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Il gusto delle cose/Il pranzo di Babette: le similitudini e le differenze tra i due film

Nell’articolo tutte le differenze e le similitudini tra “Il gusto delle cose” e “Il pranzo di Babette”.
Le similitudini e le differenze tra Il pranzo di Babette e Il gusto delle cose

Nelle sale cinematografiche italiane è pronto ad essere distribuito Il gusto delle cose, pellicola presentata in anteprima alla diciottesima edizione del Festival del Cinema di Roma (qui trovate la recensione), diretta da Tran Anh Hung. Ma quali sono le differenze e le similitudini con Il pranzo di Babette di Gabriel Axel? Di seguito l’approfondimento a riguardo.

Il gusto delle cose/Il pranzo di Babette, le differenze tra i due film

Nonostante possa apparire scontato, è doveroso partire dalla differenza più lampante: la distanza temporale che separa la produzione delle sue pellicole; non è mai banale constatare l’enorme diversità del modo di fare cinema nell’arco di quarant’anni, poiché i contesti non rimangono sempre gli stessi, così come i linguaggi. Premesso ciò, il primo aspetto da approfondire a specchio è lo stile: vi è sicuramente un contrasto nell’utilizzo della macchina da presa e nella costruzione della messa in scena; il cineasta francese, di origini vietnamita, Tran Anh Hung, ne Il gusto delle cose, pone come condizione di partenza lo sfoggio di una tecnica sopraffina e un’estetica ricercata, l’utilizzo dei long take permette allo spettatore di sentirsi parte della cucina di Monsieur Dodin Bouffant, interpretato da Benoît Magimel, non perdendosi nemmeno un movimento e soprattutto illudendosi di muoversi continuamente.

Per quanto riguarda Il pranzo di Babette, il regista danese Gabriel Axel non ricorre al manierismo per mettere in scena le situazioni o per veicolare significati, mantenendo un profilo più asciutto ed essenziale, una sorta d’identità “televisiva”. Proseguendo indirettamente il discorso della forma, il lungometraggio francese con protagonista Juliette Binoche si concentra maniacalmente sull’azione di preparare i piatti: minuti e minuti interamente occupati a mostrare la messa a punto di ogni portata, valorizzando la fisicità e la “carnalità” dei gesti, siccome il cibo è nutrimento per il corpo, è materia; perciò, risulta essenziale catturare ogni singolo passaggio.

Le similitudini e le differenze tra Il pranzo di Babette e Il gusto delle cose

Dall’altra parte invece, tutto si gioca al tavolo dei commensali, il focus non è la preparazione del pranzo, ma il suo consumo e l’effetto che ne scaturisce, trasformando il cibo nell’elemento di diversità capace di abbattere le barriere della paura, portando inoltre pace e serenità all’interno di un microcosmo ormai a rischio sgretolamento; si alternano numerosi primi piani nel momento dell’assaggio, indugiando sulle espressioni dei personaggi, che con fatica trattengono la loro soddisfazione ed il loro gusto, cercando di autolimitarsi per il timore stesso della gioia del vivere.

Infine, i due lungometraggi prendono strade separate nella tematica da sviluppare: Il pranzo di Babette, oltre alla già citata questione della diversità, si caratterizza per una tonalità sempre più velatamente malinconica, man mano ci si avvicina al finale; le due sorelle protagoniste celano dentro di loro un forte senso di rimpianto e rimorso per non essere mai riuscite a vivere la loro vita, schiacciate ed oppresse dalla mentalità patriarcale, mischiata al fondamentalismo religioso, perciò l’atto d’amore di Babette assume un connotato lenitivo, in grado di appacificare l’animo.

Per quanto riguarda Il gusto delle cose, il racconto romantico lascia spazio al processo di elaborazione del lutto, tortuoso e pungente come se si camminasse dentro ad un cespuglio di rovi, ma la possibilità di ricominciare si presenta grazie alle nuove generazioni, pronte a raccogliere il testimone di chi se n’è appena andato, la figura del maestro/istruttore si mescola poco a poco con quella del genitore, cogliendo una nuova opportunità presentata dal destino, che fino a poco tempo prima sembrava aver negato per sempre.

Il gusto delle cose/Il pranzo di Babette, le similitudini tra i due film

Per approfondire i vari punti di contatto tra le due pellicole, non si può non partire dal vero e proprio protagonista non dichiarato: il cibo; in entrambe le realtà cinematografiche l’atto di cucinare diventa un espediente per trasmettere amore e riguardo nei confronti delle persone vicine, la preparazione di un pasto diventa il modo migliore per manifestare l’importanza e il prendersi cura degli altri, offrendo il meglio di se stessi senza chiedere nulla in cambio, la migliore ricompensa infatti, è la soddisfazione di chi quel pasto lo ha appena consumato con gusto, con piacere, appagato da ciò che gli è stato servito sulla tavola, sentendosi valorizzato e amato.

Seppur da un punto di vista oggettivamente diverso, la Nazione stessa della Francia fa da filo conduttore ai due lungometraggi: se nel caso del film di Tran Anh Hung si “gioca” in casa, dall’altra parte ricopre il ruolo di agente esterno, di ospite in terra straniera; ciò che non cambia è la manifestazione di ricchezza del patrimonio culturale del paese transalpino, sia in ambito culinario, con una tradizione immensa che la rende una delle cucine più importanti al mondo, insieme a quella italiana e giapponese, sia in ambito cinematografico, poiché la Francia è il luogo in cui la settima arte è nata, prima come mezzo tecnologico (cinematografo), poi come vera e propria forma d’arte, naturalmente con l’essenziale contributo di tutti gli altri territori.

Le similitudini e le differenze tra Il pranzo di Babette e Il gusto delle cose

Agganciando il discorso, forse il legame più importante sta proprio nella loro identità metacinematografica: i piatti cucinati non sono altro che metafora della realizzazione dei film stessi, ed il suo preparatore è quel regista che nel suo lavoro mette in atto tutto il suo ingegno e tutto il suo talento per garantire al pubblico il massimo godimento possibile; scrivere un film, girarlo, montarlo e distribuirlo è il modo in cui l’autore si prende cura degli altri, investe il suo tempo e la sua creatività per comunicare qualcosa, per assicurare un’esperienza ogni volta unica nel suo genere, mosso da quella passione irrefrenabile, ai limiti dell’ossessione, tipica dell’artista. Va aggiunto anche quanto il mangiare e il fluire di un prodotto audiovisivo acquistino ancora più valore se messi in pratica nel contesto di una collettività, la condivisione permette infatti, di amplificare l’esperienza, abbattendo la barriera invisibile che separa i singoli individui, permettendo di costruire così un solido ponte.