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Recensione – Il Racconto Dei Racconti: la fiaba ambiziosa di Matteo Garrone

Recensione Il Racconto Dei Racconti di Matteo Garrone

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il Racconto Dei Racconti – Tale Of Tales
Genere: Fantasy
Anno: 2015
Durata: 134 min
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso
Cast: Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Toby Jones, Bebe Cave, Massimo Ceccherini, Alba Rohrwacher, Vincent Cassel, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Stacy Martin
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Marco Spoletini
Colonna Sonora: Alexandre Desplat
Paese di produzione: Italia

Per molti anni, il regista Matteo Garrone ha sempre trattato delle storie drammatiche inserito in un contesto profondamente reale. Per la prima volta, con “Il Racconto dei Racconti“, il cineasta decide di entrare nel fantasy, adattando la celebre raccolta “Lo Cunto De Li Cuntidi Giambattista Basile per realizzare il primo kolossal italiano legato al genere dai tempi dell’uscita di “Pinocchio” di Roberto Benigni.

La trama di Il Racconto Dei Racconti, diretto da Matteo Garrone

Prima di proseguire con la recensione di Il racconto dei racconti, il kolossal di Matteo Garrone, vale la pena introdurre brevemente la trama del film. Di seguito, la sinossi ufficialeTre storie fantastiche si intrecciano in questa trasposizione cinematografica antologica. La regina, La pulce e Le due vecchie sono i titoli dei rispettivi tre episodi, che narrano gli eventi dei reali di Selvascura, Roccaforte ed Altomonte. Il primo mostra una regina che decide di nutrirsi del cuore di un drago pur di partorire un figlio, la seconda mostra un re che decide di accudire una pulce gigante a discapito della sua stessa figlia, mentre il terzo mostra una vecchia che viene confusa per una giovane fanciulla da un re e decide di approfittare delle avances per sentirsi di nuovo giovane.”

Il Racconto Dei Racconti di Matteo Garrone: la recensione

La recensione di Il Racconto Dei Racconti

Il cambio di registro di Garrone potrebbe straniare, dal momento che il regista esordisce attraverso la lingua anglosassone: pur essendo un film prodotto in Italia, gli attori scelti sono internazionali con un cast di prim’ordine. Per tale scelta c’è chi ha creduto che il regista volesse cercare di attenuare l’opera in modo da creare un successo economico per tutta la famiglia, ma non è così, perché il film non si risparmia di avere delle scene molto crude e macabre. La percezione della carne e il dolore nei colpi inflitti dai personaggi sembra quasi penetrare lo spettatore, anche nelle scene che dovrebbero essere spettacolari, come la sequenza della caccia al drago, in cui il respiro della creatura entra in sintonia con il respiro di paura del cacciatore.

La crudezza delle scene non è gratuita, ma è utilizzata per tornare agli spiriti più tradizionali della fiaba, da sempre simbolo di eventi che ritraggono emozioni umane nel modo più diretto, per raccontare ai più giovani le paure e le impulsività della vita. Tale violenza entra in contrasto con le scene più dolci, in cui le inquadrature ritraggono i personaggi al centro di quadri pittorici che sembrano provenire da atmosfere di un mondo lontano dal tempo, attraverso scenografie perfette ed effetti speciali che non hanno nulla da invidiare ad un blockbuster americano. Il cast scelto da Garrone risulta essere estremamente convincente, specialmente nelle performance di Salma Hayek, Hayley Carmichael e Toby Jones.

Le forme dell’ossessione

Matteo Garrone torna a scavare all’interno dell’animo umano per mostrare le numerose caratteristiche dell’ossessione umana: tutti quanti noi affrontiamo delle fasi in cui arriviamo a dover accettare un nuovo passo della vita che per ogni essere umano è impossibile da evitare. Tuttavia, pur essendo una fase normale della vita, non è altrettanto normale per gli altri riuscire ad accettarla. L’autore è straordinario nell’accarezzare con sensibilità la ricerca degli umani, presentando quest’ultima come una cosa delicata (la pulce) o una cosa epica (il drago), per poi sfociare in una profonda punizione che riporta i personaggi alla realtà, creando un vero e proprio calvario.

Recensione del fantasy di Matteo Garrone: Il Racconto Dei Racconti

Nonostante i personaggi, abitanti dello stesso mondo, provengano da delle storie a sé stanti per non incontrarsi quasi mai, sono tutti accomunati da un’ossessione che li consuma lentamente: la regina di Selvascura è così ossessionata dal desiderio di essere madre che non permette a nessun’altra persona di avvicinarsi a suo figlio ormai cresciuto, non accettando l’idea che il principe debba formarsi per affrontare il mondo, imparando a costruirsi una vita propria. Dall’altra parte, il re di Altomonte vuole rimanere rinchiuso nella sua stanza per poter fare i suoi studi sulle creature più bizzarre, ma allo stesso tempo non ha alcuna intenzione di lasciare che sua figlia sposi qualcuno e non è capace di prendere decisioni da solo se non seguendo leggi scritte da qualcun altro per lui, lasciandosi guidare dalla sola parola prevista dalla legge e dall’onore. Dall’altra parte una donna è ormai diventata vecchia ed è ossessionata dal rivivere le emozioni della giovinezza, tanto da mentire a chiunque e al rinnegare la sua stessa sorella.

In tutte queste storie i personaggi cadono con le loro stesse mani, non solo perché non accettano il cambiamento (il re) e non accettano di poter lasciare andare qualcuno (la regina), ma non accettano neppure di non poter più accedere ad una bellezza ormai perduta (la vecchia). L’inseguimento delle loro anime è struggente, ma Garrone evidenzia sempre di più i loro comportamenti masochisti fino a fare aprire gli occhi agli spettatori per mettere in luce un inseguimento destinato a diventare patetico, non solo per il dolore autoinflitto da loro, ma soprattutto per quello che causano agli altri a causa del proprio egoismo: le vittime di questi vizi umani sono infatti delle anime costrette a fuggire da una cattiveria gratuita, a volte rimboccandosi le maniche per riuscire a scappare, a volte fallendo ed ottenendo ancora più dolore. “Il Racconto Dei Racconti” non è soltanto un’operazione italiana coraggiosa ed ambiziosa, ma è anche una denuncia all’egoismo umano che però parte sempre dal dolore, facendo interrogare gli spettatori su come questo dolore possa essere estirpato dal principio, perché questo fanno le fiabe: fanno male ma allo stesso tempo arricchiscono… e con questo lungometraggio la fiaba italiana torna finalmente in vita.

Voto:
4/5
Andrea Boggione
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Riccardo Marchese
3.5/5
Alessio Minorenti
4/5
Paola Perri
3/5
Vittorio Pigini
4/5
Giovanni Urgnani
2.5/5