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Recensione – Grosso guaio a Chinatown, diretto da John Carpenter

Recensione - Grosso guaio a Chinatown

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Grosso guaio a Chinatown
Genere: Avventura, Commedia, Horror
Anno: 1986
Durata: 99′
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Gary L. Goldman, David Z. Weinstein, W.D. Richter
Cast: Kurt Russell, Dennis Dun, James Hong, Kim Cattrall, Victor Wong
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Steve Mirkovich, Mark Warner, Edward A. Warschilka
Colonna Sonora: John Carpenter, Alan Howarth
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Dopo il successo commerciale di Starman, John Carpenter ottenne un altro grande budget per produrre un film che rispecchia appieno l’eccentricità del regista americano. Kurt Russell torna come protagonista per la terza volta in una commedia d’avventura dal sapore fantasy-horror, il sentito omaggio di Carpenter al cinema di stampo orientale. Ecco la recensione di Grosso guaio a Chinatown, film del 1986 diretto da John Carpenter.

La trama di Grosso guaio a Chinatown, diretto da John Carpenter

Di seguito la trama di Grosso guaio a Chinatown, il nono film di John Carpenter: 

 

Il rozzo camionista americano Jack Burton (Kurt Russell) e il suo giovane amico cinese Wang Chi (Dennis Dun) si recano all’aeroporto di San Francisco per prendere la fidanzata di Wang, Mao Jin; all’aeroporto, la ragazza viene rapita da una banda di teppisti cinesi chiamati i Signori della Morte, che la portano a Chinatown con l’apparente intenzione di venderla come schiava sessuale. Jack e Wang cercano di seguire i rapitori entrando nei quartieri di Chinatown e restano bloccati in un violento scontro tra i Chang Sing e i Wing Kong: questi hanno interrotto il corteo funebre del defunto capo dei Chang Sing, scatenando la battaglia. Lo scontro viene interrotto dall’arrivo delle Tre Bufere, tre potentissimi guerrieri-maghi: Tuono, Pioggia e Fulmine; questi si schierano in favore dei Wing Kong, decimando e disperdendo i Chang Sing coi i loro poteri sovrannaturali, mentre Jack e Wang si mettono in salvo dopo un incontro ravvicinato con David Lo Pan (James Hong), il malvagio e tenebroso capo mandarino dei Wing Kong.  Lo Pan era un tempo un principe guerriero che, entrato in conflitto col primo Imperatore Cinese, subì da questi una maledizione: condannato dal dio Ching Dai a diventare una sorta di demone, avrebbe spezzato il maleficio solo sposando una ragazza dagli occhi verdi, per poi sacrificarla all’Imperatore.

 
Recensione - Grosso guaio a Chinatown

La recensione di Grosso guaio a Chinatown, il cinema orientale secondo Carpenter

John Carpenter non ha mai nascosto il suo amore per il cinema orientale, in particolar modo per le produzioni di Hong Kong del genere wuxia, dove le arti marziali esplodevano in tutto il loro esagerato fascino. Grosso guaio a Chinatown, il nono film della corposa carriera del regista americano, è un sentito omaggio ad un periodo storico dove il kung fu spopolava sul grande schermo, ma è soprattutto una pellicola dove Carpenter si diverte a mischiare più generi con la solita anarchia che da sempre l’ha contraddistinto. Il film  con protagonista Kurt Russell, qui alla sua terza collaborazione con l’autore statunitense, e prodotto dalla 20th Century Fox è una creazione ad alto budget, dove finalmente Carpenter ha la possibilità di andare a briglie sciolte senza avere la costrizione di una produzione invadente, come successe nel suo precedente film Starman. Alla luce di questo, il vecchio John si diverte come un bambino nel trasmettere tutta la sua lucida follia allo spettatore, in novanta minuti adrenalinici e maledettamente divertenti.

