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Recensione – Godzilla: il capolavoro di Ishirō Honda

Lo straordinario kolossal della Toho ha creato Godzilla, un’icona destinata a cambiare il cinema per sempre.
Godzilla: la recensione del film di Ishiro Honda

Al cinema è stato distribuito di recente Godzilla E Kong: Il Nuovo Impero, il quale non solo segna i 10 anni del Monsterverse, ma anche i 70 anni di Godzilla. Per questo, dietro i numerosi cambiamenti che il kaiju ha avuto nei decenni, bisognerebbe capire dove è iniziato tutto. Nel 1954, l’originale Godzilla diretto da Ishirō Honda lasciò un’impronta importantissima nonostante il primo King Kong fosse uscito già da diversi anni, ma a cosa è dovuta la grande bellezza che tale classico continua a trasmettere dalla sua nascita fino ai giorni nostri?

La trama di Godzilla

Il primo film di Godzilla si è ispirato a Il Risveglio Del Dinosauro di Eugène Lourié, il quale vede un mostro preistorico invadere la città di New York dopo un esperimento nucleare, ma l’opera di Honda va su una direzione completamente diversa, dal momento che è legata al Giappone durante il periodo del dopoguerra. Il lungometraggio presenta la seguente trama:

“Nel 1954, alcune navi pescherecce esplodono e affondono vicino all’isola di Odo, senza che ci sia una spiegazione. Quando il professor Kyohei Yamane va sul luogo ad indagare, scopre che questa distruzione è causata da Godzilla, un dinosauro alto 50 metri che prende il nome dalle leggende del posto. Il dinosauro è fortemente radioattivo a causa delle ripetute esplosioni atomiche provocate negli oceani durante i test. Nel frattempo l’ufficiale della marina Hideo Ogata cerca di rivelare al suo amico Daisuke Serizawa che lui ed Emiko Yamane, la figlia del professore, sono innamorati nonostante lei sia stata già promessa a Serizawa quando erano piccoli. Tuttavia né Emiko e né Hideo sanno che Daisuke, celebre professore di scienza, nasconde un terribile segreto. Nel frattempo Godzilla si sta dirigendo a Tokyo con il rischio di lasciare una scia di distruzione mai vista prima.”

Recensione: Godzilla il capolavoro di Ishirō Honda

La recensione di Godzilla

In un’epoca in cui la stop motion domina imperante sul settore degli effetti speciali, Eiji Tsuburaya, tecnico all’epoca già estremamente affermato nel cinema giapponese, mette in scena un’importante alternativa destinata a rivaleggiare per anni con il gigante Ray Harryhausen: la suitmation. Per creare la gigantesca creatura viene realizzato un costume in lattice, metallo e gommapiuma. I movimenti dell’attore Haruo Nakajima, incaricato di interpretare Godzilla, sono lenti ed eleganti, evidenziando in modo credibile ed inquietante un essere dalle enormi dimensioni. Straordinaria anche la testa, la quale può essere mossa sia dai marionettisti che dal lavoro dell’attore, permettendo di assumere movenze che richiamano ai coccodrilli. Oltre al costume perfetto, Tsuburaya fa costruire un animatronic che riprende la parte superiore del corpo di Godzilla, il quale permette al mostro di muovere i denti ruggendo e di spalancare la bocca quando deve cacciare l’alito radioattivo, facendolo apparire ancora più credibile nei primi piani. Questi straordinari trucchi di di Tsuburaya sono stati fondamentali per l’evoluzione dei costumi prostetici nel cinema, nonché per lo sviluppo dei pupazzi animatronici sul set. In alcune splendide sequenze la stop motion viene comunque utilizzata, con la coda di Godzilla che devasta un teatro oppure con i veicoli dei militari che si ribaltano tentando di sfuggire alla furia del mostro.

