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Recensione – Supersex: tanta apparenza e poca sostanza nella miniserie Netflix su Rocco Siffredi

Addentrandosi nello spigoloso mondo della pornografia, la serie alla fine risulta proprio quello che vorrebbe criticare, dando ampio respiro all’eroe Rocco Siffredi piuttosto che all’uomo Rocco Tano.
La recensione della miniserie Netflix su Rocco Siffredi Supersex

Distribuita sulla piattaforma di Netflix dal 6 marzo, Supersex รจ la miniserie incentrata sulla biografia dell’attore pornografico Rocco Siffredi, con il celebre personaggio che viene interpretato da Alessandro Borghi.

Supersex, la recensione: la trama della miniserie Netflix

Ideata e sceneggiata da Francesca Manieri, la miniserie รจ stata presentata in anteprima al Festival di Berlino 2024 e si ispira alla biografia del pornodivo Rocco Siffredi, dalla sua infanzia nella cittร  natale Ortona fino al suo ritiro dalle scene nel 2004 (il primo di un’altalena di decisioni negli anni successivi) passando per il grande successo nel cinema per adulti. I 7 episodi mostrano cosรฌ su schermo l’evoluzione dell’attore nel delicato campo della pornografia, con i suoi ostacoli professionali e come questa particolare realtร  influenzi inevitabilmente la vita privata di Rocco. Oltre ad una serie di drammi familiari, con una famiglia praticamente a pezzi, lo โ€œstallone italianoโ€ vive un rapporto molto conflittuale con l’amore, facendo grande fatica a trovare la persona giusta.

Supersex, la recensione: trasgressione solo apparente che tradisce le premesse

“Tu sai cos’รจ l’eros? La forza primaria del sesso che noi chiamiamo amore”

Questa una massima che viene esposta al personaggio protagonista di Supersex, mettendo in chiaro come la miniserie Netflix giochi molto su uno specchio di due anime: sesso ed amore, eros e thanatos, realtร  e finzione, apparenza ed essenza. Le premesse del progetto ideato da Francesca Manieri sono infatti decisamente interessanti, ovvero sfruttare un volto ormai piรน che celebre nel campo dello spettacolo – come quello di Rocco Siffredi โ€“ per spianare due strade particolarmente intriganti: narrare la commistione e la conflittualitร  dell’uomo e dell’attore nell’unica persona e, ancor piรน interessante, cercare di sdoganare la realtร  pornografica anche in Italia (con il contributo del MIC).

Peccato perรฒ che la miniserie Netflix non vada a segno, specialmente in quest’ultimo aspetto e perdendo molto potere anche su quello del tumultuoso dramma interiore vissuto dal suo protagonista. Innanzitutto, proprio in riferimento alla prima sfera tematica, in diverse occasioni Supersex prova a sfruttare il campo della pornografia, della nuditร  e del fetish per fuoriuscire dai canoni del conformismo, individuando nel sesso una potente chiave verso la libertร  individuale e collettiva, per un mondo ed una realtร  che va oltre il mero esercizio fisico. Tutto questo, tuttavia, si palesa solo nelle intenzioni prima di scivolare nel ridicolo e mostrando come, in fin dei conti, tutto vada effettivamente a concentrarsi solo su quello stesso esercizio fisico.

Tutto ruota esclusivamente attorno infatti a grandi attributi. La sentita distanza dalla madre, il rapporto conflittuale con Tommaso e l’incapacitร  di sapersi rapportare con l’amore vengono infatti solo mostrati, ma mai sostanzialmente vissuti. In un modo o nell’altro Rocco riesce sempre e comunque ad uscirne vincitore, grazie ai suoi “attributi” al suo โ€œsuperpotereโ€ che gli aprono in ogni caso le “porte” del successo e della vita: si perde un fratello ma arrivano cugini o altri familiari pronti a rimpiazzarlo, si perde un’amante ma ne arriva subito un’altra, si perde una madre e arriva il grande successo professionale con annesso ricongiungimento con il padre ecc.

In questo modo il tormento interiore del protagonista non ha modo di esplodere veramente, non vi รจ modo di piangere nel dramma che arriva subito la soluzione o comunque una copiosa pezza. Ma anche l’arma per combattere il bigottismo, il conformismo ed i vari preconcetti verso la pornografia resta alquanto smussata. Supersex รจ infatti colma di momenti che dovrebbero essere erotici, i quali si trasformano invece in semplici occasioni per dare una scusa alla serie per essere โ€œoscenaโ€, ma sempre con la paura di mostrare veramente. Sempre con il freno a mano tirato, un progetto come questo con al centro direttamente la pornografia non va veramente quasi mai fino in fondo, rendendo altre visioni (quelle sรฌ veramente โ€œosceneโ€) solo un distante ricordo.

