Recensione – La treccia, scritto e diretto da Laetitia Colombani

Nell’articolo la trama ufficiale e la recensione del film di Laetitia Colombani: qual è il risultato?
La recensione de La treccia, diretto da Laetitia Colombani

Articolo pubblicato il 8 Giugno 2024 da Giovanni Urgnani

Distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 29 novembre 2023 mentre in quelle italiane il 20 giugno 2024; tratto dall’omonimo romanzo di Laetitia Colombani, regista della sua stessa trasposizione. Ma qual è il risultato de La treccia? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film.

La trama de La treccia, il film di Laetitia Colombani

Di seguito la trama ufficiale de La treccia, diretto da Laetitia Colombani:

Tre donne, tre continenti, un unico destino. India: Smita è una ‘intoccabile’. Sogna di dare alla sua giovane figlia un’educazione e farà di tutto pur di farlo accadere; Smita prende quindi una decisione importante: lasciare tutto e andare verso sud, alla ricerca di una sorte migliore. Italia: Giulia lavora nel laboratorio di cascatura a conduzione familiare di proprietà del padre. In seguito a un grave incidente in cui suo padre è coinvolto, Giulia scopre che l’azienda di famiglia è sul lastrico. Canada: Sarah è un avvocato di successo; quando sta per essere promossa alla direzione dello studio, scopre di avere un tumore al seno. Legate senza saperlo da ciò che hanno di più prezioso, Smita, Giulia e Sarah si ribellano alla sorte che è stata loro assegnata e decidono di lottare, tessendo inconsapevolmente una rete di speranza e solidarietà.”

La recensione de La treccia, diretto da Laetitia Colombani

La recensione de La treccia, con Fotinì Peluso e Kim Raver

Nello scorso 2023, è uscito al cinema in Italia Tell it like a woman (qui trovate la recensione), un progetto cinematografico corale che ha riunito sette registe per raccontare altrettanti episodi, in cui la donna protagonista fa da filo conduttore per tutti, donne di tutte le età, di tutte le etnie e di diverse aree geografiche. L’autrice Laetitia Colombani, nel dirigere la trasposizione del suo romanzo, condivide la volontà di raccontare vicende personali per sensibilizzare sulla condizione femminile nel mondo, ancora lontana dal definirsi ideale, mediante persone diverse, in diversi luoghi del mondo; la differenza sta nel fatto che le tre storyline non sono antologiche ma avvengono contemporaneamente nello stesso arco narrativo, per le quali dietro la macchina da presa si muove un’unica mano e un’unica mente.

L’identità e la natura del film in questione sono sicuramente caratterizzate dalla commercialità, l’intenzione è piacere al grande pubblico mediante un lineare sviluppo della tematica, ponendosi l’obiettivo di far trasmettere empatia verso i personaggi, toccando anche situazioni delicate. Si evita così l’affidamento a sottotesti e simbolismi, per rendere ogni tassello chiaro e immediato nella sua comprensione; ciò non toglie la difficoltà di mettere in scena un prodotto capace di essere interessante ed efficace, poiché non è mai scontata la riuscita di tale impresa, perché di questo si tratta quando si esegue cinema popolare.

La triforcazione narrativa è gestita bene dal punto di vista del ritmo: si passa da una linea all’altra in modo equilibrato, senza intaccare il godimento generale, nonostante non viva di chissà quali scosse, data la prevedibilità degli eventi raccontati, sapendo però unirle alla fine tramite un espediente tutto sommato credibile; comunque, il risultato può dirsi portato a casa, cioè il voler dimostrare quanto questo mondo sia ostile verso le donne e quanto quest’ultime debbano faticare il doppio per ottenere la metà di quello che dovrebbe spettarle loro di diritto. Anche se tra loro vi sono differenze: di etnia, di lingua, di religione o di classe sociale, tutte le donne sono accumunate dalla stessa infausta condizione, cambia solamente il modo in cui essa si presenta, in maniera esplicita o in maniera edulcorata, a seconda della società in cui si vive.

Una riflessione stimolante la lascia la linea narrativa italiana, non togliendo nulla alle altre due, molto più “normali”, dove la protagonista è interpretata da un’ottima Fotinì Peluso, portando all’attenzione degli spettatori il tipo di eredità lasciata dalla vecchia generazione dei padri/imprenditori, caratterizzata dai debiti e dalle macerie, lasciata ai più giovani, costretti a ripartire da zero e ricostruire sotto l’insegna del cambiamento, a cominciare dalla leadership, senza comportare automaticamente l’esclusione totale della figura maschile, anzi, ma neanche dando per scontato l’accettazione della novità da parte di tutti, donne comprese.

3,0
3,0 out of 5 stars (based on 1 review)
La recensione de La treccia, diretto da Laetitia Colombani
La treccia
La treccia

"Tre donne si ribellano alla sorte che è stata loro assegnata e decidono di lottare, tessendo inconsapevolmente una rete di speranza e solidarietà."

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

20/06/2024

Regia:

Laetitia Colombani

Cast:

Kim Raver, Fotinì Peluso, Mia Maelzer, Avi Nash, Manuela Ventura, Bonnie Mark e Marcel Jeannin.

Genere:

Drammatico

PRO

La linea narrativa a tre è gestita in maniera efficace
Buona messa in scena e buon utilizzo della macchina da presa da parte della regista
La tematica principale è sviluppata in modo lineare ma non banale
Per fortuna il manicheismo è stato evitato
La sua semplicità causa una generale prevedibilità
La mancanza di rischio può provocare appiattimento