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I film di Sofia Coppola: dal peggiore al migliore

Tutti i film di Sofia Coppola: classifica dal peggiore al migliore

Sofia Coppola è una regista statunitense che ha cominciato a lavorare nel settore da giovanissima, dilettandosi con piccole produzioni fino a lanciarsi in avventure ambiziose come il film biografico Marie Antoinette, dal respiro da kolossal. Figlia d’arte, poiché il padre è nientedimeno che il maestro Francis Ford Coppola, il percorso artistico di questa prestigiosa e interessante cineasta riesce a mostrarsi continuo nelle tematiche e nell’estetica, ma ad ogni nuovo film c’è sempre qualcosa di peculiare da registrare ed esaminare. Al centro della sua filmografia vi è la figura femminile ingabbiata in degli spazi resi dei non-luoghi, e perciò molto spesso le ragazze o donne protagoniste sono senza stimoli, apparentemente pudiche, delicate e malinconiche nella loro forzata solitudine. Tuttavia, non mancano i personaggi maschili nel cinema della regista, e su tutti restano impressi il Bob di Bill Murray e il Johnny di Stephen Dorff. 

 

All’interno dei racconti molto spesso la Coppola dà vita all’interiorità dei personaggi tramite delle suggestive immagini oniriche, unico modo per poter evadere dalla grigia realtà, poiché sul grande schermo è possibile rappresentare ciò che altrimenti non sarebbe visibile all’occhio umano, e la regista è decisamente consapevole di questa splendida formula. Scenografie allucinate, sequenze che mostrano il sogno, l’importanza della comunicazione tramite sguardi e ammiccamenti, gesti talvolta indiscreti, altri maggiormente delicati; tutto viene messo in scena con un’identità ben precisa che Sofia Coppola è riuscita brillantemente a costruirsi negli anni. La sua filmografia è composta da 7 film più uno speciale natalizio per la televisione, che non verrà analizzato in questa sede. Per mettere un ordine alla qualità dei lungometraggi in questione: ecco la classifica dei film di Sofia Coppola, dal peggiore al migliore.

Tutti i film di Sofia Coppola: classifica dal peggiore al migliore

I migliori film di Sofia Coppola

Sofia Coppola è una regista che ha certamente subito le influenze del cinema del padre e quindi dell’America degli anni Settanta, pur distaccandosene per trovare (giustamente) un’identità tutta sua, con un percorso psicanalitico ben scandito nel corso delle sue intime opere. Nel corso della carriera la cineasta ha anche vinto un Oscar nel 2004 per la sceneggiatura originale di Lost in Translation, ma ci sono stati due riconoscimenti altrettanto prestigiosi: il Leone d’oro per il film Somewhere alla Mostra internazionale del cinema di Venezia, nel 2010; il Premio per la miglior regia al festival di Cannes, nel 2017, per il film L’inganno. Di seguito, allo scopo di individuare i migliori film di Sofia Coppola, la classifica dei suoi lungometraggi ordinati dal peggiore al migliore.

7) On the Rocks (2020)

On the Rocks è un film commedia che richiama gli elementi sia di quella sofisticata che della screwball, ma senza raggiungere mai un effettivo picco, risultando stantio e poco ispirato. Nuovamente la Coppola si interroga sul rapporto paradossale che c’è tra un padre e una figlia, e lo fa servendosi nuovamente della maschera di Bill Murray, decisamente una chiave di svolta per un film che fa fatica ad emergere. Il personaggio in questione è squisitamente contraddittorio, fuori tempo massimo ma non per questo manca dall’essere un gentleman apprezzabile. Tuttavia, alla cineasta manca la verve che l’ha caratterizzata finora, e On the Rocks sembra cavalcare gli stilemi propri di Woody Allen, cercando a tutti i costi di sottolineare la bellezze e la stravaganza di New York. Ma il punto è che la comicità si fa gradualmente respingente e poco empatica, e la struttura della narrazione appare costruita a tavolino, esplicitando un’artificiosità fuori contesto e davvero poco pratica per la finalità del film.

6) Bling Ring (2013)

In Bling Ring l’obiettivo di Sofia Coppola è quello di denunciare una realtà deformata dalle apparenze, soprattutto da quando sono subentrati i social e l’Internet in generale. I giovani protagonisti che formano il gruppo di criminali conosciuto come The Bling Ring, sono in preda ad un’evidente crisi esistenziale, la quale da sempre contraddistingue i personaggi nei film della regista, tuttavia qui la loro rappresentazione è pressapochista e non riesce far emergere alcuna personalità, pur tentando di offrire uno sguardo neutrale tramite immagini sfuggenti (videocamere di sorveglianza notturne; webcam).

 

Il quinto film della Coppola risulta essere più sfilacciato rispetto ai suoi lavori precedenti, e offre uno schema piuttosto ridondante composto da furti, discoteca e droga. Soltanto il finale è complessivamente riuscito grazie all’ironia che abbraccia progressivamente, incidendo per la prima volta come si sarebbe desiderato osservare fin da principio. Interessanti i quesiti posti, dall’idolatria alla perversione per gli antieroi (tutta moderna), passando per un capitalismo volto agli eccessi; tuttavia, ciò non basta per realizzare un film accattivante e dotato di un certo mordente.

5) Marie Antoinette (2006)

Marie Antoinette è un film biografico trasposto con originalità dalla Coppola, e interpretato dalla qui eccellente Kirsten Dunst. Peccato per qualche elemento riproposto in maniera fin troppo pedante, nonché per le poche intuizioni oniriche ben rappresentate, poiché fossero state di più, il film ne avrebbe sicuramente giovato. La bellezza di un’operazione del genere sta nel proporre un biopic tutt’altro che convenzionale, dove la regista non si interessa alla ricostruzione fedela di un’epoca storica, bensì all’esteriorizzazione di una solitudine repressa causata da un modo di vivere più genuino ed entusiasta, molto distante dai freddi riti di corte. Nel suo essere anacronistica, la Coppola declina la sfarzosità della reggia di Versailles in chiave pop, anche avvalendosi di una colonna sonora che disorienta positivamente.

4) Il giardino delle vergini suicide (1999)

Esordio alla regia per Sofia Coppola, la quale scrive anche la sceneggiatura di Il giardino delle vergini suicide. Gli elementi più riusciti del lungometraggio in questione sono sicuramente quelli onirici e quelli legati alla fedele ricostruzione dell’atmosfera e dei temi diffusi negli Stati Uniti anni Settanta. L’epoca della controcultura vedeva protagonista uno scontro generazionale di cui i Lisbon incarnano i difetti, generando un amore così asfissiante da rilegare le figlie in una specie di prigione da cui possono evadere soltanto con la fantasia. Il tema del suicidio era un vero e proprio tabù, ma nel film viene trattato con delicatezza e talvolta con leggerezza grazie a delle buone − seppur non sempre riuscite − trovate grottesche.

3) L’inganno (2017)

L’inganno è un thriller ambientato in una cornice western, e la Guerra di Secessione diventa uno sfondo in grado di accentuare la percezione violenta dell’esterno. A irrompere nella tradizionale e gerarchica quotidianità interna alla scuola femminile di Martha (Nicole Kidman), ci pensa il ferito Caporale John (Colin Farrell), il quale cercherà di approfittare della benevolenza mostrata dai personaggi femminili qui presenti. La Coppola trasforma questo luogo fuori da ogni tempo e da ogni spazio esterno, in una prigione pudica nella quale le ragazze e le donne finalmente possono esternare le rispettive pulsioni nonché i desideri insiti in loro stesse, nel momento in cui entra in gioco l’uomo.

 

Il gioco delle parti deve la sua forza principalmente alle audaci mosse di Edwina (Kirsten Dunst), donna incredibilmente vicina alle altre figure che hanno popolato il cinema della Coppola: sola e senza stimoli, vede in John una via di fuga dalla gabbia dove vive ormai da anni. Tuttavia, la voglia di Alice (Elle Fanning) di autoaffermarsi e l’ambiguità di Martha, sono altri elementi interessanti nelle delicate ma forti interazioni. L’atmosfera rarefatta contraddistingue il film, e il contrasto tra la regia simmetrica e l’anarchia emotiva delle protagoniste è semplicemente sublime.

2) Somewhere (2010)

Film personalissimo della regista, Somewhere pone i suoi personaggi in un tempo indefinito e, come da titolo, in un non-luogo. Il rapporto padre-figlia non può che far pensare a quello instaurato tra la regista e suo padre, Francis Ford, e gli elementi autobiografici non mancano. La forza del film sta nel continuo alternarsi tra una realtà malinconica e un sogno illusorio finalizzato a consolare, composto da brevi attimi di allegria e di ritrovata comunicazione tra due personaggi eternamente soli, incompresi e perciò senza meta. Il viaggio in Italia accentua l’onirismo, mostrando l’allucinata cerimonia di premiazione a cui prendono parte Johnny e Cloe. Il momento in cui si devono salutare, poiché il padre accompagna la piccola al campeggio, è incredibilmente tenero ma contemporaneamente pregno di cinismo, come a voler far presente la caducità della vita felice.

1) Lost in Translation – L’amore tradotto (2003)

Secondo film distribuito al cinema della regista, Lost in Translation – L’amore tradotto è semplice quanto essenziale nella sua formazione. Il modo di inquadrare della Coppola mette in risalto la bravura di Bill Murray, qui alla sua miglior performance attoriale per chi scrive, e di una giovane e brillante Scarlett Johansson. Ma a rendere il film toccante è il nuovo modo di comunicare che trovano i due protagonisti: Bob e Charlotte sentono di essere soli, ma insieme si riaccendono e mostrano i segni della rispettiva vitalità. Il contatto fisico tra i due è ridotto all’osso, ma quando si sfiorano, si guardano e addirittura si abbracciano nel finale, è evidente il sentimento ormai maturato seppur destinato a sopravvivere senza una meta ben precisa. Infine, riuscitissimo il connubio tra gli elementi drammatici ed esistenzialisti e quelli appartenenti alla commedia sofisticata degli anni Trenta.