I peggiori film italiani del 2024

Come ogni anno, è arrivato il momento di tirare le somme sull’annata cinematografica da poco conclusasi. Si è trattato di un anno ricco di grandi opere ed enormi flop internazionali, ma per quanto riguarda l’Italia? Quali sono i 10 peggiori film italiani del 2024?
La classifica dei 10 peggiori film italiani usciti nel corso del 2024

Articolo pubblicato il 5 Gennaio 2025 da Gabriele Maccauro

Il 2024 è stato un anno cinematograficamente molto buono, ma la sensazione è che ci si stia piegando sempre più verso gli estremi: i film, oggi, sembra siano solamente capolavori indimenticabili o flop giganteschi e tutta quella fascia media che dovrebbe aiutare l’intera industria viene sempre più a mancare. Nello stilare le consuete classifiche di fine anno però, è inevitabile andare a pescare proprio lì e, parlando d’Italia, purtroppo, c’è l’imbarazzo della scelta per la flop10 dell’anno. Nello stilare questa classifica non si è fatta però nessuna caccia alle streghe e, come molti potranno notare, mancheranno titoli che avrebbero tranquillamente meritato una menzione in quanto tra i peggiori film italiani dell’anno. Si è invece tentato di trovare opere che meritassero di essere citate al di là di un mero discorso di qualità, anche perché riteniamo sia inutile al fine della critica cinematografica limitarsi a dire cosa è bello e cosa è brutto. Certo, un fatto tecnico non può non essere preso in considerazione, ma di fattori decisivi ce ne sono molti altri. Detto questo, segue la classifica dei 10 peggiori film italiani del 2024.

10) Un Altro Ferragosto (Paolo Virzì)

Come successo con il precedente Siccità (2022), la decima posizione della classifica dei peggiori film italiani dell’anno viene occupata da Paolo Virzì. Negli anni ’90 sembrava dovesse diventare una delle punte di diamante del nostro cinema e questo non solo grazie al cult Ovosodo, ma anche grazie a Ferie d’Agosto, una commedia all’italiana (una delle ultime) dove ogni risata è amara, dove tutti nascondono qualcosa, tutti sono colpevoli, il tutto senza la paura di schierarsi politicamente.

Un Altro Ferragosto fallisce perché prende la direzione opposta, perché arriva nel 2024, perché Paolo Virzì non ha più 32 anni ma 60, perché la politica non ha più il valore – ma anche gli interpreti – di una volta. Tutto è edulcorato, ogni personaggio lancia il sasso e nasconde la mano, c’è un evidente gap generazionale, con la situazione dei giovani e l’aspetto social che evidentemente non sono stati davvero compresi e, soprattutto, che vuole anche farci la morale. Seguendo dunque ciò che è stato detto in precedenza, questo basta per rientrare tra i peggiori film italiani dell’anno.

9) Il Tempo che ci Vuole (Francesca Comencini)

Presentato fuori concorso all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Il Tempo che ci Vuole segna il ritorno dietro la macchina da presa per un lungometraggio di Francesca Comencini, sorella di Cristina e figlia di Luigi ed è proprio intorno al rapporto col padre che la pellicola si muove. Nonostante abbia in realtà ottenuto buone recensioni da parte della critica, il lungometraggio appare però poco consistente e narrativamente contraddittorio, con scene alle volte scollegate tra di loro – e cronologicamente distanti di anni ed anni – ed elementi che, per chi è meno avvezzo, possono rappresentare un punto interrogativo: senza conoscere la famiglia Comencini infatti, vedendo la pellicola, si penserebbe che Francesca sia figlia unica, tanto per dirne una. Sembra quasi che si sia tentato di raccontare una storia personale senza tenere in considerazione lo spettatore e, qui come in altre opere che seguiranno in classifica, c’è questa tendenza del nostro cinema contemporaneo di citare ed omaggiare il passato con quel tocco di nostalgia e malinconia che serve a tutto tranne che a dare uno slancio verso il futuro.

8) Finalmente l’Alba (Saverio Costanzo)

Nove anni dopo il successo di Hungry Hearts, Saverio Costanzo torna alla regia con un film ambizioso che è stato presentato in anteprima all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Come nel caso di Paolo Virzì, anche qui si tratta di un autore importante e dal grande potenziale che, però, inciampa con la sua ultima opera. Finalmente l’Alba è un film che non conosce la propria identità, pieno di elementi, troppi, che si rifà ai fasti del grande cinema italiano passato ma che non aggiunge nulla alla nostra cinematografia, con un ritmo troppo lento e che, nella parte centrale, si sfilaccia completamente, portando a quella scena finale con la tigre che lascia davvero perplessi. Un passo falso cui speriamo possa far seguito una grande rinascita, perché Costanzo ne ha tutte le capacità.

