaggi in contesti a cui i bambini non erano abituati nei loro video, costruendo anche una sorta di universo multimediale che mantiene delle rivelazioni esclusive solamente se si ci si rapporta ad un medium specifico, come per esempio il volto del Signor S, da tempo acerrimo nemico del duo, che viene rivelato solamente nelle opere cinematografiche dopo numerosi video in cui la faccia è stata nascosta. Si tratta del primo brand audiovisivo che in Italia ha seriamente successo nel post 2000 per quanto riguarda un pubblico di bambini per una fascia dai 3 ai 6 anni, spesso ignorata nel nostro mercato. Grande peccato che adesso la coppia si sia spostata nel medium delle serie TV.

nuovo film dei me contro te

Diabolik e Freaks Out: due film che guadagnano meno di quanto investito

Ci si chiederà come mai, di fronte a continui insuccessi, si continua a produrre opere di questo tipo che costano anche parecchio. Tutto ciò avviene perché la maggior parte delle produzioni italiane sono finanziate dalla Rai Cinema, la quale detiene un particolare monopolio dei progetti cinematografici. Nonostante tutti questi flop, la Rai in realtà non ha mai perso un soldo da queste produzioni, poiché quest’ultima, non pagando praticamente nulla per i diritti televisivi poiché è lei stessa ad possederli già, punta tutto sulle trasmissioni televisive e sulle vendite estere, per non parlare del fatto che ogni produzione prevede il finanziamento dalle regioni in cui vengono girate le opere. Questo sistema la Rai lo applica con tutte le produzioni italiane di qualsiasi tipo e non perde praticamente niente.

Per quanto questo stratagemma possa aiutare sicuramente dei registi a lavorare soprattutto per quanto riguarda progetti più piccoli, alla lunga risulta essere estremamente dannoso per il cinema, poiché non si reinventano sistemi di marketing e non si reinventa alcun modo per finanziare le sale, dal momento che la Rai punta solo alla distribuzione in TV. Gli incassi cinematografici non si disprezzano (ovviamente), ma non è l’obiettivo primario e, di conseguenza, non ci sono investimenti per delle reali operazioni che avvicinano il pubblico alla sala. A cosa possono servire progetti come “Freaks Out” e “Diabolik” che, nonostante la grossa volontà (Diabolik ha addirittura due sequel già girati), hanno a malapena superato 2,5 milioni di euro di incassi di fronte ad un budget di almeno 10 milioni? Gli unici progetti che possono raggiungere una fetta di pubblico sono opere come l’horror “A Classic Horror Story” ed il requel action “Altrimenti Ci Arrabbiamo” perché sono visti in numerosi paesi, ma solo perché escono grazie alle piattaforme streaming.

Diabolik Ginko all'attacco

Il cinema indipendente abbandonato a sé stesso

Insieme alle grandi e medie produzioni, ci sono numerosi cineasti che, con budget che spesso non arriva nemmeno a 5000 euro, si cimentano in produzioni indipendenti che vogliono sperimentare. Opere come il thriller “The Carpenter” di Steven Renso e l’horror psicologico “Dio Non Ti Odia” di Fabrizo La Monica, se sono fortunate, finiscono su Prime Video senza però alcuna pubblicità investita da parte di Amazon, la quale acquista queste opere negando allo stesso tempo ogni sostegno… e quando le cose sembrano mettersi meglio, tutto si ribalta: il cortometraggio storico “Nuraghes S’Arena” con protagonista Salmo viene trasmesso su Paramount Plus ma la produzione di un lungometraggio sequel è totalmente ignorata, la commedia “Dante Va Alla Guerra” di Roberto Albanesi è tra i film indipendenti con il più alto numero di visualizzazioni su Prime Video ma l’opera successiva del regista non viene finanziata e gli viene anche negata una distribuzione, mentre lo sci-fantasy “I Rec U” di Federico Sfascia viene distribuito solo una notte in tutti gli UCI Cinema… gratis.

Ci sono poche eccezioni interessanti: il lungometraggio action fantascientifico “Cotto e Frullato Z: The Crystal Gear” di Paolo Cellamare con protagonista Maurizio Merluzzo fa il tutto esaurito nelle poche decine di sale in cui viene distribuito e, pur essendo il sequel di una webserie indipendente di successo, è già una vittoria. Un’altra eccezione sono le opere horror e thriller di Roberto D’Antona, il quale è l’unico regista indipendente le cui produzioni come “Fino All’Inferno” e “Caleb” sono costantemente distribuite al cinema in modo tradizionale ottenendo anche un normale rilascio home video, oppure il thriller “Cattivo Sangue” di Simone Hebara che è il primo film indipendente italiano a basso budget ad essere arrivato su Netflix (seppur sempre senza pubblicità). Ma la vittoria più grande al momento l’ha ottenuta Daniele Misischia, il quale è il regista che, dopo tante piccole produzioni indipendenti, è riuscito ad ottenere lavori per Rai Cinema: si pensi infatti all’horror “The End” che è riuscito almeno a triplicare il budget di 200.000 euro grazie alle vendite estere.

