Articolo pubblicato il 31 Dicembre 2024 da Bruno Santini
Anche un altro anno cinematografico si è concluso e, con esso, sono tantissime le somme che possono essere tirate a proposito del meglio e del peggio. Come sempre, è stato possibile confrontarsi con alcuni prodotti di grandissimo valore, o con uscite italiane tardive che però possono rientrare nell’ambito dell’anno in questione: tanti ritorni celebri dietro la macchina da presa, con risultati in alcuni casi straordinari. Dopo aver affrontato i peggiori film del 2024, è ora il tempo di procedere con il meglio possibile per lo spettatore, ricordando che la classifica è redazionale e che è stata realizzata con i criteri di seguito sottolineati.
1) Perfect Days
Il primo posto assoluto nella classifica dei migliori film del 2024 viene conquistato da Perfect Days, l’ultimo film dietro la macchina da presa di Wim Wenders. Esistono tanti registi, tra cui il tedesco, di cui c’è davvero poco da dire poiché è stata la vita e la carriera a parlare dei considerevoli termini. Eppure, se al termine di un percorso di maturazione e di crescita professionale di così tanto grande importanza, Wim Wenders continua a portare avanti la sua poetica con una bellezza così tanto sopraffina, non è certamente casuale: nel suo modo di omaggiare e di interiorizzare totalmente la cultura giapponese e, più in generale, la perfezione nelle piccole cose, il regista crea un racconto delicatissimo, in cui vince la forza di ogni attimo pur in una vita che non ha acuti da far registrare.
La maestria di Wim Wenders si individua in un impianto strutturale e di messa in scena che coglie l’essenza del presente attraverso inquadrature differenti, con uno sguardo dall’alto, di taglio o di lato che permette di catturare la quotidianità di un uomo. Grazie ad un’interpretazione straordinaria, Perfect Days non cede ad alcuna ridondanza pur nel suo reiterato racconto, servendosi di un impianto sonoro, letterario e ricco di omaggi che appartiene soltanto ad una mente eccezionale.
2) Dune: Parte 2
Dopo aver superato uno dei tabù che resisteva da maggior tempo nell’ambito della storia del cinema contemporaneo con Dune, Denis Villeneuve torna dietro la macchina da presa per Dune: Parte 2, film che allarga ancora più gli orizzonti della bellezza, della costruzione dei mondi e della magnificente messa in scena operata dal regista canadese. Il progetto di portare Dune sullo schermo sembra aver superato ogni più rosea aspettativa, con una materia che prende forma là dove sembrava impossibile poter fornire una condotta ai film che andasse oltre guerra e intrighi: la Parte 2 di Dune, invece, permette di avvicinare i più avidi lettori della saga letteraria ai film, indipendentemente dalle differenze tra le due materie, con un accento posto sulla componente morale e religiosa del racconto, mai banale nella sua realizzazione.
Interpretazioni eccezionali con dei picchi di rara bellezza, come nel caso del Feyd-Rautha di Austin Butler, che si prestano ad una narrazione tecnica di estremo valore, che spicca non soltanto per l’unione tra le più importanti menti del cinema contemporaneo (per quanto riguarda fotografia, scenografia e colonna sonora), ma anche per una coordinazione assolutamente straordinaria. Dune: Parte 2 è un gioiello di rara bellezza, un blockbuster non soltanto enorme nella sua portata, ma anche perfettamente compiuto che lascia una traccia di sé, in attesa di essere valutato – in futuro – come parte di una saga sul grande e piccolo schermo da non perdere.
3) La Zona d’Interesse
Il grido disperato della morte che prende forma attraverso un sonoro eccezionale, lo sguardo verso il futuro (e dunque il nostro presente) osservato da Rudolph Höss, la capacità di costruire un racconto fatto di spasmodica osservazione dei movimenti colti da ogni possibile angolazione. Questi sono soltanto alcuni dei dettagli per cui La Zona d’Interesse merita il posizionamento che ottiene nella classifica dei migliori film del 2024; la storia del cinema ha offerto tantissimi contributi circa l’Olocausto e le vicende personali di alcuni dei personaggi della seconda guerra mondiale, reali o inventati che fossero.
