Recensione – The Last of Us 2×04: Day One

Con Day One continua il viaggio all’interno della seconda stagione di The Last Of Us, una delle serie più attese dell’anno: ma qual è il risultato di questa quarta puntata e che cosa ne pensiamo?
La recensione del quarto episodio della seconda stagione di The Last of Us

Articolo pubblicato il 5 Maggio 2025 da Gabriele Maccauro

Era sicuramente la serie televisiva più attesa del 2025, nonostante il mercato seriale si sia rinnovato molto con molti titoli che vanno da M – Il figlio del secolo a Black Mirror 7; The Last Of Us 2 era forte del grandissimo successo del celebre videogioco di Neil Druckmann da un lato e, soprattutto, del grande trasporto che aveva ottenuto dall’adattamento televisivo di una prima stagione particolarmente apprezzata dalla critica. Con la seconda (e non ultima) stagione della serie si inizia a portare sullo schermo una delle realtà videoludiche più impattanti degli ultimi anni e, con questo quarto episodio, si inizia ad entrare nel vivo della narrazione, ma qual è il risultato finale? A seguire, ne parliamo attraverso la recensione di Day One, l’episodio 2×04 di The Last of Us, su HBO e Sky Atlantic.

La trama di The Last of Us 2×04: Day One

Prima di passare all’analisi e recensione del quarto episodio della seconda stagione di The Last of Us, è bene spendere due parole sulla sua trama, così da poter avere più chiaro il contesto in cui si svolge. Se Future Days ci aveva dato una panoramica della nuova vita dei nostri protagonisti, ambientando la narrazione 5 anni dopo i fatti della prima stagione, con le Luci ormai scomparse e la città di Jackson che sembra finalmente essere il luogo sicuro e protetto che tanto avevano desiderato e dopo che Through the Valley ci ha fatto vivere uno dei momenti più importanti e tristi di tutta la storia, Day One sembra dare finalmente il via all’arco vendicativo di Ellie.

La puntata si apre con un flashback ambientato nel 2018 che ci introduce il personaggio di Isaac, soldato della FEDRA che tradisce i propri compagni per unirsi al W.L.F., personaggio spietato che vediamo inoltre torturare un serafito, ovvero il gruppo a cui il Washington Liberation Front ha dichiarato guerra. Il resto dell’episodio segue invece Ellie e Dina, che hanno ormai raggiunto Seattle e dove troveranno nemici di ogni tipo, da esseri umani e infetti. Sarà però anche l’occasione per conoscersi meglio e, dopo essere stata morsa per difendere Dina, Ellie le rivela di essere immune. Il legame tra le due è sempre più forte e l’amore cresce, ma come si svilupperà la loro relazione?

Isabella Merced e Bella Ramsey in una scena di The Last of Us 2

La recensione del quarto episodio di The Last of Us 2: una luce in fondo al tunnel

Chi ci segue sa che nelle ultime settimane non ci siamo risparmiati: la seconda stagione di The Last of Us ci sta deludendo e lo abbiamo detto chiaramente recensendo i precedenti episodi Through the Valley e The Path, ma anche con un approfondimento che trovate qui. Con Day One attendevamo una svolta che, parzialmente, è arrivata, eppure ad attrarre la nostra attenzione è stato qualcosa che è avvenuto sempre su piccolo schermo, ma nella vita reale. In queste ore infatti, sin dalla sua messa in onda, la quarta puntata di The Last of Us 2 è subissata di critiche per bandiere arcobaleno ed murales che inneggiano al Pride presenti all’interno di alcune sequenze. Certo, non si può generalizzare, ma i commenti sono stati e continuano ad essere tanti, perché la delusione nel constatare come anche The Last of Us sia caduto nella grande trappola della politica woke è davvero troppo grande. Grande, probabilmente, come l’ignoranza di chi certi commenti li ha scritti.

Day One è indubbiamente il miglior episodio di The Last of Us 2 fino a questo momento, una puntata in cui si ritrova finalmente modo e tempo di toccare diverse tematiche socio-politiche di grande impatto e prospettiva perché, è evidente, non si è fatto altro che seminare per poter raccogliere non solo nel corto di questa stessa stagione, ma anche della terza, già confermata e che chiuderà la trasposizione del videogioco The Last of Us Parte II. Potremmo concentrarci sull’impatto che ha avuto Isaac, presentato molto presto rispetto al gioco Naughty Dog e che veicolerà certamente messaggi attuali, soprattutto negli Stati Uniti del 2025. Potremmo, ma il focus deve essere un altro, per l’appunto i commenti di una fetta di pubblico, bue ed incapace di interfacciarsi ad un’opera d’arte in senso lato in maniera attiva e predisposta all’ascolto e ad un eventuale dialogo, con sé e con gli altri.

Il modo in cui è stato gestito il rapporto tra Dina e Ellie in questo episodio è eccezionale non solo perché, per la prima volta in questa stagione, si è differito dal videogioco in maniera acuta ed in modo da rendere la puntata fresca e contemporanea, ma anche perché è semplicemente e genuinamente una bella storia d’amore. Non una storia d’amore tra una ragazza omosessuale ed una bisessuale, una storia d’amore e basta. Possiamo professarci come aperti mentalmente, ma finché non ci libereremo di ogni etichetta ed imposizione da parte della società, non si andrà da nessuna parte. Non vogliamo rendere il discorso troppo semplicistico, sappiamo perfettamente i problemi che affliggono il nostro presente ed è chiaro che il pubblico – come le persone in generale – ha bisogno di essere guidato, ma qui davvero le cose stanno sfuggendo di mano e rischiamo di rendercene conto troppo tardi.

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