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Recensione – Shōgun 1×08: L’abisso della Vita

Tratta dall’omonimo romanzo di James Clavell, Shōgun è una nuova serie tv disponibile Disney Plus. Giunti all’ottavo episodio, essa merita la visione?
Hiroyuki Sanada in Shogun, nuova serie tv disponibile su Disney Plus

La recensione dell’ottavo episodio di Shōgun, serie tv ideata da Rachel Kondo e Justin Marks e tratta dall’omonimo romanzo del 1975 di James Clavell. Ogni martedì sarà disponibile su Disney Plus un nuovo episodio della stessa, fino alla sua conclusione prevista per il 23 aprile. Detto ciò, segue la trama di Shōgun e la recensione di L’abisso della Vita.

La trama di Shōgun, nuova serie tv disponibile su Disney Plus

Prima di addentrarsi nella recensione ed analisi di L’abisso della Vita, è bene parlare in primis della trama di Shōgun. Questa nuova serie tv è disponibile in Italia su Disney Plus come Star Original ed è l’adattamento televisivo dell’omonimo romanzo scritto da James Clavell nel 1975: ambientata nel 1600, essa racconta l’ascesa al potere di Yoshi Toranaga (Hiroyuki Sanada), primo Shōgun dal termine delle guerre civili e del suo rapporto con John Blackthorne, mercante olandese naufragato proprio in Giappone. Tra lotte di potere e religione, la serie segue dunque il rapporto tra due ma anche il modo in cui lo stesso paese del Sol Levante si è evoluto e trasformato nel tempo.

Una scena tratta da L'abisso della Vita, l'ottavo episodio di Shōgun, disponibile su Disney Plus.

La recensione dell’ottavo episodio di Shōgun, serie tv tratta dall’omonimo romanzo di James Clavell

Siamo ormai alla resa dei conti. Prima dell’inevitabile fine L’abisso della Vita – l’ottavo episodio di Shōgun – decide di portare avanti con attenzione e scrupolosità l’arco narrativo di tutti i protagonisti e, mai quanto adesso, sembra vicina la conclusione delle loro storie. Ma è più di così. Questa nuova puntata ci racconta ancora una volta, attraverso i suoi personaggi, storia, usi e costumi di un paese, il Giappone, che nel 1600 era ben lontana dall’essere quello che in molti oggi definirebbero un paradiso. Shōgun ci porta dritti all’inferno e ci ricorda come il cielo cremisi non sia mai stato così vicino.

Per quanto si sia trattato di una pratica piuttosto ricorrente all’epoca, il modo in cui viene costruita quella scena finale di Seppuku non può non riportare alla mente uno dei più importanti film dell’intera storia del Giappone, ovvero Harakiri di Masaki Kobayashi (1962). Dal film – che a Cannes16 vinse il Premio Speciale della Giuria – viene ripresa la tensione ed il pathos di una narrazione straziante, insostenibile. Insostenibile come il momento in cui il più fedele tra gli uomini di Toranaga Toda Hiromatsu, qui interpretato da un Tokuma Nishioka a dir poco eccezionale – chiama a sé Buntaro, suo figlio, in veste di Kaishakunin, ovvero il secondo, colui che dovrà decapitarlo nel momento dell’agonia. L’intero consiglio è contrario, ma inerme. Lo è sia per la sacralità di questo rituale, sia perché ribellarsi significherebbe andar contro la volontà di Toranaga che però, in questo modo, perde l’appoggio di tutti i suoi uomini che, dalle sue scelte miopi, si sentono ormai condannati a morte. Questa sequenza, possiamo dirlo, è con tutta probabilità la migliore dell’intera serie fino a questo punto.

Come detto però, la forza di L’abisso della Vita sta anche nell’attenzione che viene rivolta ad ogni storyline. Buntaro è un uomo spezzato che, poco prima di decapitare il suo stesso padre, invita Mariko a prendere un tè e la invita a togliersi la vita con lui, insieme. La risposta della donna è lapidaria: meglio vivere altri mille anni che morire al suo fianco. E poi c’è John Blackthorne, che qui torna a giocare un ruolo di grande rilievo dopo qualche episodio in ombra. Egli incontra uno dei suoi uomini e l’incontro, come dire, non è dei migliori. Il Giappone non è la sua terra, ma è dove vive e tornare indietro è ormai troppo tardi o, forse, la volontà di abbandonarla non c’è mai stata. Lui ed il componente dell’Erasmus si prendono a pugni e Blackthorne, dopo i risvolti del consiglio, decide di abbandonare Toranaga e salpare con un nuovo, insperato alleato: Yabushige.

In tutto questo, Toranaga è stato abbandonato ormai da tutti e le uniche due figure che lo appoggiavano incondizionatamente sono morte. Egli, ormai malato, non ha neanche preso parte al funerale di suo figlio Yoshii Nagakado – tragicamente scomparso al termine dello scorso episodio – ma la sua morte non è stata inutile: come ci rivela il personaggio interpretato da Hiroyuki Sanada, ciò gli ha concesso del tempo, tempo prezioso per poter portare a compimento il tanto citato cielo cremisi ed un ultimo disperato attacco che potrà portare ad un solo risultato: vita o morte. Non ci resta che attendere gli ultimi due episodi dunque, ma una cosa è certa: con il passare degli episodi, Shōgun non ha fatto altro che migliorarsi, con una crescita esponenziale che la sta portando ad attestarsi come uno dei prodotti per il piccolo schermo più importanti del 2024.

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