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Doctor Strange nel Multiverso della Follia: un viaggio tra nuove dimensioni

Finalmente è giunto il momento di parlare di uno dei film più attesi dell’anno, soprattutto di casa Marvel dopo l’enorme successo di critica e pubblico di “Spider-Man: No Way Home” lo scorso Dicembre: “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” diretto da Sam Raimi è da oggi disponibile sul grande schermo nelle sale italiane. Questa nuova avventura del Dr. Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), in un viaggio che intraprende attraverso il multiverso, si preannuncia ancor più interessante, coinvolgente e spettacolare della precedente. Il primo film, l’introduzione del personaggio, fu all’epoca un successo: Scott Derrickson, il regista, diede vita ad un film straordinario che riuscì ad incantare il pubblico. Le successive apparizioni di Strange nei vari “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame” hanno confermato le sue potenzialità rendendolo a tutti gli effetti uno dei personaggi principali della nota saga supereroistica. La parentesi “No Way Home” sicuramente lo ha, invece, “danneggiato”, o meglio, è stato portato sulla scena un Doctor Strange diverso dalle versioni precedenti con una sorta di involuzione. Tralasciando la versione nell’episodio della serie tv “What If…?”, in questo sequel si torna ad ammirare un protagonista in splendida forma che si ritrova a lottare con tutte quelle serie di scelte intraprese nel corso della saga. Questa volta, però, oltre ai capitoli precedenti, entrano in gioco anche i prodotti televisivi dei Marvel Studios. In particolar modo, prima della visone, bisogna essere a conoscenza degli eventi narrati sia in “WandaVision” sia nella già citata “What If…?”, ma anche in “Loki”, tre serie tv che al loro interno raccontano e/o si collegano con elementi fondamentali e importanti della pellicola.

“Tutte le notti faccio lo stesso sogno... e li l’incubo ha inizio.”

Sam Raimi, il regista selezionato dopo l’addio di Derrickson, si è rivelata una scelta vincente, ma la mossa ancor più decisiva è stata quella di permettergli di fare davvero tutto quello che voleva con il materiale a disposizione. Il risultato? Un film in pieno stile Raimi visivamente e tecnicamente eccezionale con continui rimandi al suo cinema. “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” è la prima pellicola del Mcu che si può considerare “horror” e Kevin Feige non poteva che selezionare un cineasta migliore. Il regista lungo la sua carriera, che sembrava finita da tempo, ha realizzato una serie di film spaventosi, ma non terrificanti, optando per una creazione della suspense, con qualche jump scare, più avvicinabile al grottesco. Esattamente quello su cui Raimi punta anche in questo film, un mix perfetto tra horror e fantasy attraverso la storia del supereroe a cui più si addice lo stile unico ed inimitabile di un autore del suo calibro. Inoltre gli effetti della presenza di un regista del genere si riflettono anche sul protagonista stesso: il pubblico, infatti, si ritrova di fronte ad un Dr. Strange più “umanizzato”, il quale deve prendere delle decisioni riguardanti la sua vita privata affrontando una serie di problematiche legate al suo passato, presente e futuro. Raimi già nella sua trilogia legata alle gesta dell’Uomo Ragno, oltre all’ascesa e crescita dell’eroe, ha sempre messo in gioco l’umanità di tutti i suoi personaggi, anche questa volta il procedimento è lo stesso e si rivela vincente senza raggiungere, però, il valore di un capolavoro del genere supereroistico come ad esempio “Spider-Man 2”.

I problemi, infatti, non mancano, su tutti la questione legata al multiverso: in questo film è naturalmente presente, come ricorda il titolo, ma all’interno della narrazione viene messa in gioco un’ennesima nuova versione, ma anche una spiegazione di come funziona e di come può essere utilizzato. Dopo anni di un progetto costruito su delle fondamenta chiare e ben definite che giocano e si sviluppano sulla chiarezza di trama, background, stile e possibilità di proseguire con seguiti e nuovi capitoli, sembra proprio che la questione legata al multiverso sia forse troppo complessa da utilizzare. Impossibile anche non citare il personaggio di America Chavez (Xochitl Gomez), qui presentato con un background molto contenuto nonostante il peso che ha all’interno della pellicola. Da una co-protagonista il pubblico non può che aspettarsi di più, soprattutto quella gran fetta di spettatori che non conosce i fumetti e che si reca in sala giusto per il grande evento del mese o dell’anno. Infine, molti dettagli della trama sembrano troppo forzati, probabilmente nelle sole due ore di durata e con tutta questa carne al fuoco non è stato semplice riuscire ad inserire tutto, ma il film in più di qualche sequenza pare soffrire di qualche mancanza evidente.

