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Recensione – X-Men ’97 1×06: Vitamorte – Parte 2

La sesta puntata di X-Men ’97 si ricollega fortemente ad una parte importante che proviene dall’ultima stagione di Insuperabili X-Men.
X-Men '97: la recensione del sesto episodio

I celebri eroi Marvel sono tornati con il nuovo episodio di X-Men ’97. Dopo aver analizzato il quinto episodio, adesso è il turno del sesto, intitolato Vitamorte – Parte 2 ed attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.

La trama di X-Men ’97 1×06

Il sesto episodio di X-Men ’97 riprende il cliffhanger con Tempesta di Vitamorte – Parte 1, ma allo stesso tempo porta avanti l’importante storia di un vecchio personaggio di cui viene rivelato il destino dopo diversi episodi. Infatti la puntata presenta la seguente trama:

“Un demone del deserto, chiamato l’Avversario, tormenta Tempesta esortando quest’ultima a lasciarsi divorare dall’oscurità, in modo che l’entità possa nutrirsi. Durante la battaglia, il demone ha infettato Forge ed adesso l’uomo rischia di morire: Tempesta dovrà impegnarsi a fondo per aiutarlo nonostante l’assenza dei suoi poteri. Nel frattempo, nella lontana galassia dell’impero di Shi’ar, si scopre che il professor Charles Xavier è vivo e si è ritirato dalla sua vita terrestre per lasciare che gli X-Men ereditassero la sua guida. Il professore sta per sposare la regina Lilandra Neramani per diventare, di conseguenza, il cosovrano di Shi’ar, ma la violenta sorella Deathbird non accetta il fidanzamento con un terrestre.”

X-Men '97: Vitamorte Parte 2

La recensione del sesto episodio di X-Men ’97

Nella prima parte è stato mostrato quanto il personaggio di Tempesta si senta bloccato a causa della paura del cambiamento e dell’idea di contare poco come persona. La battaglia tra la mutante e l’Avversario assume dei toni inquietanti, con la voce sinistra del demone che si insidia nel cuore di Tempesta, assumendo le sembianze di volti della sua vita passata che si deformano in versioni più mostruose e disturbanti, come se i ricordi stessi diventassero anch’essi demoni. Le paure di Tempesta diventano un tunnel così lungo e oscuro che non sembra avere una via d’uscita e che, man mano che si va avanti, diventa sempre più stretto, rischiando di finire soffocati ancor prima di vedere la luce in fondo.

L’Avversario non è soltanto un demone che viene da un’altra dimensione, bensì è l’oscurità latente di qualsiasi persona, una parte del proprio animo che vorrebbe mollare e lasciarsi andare al totale annullamento di sè. La chiave per battere l’oscurità latente non è fuggire, ma accettare che questa esista e comprendere la propria fragilità per capire di potersi evolvere: Tempesta ha affrontato numerosi nemici che l’hanno perseguitata e la stessa serie ha mostrato quanto il mondo possa essere pericoloso con l’odio diffuso tra gli umani, ma la cosa più letale in assoluto è il rinunciare a vivere e chiudersi in un guscio lontano da tutti. Per questo il demone porta il nome di Avversario, poiché non c’è avversario più forte delle stesse paure che abbiamo dentro. Il nero dell’entità maligna non è altro che il simbolo della depressione con cui Tempesta lotta fino alla fine, realizzando un confronto psicologico straordinario che viene accompagnato da sequenze horror magnifiche. L’Avversario risulta quindi essere uno dei migliori villain mai partoriti dalla Marvel negli ultimi anni.

Recensione - X-Men '97 1x06: Vitamorte - Parte 2

L’odio che supera i confini

Il ritorno di Charles Xavier, dopo il finale di Insuperabili X-Men, rivela che il mutante è riuscito a beneficiare delle cure del popolo di Shi’ar. Il professor X è rimasto sul pianeta alieno con l’intenzione di provare una nuova esistenza e portare i suoi benefici a tutta la galassia. Eppure, nonostante la tecnologia avanzata del popolo di Shi’ar, molti si rivelano pregiudiziosi nei suoi confronti poiché la sua biologia appartiene agli esseri umani. Inoltre la scala sociale di Charles Xavier sulla Terra è legata ai mutanti, un popolo ancora oggi discriminato e che per questo non è visto di buon occhio dalla civiltà aliena: non esiste che una persona possa avere grandi poteri se questa proviene da “un ceto basso” o se viene da un paese con una base culturale apparentemente più povera, essendo la Terra meno progredita dal punto di vista tecnologico. La stessa regina Lilandra, innamorata di Xavier, deve dimostrare al popolo di essere perfetta poiché un leader non può dimostrare alcuna insicurezza o fragilità. Ogni leader deve fingere ed assumere un’immagine che rimanga coerente con la tradizione, nonostante Lilandra sia molto più aperta del suo popolo.

Tutto ciò dimostra che una civiltà, per quanto avanzata e diversa dalla nostra, possa avere sempre i semi dell’odio nel terreno su cui ha costruito la propria prosperità, qualunque siano gli emarginati presi di mira. Spesso infatti le grandi civiltà hanno guadagnato la loro potenza attraverso lo sfruttamento, attaccando altri popoli più piccoli, con la forza o con l’inganno, per evitare che crescessero e facendo finta di tendere la mano. Il modo con cui è descritto Shi’ar rappresenta un chiaro attacco all’America attuale, da sempre decisa ad evitare che nazioni “minori” potessero arrivare ad uno status quo elevato, poiché il ragionamento dell’individuo medio è pensare di sentirsi superiore soltanto quando le altre persone ottengono di meno. Ci si dimentica che tutti sono figli dell’atomo e che non c’è differenza tra il popolo di Shi’ar e quello della Terra, perché ogni essere umano è molto più giovane di un universo molto più antico dove c’è spazio per ospitare tutti. Il ragionamento di Charlex Xavier potrebbe sembrare eccessivamente idealista, ma l’evoluzione delle civiltà non ha anche permesso che certi ragionamenti arcaici come la schiavitù potessero diventare una realtà fortunatamente rifiutata quando prima era disgraziatamente considerata come normalità? Che senso ha quindi rimanere attaccati alla tradizione per seguire sempre il ragionamento di servo e padrone quando il primo risultato a cui si arriva è sempre la guerra?

In tutto questo discorso è straordinario come sia messa in evidenza la figura del professore rappresentata da Charlex Xavier. Le gesta del mutante mostrano infatti quanto sia importante studiare il passato per comprendere come si possa progredire in futuro: anche chi non possiede la stessa conoscenza enciclopedica dell’insegnante può comunque avere la capacità di ascoltare e riflettere sulle parole che vengono pronunciate. La comunicazione è importante e finché si può imparare allora c’è speranza per tutti: dovunque si vada, l’evoluzione può vincere, anche in casi di lotte che sembrano andare avanti da tutta l’eternità.

X-Men '97, episodio 6: la recensione

La sesta puntata di X-Men ’97 è un trattato sociopolitico che riflette sulle fondamenta delle civiltà dei popoli e si interroga sull”evoluzione di una natura umana che sembra sempre impossibile da cambiare. Se a questo si aggiunge lo splendido approfondimento della depressione, inserito per aiutare lo spettatore ad affrontare le proprie paure, sembra che la serie non riesca ad andare avanti senza fornire sempre un episodio di alto livello.

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