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Recensione: La Mummia, Diretto da Karl Freund

Recensione: La Mummia (1932), Diretto da Karl Freund

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: La mummia
Genere: Horror
Anno: 1932
Durata: 73
Regia: Karl Freund
Sceneggiatura: John L. Balderston
Cast: Boris Karloff, Zita Johann, David Manners, Arthur Byron, Edward Van Sloan
Fotografia: Charles Stumar
Montaggio: Milton Carruth
Colonna Sonora: James Dietrich
Paese di produzione: USA

Gli anni 20 in America sono stati protagonisti di un vero e proprio fenomeno di massa, la riscoperta dell’antico Egitto. La scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922 e le voci sulla sua maledizione, avevano portato questo tema sulla bocca di tutti. Palazzi adornati con interni che ricalcavano i famosi templi, accessori, racconti e narrativa popolare. Ogni aspetto della vita quotidiana era pervaso da quest’estetica passata. La moda arriverà a toccare anche Hollywood, portando la Universal a segnare il capostipite di questo fortunato sotto genere dell’horror. Di seguito, la recensione di La Mummia, diretto da Karl Freund con protagonsita Boris Karloff.

La trama de La Mummia, diretto da Karl Freund

Di seguito la trama de La Mummia di Karl Freund, primo film con protagonista il personaggio di Imothep:

Egitto, 1921. Una spedizione di archeologi scopre la mummia del principe egizio Imhotep (Boris Karloff), condannato a essere sepolto vivo per sacrilegio. Nella tomba, accanto al cadavere, trovano un papiro, con una formula in grado di riportare in vita i morti. Una notte, un giovane membro della spedizione la legge ad alta voce finendo per impazzisce. Il papiro ha riportato in vita la mummia di Imothep, risvegliandola dal suo sonno maledetto. Dieci anni dopo, camuffate le proprie sembianze, così da apparire come Ardath Bey, la mummia cerca di riunirsi con il suo amore perduto Ankh-es-en-Amon (Zita Johann). Un amore perduto, che si è reincarnato in una giovane donna innamorata.

Recensione: La Mummia (1932), Diretto da Karl Freund

La recensione de La Mummia di Karl Freund, l’esordio delle mummie al cinema

Forte dalla sua esperienza come aiuto regista sul set di Dracula, il regista Karl Freund si cimenta in un’impresa derivativa seppur innovativa. Riprendendo tematiche ed atmosfere dal capostipite del filone, la pellicola genera un mostro più empatico che mai. La tragedia personale di Imothep, tanto viscerale quanto intrinseca nella natura umana è il motore della narrazione. Un amore finito in tragedia, che si manifesta nell’ossessione del tempo presente. Un dramma interiore che Helen riesce ad incarnare con la sua recitazione quasi spirituale. Credere nella reincarnazione le permette di incarnarsi a sua volta nella principessa egiziana, con un’interpretazione dal forte piglio drammatico. Immedesimazione che contrasta l’approccio metodico e pacato di Karloff, qui sottoposto al makeup più pesante di sempre. Una performance che finirà con l’inserirlo nel podio delle icone più riconosciute della hollywood anni 30.

La sceneggiatura del film viene scandita da numerosi monologhi e spiegazioni. Dialoghi forse fin troppo didascalici rispetto ai film precedenti, immergono in un’atmosfera onirica. Le scenografie dal taglio realistico denotano uno sforzo produttivo mai raggiunto in precedenza. Sforzo ottenuto in parallelo con una fotografia che si rifà all’espressionismo tedesco, in pieno stile Dracula. Movimenti di macchina indagano lo sguardo dei personaggi, primi piani vividi ed inquietanti. Ogni elemento della narrazione punta ad entrare nei personaggi, forse con una gestione dei tempi non sempre efficace. La rielaborazione del soggetto originale di Cagliostro, ad oggi risulta priva di mordente nel paragone con i diretti rivali. Appeal recuperato però con il reboot di Stephen Sommers. Il tutto a dimostrazione di quanto questo soggetto fosse una base all’epoca vincente.

Recensione: La Mummia (1932), Diretto da Karl Freund

La mummia: considerazioni finali sul film con Boris Karloff

Probabilmente il difetto principale della mummia, è da riscontrarsi sulla creatura stessa. Rispetto ai mostri precedenti poco personale e troppo legata al contesto d’origine, elemento che nel film è il punto di forza più alto. La Mummia non riesce ad avere una presenza minacciosa quanto i precedenti, ma vanta performance attoriali di altissimo livello. Atmosfere suggestive ed una regia più dinamica contrastano una narrazione decisamente invecchiata. La Mummia nelle sue incarnazioni continua a far parlare di se. Per quanto abbia segnato la morte del dark universe, negli anni 30 invece ha scolpito nella pietra il successo della Universal.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
3/5
Alessio Minorenti
3.5/5
Vittorio Pigni
4/5