Ma l’ingegno tecnico di Tsuburaya non sarebbe altrettanto efficace senza la straordinaria messinscena di Ishirō Honda, la quale può essere riassunta anche solo dalla prima comparsa dello stesso Godzilla: tale scena mostra prima i campi lunghi delle colline mentre viene suonata la campana dell’allarme, poi si vedono le persone che fuggono terrorizzate mentre si sentono i passi del mostro che si avvicina fuori campo… ed infine si vede la testa del dinosauro che sbuca dalle colline mentre ruggisce, permettendo allo spettatore di notare le dimensioni di Godzilla in tutta la sua potenza ed il suo terrore. Questa scena verrà ripresa molti anni dopo da Steven Spielberg per rappresentare l’entrata del T-Rex in Jurassic Park (il rumore dei passi e la testa che sbuca dagli alberi). Steven Spielberg infatti, in un’intervista del periodo di uscita del suo blockbuster, ha definito Godzilla il più grande film di dinosauri mai realizzato fino ad allora, poiché all’epoca qualsiasi cosa mostrata era spaventosamente credibile. Ma la scena menzionata appare quasi piccola in confronto alle terrificanti riprese dell’arrivo di Godzilla a Tokyo, con la città che si trasforma in un inferno. Prima di Godzilla nessuna visione della civiltà era mai stata così apocalittica ed impressiona ancora oggi vedere la notte illuminata dalle fiamme di numerosi palazzi che bruciano, come se fosse un documentario di guerra. I primi piani di questa montagna vivente che, con il suo soffio atomico, fa esplodere le abitazioni come se nulla fosse, trapassano il cuore e l’anima. Il realismo delle miniature e dei modellini delle abitazioni costruiti da Tsuburaya farà scuola, tanto che diverse produzioni americane vorranno lavorare con l’effettista negli anni a venire, ispirando numerosi tecnici di Hollywood.

L’effetto documentaristico citato prima non è casuale: Ishirō Honda vuole ricreare l’idea della città devastata dalla guerra, con la differenza che la distruzione è causata da un’unica calamità improvvisa che appare impossibile da fermare. Quella di Godzilla è l’ombra di un fuoco che si accanisce sugli uomini. Durante il disastro l’autore non si risparmia nel riprendere i volti delle persone che assistono alle loro case che vengono portate via contro la loro volontà, con donne e bambini che ricordano i loro mariti e genitori morti in guerra a cui stanno per ricongiungersi per colpa dell’amara verità. Anche i giornalisti ed i cameraman, i quali si trovano su quella scia di distruzione soltanto per essere testimoni filmando e riportando le azioni di Godzilla, sono travolti dalla ferocia del mostro che azzanna qualsiasi edificio sfidi la sua imponenza. Nessun uomo sfugge agli orrori della guerra e della devastazione, tanto che anche chi vuole solo fare da testimone può andare incontro alla morte (si pensi ai cameraman che sono saltati in aria per colpa dei colpi dei carroarmati durante il secondo conflitto mondiale). La testa di Godzilla viene inquadrata come un demone che si avvicina, mentre nella stessa inquadratura i civili appaiono come formiche spazzate via dalla tempesta. Si toccano le macerie, si sentono le urla, si vede il sangue, si avverte il dolore.

