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Recensione – Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste: il cambiamento di Godzilla

Ghidora! Il Mostro A Tre Teste è il film in cui Godzilla diventa, per la prima volta, l’eroe della storia, segnando un cambiamento importante per il personaggio.
La recensione di Ghidorah Il Mostro A Tre Teste

All’inizio degli anni 60 i kaiju movie della Toho avevano ottenuto talmente tanto successo che la major stava battendo il record per quanto riguarda la quantità di kolossal prodotti in poco tempo. Per questo, per la prima ed attualmente unica volta nella saga, due film di Godzilla uscirono durante lo stesso anno: nel 1964, pochi mesi dopo Watang! Nel Favoloso Impero Dei Mostri, il regista Ishirō Honda tornò con Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste, il quinto film della saga.

La trama di Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste

Il film è il sequel di Watang! Nel Favoloso Impero Dei Mostri di Ishirō Honda: l’opera infatti presenta dei riferimenti a ciò che è successo nel capitolo precedente, pur essendo comprensibile anche a chi non ha visto quest’ultimo. Oltre a ciò, per aumentare la grandezza dell’evento, il film è anche un crossover con Rodan: Il Mostro Alato dello stesso regista, poiché lo pterodattilo radioattivo è uno dei protagonisti principali, anche se non viene menzionato nessuno degli eventi del film del 1958 ed il collegamento viene generato solo dalla presenza del kaiju. Inoltre l’uscita di Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste, come per il suo predecessore, coincide con il decimo anniversario di Godzilla. Il film presenta la seguente trama:

“Una pioggia di stelle cadenti attraversa i cieli del Giappone ed il meteorite più grande si schianta sul monte Kurodake. Mentre gli scienziati, capitanati dal professor Miura, cercano di studiare il detrito spaziale che presenta reazioni insolite, il detective Shindo, fratello della reporter Naoko, viene incaricato di proteggere Salno, la principessa di Selgina, la quale è bersagliata da traditori politici che la vorrebbero morta. Dopo essere sfuggita ad un attentato, la principessa ricompare dicendo di essere una Venusiana e cercando di avvertire le persone di imminenti disastri che stanno per colpire la Terra, ma nessuno le crede fatta eccezione delle Cosmos, le sacerdotesse di Mothra. Improvvisamente Godzilla e Rodan riappaiono in Giappone, rischiando di causare nuovi disastri, ma loro sembrano niente rispetto alla nuova minaccia che sta per arrivare: Ghidorah, il mostro a tre teste venuto dallo spazio.”

Recensione: Ghidorah Il Mostro A Tre Teste il cambiamento di Godzilla

La recensione di Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste

Con questo film, Eiji Tsuburaya realizza un nuovo miracolo tra gli effetti speciali dell’epoca, creando King Ghidorah, uno degli antagonisti più famosi della storia del cinema. Il celebre drago a tre teste è stato realizzato grazie alla tecnica della suitmation, ma non solo: sette tecnici hanno assistito costantemente alle azioni del mostro durante le riprese muovendo la coda, le ali e le teste del kaiju, affinché tali movimenti apparissero coerenti e naturali. Il risultato è strabiliante, specialmente nelle scene in cui Ghidorah vola, con le teste che si agitano in modo così fluido da sembrare quelle di serpenti, mostrando la furia incontrollabile di un essere feroce e distruttivo. Straordinarie le sequenze in cui il mostro sputa fulmini dalla bocca, annientando numerosi palazzi contemporaneamente in pochi secondi, senza contare altri edifici ridotti in briciole grazie al battito delle sue possenti ali, il cui effetto è stato creato con l’uso di giganteschi ventilatori. Le riprese di Honda sono, ancora una volta, eccezionali, come nell’iconica scena in cui King Ghidorah viene ripreso attraverso un imponente ingresso della città, in modo da sottolineare come quest’ultima appaia un formicaio rispetto alle enormi dimensioni del kaiju (all’epoca il mostro giapponese più alto di sempre insieme a Dogora). Al di fuori dell’iconico villain, non mancano sequenze splendide anche in altri contesti, come il silenzio dell’oceano mentre una nave compie il suo tragitto che viene interrotto dall’emersione di Godzilla che sembra uscita da un film horror, oppure il risveglio di Rodan nel vulcano, la cui potenza viene paragonata a quella di un terremoto.