recensione diabolik ginko all'attacco

Dampyr: l’abbandono dell’Italia

Di fronte a numerosi progetti che sono costretti ad adeguarsi alle regole degli strani guadagni della Rai, il cinecomic italiano “Dampyr” (di cui potete trovare qui la recensione) adotta un sistema completamente diverso: nato inizialmente come progetto dal budget di 2 milioni di euro, ne ottiene altri 10 grazie all’interessamento della Eagle Pictures, la quale ci tiene a creare un franchise che possa iniziare un universo condiviso con vari personaggi dei fumetti della Bonelli. Ma come si può fare se il film in Italia non raggiunge al botteghino nemmeno i 500.000 euro? Questo perché i produttori non sono affatto interessati all’accoglienza del pubblico italiano… e qui entra in gioco la Sony, la quale, vogliosa di creare nuove saghe che generino profitto, decide di acquistare i diritti per distribuire il film, girato in lingua inglese, nei cinema di tutto il mondo.

Si tratta della prima volta che un blockbuster di genere italiano viene acquistato da un’importante casa di produzione internazionale storica dai tempi di “Pinocchio” di Roberto Benigni. Inoltre la Sony è molto furba nel far passare le sue opere costate 70 milioni come film aventi almeno il doppio del budget, puntando su campagne marketing molto forti. Per generare un profitto vero, il film dovrebbe incassare almeno 45 milioni di dollari in tutto il mondo, generando una strategia simile a quella delle opere della Blumhouse. Ci riuscirà? La nascita di un brand internazionale dalla firma italiana non si ha dai successi delle Winx e della serie di “Gomorra” ed è ancora più lontana se si pensa ai film cinematografici. Nonostante questo traguardo storico, sempre che non finisca come il flop del Pinocchio di Benigni, la soluzione è tuttavia quella di puntare su un pubblico estero e quindi anche questo non è qualcosa che possa aiutare gli occhi degli spettatori italiani nelle uscite nostrane.

Dampyr recensione

Finanziare questi progetti italiani è ancora giusto?

Il 17 Novembre uscirà nei cinema italiani “Diabolik: Ginko All’Attacco“, secondo capitolo della trilogia curata dai Manetti Bros, il quale sarà la risposta definitiva al quesito che si pongono in molti su quanto sia stato veramente efficace il passaparola del primo capitolo. Ma anche se fosse un flop, la Rai non ci perderebbe nulla e le produzioni continuerebbero ad andare avanti. Spesso si dice che sostenendo questi film italiani si aumenta la probabilità di finanziare altri progetti che magari possono catturare ancora di più il nostro interesse… ma sono 5 anni che il pubblico non si riaccende ed il marketing non fa nulla per incentivare i suoi stessi film. Ha senso quindi continuare? Bisogna ricordare che, nonostante tutti questi flop, il cinema italiano tra gli anni 90 ed il primo decennio del 2000 non aveva quasi mai la presenza di opere variegate. Almeno, in questo panorama desolante, c’è la continua voglia di sperimentare e di giocare con generi sempre nuovi, che siano versi al cinema americano o opere più personali. C’è la possibilità di immaginare personaggi italiani in contesti diversi ed è un bene che almeno quella non venga strappata al pubblico, perché se si perde anche la speranza di poter raccontare certe storie, allora la situazione peggiora ancora di più

Inoltre va specificato che non è solo il cinema di genere ad essere in crisi: nel 2022 le uscite italiane sono costantemente ignorate e dopo la stagione degli oscar non esiste attualmente alcun film che abbia raggiunto i 3 milioni di euro. Il pubblico si è ormai disinnamorato del nostro cinema. Bisogna cambiare sistema produttivo, bisogna cambiare sistema di pubblicità, bisogna riportare lo star system, o queste sono forse solo le ombre di ciò che si dovrebbe fare. C’è molto panico, c’è mancanza di respiro in questo cinema italiano che è ormai intrappolato in un limbo e gli spettatori non vogliono entrarci, aspettando la consegna alla poltrona di casa piuttosto che partendo per quella del cinema. Va riconvertito tutto, ma non è togliendo la possibilità di creare cinema di genere, ed in questo modo la possibilità di contribuire ad una boccata d’aria, la soluzione per aiutare il nostro cinema che ha bisogno di estremo aiuto.