ATTENZIONE DA QUI IN AVANTI TROVATE LA PARTE SPOILER!

In questa parte spoiler non si può non cominciare citando la sequenza degli “Illuminati”, questo gruppo di supereroi alternativi che si ritrova davanti il Doctor Strange di Terra 616 (quella della saga principale). C’è Karl Mordo (Chiwetel Ejiofor), una versione di Captain Marvel (Lashana Lynch), l’Agente Carter in versione Captain America già vista nella serie “What If…?” (Hayley Atwell), Black Bolt il leader degli Inumani (Anson Mount), il cameo annunciato già nel trailer del Professor Xavier (Patrick Stewart) e, a grande sorpresa, la prima apparizione del Dr. Reed Richard/Mr. Fantastic (John Krasinski). Insomma una serie di personaggi in parte prevedibili che mostrano quanto la Marvel abbia un universo immenso di personaggi ancora da esplorare fino in fondo. Ovviamente la fine che fanno questi eroi lascia il pubblico stupefatto, la capacità di Raimi di sfruttare l’enorme potenzialità di Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) è grandiosa e ricorda in tutto per tutto alcuni dei capisaldi della sua filmografia come “La Casa” e “L’Armata delle Tenebre”. Non mancano anche diverse versioni del protagonista, ad esempio la prima si rivela essere poi il cadavere che Strange risveglia e utilizza nello scontro con Wanda, ma anche di Christine (Rachel McAdams), personaggio fondamentale all’interno della storia, soprattutto, nel rapporto con lo stesso Stephen.

Tutta la storia si sviluppa in relazione agli eventi narrati principalmente nelle serie televisive, tanti sono i riferimenti e altrettanti sono i decisivi collegamenti. “WandaVision” come già sottolineato è fondamentale per comprendere appieno le scelte di Wanda e di come sia arrivata ad ottenere il Dark Hold, il quale ha provocato la nascita di Scarlet Witch. La creazione di demoni alla ricerca dell’ingenua America Chavez, la serie di scontri brutali, come quelli a Kamar-Taj oppure contro gli stessi Illuminati, sottolineano i toni del film e mostrano le incredibili capacità di un’attrice come la Olsen, la quale da vita forse alla sua miglior performance sul grande schermo. Basti citare la sola sequenza in cui cerca e riesce a possedere la sua versione dell’universo alternativo dove si trova la giovane Chavez oppure lo stesso finale in cui si ritrova di fronte ai suoi figli, Billy e Tommy Maximoff (Julian Hilliard e Jett Klyne), rendendosi conto di aver perso completamente la testa in balia di un dolore, di una mancanza e di una sofferenza già esplorata nella serie a lei dedicata e qui approfondita.

Infine abbiamo le due scene post-credit: la prima riguarda il protagonista Dr. Strange che dopo il finale in cui si scopre la presenza del terzo occhio, denominato anche occhio di Agamotto, si imbatte in Clea (Charlize Theron), la nipote di Dormammu, la quale preleva Strange per quanto successo nello scontro tra lui e Wanda. Mentre la seconda è molto più divertente e spassosa poiché mostra il personaggio di Bruce Campbell che smette finalmente di prendersi a pugni da solo, dopo un maleficio dell’eroe Marvel, e rivolgendosi in camera sfondando la quarta parete afferma: “E’ finita!”.

“Tu infrangi le regole e diventi un eroe, lo faccio io e divento il nemico, non mi sembra giusto.”

Insomma “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” è l’ennesimo buon cinecomic di casa Marvel e facente parte del grande universo cinematografico giunto oramai nel pieno della cosiddetta Fase 4. Si tratta del ventottesimo film del Marvel Cinematic Universe, un film in cui non manca lo stile unico dei prodotti precedenti che si mescola e si fonde alla perfezione con quello del suo regista. Più azione, scontri e duelli graficamente e visivamente di altissimo livello, ma anche più violenza, non eccessiva ma funzionale ai toni della narrazione e di una storia con una messa in scena molto più cruda e marcata, rispetto a quanto visto finora in questo universo cinematografico. Questo film è un viaggio strepitoso all’interno del multiverso, ma l’obiettivo è quello di sconfiggere un nemico potente e che pare inarrestabile, se non attraverso la ricerca di quell’umanità che fa parte di ogni essere umano, anche se dotato di superpoteri.

Voto:
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Andrea Barone
4.5/5
Paola Perri
0/5
Giovanni Urgnani
4/5
Paolo Innocenti
4.5/5
Carlo Iarossi
4/5
Alessio Minorenti
3.5/5
0,0
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0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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