Cerca
Close this search box.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie è un film profondamente pretestuoso

Il Regno del Pianeta delle scimmie è un film di fantascienza del 2024, rilasciato in sala l’8 maggio dello stesso anno: ma com’è questo nuovo seguito della saga reboot avviata nel 2011?
Recensione film Il Regno del Pianeta delle Scimmie (2024)

Il Regno del Pianeta delle Scimmie, in originale Kingdom of the Planet of the Apes, è un film fantascientifico del 2024, distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dall’8 maggio del suddetto anno. Il regista scelto per il quarto capitolo della saga reboot avviata nel 2011 è Wes Ball, cineasta conosciuto per aver diretto la saga di Maze Runner, il quale prende in eredità il grande lavoro svolto precedentemente da Matt Reeves (The Batman). Infatti, si tratta di un sequel diretto di The War – Il Pianeta delle Scimmie (2017), il cui materiale trae ispirazione dall’omonimo romanzo scritto da Pierre Boulle e pubblicato nel 1963. Di seguito, la trama e la recensione di Il Regno del Pianeta delle Scimmie, solo al cinema dall’8 maggio 2024.

La trama di Il Regno del Pianeta delle Scimmie: di cosa parla il film di Wes Ball?

Ambientato diverse generazioni dopo gli eventi narrati nei capitoli precedenti aventi come protagonista Cesare, Il Regno del Pianeta delle Scimmie presenta nuovi personaggi e una condizione sociale molto differente; ma di cosa parla il film di Wes Ball? La trama:

300 anni dopo la morte di Cesare, moltissime società di scimmie sono emerse dall’oasi in cui lo stesso Cesare condusse la sua colonia prima di morire, anche se ci sono comunque dei clan che non hanno mai sentito parlare di lui e della sua storia, tra cui quello a cui appartiene il giovane scimpanzé Noa. Dopo un improvviso attacco da parte di un clan guidato dal tiranno Proximus Caesar, una scimmia di Bili che ha distorto gli insegnamenti di Cesare, i membri del clan di Noa vengono ridotti in schiavitù. Da qui parte l’avventura di Noa per salvarli, il quale unisce le forze con Raka, un orango ex membro del clan di Proximus, e Mae, una ragazza umana.

La recensione di Il Regno del Pianeta delle Scimmie, quarto capitolo della saga reboot

Ciò che ci si aspettava da un nuovo capitolo della saga più longeva di Hollywood, e che per di più è ambientato forse a metà tra la prima trilogia prequel reboot e il primo film del 1968, era un ponte che riuscisse a collegare al meglio una varietà di elementi già presentati in passato. Anche ascoltando le dichiarazioni di Wes Ball, regista dei Maze Runner che ha affermato di essere stato entusiasta di lavorare a questo progetto essendo un fan del Pianeta delle Scimmie, non ci si poteva che attendere un’opera citazionista ma al contempo in grado di camminare con le proprie gambe. Ecco, le premesse sfortunatamente non sono state mantenute, e Il Regno del Pianeta delle Scimmie risulta un film pretestuoso che procede narrativamente per inerzia. Sin dal prologo, che visivamente è spettacolare, si avvertono le mancanze contenutistiche in termini di world building, e seppur si intuisca la differenza di approccio alla vita degli appena due clan di scimmie manifestati, uno più improntato sulla pace e la coesistenza con la natura, uno maggiormente violento e dominatore, la presentazione della nuova condizione sociale è a dir poco pigra. Ad esempio, il clan dei mascherati viene così nominato, eppure soltanto nella scena dell’invasione e della conseguente deportazione si vedono effettivamente delle scimmie indossare delle maschere tribali. Ci si preoccupa per la mancanza di costruzione dell’epicità da principio, in quanto per tutta la prima parte Proximus, il villain del film, viene nominato soltanto una volta e non c’è alcuna fondazione del suo mito che possa effettivamente instaurare nello spettatore un sentimento vicino alla paura.