Recensione: Godzilla di Ishirō Honda

La tragedia di Godzilla

Nel 1954 il Giappone sta cercando di riprendersi dopo lo shock della guerra, ma Honda non ha dimenticato il trauma delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. L’incredibile onnipotenza di Godzilla rappresenta infatti l’effetto che i bombardamenti nucleari hanno causato sulla Terra, accanendosi direttamente su i più innocenti. Godzilla, la cui nascita si basa anche sulla mitologia delle leggende orientali, è un dinosauro che viene mutato dalle radiazioni e che sfoga la sua rabbia sugli edifici che cadono come mazzi di carte di fronte a lui. Godzilla riflette la rabbia della natura di fronte all’arroganza dell’uomo, ricordando che nulla dura per sempre e prima o poi la civiltà può essere spazzata via in un soffio, ma sempre per colpa nostra, perché la natura reagisce sulle malattie inflitte dall’arroganza della tecnologia. King Kong e Rhedosaurus (il carnivoro di Il Risveglio Del Dinosauro) venivano presentati come dei pesci fuor d’acqua che appaiono ingombranti in mezzo alla società moderna, ma Godzilla la stessa società moderna la fissa dall’alto dei suoi 50 metri di altezza (è quindi 5 volte più grande dei mostri citati), infettando qualsiasi quartiere con le fiamme del suo soffio atomico, simbolo di quei venti radioattivi che distruggono l’organismo delle persone con conseguenze che all’epoca erano ancora molto forti. Inoltre Godzilla è diverso da tutti gli altri mostri apparsi nei film precedenti: le armi non possono ferirlo, segno dell’umiltà e della paura provata dall’autore. La carrellata che ritrae la città di Tokyo devastata dopo l’attacco di Godzilla si rifà direttamente alle foto delle macerie delle città di Hiroshima e Nagasaki dopo i bombardamenti nucleari, macerie che Honda ha fissato in prima persona, sconvolgendolo.

L’autore ci tiene a dipingere questo ritratto del dopoguerra anche al di fuori delle scene con Godzilla: l’inizio in cui i pescherecci affondano mostra tante donne che si ammassano supplicando gli uffici di dare notizie dei loro mariti scomparsi, richiamando a quella paura che era forte durante l’attesa del ritorno a casa dei soldati che si addentravano nelle battaglie, rischiando di rimanere lì per sempre. Honda non risparmia nemmeno i conflitti dei politici quando si discute del primo avvistamento di Godzilla, poiché loro preferiscono discutere dei danni economici del paese piuttosto che dell’imminente pericolo, nonché di nascondere la verità alla popolazione. Honda infatti critica la direzione di un paese sempre molto distaccato dai propri cittadini, cosa che fu estremamente attaccata dagli stessi civili quando il fallimento della loro inutile guerra venne a galla. Puro cinema d’avanguardia si manifesta nei primi piani di una donna, rappresentante di un sindacato, che urla contro i politici che nascondono la verità ai cittadini: la forza di chi è sempre stato messo da parte e che ora urla affinché le persone comuni siano sempre messe al centro dell’opinione pubblica e del rispetto di un paese. Honda non ha mai nascosto la sua ammirazione per le donne e tale scena rappresenta una delle manifestazioni più grandi di tutta la sua carriera.

Anche l’amore di Hideo Ogata e di Emiko Yamane (personaggi creati attraverso le immortali performance di Akira Takarada e di Momoko Kōchi), il quale sfida le convenzioni di una società fondata dai matrimoni combinati, non è altro che un invito a guardare in faccia le vere possibilità del futuro di un paese che, per troppo tempo, ha preferito sacrificare l’unione tra le persone in nome di regole fredde e ferree che non hanno fatto altro che portare alla morte. A tal proposito, la morte viene ritratta dal regista nel modo più crudele possibile: le vittime sotterrate dalle macerie di Godzilla e colpite dalle esplosioni del suo alito, riprese nei centri d’accoglienza mentre sperano di non morire, con tanto di bambine che piangono nel vedere i loro genitori spenti davanti ai loro volti, sono uno strazio estremamente coraggioso sia nei blockbuster di quell’epoca che in quelli di oggi. Godzilla è quella bomba che meno di dieci anni prima mise in ginocchio non soltanto un popolo, ma l’intera umanità. Le splendide musiche di Akira Ifukube sono una marcia funebre, un grido di quelle vittime che chiedono a gran voce di voltare lo sguardo su ciò che è successo.

