Cerca
Close this search box.

Il castello errante di Howl: essere e apparire

Presentato in concorso alla sessantunesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia vincendo il Premio Osella per il miglior contributo tecnico. Distribuito nelle sale cinematografiche giapponesi il 20 novembre 2004 mentre in quelle italiane il 9 settembre 2005. Scritto e diretto da Hayao Miyazaki, è la trasposizione dell’omonimo romanzo scritto da Diana Wynne Jones mentre la colonna sonora è firmata Joe Hisaishi. Ottenne la candidatura nell’edizione 2006 degli Oscar nella categoria Miglior film d’animazione.

Per comprendere appieno il percorso artistico di un autore, l’approccio migliore è senza dubbio seguire la successione cronologica delle sue opere. Ciò permette di cogliere passo dopo passo la sua crescita, la sua maturazione e la sua consapevolezza. Non stiamo parlando di una regola scolpita nella pietra ovviamente, ma qualora avessimo a che fare con un neofita (in una qualsiasi situazione) consiglieremmo di partire da metà strada? Il castello errante di Howl è proprio questo, terzo tassello di una “seconda parte” di una filmografia cominciata con Principessa Mononoke, una seconda parte che alza l’asticella della complessità e della struttura ma soprattutto veste il linguaggio della propria poetica in modo alquanto sofisticato che merita di essere capito fino in fondo. In particolare, viene sviluppato un legame coi colori, poiché diventano espressione di stati d’animo ed entità astratte: in primis il colore verde noto all’immaginario collettivo come segno di speranza, ma il Maestro ribalta la nostra concezione e lo trasforma. Esso caratterizza in toto quello che i nostri due protagonisti stanno attraversando, un momento di forte depressione. Sophie non ha ancora elaborato il lutto causato dalla perdita del padre, passa grandissima parte del suo tempo nella cappelleria, luogo con cui mantiene vivo questo legame mentre i rapporti con la madre si sono parecchio congelati. In più non si piace, soffre di un forte complesso d’inferiorità dal punto di vista estetico nei confronti di sua sorella minore o di tutte le altre ragazze. Howl invece, stringendo un patto con il demone dell’eterna giovinezza tiene con sé un’arma a doppio taglio, poiché in cambio ha consegnato la sua anima. La sola beltà esteriore causa uno status di profonda solitudine e sopita angoscia, infatti riscontriamo un contrasto violento proprio tra il suo aspetto e le condizioni interne del castello (l’aspetto interiore) segnate dal disordine e dall’abbandono; in secundis il colore bianco equivale alla conclusione dello step che segna il passaggio definitivo all’età adulta. I capelli di Sophie non ritornano nella tinta originale una volta che lei riacquista le sue vere sembianze, poiché esprime il raggiungimento della saggezza, l’esperienza assimilata ma soprattutto il superamento delle proprie angosce e dei propri limiti.

Tornando alla questione del patto di Howl, è interessante focalizzare chi sia questo demone e cosa rappresenta. Calcifer è anch’egli vincolato da un legame mortale, un fardello eterno ormai giunto al culmine. L’idea che possa figurare l’eterna giovinezza scaturisce dalla sua caratterizzazione: il modo di parlare e il modo di porsi sono gli stessi di un bambino, con quella tipica esagerazione nel prefigurare possibilità catastrofiche o l’esaltazione a mille caricandosi di autostima ogni volta che viene amorevolmente elogiato. Tra i tanti elementi tipici della poetica miyazakiana, vale la pena soffermarsi sul ruolo imprescindibile della metamorfosi: la fisicità incarna l’intervento esterno del destino sui nostri personaggi, un incipit che indicherà la strada da intraprendere conducendoli fino alla conclusione della loro parabola evolutiva. La causa della trasformazione però non è sempre uguale, può essere causata dai propri errori come Marco in Porco Rosso ma anche i genitori di Chihiro ne La città incantata, oppure da circostanze imponderabili come in questo specifico caso o in Ponyo sulla scogliera. Dulcis in fundo, la pellicola sfoggia una tecnica semplicemente sfavillante: le sequenze di magia e d’azione aeree sono a dir poco sensazionali, lustrano gli occhi ed il tocco digitale sul castello si amalgama alla perfezione!

Voto:
5/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
4.5/5
Christian D'Avanzo
5/5
Carlo Iarossi
4.5/5
Paolo Innocenti
4/5
Carmine Marzano
3.5/5
Alessio Minorenti
4.5/5
Paola Perri
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO