Cerca
Close this search box.

Recensione – Fumare fa tossire, il film a episodi di Quentin Dupieux

Undicesimo lungometraggio scritto, diretto, montato e fotografato da Quentin Dupieux, Fumare fa tossire è un omaggio all’infanzia del visionario regista francese attraverso la struttura episodica. Ma qual è il suo risultato?
Recensione - Fumare fa tossire, il film a episodi di Quentin Dupieux

Fumare fa tossire è l’undicesimo film scritto e diretto da Quentin Dupieux che si occupa, come suo solito, anche del montaggio e della fotografia. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes tre mesi dopo l’anteprima di Incredibile ma vero a Berlino, il film del 2022 non è mai uscito al cinema in Italia ma è stato distribuito direttamente in streaming; concepito come omaggio ai suoi film adolescenziali preferiti, Fumare fa tossire è un enorme giocattolone che, però, fa comunque riflettere a proposito dello stato dell’arte e della concezione di cinema dell’autore francese. Di seguito, tutto ciò che c’è da sapere a proposito della trama e della recensione di Fumare fa tossire.

La trama di Fumare fa tossire, il film di Quentin Dupieux con Gilles Lellouche e Anaïs Demoustier

Prima di procedere con la recensione di Fumare fa tossire, vale la pena offrire innanzitutto un breve riferimento alla trama. Nel film si parla della Tobacco Force, un gruppo di supereroi in pieno omaggio ai tokusatsu (da cui derivano anche opere come i Power Rangers) che sono intenti a salvare il mondo da minacce fatte di gomma, che sconfiggono con la forza degli elementi di una sigaretta. Tuttavia, la coesione del gruppo diventa sempre meno forte e, per questo motivo, i supereroi vengono inviati in ritiro, dove dovranno migliorare i propri rapporti. Il loro riposo forzato diventa occasione per raccontarsi delle storie horror che vengono osservate sullo schermo, fino alla minaccia globale di Lizardin, un nemico intento a far esplodere la Terra.

La recensione di Fumare fa tossire: un pastiche di riferimenti nel film a episodi di Quentin Dupieux

Chi possiede una visione d’insieme del cinema di Quentin Dupieux sa che, fin dall’inizio della sua carriera nel mondo della settima arte, esiste una precisa concezione della macchina da presa da parte del regista, che inserisce – esclusivamente in opere dalla durata risicata e curate integralmente dallo stesso autore, in molti casi anche nella colonna sonora – parte di quei riferimenti alla sua stessa esistenza. Non si parla tanto di autobiografia, ma di passioni, espressioni psicologiche, repressioni e pulsioni che trovano spazio in quel lato destro del cranio (parafrasando lo stesso Oizo) e che possono trasformarsi ora in mostri di gomma, ora in insetti giganti, ora in pneumatici che prendono vita e iniziano ad uccidere chiunque capiti a tiro. Questa premessa è utile per inquadrare un film come Fumare fa tossire che, fin dal suo titolo pleonastico (trattasi evidentemente di un’ovvietà) non vuole far altro che ascriversi al novero dei “film di Quentin Dupieux”. Il film del 2022, presentato a sorpresa a Cannes tre mesi dopo l’esperienza a Berlino con Incredibile ma vero, costituisce – per ammissione dello stesso regista – un omaggio al suo mondo infantile e a quelle passioni, Power Rangers compresi, che vengono portate sullo schermo.

