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Recensione – Ferrari: il film di Michael Mann a #Venezia80

Presentato in anteprima a Venezia80, Ferrari è il nuovo film di Michael Mann sulla figura dell’italiano Enzo Ferrari.
Il film Ferrari, diretto da Michael Mann nel 2023

Presentato in anteprima all’80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia, Ferrari è il nuovo film di Michael Mann, Biopic sulla figura di Enzo Ferrari che vede come protagonisti Adam Driver, Penelope Cruz, Shailene Woodley e Patrick Dempsey. Di seguito, ecco trama e recensione del film.

La trama di Ferrari, il dodicesimo lungometraggio di Michael Mann

Prima di passare alla recensione del nuovo lungometraggio di Michael Mann, come sempre è giusto parlare prima della trama. Di seguito, ecco dunque la sinossi del film: “è l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. Il fallimento incombe sull’azienda che lui e sua moglie Laura hanno costruito da zero dieci anni prima. Il loro matrimonio si incrina con la perdita del loro unico figlio Dino. Ferrari lotta per riconoscerne un altro, avuto con Lina Lardi. Nel frattempo la passione dei suoi piloti per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano nella famosa corsa che attraversa tutta l’Italia: la Mille Miglia.

Il film Ferrari, diretto da Michael Mann

La recensione di Ferrari: il ritorno di Michael Mann

Sono passati 8 anni. Nel 2015 – l’anno in cui usciva nelle sale Blackhat Birdman sbancava agli Oscar, Lorenzo Vigas vinceva il Leone D’oro a Venezia72 con Ti Guardo e Jacques Audiard la Palma D’oro con Deephan a Cannes68. 8 lunghi anni durante i quali il cinema è certamente cambiato – basti pensare ai vari progetti della dominante Disney o all’impatto che il COVID-19 ha avuto su tutta l’industria oltre che, chiaramente, nel mondo. Tante cose sono cambiate, altre però non cambiano mai e Michael Mann è una di queste. Il regista di Chicago torna dietro la macchina da presa con Ferrari, presentato in anteprima all’80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia e che vede come protagonisti assoluti Adam Driver e Penelope Cruz.

 

Michael Mann torna dunque al Biopic, genere che negli anni si è affermato come uno dei più amati e che aveva già toccato con Alì nel 2001 e Nemico Pubblico nel 2009 ponendo, in un certo senso, molte basi per quelli che vengono realizzati al giorno d’oggi. Con Ferrari, Mann non arretra di un passo e, nonostante abbia compiuto da poco 80 anni, dimostra ancora una volta la propria voglia di sperimentare, mettersi in gioco e raccontare delle storie. In questo caso, la storia è quella di Enzo Ferrari, del suo matrimonio con Laura, della relazione con Lina Lardi ed il figlio Pietro ma anche, ovviamente, dell’azienda Ferrari – che, nel 1957, era ad un passo dalla bancarotta – e delle gare automobilistiche. Nonostante non sia una novità, Mann riesce sempre a sorprendere per il modo in cui tratta l’uomo, la sua natura e le sue contraddizioni ma qui riesce forse a toccare dei tasti che, da un certo punto di vista, non aveva mai toccato prima: sembra infatti morboso il modo in cui segue non solo la figura di Enzo Ferrari, ma anche quella degli altri personaggi, per un film che diventa allo stesso tempo individualista e corale. Adam Driver è infatti bravissimo, ma il personaggio della moglie Laura interpretato da Penelope Cruz è semplicemente perfetto: non sbagliava Pedro Almodovar quando la definiva l’unica possibile erede di Sofia Loren e quella scena davanti la tomba del figlio Dino ne è (l’ennesima) prova.

 

Se con Alì lo sport diventava quasi secondario o comunque veicolo necessario per arrivare a parlare di altri aspetti riguardanti Muhammad Alì, Ferrari è invece da subito estremamente cupo, coperto da un alone di morte necessario per rendere lo sport, in questo caso, fulcro della narrazione e lo è perché cruciale nella vita di Enzo Ferrari. Oltre ai due protagonisti – ed al personaggio di Shailene Woodley – però, è incredibile il modo in cui Mann si concentri su tutti i piloti che corrono per la scuderia Ferrari: uomini che diventano soldati nel momento in cui salgono in macchina e che partono per missioni da cui, probabilmente, non faranno mai ritorno. Essi muoiono, lasciano mogli, figli, genitori. Allo stesso tempo lasciano dei fan perché, come dice lo stesso Ferrari, loro sanno i rischi che si corrono, ma i bambini e la gente a casa che segue le corse no. Cosa dire poi di quella scena dell’incidente che coinvolge De Portago se non che si tratta di uno dei più grandi incidenti mai visti al cinema, secondo solo a quello di Grindhouse di Quentin Tarantino. Michael Mann è unumanista, studia ed analizza tutto e ci pone dinanzi a sì il ritratto di Enzo Ferrari, ma anche a quello di tutta un’epoca con la solita qualità assoluta, riconfermandosi uno dei più grandi registi viventi e che, si spera, torni a dirigere un altro film senza però far passare altri 8 anni, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di Michael Mann.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Christian D'Avanzo
4/5
Alessio Minorenti
3/5
Paola Perri
5/5
Bruno Santini
3.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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