Raramente, però, il racconto portato sullo schermo ha saputo tracciare un confine così netto rispetto a quel naturale patetismo che ci si aspetta da una rappresentazione di questo genere: l’opera di Jonathan Glazer, in fondo, non parla soltanto di Olocausto ma di ogni genocidio e di ogni sconfitta dell’essere umano rispetto ad eventi di grandissima atrocità, come dimostrato dalle parole pronunciate dal regista nel ritirare la sua statuetta agli Oscar 2024. La Zona d’Interesse è un film che allora mette a dura prova lo sguardo e l’orecchio dello spettatore, che porta all’estremo della sopportazione la soglia e che obbliga tutti a non dimenticare mai, neanche passivamente, il senso dell’orrore raccontato. Il meccanismo di sovversione, o forse addirittura di sogno, che le scene in bianco e nero e le riprese dei fiori offrono rappresenta un elemento altro, un’illusione rispetto all’altrocità degli eventi.
4) Megalopolis
In molti, nel leggere di posizionamenti alti a Megalopolis nelle relative classifiche dei migliori film del 2024, hanno sintetizzato il loro giudizio spiegando che “ciò avviene solo perché il regista è Francis Ford Coppola”. In parte è vero, poiché soltanto Francis Ford Coppola sarebbe stato in grado di realizzare un film di questo genere, alla sua età, con la sua visione della sua vita e con un così tanto marcato senso del tempo, delle esperienze e del futuro di cui, a dirla tutta, non avrebbe neanche il dovere morale di trattare al contrario di tanto giovani e zelanti registi. Lo statunitense, invece, mette insieme il lavoro di una vita, fatto di stralci di intervista, frasi, materia che ha appreso da elementi tra loro contrastanti e stralci di giornale, che compongono quell’enorme fiaba che arriva sullo schermo.
Scomposta, deforme, grossolana? Forse, ma sono questi aggettivi per cui la componente negativa non è da decidere a priori; il film di Francis Ford Coppola rappresenta un qualcosa che supera la definizione di tempo e che si struttura sulla base del costante contatto con la civiltà romana. Gli usi, le morbosità e le forme distorte di potere vengono allora utilizzate per parlare di quel presente a cui il regista guarda con grande lucidità, fino alla “giustizia per tutti” che riprende dalla Costituzione Americana.
5) Povere Creature!
Nel corso della sua carriera, che è sempre stata mossa da una grande abbondanza di idee di grande valore, Yorgos Lanthimos ha avuto modo di sperimentare attraverso formule di vario genere, soprattutto in termini puramente estetici e metanarrativi. Dopo aver dato vita a produzioni internazionali non sempre di grandissimo risultato, con la collaborazione con Emma Stone il regista greco ha portato all’estremo le capacità di entrambi, riuscendo a generare un sodalizio di estremo valore per entrambe le parti. Povere Creature! è già definibile come capolavoro per cui non soltanto figura tra i migliori film del 2024, ma anche tra i migliori lungometraggi che siano stati portati al cinema negli ultimi anni.
La materia da cui attinge, l’omonimo romanzo di Alasdair Gray, non è certamente semplice, ma il regista riesce in un sapiente adattamento in cui Emma Stone si offre totalmente, nel corpo e nell’ideologia, al suo regista, che ne plasma l’immagine sullo schermo ricreando uno dei personaggi femminili migliori nell’intera storia del cinema. Povere Creature! è un film in cui lo spettatore viene guidato all’osservazione costante della realtà, tramite i fish-eye e le distorsioni in grandangolo, che permettono quello sguardo sul reale che viene ricreato attraverso sapienti scenografie. In tutto il racconto, ovviamente, si registrano tutti i meccanismi di quel possesso ossessivo e deviato, da parte di quei tre uomini che circondano Bella Baxter nel corso di un’esistenza votata alla ricerca costante dell’identità e del compimento di se stessa.
