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Elio Germano, Claudio Santamaria e altri attori portano Netflix in tribunale per compensi irrisori

Non si placa la protesta degli addetti ai lavori contro Netflix: questa volta è il caso dell’Agenzia 7607, con attori come Elio Germano e Claudio Santamaria, che ha portato la piattaforma in tribunale per compensi irrisori.
Elio Germano, Claudio Santamaria e altri attori portano Netflix in tribunale per compensi irrisori

Non si placa il rapporto ostico tra gli attori e gli addetti ai lavori italiani e le realtà dello streaming, tra cui spicca sicuramente la piattaforma di Netflix. L’Agenzia 7607, che annovera tra i suoi assistiti Elio Germano, Claudio Santamaria, Neri Marcorè e Paolo Calabresi, ha deciso di portare in tribunale Netflix in virtù di compensi irrisori che sono stati offerti agli attori per le loro interpretazioni in produzioni originali Netflix. Di seguito, tutto ciò che c’è da sapere in merito.

Le dichiarazioni di Cinzia Mascoli, presidente dell’Agenzia 7607

In un periodo storico di forte opposizione alla realtà dello streaming, come dimostrato anche dallo sciopero degli sceneggiatori e degli attori avvenuto per gran parte del 2023, anche in Italia iniziano ad esserci i primi movimenti. L’Agenzia 7607, presieduta da Cinzia Mascoli, ha deciso di portare in tribunale Netflix a causa degli scarsi compensi che ruotano intorno alle interpretazioni degli attori più in vista nel panorama cinematografico italiano; proprio la Mascoli ha dichiarato quanto segue:  

“Abbiamo tentato in tutti i modi di trattare, chiedendo una percentuale che per loro è il costo delle bollette telefoniche, ma ci è stata offerta una cifra al ribasso. A quel punto accettarla avrebbe creato un precedente nel mercato delle contrattazioni anche per il futuro, tenendo i livelli dei compensi degli artisti molto bassi. O mangi la minestra o salti dalla finestra? Siamo saltati dalla finestra”

Le parole di Neri Marcorè e Elio Germano

Neri Marcorè ed Elio Germano, che fanno parte dell’Agenzia che ha portato in tribunale Netflix, hanno commentato la decisione in questione. Il primo ha spiegato che “Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi”. Elio Germano ha aggiunto: “Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive”