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Live Action Disney: la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

la classifica di tutti i live action Disney dal peggiore al migliore

Le operazioni nostalgia sono aumentate negli ultimi anni anche grazie ad un filone di successo lanciato dalla Disney: fare remake o sequel dei loro film d’animazione attraverso attori in carne ed ossa. Il pubblico che è cresciuto con i classici Disney ama tornare in sala a rivedere le stesse storie per poi farle conoscere ai loro figli, oppure semplicemente è un sogno ad occhi aperti vedere i cartoni animati che prendono vita, che diventano reali in un contesto live action che tuttavia non sempre è ammirato.

la classifica di tutti i live action Disney

La classifica di tutti i live action Disney

I live action Disney infatti hanno ricevuto accoglienze miste, tra elementi considerati troppo faciloni o capaci di spegnere la magia dell’animazione ed altri che invece hanno arricchito i classici originali grazie a soluzioni tecniche visive o narrative ingegnose. Ma quali sono i tentativi più riusciti, tenendo conto anche dei film originali in tecnica mista? Dopo la top di tutti i classici animati della Disney e quella di tutti i film Pixar, ed in occasione dell’uscita di “La Sirenetta”, ecco la classifica di tutti i live action Disney dal peggiore al migliore.

25) “Il Ritorno Di Mary Poppins” (2018) di Rob Marshall

Presentato come un sequel del classico Disney “Mary Poppins“, in realtà è semplicemente una copia del primo capitolo che, in larga parte, ripercorre gli stessi identici schemi. Nonostante il grande cast, tra cui soprattutto un’ottima Emily Blunt nel ruolo della protagonista, il film è profondamente sbilanciato nel ritmo, stereotipato senza alcuna analisi sociale presente nel film originale e diffusore persino di un messaggio aberrante nel finale. Tra tutti i sequel ed i remake proposti dalla Disney, questo è senza dubbio il peggiore.

24) “La Carica Dei 102: Un Nuovo Colpo Di Coda” di Kevin Lima

Il soggetto di base presenta degli espedienti pieni di forzature per cercare di far tornare Crudelia De Mon, interpretata da una sempre eccellente Glen Glose, con l’arrivo di nuovi protagonisti che non presentano il carisma di quelli precedenti. L’unico elemento che ci si ricorda del film è la trasformazione di Crudelia con il colpo del Big Bang, ma per il resto si tratta di un sequel realizzato senza una base solida che lo giustifichi.

23) “Alice Attraverso Lo Specchio” (2016) di James Bobin

Già non partire con la stessa forza registica del predecessore è un problema, ma le cose si complicano quando i personaggi della storia vengono completamente rovinati: il Cappellaio Matto è ridotto ad un dispensatore di body shaming e la regina Rossa perde tutta la sua reale cattiveria per cercare di giustificare i suoi genocidi passati. Il personaggio del Tempo, interpretato da Sacha Baron Cohen, sarebbe anche interessante se non si limitasse soltanto ad inseguire la protagonista per tutto il film.

22) Come Per Disincanto: E Vissero Infelici e Scontenti” (2022) di Adam Shankman

Il soggetto di vedere Giselle che è insoddisfatta della sua vita reale e comincia ad avere nostalgia dei suoi sogni principeschi di per sé è intrigante, ma la cosa non si sposa per nulla bene con l’idea di provare a creare il rischio che lei diventi cattiva, unendo due concetti diversi che non si amalgamano bene insieme e rendono tutta l’operazione un pasticcio.

21) “Mulan” (2020) di Niki Caro

L’ispirazione alle pellicole Wuxia non riesce ad essere centrata bene a causa di una regia non all’altezza, con rallenty troppo pervasivi e non inseriti nei giusti momenti. Il concetto fantasy presente nell’opera appaiono senza contesto. La strega Xianniang potrebbe rappresentare un ben contrasto con l’antagonista in quanto donna che decide di farsi strada con il terrore ed il potere, ma purtroppo il suo sviluppo appare troppo superficiale, ancora di più quando l’evoluzione di Mulan quasi non esiste.

20) “L’Apprendista Stregone” (2010) di Jon Turteltaub

Il film è tratto dall’omonimo spezzone di “Fantasia“, dal quale però prende vagamente ispirazione per fare una storia completamente diversa. Al di là delle ottime interpretazioni di Nicolas Cage e di Alfred Molina, l’opera appare stantia offrendo un fantasy con espedienti narrativi troppo velocizzati e dei personaggi non abbastanza approfonditi. Le magie degli stregoni provano ad intrattenere, ma la regia standard non riesce a valorizzarle.

19) “Maleficent” (2014) di Robert Stromberg

In questo film, Malefica tradisce completamente lo spirito della sua controparte originale, ma la cosa sarebbe anche perdonabile se il film, preso a sé, fosse bello: il problema è che quasi tutti i personaggi risultano essere piatti o antipatici e ci sono numerosi problemi narrativi con soluzioni per nulla credibili neppure in una fiaba (il re che affida la protezione di sua figlia a fate totalmente incapaci è solo uno dei tanti esempi). Le uniche cose di spicco del film è l’ottima scelta di casting sia per Angelina Jolie che per Elle Fanning e l’alchimia che c’è tra le due.

18) “Maleficent: Signora Del Male” (2019) di Joachim Rønning

Il sequel è superiore al suo predecessore perché tutti i buchi logici sono stati completamente eliminati, ma non c’è stato comunque abbastanza sforzo per scrivere una storia che potesse evitare di essere banale tramite dei risvolti di trama completamente scontati. Decisamente carismatico il villain interpretato da Michelle Pfeiffer che però è comunque frutto di una scrittura stereotipata.

17) “Il Re Leone” (2019) di Jon Favreau

Realizzare un remake shot for shot del film originale è di per sé una scelta molto discutibile, con scene musicali che non riescono a trovare forza a causa delle imposizioni del realismo scelte, attraverso leoni che si limitano a camminare tra le rocce mentre parlano, rinunciando a tutta la spettacolarità dell’animazione, nonostante gli ottimi effetti visivi. Il problema ancora più grande è che, per rendere tutto ancora più fotorealistico, gli animali non hanno quasi del tutto espressività facciale, rendendo tutte le loro reazioni identiche e togliendo forza a tutti i momenti iconici più grandi.

16) “La Bella E La Bestia” (2017) di Bill Condon

L’operazione è di per sé molto simile a quella di “Il Re Leone”, con il regista che presenta delle chiare difficoltà a ricreare gli stessi momenti pensati per l’animazione con i limiti della messinscena sul set. Le poche differenze con il live action non arricchiscono i personaggi del film, anzi, rischiano di complicare la semplicità di una storia iconica che in questo caso appare un semplice compitino che si limita, in larga parte, a copiare l’originale.

15) “La Sirenetta” (2023) di Rob Marshall

In quest’opera c’è una maggiore consapevolezza della differenza tra live action ed animazione, con il regista che riesce ad inquadrare i giusti contesti dal punto di vista visivo, ottenendo risultati visivi eccellenti come il canto in “In Fondo Al Mar” o le gag che riguardano Sebastian e Scuttle, molto più elastici nei movimenti rispetto agli animali precedentemente citati in Jon Favreau. Peccato che non ci sia altrettanto coraggio nella sceneggiatura, limitandosi a copiare gli eventi più importanti del cartone ed aggiungendo degli espedienti interessanti (come la paura nei confronti delle sirene) che mancano di approfondimento.

14) “Lilli E Il Vagabondo” (2019) di Charlie Bean 

Anche in questo caso l’espressività degli animali è molto più riconoscibile, con delle gag molto diverse rispetto al film originale per creare un’atmosfera canina davvero gradevole. C’è un miglioramento nel rapporto tra i personaggi, ma anche stavolta non si riesce a trovare il giusto equilibrio tra i cambiamenti ed il legame con il film originale (le canzoni improvvise non funzionano per esempio in un contesto live action) e non si capisce nemmeno il perché di questa scelta dal momento che il classico animato non è un capolavoro.

13) “La Meravigliosa Favola Di Biancaneve” (1970) di Ertem Göreç

Pur essendo l’unico lungometraggio non prodotto dalla Disney, si tratta del primo remake in assoluto di un suo classico. Di quest’opera è molto apprezzabile l’approfondimento dei rapporti tra personaggi, specialmente le scene che riguardano il passato di Biancaneve ed il suo rapporto con la regina Grimilde, qui resa ancora più spietata dell’opera originale. Il difetto principale è la messinscena, molto povera e decisamente inferiore a tutti i remake menzionati prima, ma la gestione del progetto e la scrittura in generale presentano molta più consapevolezza.

12) “Mowgli: Il Libro Della Giungla” (1994) di Stephen Sommers

Il primo remake in assoluto prodotto dalla Disney ed ispirato anche al romanzo originale, presenta un Mowgli molto più adulto rispetto alla controparte animata. Il film sa essere un’opera d’intrattenimento davvero gradevole, con scene ben dirette (si pensi al combattimento contro Kaa) attraverso animatronics ed addestramenti di animali veri. Al di là del divertimento di vedere un Mowgli selvaggio interagire con gli umani, il film non presenta particolari approfondimenti.

11) “La Carica Dei 101: Questa Volta La Magia È Vera” (1996) di Stephen Herek

Poiché gli animali non parlano come nel film animato, il film trova degli espedienti intelligenti per farli apparire simpatici agli spettatori, ma soprattutto approfondisce le dinamiche tra personaggi umani dando più spazio ai loro rapporti, come quello tra Anita e Crudelia De Mon, la quale presenta probabilmente la scelta di casting più azzeccata di sempre per un villain grazie ad un eccezionale Glen Glose. Nonostante l’intelligenza della struttura, la storia del classico Disney, già di per sé non particolarmente profondo, rimane comunque una cosa semplice fatta giusto per passare del tempo in modo spensierato.

10) “Peter Pan & Wendy” (2023) di David Lowery

Il film presenta degli elementi interessanti, a cominciare dalla paura di Wendy di trovare la propria strada da sola nella vita per cercare un nuovo percorso, un dilemma che accompagna molti ragazzi d’oggi. La parte più riuscita però è Capitan Uncino, non soltanto per l’eccezionale interpretazione di Jude Law, ma soprattutto per la sua interessante simbologia sulla rabbia di un adulto avvolto dal male per aver perso l’infanzia, non accettando né il passato e né il futuro. Il ritmo molto lento nella parte centrale ed una gestione superficiale di Peter Pan e dei bimbi sperduti crea molto problemi all’opera che però, in linea di massima, tira fuori un risultato non disprezzabile.

9) “Il Drago Invisibile” (2016) di David Lowery

Rispetto al già citato film dello stesso regista, questo remake presenta una struttura molto più compatta, creando una bella avventura che mostra un contrasto tra il sogno di un bambino, rappresentato da un drago, ed il cinismo degli adulti che invece cercano di distruggerlo. Elliott, con la sua incredibile realizzazione tecnica, è probabilmente uno dei draghi più adorabili che si siano mai visti sul grande schermo.

8) “Alice In Wonderland” (2010) di Tim Burton

Nonostante una superficialità nella gestione dei personaggi, il film presenta comunque dei temi molto interessanti: la regina Rossa per esempio è impressionante nella sua cattiveria ed esprime la totale incapacità di rapportarsi agli altri nonostante la paradossale paura di non essere amata, così come alcune scene con il Cappellaio Matto sanno essere intense per la tragedia della sua lunaticità dovuta alla distruzione del reame. Per quanto la stessa Alice sarebbe dovuta essere approfondita meglio nonostante l’ottimo inizio, nel film si respira comunque l’aria di epicità grazie alla straordinaria regia di Tim Burton.

7) “Crudelia” (2021) di Craig Gillespie

Crudelia è il secondo villain ad essere reso protagonista, tradendo di nuovo lo spirito del personaggio come lo aveva fatto già “Maleficent”, con la differenza che però stavolta si parla di un bel film: il tormento tra la bontà del personaggio ed il suo desiderio di essere “scorretta” appare intrigante e la regia presenta dei guizzi molto gradevoli, accompagnati da un montaggio molto rock che fa uso anche di un’eccezionale colonna sonora. Anche se molto derivativo, il risultato finale è davvero divertente.