Il risultato è certamente sufficiente, anche se lontano rispetto a quei fasti che sono stati raggiunti dal regista con opere in cui l’esigenza di dar vita ad un’idea diventa più forte rispetto a quel divertissement che spesso definisce la carriera di Quentin Dupieux: è evidente che Doppia Pelle, Yannick o Daaaaaalì! siano opere molto più quadrate rispetto a Fumare fa tossire, ma la sensazione è che tutto ciò faccia parte di un preciso disegno del regista che sa quando, e in che opera, offrire una visione differente dell’arte che concepisce. Affidandosi alla struttura a episodi, Fumaire fait Tousser diventa un film in cui la trama lineare – il gruppo di supereroi che omaggia i tokusatsu – ha ben poco peso e risulta essere piuttosto blanda, in confronto a quelle narrazioni visualizzate sullo schermo in cui Dupieux inserisce elementi macabri, che vanno dallo splatter allo slasher, riuscendo a definire con cura la sua precisa vocazione puramente gore. Così, da un casco che amplifica il pensiero umano e che conquista il soggetto che lo indossa, fino ad un uomo che viene del tutto maciullato in un trituratore di rami (ma ammette di stare bene, anche quando di lui resta soltanto una bocca parlante), Fumare fa tossire conferma la sua natura di film in cui a vivere non è tanto una precisa idea di rappresentazione, quanto più la sua retrostante parte di pulsione.

La sensazione è che Dupieux sia un autore che si lasci totalmente dominare da quel subconscio che talvolta assume delle forme mostruose e che, tutto sommato, si inquadra esattamente entro quelle formule della psiche freudiana: impossibile non pensare, ad esempio, ai numerosi riferimenti sessuali del film, che ruotano intorno alla figura del capo Didier (una lucertola da cui cola un non precisato liquido e che ricorda tanto lo Splinter di Tartarughe Ninja, ma di cui ogni donna sembra innamorata) o alla forma fallica del casco che viene indossato in una delle storie raccontate. E ancora, quando uno dei Tobacco Force chiede – all’addetta del frigo-supermercato – di bere qualcosa la risposta immediata è “non sono una puttana”, poiché la prima declinazione di possibile contatto presente nel film è evidentemente quella carnale, che va dalla repressione sessuale (in fondo, perché innamorarsi di una lucertola da cui cola liquido?) a quella esistenziale (Mercurio, nonostante i vani tentativi, non riuscirà mai a raccontare la sua storia). Ecco che il film si traduce, allora, in un saggio di ciò che Quentin Dupieux è nel bene e nel male: la tendenza alla comicità estrema, che però non sempre funziona e in alcuni punti appare anche piuttosto fiacca; lo splatter e il gore, che sono presenti nelle scene horror raccontate o in una carpa che, prima di bruciare del tutto, racconta la sua storia; la parodia verso il mondo dei cinecomic, con un Lizardin (ricorda qualcosa?) intento a far esplodere il pianeta Terra ma che, prima, deve guardarsi bene dal risentimento di moglie e figlio. Fumare fa tossire, insomma e che piaccia o meno, è in tutto e per tutto un film di Quentin Dupieux, un’affermazione sì pleonastica quanto il titolo della pellicola, ma quanto mai azzeccata.

0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Fumaire fait tousser
Fumaire fait tousser

Undicesimo lungometraggio scritto, diretto, fotografato e montato da Quentin Dupieux, Fumare fa tossire racconta un parodistico mondo di tokusatsu fatto di splatter e racconti di inquietudine.

Voto del redattore:

6 / 10

Data di rilascio:

30/11/2022

Regia:

Quentin Dupieux

Cast:

Adèle Exarchopoulos, Alain Chabat, Anaïs Demoustier, Anthony Sonigo, Benoît Poelvoorde, Blanche Gardin, David Marsais, Doria Tillier, Gilles Lellouche, Grégoire Ludig, Jérôme Niel, Jean-Pascal Zadi, Jules Dhios Francisco, Julia Faure, Oulaya Amamra, Raphaël Quenard, Vincent Lacoste

Genere:

Commedia, grottesco

PRO

La struttura a episodi
Le esagerazioni splatter e la tendenza al gore del film
L’atteggiamento parodistico verso il mondo dei cinecomic
Il confronto tra gli episodi e la trama lineare non è ben calibrato
La sensazione di un divertissment di fondo che rende l’opera superficiale
Alcune trovate comiche appaiono piuttosto fiacche