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Lo sport al cinema: la recensione di “Fuga per la vittoria” (1981)

Distribuito nelle sale americane il 31 luglio 1981 col titolo originale Victory, mentre nelle sale italiane il 17 ottobre del medesimo anno. Diretto da John Huston, scritto da Evan Jones e Yabo Yablonsky con la colonna sonora composta da Bill Conti. Il cast è composto da: Sylvester Stallone, Michael Caine, Max von Sydow, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles, Julian Curry, Tim Piggot-Smith, Carole Laure e Edson Arante do Nascimento alias “Pelè”. La pellicola è liberamente ispirata alla “partita della morte” svoltasi a Kiev il 9 agosto 1942 tra una squadra di ufficiali tedeschi e una squadra di calciatori ucraini.

Ognuno di noi ha almeno una volta nella vita sentito parlare della “tregua di natale” del 1914 in cui soldati tedeschi e anglofrancesi improvvisarono una partita di calcio in Belgio, nella zona di Ypres. Un evento storico che nel corso dei decenni si è tinto di mitologia e leggenda, consacrando lo sport come strumento di unione dei popoli e delle genti. Contestualizzando la vicenda nel secondo conflitto mondiale, la pellicola mette in scena anche questo aspetto: in una squadra ogni elemento è eguale all’altro, ognuno copre il suo ruolo formando un organismo unico senza distinzioni di etnia, grado o ceto sociale. Il maggiore Karl von Steiner, nella sequenza iconica della “bicicletta”, da vero appassionato celebra con una standing ovation il gesto tecnico di un vero fuoriclasse, abbattendo qualsiasi barriera ideologica e politica riuscendo a divertirsi per lo spettacolo regalato all’interno del rettangolo di gioco, quello spettacolo che i suoi superiori volevano trasformare nell’ennesimo atto di propaganda. Libera ciò che ha sempre tenuto nascosto, sopito dalla maschera del soldato nazista che ha dovuto indossare fino a quel momento, è l’unico del suo schieramento a non mostrare il “saluto romano” durante l’inno nazionale limitandosi al classico saluto militare.

Raccontando una semplice partita, si rappresenta la parabola di un regime dittatoriale: in un primo tempo la sua forza sembra schiacciare tutto e tutti, nulla pare impedire la sua affermazione, raggiunta con sistemi fraudolenti e criminosi come può essere vincere con l’aiuto della corruzione del direttore di gara; nasce spontanea la volontà di scappare via da quell’indegna manifestazione ma esiste un secondo tempo in cui la vera squadra prende le redini del gioco, spinta dai sani valori e dagli ideali retti. Una squadra in grado di trascinare con sé il proprio pubblico, carico di energia sugli spalti, una folla che scende in campo al fianco dei propri beniamini decisi a gridare a squarciagola la propria voglia di libertà, la voglia di pace in cui la “Marsigliese” diventa l’affermazione della propria identità svelando il lato migliore del patriottismo ossia la legittima difesa dei propri diritti fondamentali. Inoltre, la regia riesce in un’impresa tutt’altro che alla portata di tutti: rendere spettacolare la sequenza della partita. Sport come il calcio sono estremamente complicati da trasporre e Huston trova la chiave giusta mediante il montaggio frenetico ma comprensibile, seguendo l’azione cambiando continuamente i punti di vista arricchendo il valore delle giocate con slow-motion dosati e cadenzati esaltando i momenti più topici come la rovesciata o la parata del rigore finale.

Un lungometraggio che racchiude in sé le qualità dell’arte cinematografica: raccontare una favola, ispirata sì ad eventi reali ma libera di esprimersi senza sentire troppo il peso dei vincoli legati al contesto storico. In più va sottolineata l’intelligenza con cui sono state gestite le comparse non professioniste, cioè tutti i vari calciatori che sono stati scritturati in primis lo stesso “Pelè”. I loro minutaggi sono equilibrati, le linee di dialogo centellinate resi poi nelle condizioni di esprimere le proprie qualità in ciò che meglio sanno fare: tirare calci ad un pallone.

 

 

Se vi siete persi la puntata precedente, la potete recuperare al seguente link: https://www.4pareteita.it/2022/09/17/lo-sport-al-cinema-un-mercoledi-da-leoni-1978/ 

Voto:
4/5
Andrea Barone
3/5
Andrea Boggione
3/5
Christian D'Avanzo
0/5
Carlo Iarossi
3/5
Paolo Innocenti
0/5
Carmine Marzano
3/5
Alessio Minorenti
0/5
Paola Perri
0/5
Vittorio Pigini
3.5/5