I migliori vincitori all’Oscar per il Miglior Film negli ultimi 10 anni

Articolo pubblicato il 1 Febbraio 2023 da Bruno Santini

Come ogni stagione dei premi Oscar che si rispetti, non possono certo mancare tanto i fan affezionati che non vedono l’ora arrivi la Grande Notte del 13 marzo, quanto gli irriducibili detrattori che non perdono occasione per screditare quelli che vengono considerati dai più i premi cinematografici più importanti.

Oltre che per il tifo/scontro verso i propri candidati del cuore, le critiche più ricorrenti mosse contro l’Academy riguardano prevalentemente la decisione di premiare determinati film più per fattori “politici”, non considerando il cosiddetto “merito” della pellicola. Ma sarà davvero così?

I Miglior Film che hanno vinto un Oscar negli ultimi 10 anni

È infatti vero che i premi Oscar hanno da sempre goduto di un determinato prestigio e spessore che si svincola dalle sottili dinamiche della “meritocrazia artistica” (termine poi che meriterebbe un estenuante trattazione a parte) riuscendo, nonostante le critiche, a mantenere il suo livello di importanza nella Settima Arte anche dopo 95 edizioni. Ciononostante, anche negli ultimi anni le pellicole che sono riuscite a vincere il premio più prestigioso di Miglior Film, godono di una determinata levatura tecnica ed artistica che – in molti casi – hanno determinato un’acclamazione pressoché totale di critica e pubblico. Di seguito i migliori 5 film che negli ultimi 10 anni sono riusciti a vincere il prestigioso riconoscimento di Miglior Film agli Oscar.

Il Caso Spotlight, di Tom McCarthy – 2015

Dopo aver raccolto un alto gradimento di critica nel campo indipendente per i suoi primi 3 lavori, il regista e sceneggiatore statunitense Tom McCarthy era chiamato a riprendersi dopo lo scarso successo per “Mr Cobbler e la bottega magica” del 2014. Riscatto ampiamente completato l’anno seguente con il film d’inchiesta “Il caso Spotlight”, che riprende le vicende dell’indagine Premio Pulitzer che accese una pericolosa luce sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica.

 

Un film scandalistico necessario che è riuscito a portare a casa la statuetta di Miglior Film oltre a quella per la Migliore Sceneggiatura Originale ed altre 4 nominations, messo in scena da McCarthy con un piglio deciso e coinvolgente e che gode – oltre che di un gran ritmo per l’investigazione – anche di un cast corale stellare che comprende (tra gli altri) anche Rachel McAdams e Mark Ruffalo (entrambi candidati), ma anche Michael Keaton e John Slattery.

 

Moonlight, di Barry Jenkins – 2016

Tra i migliori film che hanno vinto l’Oscar come miglior film negli ultimi 10 anni c’è Moonlight di Barry Jenkins. Al suo secondo lungometraggio, il regista statunitense racconta il difficile viaggio dall’infanzia all’età adulta di Chiron e conquista la critica con questo sofferto coming-of-age indipendente diretto a vincere ben 3 premi Oscar (oltre a Miglior Film, anche Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Attore non Protagonista per Mahershala Ali) sulle 8 candidature ottenute.


Poggiandosi su un delicato racconto sull’abbandono, sull’identità, sul bullismo e sui rapporti umani, in “Moonlight” Jenkins ingabbia anche cromaticamente il suo protagonista (uno e trino per via dei 3 attori che presteranno il volto) nella sua natura, mentre le sbarre intorno a lui continuano a stringersi ma senza abbandonarlo e dandogli la forza giusta per continuare a lottare in una bella sceneggiatura, esaltata appunto dalle sentite prove attoriali e mettendo il tutto in scena con un’elegante mano registica che regala anche più di qualche squarcio di una luce tutta sua. Primo film a tematica LGBT ad ottenere il prestigioso riconoscimento, nonché con un cast totalmente composto da attori afroamericani.