7) Campo di Battaglia (Gianni Amelio)

Anch’esso presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – 81esima edizione, fuori concorso come il sopracitato Il Tempo che ci Vuole – Campo di Battaglia è il nuovo lungometraggio del prolifico Gianni Amelio, regista importante del nostro cinema che ha firmato opere del calibro di Porte Aperte con Gian Maria Volonté (1990) e Lamerica (1994). Peccato però che negli ultimi anni abbia subito un’involuzione e, nonostante in molti non abbiano il coraggio o la volontà di muovere critiche nei suoi confronti, noi lo facciamo proprio per la stima nei confronti dell’autore. Campo di Battaglia parte da un incipit molto interessante, ovvero un film sulla guerra che però si concentri solamente sulle sue vittime e su, per l’appunto, il campo di battaglia. Una partenza che cattura l’attenzione del pubblico, ma con un concetto fin troppo reiterato nel tempo che porta inevitabilmente alla noia che, mista alla sempre presente impressione che il film voglia invece imporsi come opera profonda e necessaria, gli regala la settima posizione di questa classifica.

6) Pensati Sexy (Michela Andreozzi)

Se fino a questo momento si è trattato di opere sì imperfette ma comunque autoriali, adesso iniziano i problemi. Pensati Sexy è una delle peggiori commedie dell’anno, un’opera che tenta in tutto i modi di essere attuale, moderna, che pesca tra il ventaglio di problemi che colpiscono la società odierna e tenta di trattarli con scopo pedagogico, volendo addirittura fare la morale allo spettatore. La cosa peggiore è che però questa sorta di imposizione sembra involontaria, pare che nessuno sappia in realtà quello che sta facendo e ciò porta a 92 minuti di Diana Del Bufalo che parla di body-positive e patriarcato con Valentina Nappi. Un film insostenibile che si trova però solamente in sesta posizione, perché quest’anno si è riuscito abbondantemente a fare di peggio.

5) Sei nell’Anima (Cinzia TH Torrini)

Gianna Nannini, la grande ed irreprensibile Gianna Nannini. Per qualche motivo, in questi ultimi anni si è deciso di approfondire la sua figura con l’ennesimo Biopic e Sei nell’Anima riesce a sbagliare tutto ciò che si può sbagliare quando si realizza un film biografico, oltre al fatto che è totalmente privo di approfondimento e racconta cose risapute per chiunque segua un minimo anche solamente la tv generalista che non fa altro che parlare di questo a ripetizione. Nel momento in cui non si scommette sul futuro, l’unica cosa che resta è aggrapparsi al passato e questo è ciò che fanno gran parte delle opere presenti in classifica. Nell’introduzione di questo articolo abbiamo sottolineato come la scelta di queste posizioni non fosse dettata da un mero discorso qualitativo, dall’essere più o meno brutti ma, al contempo, è impossibile non parlare del mezzo-cinema. Non c’è nulla che funzioni e non si trova più in alto solamente per le canzoni che, ad un appassionato, potranno di certo piacere, ma è un Biopic che non esiste ed il peggior spot possibile per i progetti italiani firmati Netflix.

4) Bang Bank – L’occasione fa l’uomo Morto (I Ditelo Voi)

Fino a questo momento abbiamo scherzato, adesso iniziamo ad infastidirci. Prima Netflix, ora Amazon Prime Video: in quarta posizione c’è Bang Bank – L’occasione fa l’uomo Morto, un non-film la cui sola esistenza fa innervosire. Sì perché I Ditelo Voi non si sono limitati a scrivere un Heist movie privo di regia, sceneggiatura, con effetti speciali terrificanti ed interpretazioni orrorifiche, ma ci hanno tenuto ad esporsi anche su tematiche come omosessualità e tradimento con la stessa leggerezza con cui si parla di calcio al bar, prendendo delle posizioni vomitevoli che offendono l’intelligenza dello spettatore. Se saremo fortunati, non vedremo più lungometraggi di questo tipo, ma sotto sotto sappiamo che questo non succederà.

