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Perfect Days: le canzoni e i libri citati nel film di Wim Wenders

Perfect Days di Wim Wenders è un film ricco di riferimenti musicali, letterari e non solo: quali sono le canzoni e i libri citati nel film?
Di seguito le canzoni e i libri citati nel film Perfect Days di Wim Wenders

A poca distanza dalla sua uscita nelle sale italiane il 4 gennaio 2024, Perfect Days, il film del regista tedesco Wim Wenders, conquista già il primo posto per le presenze al botteghino superando Il ragazzo e l’airone di Miyazaki. Oltre ai riferimenti espliciti dell’amore sconfinato per il cinema giapponese, soprattutto per il regista e suo maestro indiscusso Yasujirō Ozu, omaggiato già nel suo Tokyo-ga e tramite l’omonimia del personaggio di Hirayama con il nome della famiglia di Viaggio a Tokyo, in Perfect Days Wenders costruisce il mondo del protagonista del suo film intorno a una molteplicità di citazioni musicali e letterarie. Di seguito la guida alla visione di Perfect Days: le canzoni e i libri citati nel film di Wim Wenders.

La musica ascoltata da Hirayama: tutte le canzoni citate in Perfect Days

Fin dalle prime sequenze del film, vediamo Hirayama salire a bordo del suo furgoncino e scegliere accuratamente la musica da ascoltare durante il tragitto per recarsi ogni mattina a pulire i bagni pubblici di Tokyo. Non appena intravede da dietro i palazzi della città l’imponente torre Tokyo Skytree, Hirayama inserisce la cassetta musicale nello stereo e continua a guidare assaporando ciò che resta del viaggio in compagnia della sua musica preferita. Fra tutti, non può mancare il brano Perfect Day del gruppo musicale statunitense The Velvet Undergound, da cui Wenders riprende il titolo del suo film, ma sembra anche omaggiare la cantante Nico, per dare il nome alla nipote di Hirayama, Niko. Qui di seguito si riportano in ordine le canzoni citate in Perfect Days:

Come rivelato da Wim Wenders nel collegamento dell’11 gennaio 2024 per presentare personalmente in una proiezione speciale il suo film in 72 sale italiane, fin da subito ha cercato di assicurarsi che i suoi gusti musicali risalenti agli anni ’60 e ’70 fossero coerenti con quelli di un personaggio giapponese. Wenders ha inoltre descritto l’evoluzione del processo di selezione e creazione della colonna sonora di Perfect Days che, diversamente dalla procedura solita di inserirla solo in fase di post-produzione, è stato girato già con la musica in sottofondo perché era presente nel copione scritta da lui insieme a Takuma Takasaki:

Quando abbiamo scoperto che Hirayama avrebbe passato circa mezz’ora al giorno in auto, che lui aveva bisogno solo di un’auto per andare a lavoro, solo lui nella cabina dell’auto e la sua musica, ci siamo detti che con una macchina vecchia del genere era ovvio che dovesse ascoltare la musica in cassette. Così abbiamo iniziato a pensare a quale tipo di musica avrebbe potuto ascoltare. Le canzoni sono veramente parte della narrazione. Abbiamo inoltre scoperto, durante la scrittura del copione, che anche la nostra sceneggiatura era già a modo suo la registrazione di una cassetta. E che era importante decidere quando, cosa e in che ordine lui ascoltasse la musica. Una compilation è qualcosa di completamente diverso da una playlist. La playlist ha il difetto di essere anonima, non ha un inizio né una fine, non c’è un ordine particolare. La compilation, invece, è una storia. Dunque, abbiamo raccontato la nostra storia come se fosse una cassetta. La musica va di pari passo con il film, perché la musica stessa racconta qualcosa. È parte stessa della narrazione del film.

Tutti i libri letti da Hirayama citati nel film

Oltre al tragitto in auto per andare a lavoro, un altro momento in cui Hirayama sembra ritagliarsi del tempo per sé per dedicarsi alle sue passioni è quello della lettura. Nella sua modesta casa, oltre allo scaffale in cui conserva le preziose cassette musicali dei suoi artisti preferiti, non può mancare una libreria dove tiene tutti i libri da lui letti. La lettura, insieme alla musica e anche alla fotografia, sono delle attività essenziali per Hirayama, poichè lo aiutano ad apprezzare ancora di più e a donare ulteriore valore e bellezza alla quotidianità della sua vita. Di fatto Hirayama trova sempre un po’ di tempo la sera, prima di andare a dormire, per sdraiarsi sul suo futon e leggere un libro sotto la luce di una lampada, finché il sonno non lo chiama. L’unica eccezione è la volta in cui il suo collega Takashi si licenzia da lavoro e Hirayama è costretto a coprire il turno di entrambi e tornare a casa tardi, stanco della giornata trascorsa.

Il primo libro che vediamo leggere da Hirayama nelle scene iniziali del film è Le palme selvagge dello scrittore statunitense William Faulkner del 1939, due racconti sulla solitudine e l’isolamento apparentemente scollegati, il primo su due amanti, l’altro su un detenuto, narrati in capitoli diversi che si alternano ma senza incontrarsi mai. Terminata la lettura, Hirayama si reca nel suo giorno di riposo nella libreria di fiducia per acquistarne uno nuovo, Gli alberi del 1993 della scrittrice giapponese Aya Kōda, che già dal titolo lascia intendere perché è stato scelto tra gli altri da Hirayama, il quale trascorre il suo tempo libero a osservare e a fotografare a testa in sù gli alberi. La libraia inoltre, che sembra avere una certa confidenza con Hirayama, gli fa i complimenti per la sua scelta poiché purtroppo si tratta di una scrittrice poco considerata nel panorama letterario, ma che “usa le nostre stesse parole, ma lo fa in modo differente”, un po’ come Wim Wenders fa con Perfect Days tramite il personaggio di Hirayama.

Infine, l’ultimo libro citato è Urla d’amore del 1968 della scrittrice americana Patricia Highsmith, composto da undici racconti su eventi che sconvolgono la quotidianità dei personaggi. Il racconto “La tartaruga” viene nominato dalla nipote del protagonista, Niko, per sottolineare la sua somiglianza con il personaggio Victor. Dopo averglielo donato, Hirayama tornerà in libreria per comprarsi di nuovo una copia del medesimo libro e rileggerlo. Comun denominatore dei testi citati da Wenders è il fatto di essere tutti antologie di racconti con protagonisti che incarnano la vita nella sua molteplicità, a riprendere la frase pronunciata da Hirayama stesso quando dice che ognuno di noi vive in un mondo diverso rispetto agli altri, il concetto di più vite che pulsano all’unisono, un’infinità di mondi racchiusi perfettamente in uno solo.