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Don’t Worry Darling: la spiegazione del finale del film di Olivia Wilde

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Il 22 Settembre 2022 è approdato nelle sale italiane il secondo lungometraggio diretto da Olivia Wilde (dopo La Rivincita Delle Sfigate del 2019): Don’t Worry Darling, con protagonisti Florence Pugh, Harry Styles e Chris PineIl film era già stato presentato qualche settimana prima al Festival del Cinema di Venezia, nella categoria Fuori Concorso, ed è risultato vittima di alcune polemiche “gossip” durante la campagna marketing, cosa che ha fatto aumentare l’interesse di gran parte del pubblico nei confronti del progetto. Questo articolo tratta la spiegazione del finale del film, sottolineando dettagli di trama, simbolismi all’interno della sceneggiatura, e dove possibile si cerca di dare risposte a domande poste all’interno della pellicola. 

 

 

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La trama generale di Don’t Worry Darling

 

Contesto industriale anni ’50. Alice e Jack sono una giovane coppia felice, residente in un quartiere della città di Victory in California. Un piccolo agglomerato di famiglie vive all’interno di questa piccola e tranquilla cittadina americana. Ogni giorno i mariti salutano le proprie mogli per andare a lavoro, queste ultime restano nelle loro dimore per curare le faccende domestiche, in attesa che i loro uomini tornino a casa per la cena.


Vige un’unica regola: è vietato fare domande sui dettagli del lavoro che gli uomini svolgono presso il Quartier Generale di Victory, un edificio misterioso posto al limite della città, in mezzo al deserto.

Alice comincia a nutrire dei dubbi sull’operato di suo marito e dei suoi colleghi, specialmente dopo aver parlato con un’altra moglie che sembra aver scoperto qualcosa, seppure incapace di raccontarlo. Alice cerca di confrontarsi con l’amica, finché qualcosa di terribile accade… La donna cade in uno stato profondo di paranoia, comincia ad avere strane visioni e non riesce a distinguere il sogno dalla realtà. Chiunque si rifiuta di crederle, additandola come pazza, tranne suo marito Jack.

Per Alice, la vita a Victory si trasforma presto in un incubo. Per avere le risposte che cerca, deve fuggire subito.


Il Plot Twist di Don’t Worry Darling (spoiler)

 

La cosiddetta rivelazione shock giunge poco dopo metà film, quando scopriamo che la vita nella città di Victory è solo una finzione distopica, una realtà virtuale creata da Frank, l’ideatore dell’orribile progetto che confina le partner femminili in uno pseudo-gioco di ruolo a tema anni ’50, una sorta di matrix. Alice è infatti un medico del ventunesimo secolo, vive in quello che è il nostro presente insieme a Jack, il quale nella realtà è disoccupato.

 

Jack teme che Alice possa lasciarlo, e soggiogato da Frank decide di intrappolarla nel mondo fittizio di Victory, così da restare insieme per sempre. Alice si rende presto conto di essere un corpo in stato di vegetazione, la sua mente è imprigionata altrove, e il tradimento del marito (perfettamente cosciente anche nel mondo virtuale) è un peso insopportabile. In balia delle emozioni, Frank verrà ucciso dalla sua stessa moglie, nel tentativo di quest’ultima di scappare e tornare alla realtà. Il finale, seppure tronco, porta lo spettatore a credere in un “lieto-fine”: la sventurata protagonista riesce a salvarsi, a riemergere dall’incubo in cui era intrappolata per ritornare al suo presente. Eppure si percepisce dell’amaro; qualcosa manca… Qualche dettaglio, qualche spiegazione che avrebbe fatto la differenza nell’interesse della ricezione della pellicola.

 

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Spiegazione del finale di Don’t Worry Darling: influenze, temi e domande senza risposta


Dopo aver visionato la pellicola si ha la sensazione che la sceneggiatura abbia del potenziale inespresso. Temi importanti, di natura esistenziale, vengono qui accennati e lasciati in superficie, in favore di una maggior cura dal punto di vista estetico piuttosto che contenutistico.


Si salva la regia di Olivia Wilde, che predilige forme e suggestioni visive derivate da molti film di genere, da cui inevitabilmente è stato preso spunto. Basti pensare a una pellicola come The Truman Show che, seppure non sia un thriller-horror come nel caso del film analizzato, ricalca propriamente il concetto della prigionia individuale all’interno di una società maligna. O ancora, molto simile è la trama di parecchie puntate della serie di successo Black Mirror, che utilizza spesso la premessa di un futuro tecnologico devastante come espediente per raccontare la cupa alienazione umana.


Altrettanto convincente è l’interpretazione degli attori protagonisti. Florence Pugh brilla sopra tutti in quanto vittima degli eventi, e regge il peso della pellicola in maniera più che dignitosa; lo stesso vale per Chris Pine, nel ruolo di un “villain” meschino e fascinoso, costruito sull’archetipo narrativo dei leader di setta. Persino Harry Styles regala una buona performance, senza guizzi particolari, tuttavia godibile.

Inesorabilmente, purtroppo, il film collassa proprio nella risoluzione finale, in cui si avverte una palese confusione di concetti.


Chiaro è che la trama volesse raccontare temi sociali come la disparità di genere e la rottura dello status quo, o da una prospettiva psicologica parlarci dei traumi e delle paranoie individuali tramite l’introspezione del personaggio femminile di Alice, o anche del sempre-verde sogno americano di cui Jack è disperatamente alla ricerca. Tuttavia sarebbe stato utile un approfondimento di questi temi, anziché la mera citazione. Ad esempio, si capisce che Bunny (il personaggio di Olivia Wilde) ha un forte potere decisionale all’interno della realtà virtuale, e ha deciso volontariamente (al contrario di Alice) di vivere a Victory, così da poter restare con i suoi bambini. Perché non soffermarsi su questo dettaglio, ponendo l’accento sul legame materno della donna, che fino al momento della rivelazione è invece inesistente?


Perché Alice, mentre è in camera con Jack, lascia assistere Frank come se nulla fosse? Perché gli permette di rubare un momento di privacy così intimo? Si sente forse inferiore e quindi costretta in qualche modo ad essere un oggetto sessuale implicito anche per altri uomini? Una volta che Alice riesce a scappare dal mondo virtuale, ci saranno ripercussioni su Frank e sugli altri uomini manipolatori? Il finale tagliato e affrettato non ci dà alcun modo di saperlo. Insomma, tutte supposizioni soggettive che tocca trarre autonomamente.