Oltre alle scene con i mostri, è molto interessante la percezione che Ishirō Honda ha della società moderna, il cui consumismo è stato estremamente attaccato sia in Watang! Nel Favoloso Impero Dei Mostri che in Il Trionfo Di King Kong. Tuttavia stavolta il regista decide di mostrare le potenzialità delle tecniche moderne, dipingendo la televisione come possibile strumento di diffusione culturale e di comunicazione. Se nel film precedente la causa delle Cosmos veniva ignorata, stavolta le due sacerdotesse di Mothra vengono addirittura invitate come ospiti in un programma, in cui si chiede agli esseri spirituali di diffondere il loro sapere nel mondo. Risulta meraviglioso il momento in cui viene chiesto alle Cosmos come sta Mothra (guarda caso una richiesta arrivata dai bambini, da sempre ritratti da Honda come il futuro della Terra e come creature maggiormente sensibili): per rispondere alla domanda, le sacerdotesse chiedono agli spettatori di chiudere gli occhi e di ascoltare la loro canzone, in modo da poter sentire Mothra stessa. La speranza di Honda è che gli uomini utilizzino gli strumenti a disposizione per diffondere soltanto del bene e, quando il pubblico chiude gli occhi, ci pensa il cinema a tradurre le emozioni che stanno provando i personaggi, permettendo agli spettatori di varcare i confini del mondo, perché solo le inquadrature della macchina da presa possono ritrarre Mothra e mostrarla veramente mentre sta ad Infant Island, lontano dal Giappone. Mentre i personaggi chiudono gli occhi per ascoltare la voce delle Cosmos, il cinema apre quello degli spettatori attraverso un momento di incredibile poesia, accompagnato da un numero musicale che trasforma la scena in un’esperienza sensoriale. Allo stesso tempo l’autore mostra che, nonostante tutte le meravigliose tecniche che lo spettacolo e la cultura possano mettere a disposizione, non è detto che gli spettatori riescano sempre ad essere toccati da tale sensibilità: in una scena vengono infatti mostrati gli antagonisti umani che assistono alla distruzione di King Ghidorah in televisione, eppure, quando vengono a sapere subito dopo della posizione dell’obiettivo che devono eliminare, si alzano per andare ad uccidere come se nulla stesse accadendo all’umanità.

Ghidorah Il Mostro A Tre Teste: la recensione del film di Godzilla

La fede di Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste

La principessa Salno, interpretata da una magnetica Akiko Wakabayashi, diventa una profetessa. L’aspetto del personaggio richiama a quello della principessa Anna in Vacanze Romane di William Wyler, dove una donna si spoglia dei suoi abiti regali per mischiarsi al popolo e assaporare qualcosa di più umano e sensibile. Tuttavia, se il personaggio di Audrey Hepburn si avvicina ai ceti più bassi, il personaggio di Wakabayashi è alienato, costantemente distaccato da tutte le altre figure umane. I cittadini infatti non credono mai nelle profezie della Venusiana, eppure ogni disastro che lei prevede puntualmente si avvera. Se la principessa Anna riesce ad avvicinarsi ai suoi cittadini, la Venusiana fallisce nel suo itento di avvicinarsi alle persone comuni di Tokyo. Honda dipinge una società che non crede mai in qualcosa che va al di fuori della propria comprensione, mostrando persone che sono sempre pronte a deridere piuttosto che ad ascoltare. Non è un caso che la Venusiana profeta sia una donna, figura che Honda inneggia sempre nelle sue opere e che qui, nonostante abbia sempre ragione, sembra condannata ad essere ignorata da una civiltà che, inevitabilmente, sembra scivolare sempre più nella rovina. Le uniche che acoltano le parole di Salno sono le Cosmos, anche loro donne ed esseri più vicini alla natura. Honda ritorna sulla fede e sull’idea di poter credere, mostrando però stavolta il lato di una società che sembra essersene dimenticata, con la distruzione che sembra ormai inevitabile.

La figura della donna sembra essere condannata ad essere braccata dagli uomini: la principessa è infatti un simbolo benefico nello stato di Selgina, eppure c’è un gruppo di estremisti che vogliono ucciderla e prendere il potere del governo. Honda condanna i politici, ridotti ad un gruppo di cacciatori che perdono tempo a risolvere le situazioni con il sangue piuttosto che con la ricerca di una soluzione per il futuro dei loro governi e del popolo. Come è stato citato prima, nemmeno la furia di King Ghidorah è sufficiente per aprire loro gli occhi e per cambiare rotta: qualsiasi sia la loro decisione, gli antagonisti inseguono la morte, cercando di uccidere la principessa anche quando il mondo sta finendo e qualsiasi confine di stato non ha ormai alcun senso. Dopo aver mostrato la loro indifferenza, Honda mostra l’altra faccia dell’umanità sempre più violenta ed a favore del conflitto. L’unico difetto di questa bellissima visione è la mancata caratterizzazione dello zio di Salno, capo del complotto, a cui il film dedica poco spazio diversamente dal freddo sicario Malmess (interpretato da un perfetto Hisaya Ito).

Ghidorah Il Mostro A Tre Teste: perché Godzilla diventa un eroe

Perché Godzilla diventa un eroe in Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste

Attenzione: il resto della recensione contiene spoiler.