=6) Le occasioni dell’amore
Dallo stesso Festival di Venezia 2023 da cui arriva anche Povere Creature!, c’è un film che in Italia è passato decisamente in sordina e che ha ottenuto la più classica delle distribuzioni risibili per il nostro paese. Stiamo parlando di Le occasioni dell’amore, titolo italiano che traduce l’Hors Saison di Stéphane Brizé, in cui Guillaume Canet e Alba Rohrwacher collaborano nel cast spiccando per il loro estremo valore. Una rara delicatezza pervade ogni minuto del film, in cui l’espediente della storia d’amore rappresenta soltanto la cornice di un film che sa entrare visceralmente nell’intimo dei suoi personaggi e dello spettatore. Con la colonna sonora eccezionale ed estremamente sottovalutata di Vincent Delerm, il film riesce a trattare in modo incredibilmente preciso il sottotesto delle relazioni umane, dei vicoli, dei piccoli momenti di gioia che possono essere vissuti, con la moltitudine di oggetti, scorci e paesaggi che dominano l’intero mondo raccontato nel film. Le occasioni dell’amore è una gemma da recuperare, un film che regala in ogni suo istante quella bellezza che non cede alle lusinghe dell’azione costante e della frenesia, per chi vuole godere di poco più di 100 minuti di rara bellezza.
=6) Civil War
È davvero un mondo futuro, quello che viene trattato da Alex Garland nel suo Civil War? A partire da questo interrogativo è possibile cogliere quella che è l’indagine del regista a proposito del presente, di un mondo – specie quello statunitense – assolutamente devastato dal punto di vista sociale, in cui la cannibalizzazione non è soltanto una deriva immaginabile in forma di carne e di estetica, alla maniera di Luca Guadagnino, ma anche in ragionamento che prende forma attraverso l’immagine. Il contrasto tra analogico e digitale, ben compiuto per mezzo delle numerose macchine che i personaggi del film utilizzano per catturare la realtà entro uno squarcio d’essenzialità, rappresenta soltanto il primo passo verso un’indagine molto più profonda.
Certo, in un anno in cui anche l’estrema caratterizzazione politica la fa da padrona, Civil War potrebbe sembrare apartitico poiché immagina un mondo con mappa e colori totalmente diversi: eppure, il ragionamento non attiene a quella volontà di generare fazioni, ma solo ad un tentativo di cogliere il (non) tempo attraverso tutti i tempi possibili. Grandi interpretazioni, su cui spicca quella clamorosa di Jesse Plemons nei suoi pochi minuti sullo schermo, per raccontare una realtà possibile, forse neanche così tanto lontana da noi.
8) Giurato numero 2
A differenza di altri registi che, giunti a un certo punto della loro carriera cinematografica e della loro vita, preferiscono annacquare la loro filmografia realizzando opere mediocri se non di infima qualità, Clint Eastwood rientra fra coloro che invece perdurano nell’alimentare il cinema con lavori di valore nella loro umiltà e semplicità nonostante l’età. Con Giurato #2, Clint Eastwood prosegue la sua personale parabola del concetto di giustizia, declinandolo qui in un personaggio ambivalente che, dapprima giurato di un caso, si scopre egli stesso il colpevole. Partendo da un’ispirazione preponderante dal classico La parola ai giurati (1957) di Sidney Lumet che si percepisce ovunque nel film, il montaggio frammentato, con i salti temporali dei flashback per ricostruire l’incidente in cui è rimasto coinvolto il protagonista, riflette la stessa psiche tormentata e scissa su cosa fare rendendolo un thriller brillante fatto ad hoc a tutti gli effetti: fingere e andare avanti portandosi per sempre un peso sulla coscienza, o confessarsi e espiando così la propria colpa? Questa è una domanda che Clint Eastwood pone primi fra tutti agli spettatori, anch’essi giurati di ciò che stanno guardando sul grande schermo, ma soprattutto che indaga su cosa sarebbe meglio fare al posto suo: un dilemma che affligge a suo modo il cinema monografico clinteastwoodiano nella sua totalità.
