Cerca
Close this search box.

Il pianeta delle scimmie: la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

Il Pianeta delle Scimmie è una saga cinematografica monumentale, con ben nove film che esplorano temi profondi offrendo spunti di riflessione sempre attuali. Ma quali sono i migliori ed i peggiori?
Il pianeta delle scimmie_ la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

Raramente nella storia del cinema troviamo sage come quella del pianeta delle scimmie. Una saga con una pentalogia originale di fondamentale importanza, rilanciata egregiamente da una nuova trilogia. Numerosi registi si sono cimentati nella rielaborazione del materiale proposto da Pierre Boulle, fornendo infinite chiavi di lettura. Per festeggiare l’arrivo del nuovo capitolo in sala, in molti si sono cimentati nel recupero dell’intera saga disponibile finalmente su disney+. Per questo abbiamo deciso di far mente locale su queste pellicole, cercando di inserirle in una classifica. Cercando in questo modo, per quanto possibile, di enfatizzare alcuni dei punti di forza di ogni pellicola. Vi presentiamo quindi: Il pianeta delle scimmie – la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore.

10 – Planet of the Apes di Tim Burton (2001)

Cosa c’è di peggio di un film brutto? Un film brutto e sbagliato, in particolare se ha una legacy invasiva. Per nostra fortuna il capitolo diretto da Burton può rientrare tranquillamente in entrambi questi insiemi. Anzi a voler essere onesti si trova nella loro zona di intersezione. Dopo una cinquina di film che, con alti e bassi, erano riusciti ad esplorare al meglio il materiale di Pierre Boulle, ritrovarsi di fronte a questo è disarmante. Ogni buon proposito della pentalogia iniziale e del libro di Boulle viene meno. Non è tanto la divergenza in sè del materiale originale ad essere problematica, altrimenti la nuova trilogia dovrebbe trovarsi in questa parte della classifica. Questi stravolgimenti a cosa hanno portato? Ad una pellicola del ciclo fantastica avventura con tinte B movie. Tolto il titolo qui del pianeta delle scimmie c’é poco e niente.

Fate un esperimento: rimuovete le scimmie dal film e dal titolo e sostituitele con qualunque creatura. Cosa otteniamo? Un fantasy generico, sicuramente non una deriva degna per una saga del genere. Poi troviamo un cattivo, il Generale Thade, talmente esagerato e pazzo da cadere nel ridicolo dopo a malapena cinque minuti di screentime. I costumi sarebbero anche belli da vedere, poi ti ricordi che al fianco delle stupende armature troviamo chiodi in pelle, scimmie con seno e capelli. Aggiungiamo a questo un finale che tenta di rifarsi al libro dopo averlo spernacchiato per due ore. Che deriva disastrosa, meno male che si tratta dell’unica posizione gravemente insufficiente di questa classifica.

9 – Anno 2670 – Ultimo atto di J. Lee Thompson (1972)

Il quinto capitolo della saga storica è sicuramente il film più costretto. Con il terzo capitolo che ribaltava le aspettative, collegarsi al primo capostipite era cosa difficile e probabilmente doverosa. Jack Lee Thompson continua il percorso iniziato con il capitolo precedente, e ribalta le aspettative giocando sul passato remoto. Convivenza, uguaglianza e sacrificio; tutti valori fondamentali che la saga ha sempre promosso. L’epopea storica di Cesare in questo film trova la sua conclusione, in un film forse più banale dei precedenti. D’altronde, dopo quattro film di quella levatura, ribaltare le aspettative nuovamente avrebbe distrutto qualunque senso di conclusione. Non mancano gli spunti di riflessione, anzi a dirla tutta la saga odierna trova negli ultimi due film della pentalogia un grande spunto.

8 – 1999: conquista della Terra di J. Lee Thompson (1972)

Il pianeta delle scimmie_ la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

Il primo passo per ottenere la consapevolezza della propria esistenza è il rifiuto, la capacità di dire “no”. Questo quarto capitolo della saga storica mette al centro della storia questa tematica. Cesare combatte contro un mondo militare che rieccheggia secondo conflitto mondiale, d’altronde J. Lee Thompson conosceva bene la materia. Sicuramente questo quarto capitolo coglie alla sprovvista, soprattutto per il suo finale cinico e spietato. L’alba del pianeta delle scimmie in questo caso viene accompagnata dalla pietà. Violenta ed arguta, la rivolta nasce in seno all’oppressione; lavorando per immagini. Questa è la vera alba del pianeta delle scimmie, il primo passo verso lo storico capostipite che nel quinto troverà il suo culmine. Forse meno soprendente del terzo, ma pur sempre in grado di parlare per immagini più che per spiegoni.

7 – L’altra faccia del pianeta delle scimmie di Ted Post (1970)

L’uomo è sempre stato schiavo del potere, e qual’è la forma più grande di potere? Quella di vita o di morte, con le armi che in questo contesto hanno fatto storia. Che sia un proiettile, una pistola o un missile non importa. La somiglianza di forme con l’icona fallica connette magnificamente questi mondi apparentemente separati. Le vibrazioni di “ampliamento del primo” sono evidenti, e difficilmente possiamo riferirci a questo capitolo come “autonomo”. Tuttavia questa caratteristica non impedisce al progetto di risultare suggestivo, impattante e sorprendente. Allineato con i sequel dell’epoca ma con tanta voglia di rilanciare un capitolo originale che dopo 2001 di Kubrick poteva risultare mutilato. Mirare basso ha aiutato a confezionare un film che riflette sul potere, che lavora per immagini senza mai cadere nel banale. Non male, non male per niente.

6 – Fuga dal pianeta delle scimmie di Don Taylor (1971)

La sorpresa nel cinema è una variabile fondamentale, e si manifesta in molte forme. Il terzo capitolo “storico” prende questa parola alla lettera e ci costruisce attorno un film interessante. Questa volta il ribaltamento delle aspettative è totale, seppur forse ricalcando troppo la strada originale. Ma poco importa, quello che rimane è un film che risplende in particolare nel suo comparto narrativo. Nonostante la complessità, il tutto fila liscio senza intoppi e regala momenti dal forte impatto emotivo. Diritti fondamentali, paura, terrore e prevenzione. Nulla è lasciato al caso, tutto è controllato in un rilancio che ha ridonato energia alla saga. La sua natura umanocentrica potrebbe lasciare indispettiti alcuni spettatori, ma qui dobbiamo comprendere cosa voleva dire all’epoca rilanciare una saga. Il lavoro di Don Taylor non è banale, forse questa è la cosa più importante.

5 – Il regno del pianeta delle scimmie di Wes Ball (2024)

Il nuovo film che inaugura l’arco narrativo di Noa coglie impreparato anche lo spettatore più misurato. La saga ha nuovamente dato prova di saper intercettare il contemporaneo, e qui lo fa spostandosi in chiave più action e colossale. Tratta nuove tematiche: alcune nuove come la dittatura mentre altre riprese dal passato della nuova trilogia come il concetto di memoria. A voler essere precisi, l’intera opera di Wes Ball parla di memoria e del suo legame con l’eredità. A questo ci aggiungiamo una riflessione inedita per la saga che tocca la semiotica, dove segni diventano simboli quando vengono investiti di significato. A condire il tutto troviamo un finale che per la prima volta dopo nove film guarda al futuro, proponendo uno scenario tanto estasiante per i fan quanto carico di infinito potenziale.

4 – L’alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt (2011)

Il pianeta delle scimmie_ la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

Marcel Mauss nel suo “Essai sur le don” ha analizzato con estrema lucidità il concetto di dono. Uno dei temi più cari all’autore è quello della carità, e del gioco di potere che essa avvia. Offire aiuto, la propria mano, innesta dinamiche di debito. Colui che accetta l’aiuto, accetta la sua inferiorità. Questo dona origine ad una serie infinita di scambi, che nel suo rincorrersi generano un equilibrio precario. Nel film di Rupert Wyatt dopo un intera sceneggiatura passata a ricorrere questo modello, il tutto si conclude con un abbraccio. No, niente più dislivello, questa volta il gesto è quello dell’umana comprensione e della compassione. L’alba del pianeta delle scimmie incarna più la consapevolezza dell’essere, diventando quasi una metafora social-politica. Qui autocoscienza ed autoconsapevolezza vanno a braccetto. Ma qual’è l’origine di questa nuova narrazione? Il più grande nemico del nostro secolo: le malattie.