6) “Pinocchio” (2022) di Robert Zemeckis

La freccia più forte presente nell’arco di questo live action è la simbologia di Pinocchio completamente trasformata, qui reso un personaggio triste perché diverso dagli altri bambini ma che, diversamente dagli altri personaggi, riesce a vedere la stranezza di un mondo molto più sbagliato di lui. Anche se il film a volte soffre nel seguire per forza l’opera originale ed ha dei momenti in cgi non sempre all’altezza, i tocchi narrativi di Zemeckis, come l’inserimento degli artisti sfruttati che riescono a comincare solamente tramite l’arte, rendono quest’opera non perfetta, ma sicuramente una delle più coraggiose tra i live action Disney, specialmente nell’audace finale.

5) “Aladdin” (2019) di Guy Ritchie

Diversamente dagli altri remake del rinascimento, questo sa essere fedele al film animato senza risultare una copia carbone grazie a delle interessanti aggiunte, tra cui la caratterizzazione di una Jasmine che qui viene resa emblema della forza femminista non valorizzata dalle tradizioni e che trova riscatto. La ricerca continua dell’umanità da parte del Genio, accompagnato dalla grande interpretazione di Will Smith, rende il personaggio un’ottima alternativa alla sua controparte animata, così come Aladdin viene continuamente messo alla prova con la sua ricerca in sé stesso. Tra tutti i remake dei classici del rinascimento Disney, questo è l’unico che riesce a trovare davvero il giusto equilibrio.

4) “Cenerentola” (2015) di Kenneth Branagh

L’influenza shakespeariana di Branagh arricchisce la storia di Cenerentola, che qui diventa simbolo della bontà completamente martoriata e messa alla prova, di fronte ad una matrigna che invece si è arresa dopo le tante delusioni della vita e che sfoga contro le generazioni estreanee alla propria casa. Il film di Branagh fa riscoprire la bellezza degli ideali, qui rappresentati attraverso l’espediente della fiaba con degli elementi davvero ben gestiti nell’impianto visivo.

3) “Dumbo” di Tim Burton (2019)

A differenza del paese delle meraviglie, il mondo di Dumbo riesce ad entrare molto di più nelle grazie di Burton, che dà vita all’importanza della stranezza, la quale diventa il punto di forza delle persone, unendo il tutto ad un ottimo messaggio ambientalista senza essere pretestuoso. Ancora più incredibile è non soltanto lo spazio che viene dato alla ricerca di personaggi che vogliono fuggire dalle loro paure, rappresentate da un lutto o dallo sfruttamento, ma è soprattutto la forte critica che Tim muove contro la Disney, rappresentata dal capitalismo del villain Vandevere, in una bellissima rappresentazione del cinema indipendente rapportato con il cinema commerciale.

2) “Ritorno Al Bosco Dei Cento Acri” (2018) di Marc Foster

Winnie The Pooh è sempre stato un personaggio riservato esclusivamente ai bambini, per questo l’idea di espandere il target trovando un ponte tra due generazioni diverse è un bellissimo modo per riflettere sull’effetto nostalgia stesso. I viaggi nel subconscio di Christopher Robin sono uno splendido recupero dell’infanzia, confrontando il ritrovamento del sogno contro la denuncia dell’alienazione del progresso e del mondo del lavoro, in cui l’immaginazione diventa un modo per convivere con il grigiore della realtà che ci circonda. Le creature del bosco dei Cento Acri, oltre ad essere tecnicamente pregevoli, riescono nel loro obiettivo di essere adorabili e dolci, con ognuno che rappresenta una personalità del protagonista.

1) “Il Libro Della Giungla” (2016) di Jon Favreau

La grandezza del kolossal hollywoodiano ritrova il suo grande trionfo attraverso una monumentale messinscena che dimostra di cosa è ormai capace il cinema: Jon Favreau raccoglie l’eredità di James Cameron creando un intero mondo a cui da vita, profondamente realistico e credibile ma non per questo privo di anima, con personaggi che sono profondamente espressivi anche con un semplice battito di ciglia. Ma al di là dell’immensa spettacolarità che continua a sviluppare la grandezza delle tecniche, il film appare potente anche per i suoi messaggi politici, riflettendo sull’integrazione che può essere attuata anche senza perdere la propria identità, differenziando ciò dall’omologazione e dalle tradizioni che definiscono ciò che si è fin dalla nascita. “Il Libro Della Giungla” non soltanto il miglior live action della Disney, ma anche uno dei migliori remake mai realizzati nel cinema in generale.