=9) Racconto di due stagioni
Prix d’Interprétation Féminine al 76esimo festival di Cannes a Merve Dizdar, Racconto di Due Stagioni è il nuovo lungometraggio di Nuri Bilge Ceylan, ormai un habitué sulla Croisette. Ambientato in un villaggio dell’Anatolia, il film segue le vicende di Samet, insegnante accusato, insieme ad un collega, di molestie sessuali nei confronti di due bambini. Egli perde così ogni residua fiducia nel sistema scolastico vigente e, soprattutto, nei confronti di un luogo così remoto e retrogrado, così chiuso e dove nulla sembra possa crescere se non le Dry Grasses del titolo originale. Una pellicola a tratti estremamente nichilista che vede però in due figure femminili la salvezza: Nuray, insegnante di cui Sevim si innamora e Sevim, sua studentessa, cui è strettamente legato il monologo di Samet che chiude l’opera che, possiamo dirlo senza nessuna paura, rappresenta uno dei finali più belli non degli ultimi anni, ma di sempre. Passato in sordina in Italia, Racconto di Due Stagioni è un film imperdibile la cui presenza in questa classifica era obbligatoria sin dalla sua uscita in sala.
=9) Furiosa: A Mad Max Saga
Ultimo tra i migliori film del 2024 che è stato selezionato dalla redazione di Quarta Parete è Furiosa: A Mad Max Saga. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, il film prosegue con quella tradizione di bellezza, estetica e trionfo tecnico che George Miller aveva inaugurato con Mad Max: Fury Road. Ad anni di distanza da quel capolavoro che vede Tom Hardy protagonista, non soltanto Miller non ha assolutamente perso lo smalto, ma appare anche originale in numerose delle sue innovazioni dal punto di vista tecnico e strutturale, che trovano principale compimento nella meravigliosa scena d’azione dalla durata di 15 minuti. È un film in cui il concetto di superamento del dialogo, con Anya Taylor-Joy dal numero risicatissimo di battute, si confronta non necessariamente con un impianto videoludico o steril-action, ma con un’ossatura che omaggia compiutamente il genere da cui attinge.
In un anno in cui tantissime produzioni sono apparse pigre nel dar vita a prodotti cinematografici pensati soltanto per rimpinguare le casse e per riportare lo spettatore in sala, Furiosa è un modo estremamente intelligente per sfruttare un brand di grandissimo successo storico, che continua a offrire grande originalità e che brilla costantemente non per il riflesso della nostalgia ma per il fascino del presente.
La tabella di riferimento per i voti dei migliori film del 2024
Come nel caso dei peggiori film del 2024, anche per le migliori selezioni della redazione si lascia allegata la tabella di riferimento. Le selezioni dei singoli redattori, lo si ribadisce, hanno valore quantitativo che va dal primo posto (10 punti) al decimo posto (1 punto): la somma dei punteggi ha permesso di determinare la classifica che segue, con il caso di ex-aequo di Racconto di due stagioni e Furiosa che chiude la top 10. Naturalmente, sono numerosi i titoli che pur avendo acquisito grande punteggio non figurano all’interno della lista, per un semplice gioco di somme e non di altre valutazioni: ed è proprio di gioco che si parla, del resto e in tutte le classifiche di questo genere, nel definire la classifica del meglio dell’anno.
Perfect Days | 58 |
Dune: Parte Due | 57 |
La Zona d’Interesse | 55 |
Megalopolis | 41 |
Povere Creature | 27 |
Le occasioni dell’amore | 23 |
Civil War | 23 |
Giurato numero 2 | 21 |
Racconto di due stagioni | 20 |
Furiosa | 20 |