3) Cortina Express (Eros Puglielli)

Lo hanno urlato tutti a gran voce, in primis Christian De Sica che, per pubblicizzarlo, ha girato i podcast di mezza Italia: questo non è il solito cinepanettone, non lo è proprio, è una commedia per famiglie che fa ridere e strappa un sorriso. Ecco no, non diremmo. Cortina Express è esattamente quello che sembra, ovvero un cinepanettone vecchio di 30 anni. Inutile considerarli diversamente solo perché non c’è più l’accoppiata Boldi-De Sica o perché certe volgarità non sono più presenti, perché alla volgarità ed all’ignoranza non c’è mai un limite. Cortina Express non fa eccezione, non fa ridere, non fa nulla, dunque è inutile.

2) Io e Te Dobbiamo Parlare (Alessandro Siani)

Nello stesso anno in cui Alessandro Siani aveva già fatto (negativamente) parlare di sé per il montaggio discutibile di Succede anche nelle migliori famiglie, che aveva tagliato almeno un quarto di film per avvicinarsi ad una durata risicata e al pubblico delle sale nel Capodanno 2024, in Italia arriva anche un altro film del comico, regista e attore napoletano, con Leonardo Pieraccioni nel cast. Io e te dobbiamo parlare è un film che non fa fatica ad essere inserito nella lista dei peggiori film italiani del 2024 neanche tanto per un dettaglio nello specifico, ma per una commistione di elementi che dimostrano come lo stato della sala cinematografica italiana, delle produzioni e delle Film Commission sia quantomeno discutibile. 

La regione Marche supporta un progetto accontentandosi di qualche ripresa con drone e di un solo personaggio marchigiano, tra l’altro rappresentato come folle, stupido e criminale, mentre l’intero racconto si risolve in forma di brutture quasi caricaturali sullo schermo. Si portano in scena le solite battute trite e ritrite sulla cucina gourmet dalle porzioni striminzite, sulla famiglia disfunzionale e sul complicato rapporto tra padri e figli che Siani eredita (a quanto pare avendo perso anche quel minimo smalto che aveva) direttamente dal suo primo film, Il principe abusivo, datato 2013. In 11 anni di carriera Siani non soltanto non ha mai conosciuto evoluzioni artistiche, ma ha anche peggiorato il suo modo di concepire la comicità e il racconto, ormai fatto di una sequela di sketch tra loro discordanti e montati in maniera pressoché ridicola. Il tutto per uno spot indecoroso a una regione che avrebbe potuto decisamente investire meglio e per una sala che avrebbe potuto lasciar spazio a tanti altri film usciti al cinema tra fine 2024 e inizio 2025.

1) PAP Music – Animation for Fashion (LeiKiè)

Abbiamo evitato di mettere in classifica film come Fabbricante di Lacrime perché lo trovavamo inutile perché sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, meglio optare per opere difettose ma che ci potessero portare a discutere, trattare, citare problematiche capaci di andare anche oltre il cinema stesso. Qui però si è superato ogni limite accettabile. Il peggior film italiano del 2024 è PAP Music – Animation for Fashion diretto da LeiKiè. Un film d’animazione con un cast di doppiatori del calibro di Luca Ward, Rudy Zerbi e Jake La Furia e delle animazioni che sembrano provenire da The Sims 2 che, per la cronaca, è vecchio di 20 anni. Un fallimento assoluto per un’opera dove regia e scrittura non sono pessimi come per tante delle posizioni precedenti, ma sono proprio assenti. PAP Music è un film che non esiste, ma lo è in tutti i sensi ed è proprio qui che nascono i veri problemi.

Al di là di una pubblicità inizialmente in pompa magna che ha raccontato il film come se fosse un’opera rivoluzionaria e LeiKiè una visionaria, con 160 sale inizialmente pronte a proiettare il film. Tutto è cambiato col passare dei mesi, la narrazione è stata stravolta, le sale diminuite e di PAP Music non se ne è fatta più parola. Il fulcro del discorso è però un altro ed è legato ai finanziamenti del film: PAP Music è costato 4.379.491,05 euro, di cui 1.591.682,40 di Tax Credit e 200.000 di contributi selettivi. In poche parole, questa fetta di budget l’ha pagata lo stato, lo stesso stato che negò questi contributi a Paola Cortellesi per C’è Ancora Domani. Uscito nelle sale il 26 settembre, al primo giorno d’uscita il film ha incassato circa mille euro con 150 spettatori paganti, fino ad arrivare a circa 10.000 euro e 1.500 spettatori paganti dopo un’intera settimana. Non contenti, hanno inoltre annunciato un sequel per cui sono già stati stanziati 2.176.240 euro. In questo senso, al primo posto della classifica non ci finisce solo il lungometraggio, ma l’intero sistema cinematografico italiano e non solo, per un’operazione che non sappiamo come definire se non vergognosa.