A queste ultime si potrebbe fare un rimando ad innumerevoli esempi, come al Nymphomaniac di Lars Von Trier o Shame di Steve McQueen, che si addentrano profondamente nel tema arrivando a toccare il fondo, ma anche il fresco vincitore di 4 premi Oscar Povere Creature, per il suo stile ironico e grottesco nel trattare la sessualitร  (sebbene ci siano ovviamente basi e fini molto diversi). Al contrario in Supersex, con il fatto che tutto ruoterebbe attorno al โ€œsuperpotereโ€ di Rocco, l’apparenza regna sovrana e sovrasta pesantemente la sostanza, regalando un’operazione anche ridicola nel momento in cui decide di relegare il suo apparente antibigottismo alla โ€œsempliceโ€ visione di innumerevoli seni nudi. Salvo eccezionalissime sequenze, infatti, a mancare sono l’erotismo, lo sgomento, la cattiveria o al contrario una certa spensieratezza nel mostrare, non potendo bastare dare in pasto al voyeurismo una singola e quasi cristologica sequenza di Borghi in nudo integrale.

La recensione della miniserie Netflix Supersex

Supersex, la recensione: una fumettistica farsa senza coerenza

Se dal punto di vista dell’analisi tematica e concettuale (tanto nel dramma interiore del protagonista quanto nella lotta rivoluzionaria del visivo) resta un buco nell’acqua, da quello della coerenza narrativa e dello spettacolo filmico la situazione non cambia poi di molto. รˆ infatti la sceneggiatura ad essere โ€œoscenaโ€ in Supersex, non riuscendo a dare vitalitร  a quello che si svilupperebbe come un fumettistico coming-of-age per incrociare poi le strade del thriller e dell’epica ascesa e decaduta (mai effettiva) dell’eroe. Innanzitutto, la โ€œOrtona Babiloniaโ€ perde una grande occasione per descrivere luci ed ombre in questo particolare settore dello spettacolo, non dando veramente illustro alla competizione, all’appagamento, alla pericolositร  e a quella linea sottile che separa spettacolo e realtร , amore e show.

Il cambiamento degli anni rappresenta cosรฌ solo un semplice promemoria del fatto che il tempo stia effettivamente passando (per tutti i personaggi ma non per Borghi a quanto pare, dal punto di vista proprio del trucco e acconciatura), non mostrando efficaci trasformazioni temporali, nel costume e nei mezzi di rappresentazione e di ricostruzione storica per il mondo della pornografia e dello spettacolo in generale, nonostante ci si trovi in anni determinanti sotto svariati punti di vista. Il romanzo di formazione, di pari passo, viene sviscerato fedelmente a tappe mostrando una crescita solo fisica e d’ambientazione, non invece nella caratterizzazione dei personaggi (alquanto monotoni e ripetuti) e dello sviluppo dell’intreccio.

Dal primo episodio si assiste infatti alla nascita di un nuovo โ€œeroeโ€ (verrebbe da dire non a caso โ€œIl primo Reโ€) per poi passare all’infanzia, alla prima masturbazione, alla giovinezza a Parigi, alla prima volta (anzi alle prime volte) fino ai primi veri problemi con l’amore. Quasi un vero e proprio cinefumetto, con il supereroe che, per entrare nel personaggio, non indossa qui una maschera o una tuta ma si sveste della sua identitร , mostrando a volte come quest’ultima sia quella degli affetti ma che si vuole abbandonare con estrema semplicitร  e, allo stesso modo, come l’identitร  del supereroe sia piena di ostacoli ma verso la quale non si puรฒ dire di no, senza una convincente continuitร  nei vari passaggi. Una grande mancanza di coerenza narrativa (basti pensare a come Supersex si contraddica all’inizio e alla fine, ma non รจ il solo esempio) che si riversa anche e soprattutto nella stesura degli stessi episodi.

La miniserie Netflix potrebbe tranquillamente concludersi a metร  percorso, in conseguenza al climax che viene creato nel finale di episodio 4, per poi riprendere a rendere vane le vibes rilasciate dai minuti precedenti, cosa che poi viene ripetuta nel sostanzialmente autoconclusivo episodio 6. Tra i 7 quest’ultimo rimane quello nettamente peggiore (a tratti disastroso), tanto appunto per la coerenza e la continuitร  narrativa quanto soprattutto per l’apice del trash e dell’imbarazzo raggiunto in piรน di qualche sequenza. Tanto nei dialoghi quanto nella caratterizzazione dei personaggi e lo sviluppo di scene completamente casuali quasi senza alcuna continuitร  logica (ma un puzzle di copertine di Playboy) lo stravolgimento dal registro drammatico a quello grottesco ed ironico รจ decisamente sballato in Supersex, prendendo troppo sul serio quest’ultima parte e snaturando molte sequenze in sรฉ drammaturgiche, finendo spesso se non sempre con un (metaforico) happy ending.

