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I film di Damien Chazelle: dal peggiore al migliore

Tutti i film di Damien Chazelle: classifica dal peggiore al migliore

Damien Chazelle sta svolgendo la carriera di un predestinato, di chi a Hollywood ha già conquistato tutti in poco tempo e con pochissimi lungometraggi all’attivo. D’altronde, il cineasta ed il suo fedelissimo compositore Justin Hurwitz erano compagni di classe, e già all’epoca si erano promessi di lavorare insieme; uno avrebbe fatto il regista cinematografico, l’altro il musicista. E in fin dei conti, si sa come è andata, quella che sembra essere la tipica storia mossa dal sogno americano. Di fatto nei suoi film Chazelle tratteggia i moti sentimentali in costante ascesa dei suoi personaggi, giocando con il conflitto e la ritrovata identità in dei finali che sanno di riconciliazione, con sé stessi e con il prossimo. Quelle del cineasta statunitense sono storie sognanti ma allo stesso tempo intrise di cinismo, una giusta combinazione che porta alla tanto desiderata catarsi individuale.

 

La sensibilità con cui Chazelle si approccia alle passioni e alle relazioni dei suoi personaggi sono senza pari, mostrando sin da subito una spiccata abilità nell’avvalorare il cinema come intimo sguardo. Insomma, vi è un malinconico quanto speranzoso contrasto tra sogno e realtà nei suoi film, analitico, magnetico e contemporaneamente respingente. Tale ossimoro non può che elevarsi anche a metacinema, volteggiando tra l’epoca del classico, del moderno e del postmoderno, nonché di quella contemporanea, con un fare curioso ed elegiaco. Damien Chazelle ha all’attivo 5 film attualmente, di cui l’esordio – un film indipendente che ha anche citato nella sua tesi di laurea – non è ancora giunto in Italia. Tolto quest’ultimo, ecco la classifica dei suoi film ordinati dal peggiore al migliore.

I migliori film di Damien Chazelle

Una carriera avviata sin da subito con brillantezza quella di Damien Chazelle, giovane regista in grado di farsi immediatamente spazio tra i giganti di Hollywood. Già con Whiplash ottiene la prima nomination agli Oscar per la sceneggiatura (2015), mentre il successo di critica e di pubblico ottenuto per La La Land gli consente di ottenere il riconoscimento più prestigioso in assoluto per un cineasta: l’Oscar alla Miglior Regia (2017). Chazelle detiene così il record come il regista più giovane della storia ad aver vinto la statuetta nella suddetta categoria, a soli 32 anni. Ma in quell’annata di premi, l’autore di La La Land è stato premiato anche ai Golden Globe e ai Bafta. Nel 2023 viene scelto come Presidente di giuria all’80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Non avendo a disposizione in Italia il suo lungometraggio indipendente d’esordio (Guy and Madeline on a Park Bench), quest’ultimo non verrà momentaneamente inserito nella classifica. A tal proposito, di seguito la classifica dei migliori film di Damien Chazelle ordinati dal peggiore al migliore. 

Tutti i film di Damien Chazelle: classifica dal peggiore al migliore

4) Babylon (2022)

Babylon è un’operazione concessa a chi, come Chazelle, è riuscito a raggiungere una certa stima e notorietà nel settore. Lo dimostra l’esoso budget investito per un film di 180 minuti circa, incentrato sulla Hollywood del passato, con una particolare attenzione al passaggio tra il cinema muto e il sonoro. La grandezza del cineasta sta nel riuscire a sfoderare un’invidiabile vitalità nella messa in scena, quest’ultima intesa sia come movimenti di macchina in combinazione con gli altri reparti, sia in quanto ad interpretazioni attoriali. Se nella prima parte a Chazelle riesce perfettamente la rappresentazione comica e folle di un periodo storico ormai lontano, nella seconda metà del film si perde in superflue chiacchiere e sequenze inutilmente virtuose, seguendo pedissequamente le orme discorsive di Cantando sotto la pioggia. Infatti, del capolavoro con Gene Kelly vengono riprese pari pari alcune battute, ricreando anche alcuni momenti del musical in questione. Il finale consiste in un montage eccessivamente scolastico e fuori posto, di cui francamente non se ne comprende il fine. Forse come progetto universitario poteva essere discreto, ma come conclusione di un film di 3 ore no.

