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Recensione – Le otto montagne: con Luca Marinelli e Alessandro Borghi

La recensione de Le otto montagne

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 22 dicembre 2022 e presentato in concorso alla settantacinquesima edizione del Festival di Cannes in cui ha vinto il premio della giuria ex aequo.

Tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, scritto e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch mentre il cast è composto da: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Elena Lietti, Elisabetta Mazzullo, Lupo Barbiero, Cristiano Sassella e Filippo Timi.

La trama de Le otto montagne, in concorso a Cannes 2022

Due bambini, divenuti uomini, cercano di prendere le distanze dalla strada intrapresa dai loro padri ma, per le vicissitudini e per le scelte che si trovano ad affrontare, finiscono sempre per tornare sulla via di casa.

L’incontro tra Bruno e Pietro oltre ad avvicinare due individui avvicina due mondi, la montagna e la città, così diversi tra loro ma che scavando in profondità, sono accumunate da molti aspetti in comune.

Le differenze saltano subito all’occhio: la città è rumorosa, di smog, è affollata, frenetica ma soprattutto è in grado di generare un senso di apatia e monotonia. La montagna invece è silenzio, tranquillità, manualità e anche semplicità poiché non serve altro che il necessario per vivere.

Entrambe però condividono la pericolosità seppur in modo diverso. Sulle strade bisogna guardarsi le spalle ad ogni angolo e ad ogni incrocio, in guardia dai mezzi di trasporto o da altri passanti. In più non va affatto sottovalutata l’insidia della vita mondana e delle sue trappole.

La recensione de Le otto montagne, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi

Nonostante ci sia una differenza sia di ceto sociale che geografica, i due bambini consolidano un legame sincero fin dal primo momento condividendo lo stresso stato d’animo.

Il bambino di città (Pietro) nonostante viva in mezzo a tante persone non instaura vere amicizie. Il bambino di montagna (Bruno) vive con pochissima gente intorno, ormai tutti traslocati verso la vita civile e le sue opportunità.

Ma tutto il vissuto tra le cime più alte suggerisce un’introspezione nella psicologia dei nostri protagonisti, crescendo di pari passo insieme alla conflittualità nei confronti della figura paterna. Pietro per tanto tempo si è allontanato convincendosi di non essere il figlio che doveva essere, patendo una sorta di inadeguatezza proprio nel momento in cui il suo migliore amico ormai era entrato a tutti gli effetti nel cuore dei suoi genitori.

Camminare sui sentieri di montagna sarà per lui come ripercorrere il tempo trascorso, riconciliarsi con la sua storia guardandosi indietro quell’ultima volta per sciogliere definitivamente gli ultimi nodi del passato per poi così prendere in mano il futuro.

I pro e i contro de Le otto montagne, dal romanzo di Paolo Cognetti

Per Bruno invece non scendere mai a valle ha causato un isolazionismo che non gli permette di uscire dalla sua comfort zone, le alture sono state per lui un rifugio fin da bambino, colmando l’assenza delle figure genitoriali.

La solitudine diventa poi un recinto da cui non si vuole più uscire, il cambiamento è vissuto come un disagio e la condivisone del proprio tempo con altre persone comporta perdita di sicurezza e stabilità.

Il rapporto fraterno tra i due è reso credibile ed autentico grazie alle performance di due grandissimi attori, la regia è funzionale poiché riesce a catturare delle immagini suggestive senza che risultino semplici cartoline.

Sarebbe stato possibile rendere la narrazione meno pesante asciugando qua e là alcuni momenti così da ridurre la durata, dato il ritmo costantemente lento. In più ancora una volta non manca la voce fuori campo che deve spiegare quello che le sequenze già dicono.

Voto:
3.5/5
Andrea Boggione
4/5
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO