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Recensione – Your Name.: Musubi e gli opposti si intrecciano

Your Name. la recensione

Presentato per la prima volta all’Anime Expo 2016 di Los Angeles e successivamente in patria giapponese il 26 agosto dello stesso anno, “Your Name.” è la quinta grande opera del genio dell’animazione contemporanea Makoto Shinkai, successivo all’altro gioiellino “Il giardino delle parole” che, a suo modo, rientrerà anche in questo film. Di seguito la recensione del capolavoro di Makoto Shinkai.

Your Name cometa

Your Name.: la trama del film di Makoto Shinkai

La studentessa Mitsuha vive un’esistenza tranquilla e monotona nella periferia di Tokyo, nel centro rurale d’Itomori, insieme alla sorellina e alla nonna sacerdotessa del tempio. Ragazza di sani principi, intelligente, introversa e dedita a rispettare la tradizione religiosa della matriarca, Mitsuha viene di fatto abbandonata dal padre – sindaco della città – e presa di mira delle compagne di scuola. Sogna di cambiare vita, nuove avventure, magari di avere successo nella splendente capitale.


Taki è un affascinante liceale di Tokyo imbranato – specialmente con le ragazze – e indaffarato nel dividere le energie delle sue giornate tra la scuola e il lavoro di cameriere in un ristorante chiamato “Il giardino delle parole”. Sogna di cambiare vita, un attimo di pace, magari apprezzare la bellezza della tranquillità in una cittadina di periferia. Un giorno i loro sogni diventano realtà: inspiegabilmente e in modo imprevedibile infatti, quando vanno a dormire i due si risveglieranno l’uno nel corpo dell’altra.

 

Dopo lo stupore e l’imbarazzo iniziale, Taki vivrà la quotidianità di Mitsuha e viceversa, importando reciprocamente aspetti positivi nella propria vita: lei organizzerà il primo appuntamento di Taki con una collega del ristorante, mentre lui renderà Mitsuha più popolare a scuola. I due riescono a comunicare e aggiornarsi tramite sms sul cellulare, post-it e messaggi scritti sul braccio, finendo inevitabilmente per avvicinarsi affettivamente sempre di più. Un giorno però, improvvisamente questo collegamento si interrompe e Taki non ha più notizie di Mitsuha, non ricordandosi neppure il suo nome. Con alla mano i disegni da lui composti circa i luoghi di vita della ragazza, Taki decide di partire e incontrare finalmente Mitsuha di persona, ma lo aspetterà una terribile scoperta.

Your Name. – la Recensione: Musubi e gli opposti si intrecciano

Acclamato tanto dalla critica quanto dal pubblico, le lodi che hanno abbracciato “Your Name.” lo hanno reso un enorme successo commerciale, diventando il secondo anime più visto in Giappone dopo il Premio Oscar “La città incantata” del maestro Hayao Miyazaki, mentre a livello internazionale si pone come il film d’animazione giapponese con il maggior numero d’incassi nella storia. Si sta dunque parlando oggettivamente di un gigante della filmografia mondiale, sia per i numeri ottenuti sia per il peso culturale che ha raggiunto soprattutto nel Sol Levante. Un successo che però spaventò lo stesso Shinkai, che addirittura arrivò a chiedere ai propri fan di smettere di andare a vedere il film. Sì, perché in realtà l’anime – poi divenuto romanzo e manga – vuole essere un’opera personale, intima e minimalista, nel pieno rispetto della poetica del suo (troppo) umile regista.

 

Più che negli altri suoi splendidi lavori, si vuole qui rimarcare come il diritto ad amare ed essere amati spetti ad ogni persona, che quel diritto va ricercato ma può anche capitare per caso, e sa essere più forte di tutto, anche del tempo e dello spazio. Tutti sulla Terra abbiamo infatti una persona che è destinata a far parte della nostra vita (dice Shinkai) e una volta incontrata, sembra di aver già incrociato il suo sguardo da qualche altra parte, magari di averla persino conosciuta…ma non ti ricordi, o non sapevi, il suo nome.
L’autore prende così un espediente narrativo molto sfruttato in ambito cinematografico, ovvero lo scambio dei corpi, per raccontare una meravigliosa storia di inspiegabili ed irresistibili sentimenti attraverso il cambio di umanità, mai volgare o banale nel far scoprire ai propri protagonisti i tratti, i punti di forza e di debolezza, le caratteristiche dell’altro sesso.

 

“Your Name.” è in tal senso un vero e proprio manifesto della delicata e poetica filmografia del regista nipponico, capace di conferire rara potenza emotiva a tormentati legami affettivi che si rivelano più forte di tutto. Un legame più forte della distanza, sia geografica sia culturale, con la frenetica vita della metropoli che si contrappone a quella tradizionalista della campagna, della periferia; materialismo contro spiritualità. Un legame più forte del tempo, della differenza di età e degli scherzi della memoria, che il passare degli anni non fa altro che rendere più frequenti e imprevedibili. Spazio e tempo imprimono il ricordo di un popolo, dell’esistenza di sé, identificando la persona attraverso il proprio Nome, che non deve essere dimenticato. Anche quello del ricordo è infatti tema molto caro a Makoto Shinkai, già ottimamente affrontato nel precedente “5 cm al secondo”, ma con la sua 5a grande opera, l’autore nipponico alza ulteriormente il tiro ed assume qui un ruolo decisivo, anche come da lui stesso affermato e precisato: “È un film sui ricordi, anche sulla loro perdita. Parla della memoria individuale e quella collettiva, e della perdita di una certa morale e del valore della tradizione“.