Dopo lo straordinario successo di pubblico di Watang! Nel Favoloso Impero Dei Mostri, il produttore Tomoyuki Tanaka si accorge del grande amore che sempre più giovane pubblico sta provando per i kaiju sullo schermo. Per questo motivo, essendo il mostro più famoso, Tanaka chiede a Ishirō Honda di trasformare Godzilla nell’eroe della storia, non relegandolo più al ruolo di antagonista. L’autore, inizialmente restio alla nuova visione apparentemente lontana da quella originale, sfrutta la situazione a suo vantaggio per continuare ad espandere la poetica raccontata nei film precedenti. Godzilla e Rodan, ritratti sempre come forze della natura, non vanno d’accordo e si combattono continuamente per affermare il proprio domino sul territorio. Niente riesce a fermare la loro furia, finché Mothra non arriva sul campo e interrompe lo scontro tra i due personaggi, cercando di farli ragionare (ancora una volta la donna è la figura più sensibile ed intelligente). Quando Godzilla, Rodan e Mothra comunicano, le Cosmos fanno da traduttrici, interpretando i dialoghi per far comprendere i mostri agli spettatori, i quali vengono antropomorfizzati nel loro modo di comunicare. Anche durante gli scontri si può avvertire Godzilla provare fastidio e dolore per i colpi degli avversari, così come si vede Rodan schernire lo stesso Godzilla. I mostri, connettendosi ad un panorama pop che negli anni 60 diventa sempre più eccentrico e bizzarro, sono ormai delle creature simili agli umani, i quali hanno un’anima e dei sentimenti. Anche la scena in cui Godzilla e Rodan si lanciano le rocce, trasformando lo scontro in una partita di pallavolo, anticipa una comicità oggi inserita (e contestualizzata) nei blockbuster action contemporanei.

Nelle richieste produttive, intente a rendere i film più leggeri e bizzarri, l’autore non rinuncia alla sua epicità ed alla sua sensibilità, specialmente nel cambiamento di Godzilla: Ghidorah, ritratto come una forza inarrestabile che ha l’obiettivo di distruggere tutto ciò che esiste nel mondo, ucciderà milioni di innocenti e annienterà la vita sulla Terra. Eppure Godzilla e Rodan, come gli umani che braccano la principessa, continuano a combattersi tra loro e sono indifferenti alla sorte della civiltà umana, la quale, come da loro sottolineato, non ha fatto altro che creare dei problemi. Mothra invita i mostri ad avere fiducia nella vita e, ragionando e riflettendo, riesce a convincerli ad unirsi ed a combattere contro King Ghidorah, avversario che invece sarebbe stato invincibile in altre occasioni. I mostri, creature guardate dal pubblico con paura e orrore, si dimostrano molto più ragionevoli degli esseri umani e sono loro, diversamente dagli altri protagonisti, ad avere un atto di fede. Attraverso la figura dei kaiju per cui i giovani spettatori tifano, Ishirō Honda manda uno straordinario messaggio di unione e fratellanza, caratteristiche che vengono rappresentate come atti di natura e non solo come dei semplici ideali. La poetica di Honda è chiara: se i mostri arrivano a collaborare per risolvere i problemi del mondo, perché non dovrebbero farlo gli uomini? Godzilla quindi, dopo essere stato rappresentato sempre come un mostro distruttore e portatore di numerose calamità, diventa ora un eroe ed simbolo di speranza, perché tutti possono cambiare, anche le figure più inaspettate.

Ghidorah Il Mostro A Tre Teste: il film di Godzilla

Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste è un blockbuster pieno di momenti ricchi di pathos e con straordinari effetti speciali che mostrano alcuni degli scontri più belli mai realizzati negli anni 60. Oltre ad aver creato un villain destinato a rimanere impresso nel cinema, il film è un altro meraviglioso atto di fede di Ishirō Honda, segnando un cambiamento fondamentale della figura di Godzilla che chiede all’umanità di evolversi in una popolazione più giusta e meno violenta, esattamente come il kaiju è riuscito a trasformarsi in un eroe dopo anni di distruzione.

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Ghidorah Il Mostro A Tre Teste
Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste
Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste

Ghidorah! Il Mostro A Tre Teste è il quinto film di Godzilla che trasforma quest'ultimo nell'eroe dell'umanità.

Voto del redattore:

9 / 10

Data di rilascio:

20/12/1964

Regia:

Ishirō Honda

Cast:

Yosuke Natsuki, Akiko Wakabayashi, Yuriko Hoshi, Hiroshi Koizumi, The Peanuts, Hisaya Ito

Genere:

Kaiju, fantasy, fantascienza, spionaggio

PRO

La grande regia di Ishirō Honda
L’introduzione di King Ghidorah
La figura della donna
Il messaggio di fratellanza
La mancata caratterizzazione dello zio di Sato