Godzilla: la recensione del primo film

La versione americana di Godzilla

Il successo di Godzilla in patria ed il passaparola sulle innovative sequenze d’azione del film ha subito portato l’interesse dei distributori americani, tuttavia i continui rimandi espliciti ai bombardamenti atomici ha portato questi ultimi a pensare che il film di Ishirō Honda avrebbe potuto causare enormi controversie nei media occidentali, temendo la reazione indignata dei soldati degli Stati Uniti. Per questo motivo la Jewell Enterprises e la Trans World Releasing Corp. hanno fatto firmare alla Toho un contratto che avrebbe impedito loro di distribuire la versione originale dell’autore per almeno 40 anni sia in America che nel resto del mondo. Al suo posto è stata distribuita una versione, intitolata Godzilla: King Of The Monsters, che esclude dal montaggio finale quasi tutti i riferimenti della bomba atomica all’interno del film, nonché tutte le tematiche politiche. Inoltre, per rendere l’opera più appetitibile agli spettatori occidentali, sono state girate nuove scene dal regista Terry O. Morse, le quale mostrano in scena un nuovo personaggio: Steve Martin, un reporter americano amico degli altri protagonisti ed inviato sul suolo giapponese per studiare l’arrivo di Godzilla. Nonostante oggi sia estremamente criticato il comportamento dei distributori americani, l’iniziativa fu un grande successo e Godzilla divenne il film non americano con il maggior incasso della storia del cinema negli Stati Uniti all’epoca. La versione americana dura 16 minuti in meno di quella originale (senza contare le sequenze sostituite da Terry Morse) ed è l’unica ad essere stata doppiata in italiano.

Nonostante le controversie del montaggio americano, questa cut ha comunque lasciato un’impronta: la figura di Steve Martin, interpretata da un intenso Raymond Burr, è diventata iconica grazie all’idea geniale di Terry Morse di mostrare l’attacco di Godzilla accompagnato costantemente dalla radiocronaca del giornalista, come se tutto il disastro fosse documentato sul momento. Grazie a questa idea, la figura del reporter che commenta le calamità apocalittiche e fantascientifiche nelle città è divenuta una caratteristica comune nel cinema americano. Inoltre tutte le sequenze visionarie di Honda, le quali sono state fonte di ispirazione per numerosi registi, sono presenti all’interno del film. La versione americana va comunque studiata per l’impatto che ha causato all’epoca e per capire quanta differenza ci sia tra un approccio orientale e quello occidentale di una stessa opera, ma è di certo sconsigliabile se ci si vuole approciare al film come prima visione. Bisogna infatti dare precedenza al montaggio originale di Ishirō Honda e poi, nel caso, visionare quello di Terry Morse che rimane comunque estremamente inferiore alla versione del maestro giapponese.

La recensione del primo film di Godzilla di Ishirō Honda

La fede di Godzilla

Attenzione: il resto della recensione contiene spoiler.

Limportanza di Godzilla diventa ancora più evidente soprattutto nella parte finale, quando viene rivelata definitivamente la figura del Dottor Serizawa, interpretato da uno straordinario Akihiko Hirata, destinato, durante le riprese, a lasciare su pellicola uno dei personaggi fondamentali del cinema giapponese. Daisuke Serizawa è infatti uno scienziato che ha scoperto un’arma ancora più terribile della bomba atomica: l’Oxygen Destroyer. Si tratta di un composto chimico che annulla qualsiasi molecola di vita. Una ciotola di Oxygen Destroyer basterebbe a trasformare l’intera baia di Tokyo in un cimitero. A causa di questa scoperta, fatta dopo ricerche che volevano solo aiutare la società, Serizawa è divenuto sempre più chiuso in sé stesso, richiamando al trauma di Albert Einstein, la cui scoperta dell’atomo ha portato altri scienziati a creare la bomba nucleare. Diviene una tragedia il fatto che, ironicamente, quell’arma che Serizawa vuole nascondere fino a trovare un modo per invertire il processo, sia l’unica soluzione per abbattere il gigantesco mostro. La paura per l’umanità, provata da Serizawa come dallo stesso autore, è talmente grande che nemmeno in un momento di così tanta disperazione lo scienziato è disposto a rivelare i progetti della sua orribile scoperta. Come si può svelare al mondo un’arma così potente, quando la bomba atomica è stata usata per fare una strage soltanto pochi anni prima? Avere fiducia nell’uomo, attualmente, è impossibile.