Birdman – o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza), di Alejandro González Iñárritu – 2014

Dopo aver piano piano costruito il proprio nome all’interno dell’Academy, nel 2015 Iñarritu diventa il secondo regista messicano a vincere il premio per il Miglior Regista dopo quello di Alfonso Cuaron l’anno prima, e il primo a vincerlo per due anni consecutivi grazie al successivo “Revenant – Redivivo”. Ma l’anno è anche quello della sua prima (ed al momento unica) vittoria per il Miglior Film con “Birdman”, oltre alle statuette per Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Fotografia su 9 nominations.

 

Una spassosa e feroce commedia surreale sul valore del successo e sulla critica all’ipocrisia nel mondo dello spettacolo, che ferisce sagacemente tanto il critico quanto lo spettatore, dichiarando sincero amore verso le stesse forme dello spettacolo che riescono a diffondere sana e necessaria magia. Nell’imprevedibile virtù dell’ignoranza, Iñárritu offre uno stile a dir poco fluido grazie allo spaziale uso del falso piano-sequenza, che non concede di staccare l’occhio dallo schermo e dagli splendidi personaggi, interpretati da un cast sontuoso (Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone su tutti) che sganciano dialoghi brillanti con mirabile naturalezza.

 

La forma dell’acqua, di Guillermo Del Toro – 2017

Tra i migliori film che hanno vinto l’Oscar come miglior film negli ultimi 10 anni c’è il decimo lungometraggio di Guillermo Del Toro, “La forma dell’acqua” del 2017 rappresenta la consacrazione definitiva soprattutto a livello di critica e riconoscimenti per il regista messicano, grazie alle vittorie ai premi Oscar per il Miglior Film e il Miglior Regista, oltre alle statuette conquistate per la toccante Miglior Colonna Sonora di Alexandre Desplat e la favolosa Miglior Scenografia di Paul D. Austerberry.


Ispirandosi alla fiaba de “La bella e la Bestia” ed omaggiando il cinema a lui più caro con “Il mostro della laguna nera” del 1954 diretto da Jack Arnold, Del Toro realizza una delicata e passionale storia d’amore tra un’eroina muta – inserviente in un laboratorio governativo – ed una divinità dalle sembianze anfibie ambientata durante la Guerra Fredda, abbattendo ogni barriera sociale, elevando ad eroi del racconto le minoranze e gli emarginati, e continuando a descrivere acidamente gli spietati mostri del potere politico-istituzionale. Una visione spietatamente romantica e delicata che non disdegna minimamente la tensione del film di spionaggio, regalando grande cinema anche grazie al citazionismo ed attraverso una messa in scena magniloquente tanto nell’originalità visiva quanto nella perizia tecnica.

 

Parasite, di Bong Joon-ho – 2019

Riscrivendo la storia del cinema alla 92a edizione dei premi Oscar, il potente e feroce manifesto sociale del regista coreano porta a casa 4 statuette sulle 6 nomination (tra cui quelle per il Miglior Regista e la Miglior Sceneggiatura Originale), ma soprattutto conquista, oltre al premio per il Miglior Film Internazionale, anche quello “assoluto” di Miglior Film, stabilendo un vero e proprio record in quanto riconoscimento mai aggiudicato fino a quel momento ad un lungometraggio non in lingua inglese.


Una sceneggiatura quella di “Parasite“, scritta dello stesso Bong Joon-ho, a dir poco perfetta sia nel caratterizzare una spietata lotta sociale e classista (non relegata al solo panorama coreano), sia nel costruire un ingegnoso gioco di specchi ed inganni, che truffa lo spettatore nel mutare repentinamente con impressionante facilità dal registro spassoso della commedia al tenebroso thriller con un inatteso din-don. Il sarcasmo tanto crudele quanto esilarante e i grandi colpi di scena vengono accompagnati dall’esaltante montaggio che lascia senza respiro, mutevole nel cambio di passo così come la fotografia che si adatta perfettamente agli interni, mentre le stoccate di violino della colonna sonora muovono i fili di un magnetico cast, non solo per il camaleontico Song Kang-ho.