Articolo pubblicato il 17 Maggio 2022 da Paolo Innocenti
Giulia Louise Stegerwalt, attrice e sceneggiatrice, è passata dietro la macchina da presa, esordendo come regista con il film “Settembre”, da essa anche scritto.
Ciò che racconta è una storia corale, molto intima e poetica, che abbracci l’introspezione dei personaggi, la loro psicologia, sapendo parlare di quei momenti nella vita in cui si abbia bisogno di una particolare “scossa”, che serva a scuoterci, e ad avere il coraggio di prendere in mano la nostra esistenza, per andare avanti e dare un senso ad una quotidianità spesso ripetitiva e monotona.

I personaggi che il film ci presenta sono persone di tutti i giorni, non stereotipate, ma che forse tutti noi abbiamo conosciuto.
Francesca (Barbara Ronchi) è sposata con Alberto (Andrea Sartoretti), ha un figlio di nome Sergio preadolescente. Pensa che suo marito la stia tradendo, quindi si confida con la sua cara amica Debora (Thony), a sua volta in crisi con il compagno per il medesimo motivo.
Sergio (Luca Nozzoli) dà lezioni di sesso ad un’altra bambina, Maria (Margherita Rebeggiani), spesso sola in casa, e in procinto di vivere la sua prima esperienza sessuale col bel ragazzino della sua Scuola, per cui prova una cotta da diverso tempo.
Il panettiere Matteo (Enrico Borello), si sta innamorando di una giovane ragazza straniera che si serve da lui, e decide di invitarla ad uscire.
Guglielmo (Fabrizio Bentivoglio) è il ginecologo di Francesca : un uomo solo e taciturno, che passa molte delle sue serate con una giovane prostituta, Ana (Tesa Litvan), che vorrebbe vivere una vita diversa, e lasciare quel mondo.
Come si intuisce da questo accenno di trama, tutti i personaggi han bisogno di qualcuno accanto per affrontare la vita. In due ci si aiuta, ci si viene incontro, si può fare la differenza.

Settembre, il mese in cui si svolge il film, scalda gli animi e i cuori dei protagonisti, e ci riporta in questa Roma di interni, o di quartieri desolati e lontani dal centro storico, che ben si addicono alla personalità dei diretti interessati.
La regista, con garbo e delicatezza, ci regala quasi due ore di cinema vero, improntato sul realismo della vita senza troppi fronzoli di circostanza. Si osa, parlando di sesso fra bambini, il che è insolito al cinema, eppure decisamente realistico.
Il cast scelto, fra cui compaiono attori esordienti, fa brillare una sceneggiatura originale, senza che ci si trovi di fronte ad un altro rifacimento, come spesso accade nella commedia italiana, indirizzata quasi sempre verso remakes.
Il tocco e la classe di Giulia Stegerwalt si intuiscono sin da subito, e capiamo che sia stata allieva, avendo imparato molto, di Gabriele Muccino. Seppur il loro cinema sia diverso sotto certi aspetti, in comune possiamo trovare la voglia di far parlare le emozioni, che fuoriescono dai primi piani dei personaggi, da una comunicazione non verbale che non ha bisogno di didascalismi, dal lavorare sul corpo, la voce, lo sguardo e le movenze di ognuno di esso.
Un bell’esordio, sincero e di cuore, che spero possa essere l’inizio per la regista di una fiorente attività al cinema, dietro la macchina da presa.
Un plauso meritato a “Groenlandia”, la casa di produzione di Matteo Rovere e Sydney Sibilia, che crede, sviluppa e finanzia questi progetti, spesso purtroppo non sostenuti dal pubblico. Avanti tutta!