Eppure, ad un certo punto, Ishirō Honda decide di riprendere un gruppo di donne, vecchie e giovani, che si riuniscono in preghiera per chiedere che una divinità possa ascoltare il loro canto e salvarle. Delle persone che hanno perso tutto, che si ritrovano con le case devastate e con i parenti e gli amici morti, hanno comunque la forza di sperare che la tempesta passi, che il mondo possa trovare la soluzione alle calamità causate dalla sua stessa violenza. Honda pone le sue speranze verso la fede, una fede che gli possa fare immaginare un’umanità più buona e che possa davvero evolversi in qualcosa di superiore rispetto alle cattiverie attuali che non accennano a fermarsi. La fede infatti caratterizzerà tutto il cinema di Honda fino alla sua morte, ispirando altri importanti autori tra cui Martin Scorsese, regista che è un dichiarato ammiratore di Honda e che fa della fede uno dei temi principali di tutta la sua filmografia. Questa fede è infatti l’unica cosa che convince Serizawa ad usare l’Oxygen Destroyer, a patto che venga praticato soltanto per distruggere Godzilla. Nonostante questa promessa, Serizawa, che pone il suo ultimo saluto ad Ogata ed a Emiko, si lascia morire insieme a Godzilla per evitare di essere tentato in futuro ad usare la formula distruttiva che solo lui conosce: un sacrificio necessario per un’umanità che, nonostante le speranze, non è ancora pronta per utilizzare il fuoco di Prometeo.

Durante lo splendido finale, in cui l’Oxygen Destroyer uccide sia Godzilla che il povero professore, il kaiju ha il tempo di emergere fuori dalle acque, emettendo un gemito sofferente mentre il composto chimico gli sta strappando le carni fino a consumarlo. Un mostro gigante, fino ad ora rappresentato come un demone, fa un ultimo ruggito di prima di emanare il suo ultimo respiro. Ishirō Honda prova pietà per il mostro, evidenziando in maniera sottintesa che anche lui è una vittima di ciò che l’uomo ha creato: i pianti delle persone morte sono anche il pianto finale di Godzilla, un dinosauro che è stato richiamato dal suo sonno soltanto perché l’uomo ha avuto il coraggio di bombardare il suo habitat con i continui e dannosi test radioattivi. Infatti l’opera si conclude con una delle frasi finali più intelligenti e terrificanti che siano mai state scritte per un film: Se l’uomo continuerà ad utilizzare la bomba atomica, altri Godzilla appariranno.”

Recensione: Godzilla, il primo film di Ishiro Honda

Godzilla non solo ha dato vita al mostro più iconico della cultura pop e non ha soltanto rivoluzionato gli effetti speciali dei kolossal, ma ha anche dato un profondo avvertimento all’umanità che è ancora oggi profondamente attuale. L’opera di Ishirō Honda è il dolore di tutte le persone che muoiono a causa dei conflitti dell’uomo e della progettazione di armi che porterà il mondo alla distruzione, rendendolo, di conseguenza, il più grande ed importante film di mostri della storia del cinema.

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Godzilla: la recensione del film del 1954
Godzilla
Godzilla

Godzilla è il primo film sull'omonimo kaiju che vede quest'ultimo devastare Tokyo pochi anni dopo la fine della guerra.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

03/11/1954

Regia:

Ishirō Honda

Cast:

Akira Takarada, Momoko Kōchi, Akihiko Hirata, Takashi Shimura, Fuyuki Murakami, Kin Sugai

Genere:

Kaiju, fantascienza, drammatico

PRO

Gli effetti speciali rivoluzionari
La rappresentazione di Godzilla
La denuncia alla bomba atomica
La speranza della fede nel cinismo dell’uomo
Nessuno