Altro critico problema รจ lo sfruttamento dei vari personaggi di contorno che ruotano sugli attributi di Rocco. Personaggi questi che vanno e vengono, quasi sempre senza alcuna chiusura narrativa, specialmente per il macchiettistico (a tratti imbarazzante) personaggio di Franco Caracciolo, ma anche quello di Tina (secondo personaggio femminile davvero interessante dopo Lucia per il rapporto con Rocco) entra in scena tardi ed esce troppo presto e male.

Supersex, la recensione: tanta apparenza e fioca sostanza

Riferendosi ai personaggi, scritti e portati in scena in Supersex, occorre spendere due parole anche sul cast della miniserie. Continuando nella coerenza (l’unica probabilmente) del presentare molta apparenza e poca sostanza, i volti del cast corale sarebbero di per sรฉ grandi professionisti e dalla faccia giusta per il ruolo. Peccato poi che le interpretazioni siano quasi sempre sopra le righe, rasentando spesso il ridicolo con personaggi macchietta e molto caricaturali. A salvarsi dall’equazione sarebbero le interpretazioni della Lucia della brava Jasmine Trinca e quella asciutta e coinvolgente della Tina di Linda Caridi, mentre le altre sono spesso fuori luogo e con il overacting che diventa spesso nauseante, su tutti nei casi di Adriano Giannini, Vincenzo Nemolato e molti altri.

A parte il discorso sul lavoro di Alessandro Borghi, scisso a metร  nel presentare la propria versione del personaggio ed imitare (anche con sorrisi e smorfie piรน o meno azzeccati) il vero Rocco Siffredi, il quale concede la sua benedizione per gli โ€œattributiโ€ dell’attore di Non essere cattivo, Il primo re e Le otto montagne. Seppur il personaggio non riesca a rapire emotivamente lo spettatore, l’interpretazione non รจ di per sรฉ completamente da buttare, anzi, oltre al plauso sempre a prescindere per la professionale disposizione a mettersi in prima linea per progetti di questo tipo.

Lasciando (con grande fatica) un attimo da parte tutto il resto, l’apparenza di Supersex resta infatti di buon livello, non potendo muovere troppe critiche alla miniserie dal punto di vista estetico e piรน prettamente tecnico. La regia degli episodi, nell’essere molto televisiva, risulta funzionale (3 dei 7 vengono diretti da Matteo Rovere e si vede anche, mentre gli altri vengono seguiti da Francesca Mazzoleni e Francesco Carrozzini), con una fotografia calda ed accogliente che rigorosamente mette a fuoco sui protagonisti concentrandosi narrativamente su di essi. Il montaggio viene ben dilatato nel ritmo, quasi matematico nello scandire il tempo di una miniserie che ha il giusto bilanciamento di minutaggio e speditezza, con la voce narrante che aiuta a dissipare la storia. Nella mancata incidenza narrativa, la colonna sonora sa intrattenere per le sue sonoritร  elettroniche e pop, ma risulta anche densamente epica per cercare di enfatizzare ascesa e decaduta del suo personaggio, anche se in maniera eccessiva in molti momenti, carica e pomposa nel sottolineare azioni semplici o che dovrebbe al contrario perdere quella valenza โ€œepicaโ€ che invece gli viene conferita. Un bel pacchetto tecnico che, tuttavia, rafforza solamente il tema dell’apparenza senza alcuna sostanza.

2,0
Rated 2,0 out of 5
2,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
La locandina della miniserie Netflix su Rocco Siffredi SUpersex
Supersex
Supersex

Una serie che avrebbe a disposizione un materiale potenzialmente molto interessante da tanti punti di vista, ma che getta tutto all'ortiche nel concentrarsi troppo nell'elogiare il suo supereroe protagonista. Un bel pacchetto tecnico non copre i buchi di una storia di tutta apparenza e poca sostanza.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

06/03/2024

Regia:

Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni

Cast:

Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Adriano Giannini, Linda Caridi, Tania Garribba, Vincenzo Nemolato

Genere:

biografico, drammatico, storico, erotico

PRO

Un pacchetto tecnico, specialmente estetico-visivo, di buon livello
Alessandro Borghi ci prova in tutti i modi
Una sceneggiatura che si mostrerebbe come rivoluzionaria ma che, a fin dei conti, รจ tanta apparenza e pochissima sostanza
Una grande mancanza di coerenza e continuitร  narrativa
Un cast ricco di interpretazioni macchiettistiche e caricaturali