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Recensione – Il Ragazzo e l’Airone: il nuovo film d’animazione di Hayao Miyazaki

La recensione di Il Ragazzo e l'Airone

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il Ragazzo e l’Airone (Kimitachi wa dô ikiru ka)
Genere: Avventura, Drammatico
Anno: 2023
Durata: 125 minuti
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Fotografia: Atsushi Okui
Montaggio: Takeshi Seyama
Colonna Sonora: Joe Hisaishi
Paese di produzione: Giappone

Il Ragazzo e l’Airone è un nuovo film dello Studio Ghibli, firmato da uno dei fondatori della nota casa di produzione: Hayao Miyazaki torna al cinema e soprattutto riprende in mano l’arte dell’animazione. La distribuzione di Il Ragazzo e l’Airone nelle sale cinematografiche italiane è prevista per il 1 gennaio 2024, ma è già stato presentato in anteprima al Festival di Toronto 2023 (come film d’apertura) e alla Festa del Cinema di Roma (sezione Grand Public). Ispirato all’omonimo romanzo di Yoshino Genzaburō (1937), il film è già stato registrato come campione d’incassi in Giappone.

La trama di Il Ragazzo e l’Airone, diretto da Hayao Miyazaki

Segue la trama di Il Ragazzo e l’Airone, nuovo film dello Studio Ghibli scritto e diretto da Hayao Miyazaki:

 

“Il film mostra la storia di un adolescente di nome Mahito, che desidera a tal punto di rivedere sua madre da avventurarsi in un regno abitato dai vivi e dai morti. Dopo aver a lungo cercato risposte alle sue domande, attraverso le interazioni con i suoi amici e suo zio, Mahito finisce in questo mondo fantastico, dove la morte finisce e la vita trova un nuovo inizio.”

La recensione di Il Ragazzo e l'Airone

La recensione di Il Ragazzo e l’Airone, nuovo film di Hayao Miyazaki

Il nuovo film d’animazione di Hayao Miyazaki, Il Ragazzo e l’Airone, è un testamento stilistico e poetico del famoso cineasta nipponico, il quale crea molteplici mondi composti a loro volta da disegni e stili meravigliosamente mescolati tra loro. Le tecniche digitali e quelle tradizionali sono amalgamate e rendono l’esperienza a dir poco suggestiva, a dimostrazione di quanto il regista sia stato abile nell’aggiornarsi per tirar fuori il meglio dalla sua vena artistica, non precludendosi alcuna possibilità. Da un punto di vista prettamente contenutistico, è possibile constatare che in quest’occasione Miyazaki si sia preoccupato più di veicolare dei messaggi nobili e a lui tanto cari – d’altronde ci lavora da tutta una carriera – piuttosto che realizzare delle sequenze quadrate e ritmate con una determinata cadenza temporale. Si tratta a tutti gli effetti di un’anarchia narrativa che mette in moto emozioni e intense reazioni nei personaggi, riproponendo archetipi già visti in passato in La città incantata, Il castello errante di Howl e Principessa Mononoke. Mahito vive un’avventura d’accettazione del male e di elaborazione del lutto, andando avanti e indietro nel tempo, fluttuando tra immagini surreali, talvolta divertenti, ma in altre occasioni sanno colpire per il loro cinismo, sia estetico che narrativo.

 

Infatti, Il Ragazzo e l’Airone è una rappresentazione onirica che prende il via dalla guerra, presumibilmente la Seconda Guerra Mondiale, dove il trauma legato all’intima sofferenza si attacca alla giovane personalità del protagonista, portandolo alla deriva emotiva e sociale. Egli stesso raccoglie negativamente ciò che ha subito, esponendo tale dolore persino fisicamente, pur di cercare attenzioni da una figura non più presente nella sua vita. La maturità sembra dover svilupparsi in maniera precoce, e nel film ci sono elementi sanguinolenti, di dantesca memoria, nonché degli altri universalmente condivisi. Ci sono dei fattori inquietantemente demoniaci a comporre le immagini, dei simbolismi biografici ma anche letterali e pittorici. La trasformazione degli animali e degli uomini, l’amore per l’animismo giapponese, l’affermazione di sé e di una nuova condizione, la contrapposizione del bene al male; sono questi i temi presenti in Il Ragazzo e l’Airone, ancora una volta elaborati da Miyazaki per indurre lo spettatore a riflettere sul passato, il presente e il futuro, elargendo un’atmosfera funerea che viene poi squarciata da un raggio d’ottimismo, in grado di illuminare la tragicità delle sequenze. I tre mondi vengono formati dal destino e popolati da forze di diverse entità, tra cui l’esercito del Re Parrocchetto (un dittatore, a proposito di guerra) e il furbo ma in realtà amichevole airone cenerino, il quale funge da Virgilio per Mahito nel passaggio tra i diversi mondi. Mai come prima d’ora Miyazaki qui propone una versione sognante, la quale assume anche certi connotati dell’incubo, e decide di mettere in scena il racconto colpendo l’emotività dello spettatore, enfatizzando alcune scene con l’aiuto di una splendida ed elegiaca colonna sonora.

 

I riferimenti alla Divina Commedia vengono palesati anche nei dialoghi, quando si fa riferimento alle porte-passaggio o al primissimo vortice che trasporta i personaggi dall’alto al basso (Inferno), per poi proseguire verticalmente fino alla progressiva risalita. L’ingresso nell’Eden è il culmine di tutto, segnando il crollo dei mondi composti da elementi naturali come acqua, terra e fuoco, per un atto di ribellione del Male verso il neutro fato-guardiano. Quest’ultimo potrebbe in realtà essere l’incarnazione di Miyazaki stesso, regista-artista in cerca di un erede per la trasmissione dei valori positivi di cui si avverte la necessità, ma che molto spesso si danno retoricamente per scontati. Le nuove generazioni, che inevitabilmente sono sottoposte a dure prove fisiche e mentali per il fluire della Storia e delle storie individuali, devono essere messe nelle condizioni di formarsi positivamente, di comprendere, di poter a loro volta guidare. In fondo, tutto il cinema di Miyazaki – conclusosi momentaneamente con Il Ragazzo e l’Airone – conduce sì alla consapevolezza individuale e collettiva, riconosciuta sotto la generica categoria di ‘Bene’, ma è soprattutto un’esposizione alla creatività e all’amore per la fantasia.

Voto:
4/5
Arianna Casaburi
3.5/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Giovanni Urgnani
4.5/5
0,0
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Data di rilascio:
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