 

Grosso guaio a Chinatown è un folle mix di generi: azione, avventura, horror, commedia, il tutto permeato da una grande fonte di misticismo cinese, utile a contestualizzare gli eventi del film. Sebbene la pellicola sia ambientata tra le strade del quartiere di Chinatown a San Francisco, l’atmosfera che si respira per tutta la durata dell’opera è quella di un’epoca sperduta, lontana nel tempo, dove i protagonisti vengono letteralmente risucchiati in un vortice di strane circostanze, nel disperato tentativo di salvare la povera Mao Jin dalle grinfie del malvagio Lo Pen, interpretato brillantemente dal veterano James Hong, recentemente apparso in Everything Everywhere All At Once. La componente avventuriera la fa da padrone, Carpenter in questo senso gira quasi un Indiana Jones in salsa urbana, inserendo gli elementi tipici del genere richiamando le gesta dell’archeologo più famoso del cinema con i suoi enigmi ambientali, le sue trappole disseminate ovunque e i protagonisti dalla battuta facile.

 

La commedia, in tal senso, esplode in modo prepotente mescolandosi sapientemente all’avventura/azione: Jack Burton, portato su schermo dal magnifico Kurt Russell, nonostante sia il protagonista dell’opera è il vero lato comico del film. Stupido, arrogante, sicuro di sé ma assolutamente pronto a gettarsi nella mischia sparando una battutaccia a caso, Burton rispecchia lo stereotipo del tipico antieroe Carpenteriano. Tuttavia, il buon vecchio Jack del Pork Chop Express, risulta praticamente inutile ai fini della trama, il suo unico scopo è quello di aiutare Wang Chi (l’attore Dennis Dun, già visto ne L’anno del Dragone di Michael Cimino) a ritrovare la sua fidanzata ai fini esclusivi di recuperare il suo camion perduto, senza però commettere nessun tipo di atto eroico se non fosse per una semplice “questione di riflessi” finale. Nemmeno l’interesse amoroso di una splendida Kim Cattrall nei panni di Gracie riesce a distogliere lo sguardo del protagonista dal suo obiettivo: un antieroe nel vero senso della parola, il perfetto mix tra il gigionesco Napoleone Wilson e il durissimo Jena Plissken (sempre interpretato da Russell). Oltretutto Jack Burton e Wong Chi sono la coppia perfetta di un film che fa della buddy comedy l’ennesimo ingrediente di un minestrone più che saporito; Carpenter ribalta i ruoli in un periodo storico dove lo straniero farebbe esclusivamente da spalla all’americano purosangue, trasformando Grosso guaio a Chinatown in un autentico film orientale strizzando l’occhio ad un certo tipo di estetica tanto cara ai manga giapponesi. Prendendo spunto anche dai suoi precedenti lavori, inoltre, il regista decide di inserire degli elementi da horror movie derivanti dalla cultura cinese, arricchendo ancora di più un’opera che intreccia in maniera ottimale sia gli elementi estetici che quelli narrativi.

Recensione - Grosso guaio a Chinatown

Grosso guaio a Chinatown: dove vederlo in streaming

Dopo il passo incerto di Starman, John Carpenter decide di fare a modo suo tornando in auge con un film delirante (nel senso buono del termine) ed assolutamente anarchico nel suo modo di raccontare una storia semplice ma di grande impatto. La pellicola, disponibile su Disney+, a distanza di quasi quarant’anni è ancora un cult assoluto per tanti motivi: protagonisti più che in parte, sceneggiatura brillante, musiche eccezionali e, soprattutto, la messa in scena di un regista che fa letteralmente quello che vuole. Grosso guaio a Chinatown è un capolavoro della commedia d’azione americana, un film grottescamente orrorifico eppure assurdamente divertente: Carpenter torna finalmente a briglie sciolte confezionando non solo uno dei migliori film della sua carriera ed uno dei migliori degli anni ’80, ma anche un cult senza tempo che sposa due mondi, prendendo il meglio da entrambe le parti. 

Voto:
5/5
Andrea Barone
4.5/5
Andrea Boggione
5/5
Matteo Farina
4/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Alessio Minorenti
4/5
Vittorio Pigini
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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