3) Whiplash (2014)

Whiplash si basa su di un cortometraggio del 2013, scritto e diretto da Chazelle e intitolato nella stessa maniera. Il regista sembra abbia ripreso anche alcune sue esperienze liceali, rappresentando un insegnante maniacale e severo. Infatti, i due protagonisti sono in perenne tensione tra loro: un professore di musica piuttosto acido e cinico; uno studente speranzoso, testardo e determinato. Il montaggio non fa altro che risaltare il ritmo sincopato del lungometraggio, sulle orme del jazz tanto amato da Chazelle, e legando progressivamente le immagini tra loro in modo ossessivo (l’ossessione è semantica in Whiplash).

 

Ma la forza di questa tipologia di montaggio sta proprio nell’incremento spasmodico di un’angoscia esistenziale, un continuo batti e ribatti tra due persone in contrasto nella vita. Il titolo del film riprende a sua volta molteplici significati, colti dallo spettatore durante lo scorrere del racconto. Le due interpretazioni risultano avvolgenti e conferiscono alla pellicola un’aura di battaglia, dove il professore ricorda il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Il racconto di formazione è piuttosto semplice, rappresentando così il sogno americano di cui anche Chazelle stesso è stato protagonista, ma non riesce ad elevare il suo livello come in altri suoi film. Il suono diventa il vero protagonista insieme al montaggio.

2) First Man – Il primo uomo (2018)

First Man – Il primo uomo è un racconto tipicamente hollywoodiano, un cinema classico del livello di un maestro come Clint Eastwood. Inoltre, si tratta di uno delle migliori colonne sonore composte da Justin Hurwitz, secondo chi scrive. Chazelle non opta banalmente per mostrare il progredire lineare degli eventi, ma si concentra sul corpo e la mente del suo protagonista interpretato da un freddo Ryan Gosling, perciò mono-espressivo. La durezza e l’intensità degli allenamenti rappresentano una vera e propria sfida, così come lo è affrontare ogni giorno la complessa vita che circonda l’astronauta Neil Armstrong. Il ruolo della moglie diventa cruciale in quanto supporto emotivo, e il personaggio interpretato da Claire Foy nel suo divenire è sì ripetitivo, ma perché deve restituire l’idea di normalità, di quotidianità. Inoltre, Janet fa da mediatrice tra suo marito e i suoi figli, più e più volte. Il sonoro, le musiche e la fotografia dialogano costantemente tra loro nel tentativo riuscitissimo di opporsi all’autocontrollo di Neil. La claustrofobia ne è complice, e la scelta di Chazalle ripaga, specie sul toccante finale

1) La La Land (2016)

Il capolavoro indiscusso di Damien Chazelle è senza dubbio La La Land, il quale non solo è il miglior film del giovane cineasta, ma si eleva persino a manifesto del postmoderno. Infatti, il regista qui riesce a richiamare il cinema classico e la New Hollywood, mescolando la gioia e la vitalità delle grandi coreografie con l’amarezza e la malinconia di un sogno disilluso quale è lo scambio di primi piani finale. I colori pastello dominano la scena in quanto esteriorizzano le emozioni dei personaggi, sottolineando l’inquietudine provata verso un futuro incerto. Chazelle muove la macchina da presa al passo con la danza della coppia protagonista, rispecchiando una realtà virtuosamente vivacizzata dal sogno. Gli stacchi di montaggio sono pochi, mentre il piano sequenza è le tecnica prescelta per promuovere un senso di libertà. L’amore è quel sentimento universale di cui si sente sempre il bisogno, fosse anche solo per un supporto essenziale. Il musical è il genere che più si adatta al discorso metacinematografico che Chazelle porta brillantemente avanti per tutto il racconto.