Articolo pubblicato il 2 Gennaio 2024 da Bruno Santini
L’inizio del 2024 porta Netflix a scegliere la via del documentario per alcuni temi che fanno parte del discorso di attualità; accanto a Bitconned, documentario che racconta di una delle truffe più importanti nel mondo delle criptovalute, la piattaforma di streaming si è aggiornata attraverso Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto, una nuova docu-serie in quattro puntate e dalla durata media di 45 minuti, che racconta il mondo dell’alimentazione, degli allevamenti intensivi e non solo attraverso un esperimento che viene condotto su coppie di gemelli. Ma quale sarà stato il risultato? Di seguito, la trama e la recensione della docu-serie in questione.
La trama di Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto
Come sempre, prima di proseguire con la recensione di Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto, vale la pena indicare innanzitutto la trama della docu-serie in questione. Il contesto è quello di un esperimento che viene condotto su 21 coppie di gemelli monozigoti, su cui vengono condotte delle analisi prima e dopo una doppia dieta strutturata in 8 settimane: uno dei due avrà una dieta onnivora, mentre l’altro una dieta vegana, con risultati che vengono osservati a partire dalla consapevolezza di un patrimonio genetico particolarmente simile. Gli esperimenti riguarderanno non soltanto peso, massa grassa e massa magra, ma anche altri indicatori, come eccitazione sessuale, microbioma, qualità del sonno e tanto altro. Nell’ambito della docu-serie, accanto all’espediente fondamentale dell’esperimento, c’è tempo anche per parlare di alcuni casi reali che vanno verso il canone di un veganismo ormai diffuso praticamente in tutto il mondo. Dalla storica decisione dell’Eleven Madison Park guidato dallo chef David Humm, fino a quella di un allevatore intensivo che decide di cambiare vita e dedicarsi alla coltivazione dei funghi.

Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto, la recensione della docu-serie Netflix
Nel 2004 usciva, nelle sale statunitensi, l’ormai celebre documentario Super Size Me di Morgan Spurlock, che decise di sottoporsi ad un esperimento pericolosissimo: mangiare, per diverse settimane, soltanto cibi del McDonald’s osservando e monitorando i risultati di tale decisione; nel contesto generale del prodotto, Spurlock si occupò anche di denunciare il sistema di alimentazione statunitense, soprattutto per quanto riguarda la catena di approvvigionamento del cibo che viene distribuito all’interno delle scuole e dei luoghi pubblici, di fatto obbligando il cittadino americano medio ad una media potenzialmente lesiva per la propria vita. A distanza di 20 anni, la docu-serie Netflix Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto parte dalle medesime premesse, pur con due decenni che si frappongono tra l’uno e l’altro prodotto; le differenze si avvertono soprattutto nell’ambito di una percezione comune del problema che in passato poteva essere assolutamente ignorato ma che, ad oggi, risulta essere parte della quotidianità. Un’alimentazione sbagliata non è soltanto un problema per se stessi, ma anche il frutto di una serie di problematiche che interessano anche il pianeta Terra e i suoi esseri viventi.
Il presupposto della docu-serie è quello di servirsi di un esperimento – studiare gli effetti di due diete differenti, ma comunque sane – su coppie di gemelli monozigoti, di fatto annullando l’effetto della differente condotta genetica in virtù di organismi quasi uguali per corredo di geni. Ben presto ci si rende conto, e questo discorso va oltre il giudizio soggettivo relativamente ai temi presentati (poiché chi scrive non ha certamente i mezzi o le conoscenze per valutare tali aspetti), che quell’atteggiamento super-partes inizialmente dichiarato viene abbandonato da parte della docu-serie, che rivela un atteggiamento esplicitamente fazioso nel preferire e mostrare dati che abbiano a che fare con i benefici di una dieta vegana, talvolta sacrificando o dando poco conto a dati che possono smentire tale tesi o concentrandosi soltanto su certi indicatori di interesse. Lo si ribadisce: non che sia un problema di per sé, dal momento che la tendenza del veganismo è ormai parte del nostro quotidiano e – a ragione – diventa componente fondante di un discorso necessario per il nostro tempo, ma Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto sembra voler essere quasi tutt’altro rispetto a ciò con cui si propone, lasciando a tratti l’esperimento in secondo piano, anche in merito allo screentime. La docu-serie inizia a parlare di tutt’altro, affidandosi a singole storie ed esempi celebri, e non ne giova certamente il ritmo e la presentazione degli elementi che appaiono dispersivi nell’evolversi degli episodi.
Per questo motivo, nonostante i buoni propositi e la presentazione di elementi scientifici sicuramente molto utili per lo spettatore – tra i quali spiccano soprattutto gli indici e i sistemi di valutazione di peso e massa -, la serie finisce per essere appena sufficiente, lontana da quel modello che i produttori di The Game Changers speravano di ottenere. Certo che è, indipendentemente dai risultati, una corretta informazione sul mondo vegano è particolarmente necessaria, in un momento storico in cui questa realtà è meno stigmatizzata rispetto al passato, pur vivendo ancora il pregiudizio popolare di chi non ne riconosce le potenzialità dal punto di vista nutritivo: in tal senso, la docu-serie funziona ma avrebbe potuto premere maggiormente sull’acceleratore per quanto riguarda cibi, ricette, apporto nutritivo e componenti sostitutive rispetto al cibo tradizionale, pur avendo colto nel segno parlando anche di quegli alimenti-replica (come la carne o il formaggio vegano) di cui si parla particolarmente al giorno d’oggi. In barba ad ogni giudizio di sorta, allora, Sei ciò che mangi: Gemelli a confronto è certamente una docu-serie da vedere.