Non più l’atomica, qui il seme della distruzione nasce dall’intento di curare la malattia della memoria. Ricordo, quello che stava alla base del capostipite della saga e che vive nelle numerose citazioni. La fuga non violenta di Cesare, novello messia/profeta scimmiesco, ha qualcosa di miracoloso. Solo con la consapevolezza della propria esistenza la scimmia dipana la nebbia, muta da animale ad “umano” (concetto decisamente demolito in questa trilogia). Ritorniamo a quel quarto storico capitolo, al rifiuto come affermazione dell’io. E poi quella finestra, quel simbolo che denota la “casa” come terreno di confine. L’alba del pianeta delle scimmie è un bellisimo blockbuster, nonché un racconto di formazione atipico che si innesta nella nostra storia popolare. Combattiamo perché siamo, per difendere ciò che chiamiamo casa. Uno dei rilanci più belli di sempre, senza dubbi.

3 – Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie di Matt Reeves (2014)

Sapete cosa non era mai stato il pianeta delle scimmie? Un colossal fantascientifico dalle tinte war movie con un intreccio narrativo che rimandia alle tragedie di Shakespear. Matt Reeves ci trasporta nel nuovo mondo, quello decimato dalla pandemia delle scimmie (ah il 2014). Cosa troviamo? Umani in gabbia, in sbarre che li proteggono da pericoli che hanno sempre fatto parte della loro natura. D’altronde in questo film per la prima volta il confine fra scimmie ed esseri umani è solamente nell’aspetto. Qualcuno trama nell’ombra e vuole sovvertire il potere politico, altri invece puntano alla mera sopravvivenza. E poi abbiamo le sequenze di guerriglia urbana, di una bellezza commovente che contiene i semi del futuro “the batman”. Un film forse più quadrato degli altri, ma quanto è bello trovarsi capitoli intermedi così riusciti in sala.

2 – Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner (1968)

Il pianeta delle scimmie_ la classifica di tutti i film dal peggiore al migliore

Il nome di Pierre Boulle può vantare ben due adattamenti ricordati come dei veri e propri capolavori. Il primo è Il ponte sul fiume Kwai, mentre il secondo è proprio il pianeta delle scimmie. Se in quell’anno Kubrick reinventa la fantascienza spaziale, Franklin J. Schaffner nel suo piccolo fa altrettanto. A differenza del romanzo, più incentrato sui confini morali, qui il film segue le vicende Charlton Heston con uno sguardo intimo. Viviamo con lui la scoperta di un nuovo mondo, dove le regole dell’evoluzione sembrano apparentemente sovvertite. Uno scherzo del destino, una rielaborazione sapiente del materiale originale. Alla fine, per concludere, un colpo di scena che ha segnato la storia del cinema. Che anno il ’68 per gli amanti della fantascienza, sembrava impossibile rilanciare su questo primo capitolo. Ma come nella sceneggiatura di Michael Wilson e Rod Serling, anche in questa classifica troviamo un colpo di scena finale.

1 – The War – Il pianeta delle scimmie di Matt Reeves (2017)

Per decidere fra la seconda e la prima posizione si poteva tranquillamente lanciare una moneta, ma oggi vogliamo suscitare una reazione. Il primo film storico è un capolavoro, ma l’operato di Reeves rilancia su tutta la linea creando qualcosa di magistrale. Se Burton nel suo pseudo fantasy non riusciva a mettere a segno mezza palla, il regista del secondo capitolo si conferma il vero goleador di questa classifica. Procedendo tuttavia per gradi, cosa rende The War un film immenso? Beh in primo luogo si tratta di una pellicola dalle infinite tinte e sfumature, dove convivono infiniti sottogeneri con un’armonia che lascia di sasso. Si parte col war movie, ma poi diventa un vero e proprio western. A metà si ha una deriva tendente all’olocausto con tanto di Kapò, per poi diventare un vero e proprio escape movie.

Se questo non bastasse, la premessa di base del film è la riproposizione dell’Esodo biblico. Il viaggio verso la terra promessa si chiude proprio con il mare di neve, che travolge ogni esseri vivente ad eccezione degli eletti. Proprio questo capitolo dona alla nuova trilogia il sapore di una grande narrazione biblica, fatta di messia e profeti. Il viaggio di un popolo verso la loro terra promessa, che incontra numerosi filoni della storia del cinema nelle sue infinite sfumature. Che siano registiche o narrative non importa, tutte convivono perfettamente nella loro magistralità. Tutto si incarna nelle azioni di Cesare, Maurice e Red. Se questo non bastasse il film rilancia ulteriormente ponendo come centrali riflessioni che fin ora nella saga erano più marginali. Oggi vogliamo premiare questo, senza nulla togliere agli altri capitoli e al perfetto capostipite. Riscoprite questa trilogia, non vi lascerà indifferenti.