Per citare dei pregi, oltre alla spettacolarizzazione estetica del prologo, è giusto riconoscere la qualità della colonna sonora che sa essere solenne in determinate circostanze e sfrutta appieno tutti i rumori ambientali per creare dei mix suggestivi, quasi romantici per certi versi. Le scimmie in CGI sono in realizzate alla grande, ormai si sono raggiunti dei livelli spaventosamente reali grazie alla performance capture della WETA, ed i personaggi sono perfettamente incorporati nella scenografia, pertanto non c’è differenza tra Noa e Mae da questo punto di vista. Tornando alla narrazione proposta dal film di Wes Ball, contestualizzando il fatto che la Disney abbia inglobato la 20th Century Fox e abbia avviato nuovamente la saga del Pianeta delle Scimmie, ci si poteva attendere un abbassamento di target, e tale intento d’altronde appare dichiarato già dalla scelta del regista. Wes Ball sa muovere la macchina da presa, ma si limita a costruire un prodotto dedicato ai bambini e agli adolescenti dimenticandosi del potenziale che ha per le mani. Se da un lato chi è in target sarà intrattenuto, dall’altro gli adulti potrebbero risentirne per il distacco che c’è nel tono e nella (scarsa) mitopoiesi rispetto ai precedenti film (su tutti Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie e The War – Il Pianeta delle Scimmie).

La semina delle informazioni è un processo delicato, ma in Il Regno del Pianeta delle Scimmie stupisce in negativo la mancanza di raccolta; in pratica, ciò che viene detto nel corso del racconto è raro che acquisisca poi continuità nei fatti. Infatti, c’è una verbosità quasi irritante dal momento in cui le parole pronunciate dai personaggi non trovano quasi mai riscontro nelle immagini mostrate, e per un blockbuster di questo tipo è piuttosto grave che il didascalismo sia mal inserito, alimentando continuamente la confusione. Ad esempio, il legame tra le scimmie – Anaya, Soona e Noa – viene compreso soltanto dopo quasi 2 ore, e non si capisce se si tratta di un gruppo di fratelli, di amici o altro. I passaggi sono forzati e in alcune occasioni poco credibili, il che è l’equivalente di raccordi non armoniosi al montaggio, come se le scene fossero slegate, mentre le citazioni non sono amalgamate nel contesto e risultano davvero gratuite (bambola che dice “mamma”, “le chiamiamo tutte Nova”, scena di cattura con le reti nei pressi prima del lago e poi nell’erba alta).

La sensazione è di aver assistito a un enorme pilota di una nuova serie televisiva che ha gettato le basi senza dare le dovute spiegazioni, ma elencando una gran quantità di fatti che però non sono esplorati nei 145 minuti di film. Magari raccontare due storie, quella umana e quella delle scimmie, usufruendo dello stesso montaggio parallelo che c’è solo nelle ultimissime scene finali, avrebbe giovato alla fluidità della narrazione, la quale invece si incarta e non spicca mai il volo. Ma probabilmente il nocciolo della questione è proprio questo: perché mettere ancora una volta al centro di tutto gli esseri umani? Come mai non si dà spazio alla fondazione geopolitica del pianeta(regno) delle scimmie e basta? La scelta appare francamente incomprensibile, e di fatto si è preferito basare il proseguo della saga su un ulteriore conflitto tra chi vuole rivendicare un mondo che una volta gli apparteneva, quindi gli esseri umani, e coloro che attualmente lo dominano, ossia le scimmie. Quante volte lo si è già visto nei capitoli precedenti?

Il villain è una messa in serie di luoghi comuni

In Il Regno del Pianeta delle Scimmie manca la seria volontà, e quindi la determinazione, di scavare nelle radici del passato, e una volta concluso il film gli interrogativi sono eccessivi. Ad esempio, resta un mistero quello di Mae e di ciò che lei conosce (come è possibile?), così come lo sviluppo dell’ideologia politica di Proximus Caesar, che desidera la creazione di un regno delle scimmie attuando però un piano aggressivo e incentrato sulla conquista. Il villain resta un enorme luogo comune inchiodato nella storia perché, per ovvi motivi, doveva esserci un cattivo; mai però ci si sarebbe aspettati che Proximus fosse ridotto a un mero espediente per introdurre un nuovo legame tra umani e scimmie.

Non resta impresso davvero nulla di lui, le sue gesta corrispondono ai capricci di bambino che vuole appropriarsi dell’oggetto del desiderio (il deposito), ma di fatto non interviene quasi mai nell’azione e il minutaggio concessogli è fin troppo scarso. Il gorilla è il suo braccio destro, ma anche lui ha il compito di destreggiarsi fisicamente e basta, parla poco e non ce lo si ricorda nemmeno, specie se paragonato al Red di The War – Il Pianeta delle Scimmie. La sua presenza scenica culmina in un nulla di fatto, appare giusto quando deve smuovere le acque (letteralmente) per portare avanti la trama.