Musubi” significa legare, collegare, unire, creare un posto dove le persone possano legarsi con qualcosa di più saldo delle corde stesse. Musubi è il destino, letteralmente un fil rouge capace di legare in modo imprevedibile due esistenze diverse e separate ma mai distanti, attraverso una narrazione che, quasi inaspettatamente, si intreccia senza aggrovigliarsi su loop temporali. Infatti, la prima metà del film – al ritmo della commedia rosa, molto divertente e dolce nel cercare di avvicinare affettuosamente i due protagonisti – si lega con la seconda attraverso un cambio narrativo e di tono che spalanca le porte al dramma. Senza voler rivelare troppo di questa parte narrativa (un punto decisamente a favore del film sta proprio in questo improvviso e determinante cambio di passo), oltre a sviscerare i temi sopracitati in modo sempre più emotivamente devastante, torna come nel miglior cinema del maestro Miyazaki il messaggio a difesa dell’ambiente, il dramma dei disastri ecologici e su tutti i fantasmi del nucleare che ancora attanagliano il ricordo (non a caso) della popolazione del Sol Levante. Ed è anche in quest’ultimo caso che Musubi passa per il ricordo (di quella indicibile tragedia), offrendo spunto ad un popolo e ad una collettività di unirsi per non dimenticare, per spirito di solidarietà, con passato e presente che si legano in un filo rosso.

Your Name. – la Recensione: Makoto Shinkai compie il grande salto e realizza il suo capolavoro

<<Tasokare. È il termine da cui deriva tasogare-doki, il crepuscolo. Sapete cos’è il crepuscolo, giusto? È il momento della sera in cui non è né giorno né notte, quando il mondo sembra sfumare e si può incontrare qualcosa di non propriamente umano.>>

 

Una volta aver citato il maestro d’animazione – autore di opere come “Princess Mononoke“, “Porco Rosso” e “Si alza il vento” – dopo soprattutto il precedente film del 2011 “Viaggio verso Agartha“, rimane ineluttabile l’accostamento del nome di Makoto Shinkai a quello di Hayao Miyazaki come prossimo “erede artistico”.  Etichetta questa, posta da critica e fan, ovviamente respinta sempre al mittente dallo stesso Shinkai con proverbiale onestà, professionalità ed umiltà; tuttavia resta inevitabilmente ben visibile, soprattutto per la composizione dell’immagine, l’influenza dei capolavori dello Studio Ghibli. Il talentuoso regista Makoto Shinkai si afferma definitivamente tra i grandi mettendo in scena un capolavoro visivo, fortemente emotivo, con un montaggio importante ed un sapiente tocco di digitale in grado di arricchire illustrazioni di per sé incredibili.

 

L’autore classe ’73 dà infatti prova con forza di non essere un semplice emulatore ma, oltre ad un abilissimo disegnatore, anche un ottimo regista capace di trasformare le sue meravigliose fatiche su carta in opere brillanti sul grande schermo. La complessità della narrazione e l’intimità della poetica vengono infatti rappresentate con rara spettacolarità visiva, con il disegno che si pone al centro dello schermo supportato – e non sostituito – dal digitale, che riesce a far brillare il tratto grafico. Dalla lacrima facile, le meravigliose sequenze riescono ad avere forte presa sullo spettatore grazie ai guizzi registici di ottima fattura, coadiuvati da un montaggio e una sovrapposizione d’immagini nel tempo e nello spazio che tengono vivo un ritmo esaltante. Una narrazione che sa essere cangiante e densamente stratificata, virando dalla commedia rosa al dramma, dal racconto fantasy al disaster-movie passando per i paradossi spazio-temporali fantascientifici, ma pur sempre legato dallo stesso filo rosso, dalla stessa ragione d’essere.

 

Un montaggio che gioca dunque un ruolo primario nel restituire forti emozioni, così come la splendida colonna sonora composta dalla rock band giapponese Radwimps, che ha poi decisamente dato una sostanziosa spinta al successo del film, alternando note più malinconiche a quelle più elettriche e frenetiche, risultando un ottimo completamento al dialogo fra i personaggi, come espressamente richiesto dallo stesso Shinkai. È decisamente vero poi che i film provenienti dal magico Oriente – specialmente gli anime – sarebbero quelli che più di tutti andrebbero seguiti e gustati in lingua originale, per non perdersi la pura musicalità dei loro scontri e abbracci verbali. Ma è anche vero che qui occorre fare un ulteriore plauso al doppiaggio italiano di Manuel Meli (Taki) e Emanuela Ionica (Mitsuha), che non tradiscono la forza emotiva e la vicinanza dei due protagonisti ma, in coerenza con l’intera pellicola, sanno scaldare il cuore.

 

Potenza sensoriale (tanto visiva quanto sonora), ottima regia nel coadiuvare montaggio e consequenzialità delle scene, scrittura dolcemente poetica che racconta una love story tra due protagonisti finemente caratterizzati che intreccia – con pretesti fantastici – sequenze comiche e leggere alla dramma della seconda parte del film, molto più intensa e straziante, unita ad una certa stratificazione tematica. Musubi lega il tutto e regala un vero e proprio capolavoro del cinema d’animazione contemporaneo.

Valutazione
5/5
Giovanni Urgnani
5/5
Andrea Barone
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Matteo Pelli
3.5/5
Gabriele Maccauro
2/5
Bruno Santini
2.5/5