Articolo pubblicato il 10 Gennaio 2025 da Gabriele Maccauro
Dopo aver vinto tutto il possibile al Festival di Cannes, Jacques Audiard torna sulla Croisette con Emilia Pérez, il suo ultimo lungometraggio che sfida i confini del genere cinematografico. A seguire, trama e recensione del film.
La trama di Emilia Pérez, presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024
Prima di passare all’analisi e recensione del film, due parole sulla trama di Emilia Pérez, l’ultimo lungometraggio di Jacques Audiard presentato a Cannes77. Molto brevemente, il film racconta la storia del boss di un cartello messicano che, sia per sfuggire alla giustizia che per poter essere finalmente libero di essere se stesso, decide di cambiare sesso. Al suo fianco, l’avvocato Rita Moro Castro (Zoe Saldana), l’ormai ex moglie Jessi (Selena Gomez) ed i loro due giovani figli. Non tutto andrà come da lei sempre sognato e non mancheranno i colpi di scena per un film a cavallo tra gangster movie e musical.

La recensione di Emilia Pérez, il gangster musical diretto da Jacques Audiard
Che Jacques Audiard sia uno dei più importanti registi in attività, non lo scopriamo di certo oggi. Dalla Palma d’oro con Deephan (2015) al Grand Prix Speciale della Giuria con Il Profeta (2009) ed il Prix du Scénario con Un Héros Très Discret (1996), il regista francese non è solamente di casa al Festival di Cannes, ma anche uno degli autori più vincenti della sua storia. Eppure, questo non era abbastanza e, forse come inevitabile conseguenza del proprio lavoro, egli cambia pelle e si trasforma, abbandona il sentiero sicuro che lui stesso aveva creato per immergersi nell’ignoto. Il risultato è Emilia Pérez – in concorso a Cannes77 – ed è la più grande scommessa che Jacques Audiard abbia mai vinto.
Certo, i classici stilemi del suo cinema sono sempre lì, in bella vista, come base fondante di ogni suo film, ma Emilia Pérez ha una forma totalmente diversa rispetto ad ogni altra cosa mai diretta dal regista francese: è un musical ma anche un gangster movie, un mélo ma anche un thriller, un film estremamente stratificato che diventa ancor più complicato nel momento in cui si riflette sulla sua natura, sul suo intento: raccontare la storia di un boss di un cartello messicano con moglie e figli che decide di cambiare sesso e, conseguentemente, vita. Il tutto attraverso il musical, con canzoni e coreografie annesse. Per molti un suicidio, per Jacques Audiard una scommessa che, come detto in precedenza, egli è riuscito a vincere. Forse a sbagliare è chi pensava potesse effettivamente cadere, visto che questa non è altro che l’ennesima dimostrazione del talento straordinario del regista parigino.
Un’opera mutevole, più vicina a David Cronenberg di quanto si possa pensare, che regala a Zoe Saldana e Karla Sofía Gascón i ruoli più importanti delle loro carriere, tirando inoltre fuori il meglio possibile dalla cantante Selena Gomez. Se l’obiettivo è toccare una tematica importante come l’identità di genere, perché non farlo spingendosi al limite? Jacques Audiard preme sull’acceleratore dal primo all’ultimo dei suoi 132 minuti di durata e riscrive le regole di un genere – il musical – passato ormai di moda ma che, negli ultimi anni, si sta pian piano riscoprendo con un film che è già storia del cinema, non solo per la sua qualità intrinseca ma anche e soprattutto per come abbia riscritto le regole del gioco.