Ma lo stesso destino, pur avendo un’entrata in scena quasi cristologica, tocca Proximus, il quale dice di conoscere il passato delle scimmie che un tempo erano recluse in gabbia dagli umani, ma essendo trascorsi secoli come ha ottenuto tali informazioni ormai antiche? Tra parentesi, i libri che ritraggono le scimmie in gabbia sono nel deposito, dove per inciso Proximus entrerà soltanto alla fine e senza trovare ciò che cercava. Ancora una volta tocca dire che il villain è un pretesto, si interessa ed è affascinato dal tema dell’evoluzione perché ha una conoscenza più profonda degli esseri umani – che comunicano tra gli oceani, volano – piuttosto che di Cesare, la cui storia è ormai una distopia. Proximus vuole appropriarsi delle abilità che un tempo appartenevano alle persone per poi distruggere la loro razza, ma tale passaggio è alquanto approssimativo.

Noa, Mae e gli altri personaggi non incidono

Perché ci sono umani che sanno ancora parlare nonostante il virus? Gli immuni hanno resistito nel corso dei secoli? E come? Perché il clan dell’aquila li chiama eco? Questi i principali interrogativi che riguardano Mae e la sua “specie”. Interrogativi ai quali evidentemente non viene data risposta, e soltanto perché Il Regno del Pianeta delle Scimmie appare più come un pilota televisivo che un primo capitolo di una nuova trilogia. A tal proposito, Mae è forse una versione femminile del protagonista del film del ’68, ossia il Taylor interpretato da Charlton Heston, ma senza avere il giusto background. A differenza del primissimo film della saga non ci sono dei dialoghi di spessore che contraddistinguono la psicologia del protagonista prima che perda la parola, e pur essendo inverso il percorso di Mae manca comunque di un approfondimento tale da renderla memorabile, nonostante si faccia di tutto per far sì che risulti in gamba. Anche lei sfortunatamente è una sorta di macchietta stereotipata che ha ben poco da offrire. Gli esseri umani vogliono riprendersi la vita sulla Terra, questo è il suo unico contenuto.

Noa, il protagonista, ha un’evoluzione semplice ma poco graffiante, per cui non incide. L’unico personaggio potenzialmente degno di nota è Raka, l’orango tango che diffonde ancora il messaggio di Cesare non tradendo la sua reale essenza, ed è anche l’ultimo a farlo, almeno stando a quanto raccontato in questo capitolo. Infatti, Raka è interessato agli esseri umani come a volerli studiare per un’eventuale co-abitazione e insegna a Noa la compassione, contribuendo a solidificare il legame tra la scimmia del clan dell’aquila e l’umana. Perciò il simpatico orango tango è una sorta di connubio tra Maurice, amico storico di Cesare, e la dottoressa Zira, scienziata scimmia del film del ’68. Purtroppo però anche la sua parabola è confusa (molto spesso parla in prima persona plurale, non si capisce ben perché) e viene gettata alle ortiche ancor prima di esplorare meglio la sua personalità.

Ecco allora che Il Regno del Pianeta delle Scimmie delude per l’assenza di epicità, che magari è ben costruita solamente nel prologo, ma soprattutto per la totale pretestuosità degli eventi narrati. Il ritmo è inutilmente lento, i risvolti di trama risultano forzati, scialbi. I titoli di coda arrivano insieme all’amarezza per la realizzazione di nuovo seguito sciatto dal punto di vista narrativo e poco empatico, perciò incapace di brillare di luce propria.

Leggi anche:

2,0
Rated 2,0 out of 5
2,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Recensione Il Regno del Pianeta delle Scimmie
Il Regno del Pianeta delle Scimmie
Il Regno del Pianeta delle Scimmie

Anni e anni dopo il regno di Cesare le scimmie sono diventate la specie dominante sul pianeta Terra, mentre gli esseri umani vivono nell'ombra. Parallelamente all'ascesa del tiranno Proximus Caesar, un gruppo di giovani scimmie e una ragazza umana tentano di riportare alla luce la verità sul passato.

Voto del redattore:

5 / 10

Data di rilascio:

08/05/2024

Regia:

Wes Ball

Cast:

Owen Teague, Freya Allan, Peter Macon, Kevin Durand, Dichen Lachman, William H. Macy, Neil Sandilands, Eka Darville, Lydia Peckham, Sara Wiseman, Travis Jeffery

Genere:

Fantascienza, azione, avventura

PRO

La CGI e la performance capture
La colonna sonora è interessante perché sfrutta o ricrea i rumori ambientali
Buon prologo in termini di spettacolarizzazione
Minutaggio eccessivo e ingiustificato
La narrazione procede forzatamente quasi sempre con degli scialbi pretesti
Quasi tutti i personaggi sono banali e non offrono nulla
Assenza della giusta dose di epicità