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Holy Motors è il capolavoro dell’impostore Leos Carax

Uscito nelle sale nel 2012, Holy Motors è uno dei film più famosi ed apprezzati di Leos Carax. Ma perché il film è così importante?
Leos Carax in una scena di Holy Motors, film da lui diretto nel 2012

La recensione di Holy Motors, film scritto e diretto dal regista francese Leos Carax e presentato in anteprima in concorso al 65esimo Festival di Cannes. Distribuito nelle sale nel 2012, il film arrivò in Italia solamente nel giugno del 2013. A seguire, trama e recensione di Holy Motors.

La trama di Holy Motors, presentato al 65esimo Festival di Cannes

Prima dell’analisi e recensione del film, è bene spendere due parole sulla sua trama, in realtà molto semplice e che trova la sua forza e particolarità nel modo in cui Leos Carax la porta in scena. Holy Motors segue le vicende di Monsieur Oscar (Denis Lavant), personaggio eclettico e particolare che cambia più volte identità. All’interno di una giornata di 24 ore infatti, egli – accompagnato in limousine dalla sua assistente Céline (Édith Scob) – passa da una personalità all’altra: da un uomo d’affari ad un mendicante, da un padre di famiglia ad un serial killer, fino ad una strana creatura che semina il panico in città e vive nelle fogne della stessa.

Kylie Minogue in una scena di Holy Motors, film diretto da Leos Carax nel 2012

La recensione di Holy Motors, diretto da Leos Carax

È il 2012 e, nel mese di maggio, ha luogo l’annuale Festival di Cannes. La sua 65esima edizione è però speciale: il presidente di giuria è il nostro Nanni Moretti, Michael Haneke vince la sua seconda Palma d’oro con Amour ed un altro italiano, Matteo Garrone, viene premiato per il sottovalutato Reality. All’interno del concorso ufficiale non mancano però titoli di spessore e, tra questi, a spiccare sono soprattutto due: il primo è Cosmopolis di David Cronenberg, il secondo invece, Holy Motors, segna il ritorno alla regia di Leos Carax. Caso vuole che due dei più grandi geni nella storia della settima arte facciano ritorno insieme sulla Croisette e, mentre il mondo va spedito verso una sempre maggiore globalizzazione dove tutti sono costantemente connessi e collegati, il loro di mondo finisce per racchiudersi all’interno di una limousine.

Quello di Cronenberg e Carax è un viaggio che va dal particolare all’universale, da un microcosmo su quattro ruote ad un mondo che, forse, sta prendendo una direzione sbagliata, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’arte. I due, in quanto geni, se ne rendono conto prima di tutti gli altri e realizzano due opere di rottura, due denunce politiche e sociali tra le più grandi che la storia del cinema abbia mai visto. Due capolavori che da Cannes65 uscirono senza premi, ma che restano ancora oggi estremamente attuali e sedimentati nell’immaginario collettivo. Leos Carax era fermo dallo scorso secolo da quando, nel 1999, proprio in Francia presentò Pola X, complessa e stratificata opera con protagonisti il compianto Guillaume Depardieu e Catherine Deneuve. Chi era il presidente di giuria a Cannes52? Proprio David Cronenberg. Dopo 13 anni, ecco che arriva nelle sale Holy Motors, il tentativo da parte del regista non solo di dire la sua sul decadimento del mondo dell’arte, ma anche di riflettere sul proprio linguaggio e sul ruolo che egli stesso ricopre.

La bellezza sta nell’occhio di chi guarda ma cosa succede quando non c’è più nessuno a guardare? In un mondo in cui tutti giocano un ruolo passivo fatto di finzioni e forzature, senza vivere davvero e senza avere mai un proprio pensiero autonomo, sembra non esserci più posto per l’arte. Carax si detesta, si mette in discussione e cerca di uccidersi più e più volte per poter poi rinascere. Ecco dunque che, nel momento in cui viene chiesto a Monsieur Oscar il perché di questo suo lavoro, di questo passaggio costante da una personalità all’altra, egli risponde che lo fa per la bellezza del gesto. Leos Carax è un impostore e Denis Lavant la sua maschera e, se bisognerà perire, lo si farà solamente alle proprie regole, senza piegarsi mai al volere altrui.

Holy Motors – come anche Cosmopolis – traccia una linea netta nella storia della cinematografia mondiale e funge da valvola di sfogo per il regista francese, che trova qui l’apice del proprio pensiero artistico e che comunica con lo spettatore attraverso le immagini ed un’estetica semplicemente unica. Cinema puro, destinato forse a rimanere incompreso ma che non scende a compromessi e che appare difficile e complesso non tanto per il messaggio che veicola (come sostenuto dalla maggioranza delle persone) quanto per il modo in cui esso viene riportato su schermo, in maniera violenta, grottesca e dadaista ma mai superficiale. Prima di rivederlo dietro la macchina da presa passeranno altri 9 anni – Annette è del 2021 – ma il bisogno fisico di mettersi in discussione è sempre più forte. Al film con protagonista Adam Driver farà seguito un’opera che infatti, già dal titolo, ci dice tanto: C’est Pas Moi, non sono io. Un mediometraggio presentato in anteprima al Festival di Cannes, giunto ormai alla sua 77esima edizione, la stessa edizione che ospiterà l’ultimo lavoro di un altro regista imprescindibile, ovvero The Shrouds, diretto da David Cronenberg. Sembra dunque evidente come al mondo siano molte le cose destinate a cambiare per sempre, altre però non cambieranno mai.

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5,0
Rated 5,0 out of 5
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La locandina italiana di Holy Motors, film diretto da Leos Carax e presentato in anteprima al Festival di Cannes
Holy Motors
Holy Motors

Presentato in anteprima a Cannes65, nel 2012 Leos Carax scrive e dirige Holy Motors, quello che viene definito dai più come il suo più grande capolavoro.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

06/06/2013

Regia:

Leos Carax

Cast:

Denis Lavant, Eva Mendes, Kylie Minogue, Édith Scob, Michel Piccoli, Leos Carax

Genere:

Drammatico, Fantastico, Grottesco

PRO

L’apice del genio di Leos Carax
L’interpretazione di Denis Lavant
Il suo essere ancora oggi estremamente attuale
Nessuno