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Recensione – Mary e lo spirito di mezzanotte, il nuovo film d’animazione di Enzo D’Alò

Enzo D’Alò torna ad adattare su grande schermo un romanzo, questa volta tocca al testo di Roddy Doyle. Primo lungometraggio non in lingua italiana, presentato alla Berlinale 2023. Un ritorno convincente?
La recensione di Mary e lo spirito di mezzanotte, con la voce di Brendan Gleeson

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Mary e lo spirito di mezzanotte (A greyhound of a girl)
Genere: fantasy
Anno: 2023
Durata: 85 minuti
Regia: Enzo D’Alò
Sceneggiatura: Enzo D’Alò, Dave Ingham
Cast: Mia O’Connor, Brendan Gleeson, Rosaleen Linehan, Charlene McKenna
Montaggio: Gianluca Cristoforati
Colonna Sonora: David Rhodes
Paese di produzione: Italia, Irlanda, Lussemburgo

Presentato alla settantatreesima edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino nella sezione Generation Kplus e alla settantaseiesima edizione del Locarno Film Festival nella sezione Locarno Kids. Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 23 novembre 2023, tratto dal romanzo La gita di mezzanotte di Roddy Doyle. Candidato agli European Film Awards nella categoria Miglior film d’animazione europeo. Qui sotto la trama ufficiale del film diretto da Enzo D’Alò.

La trama di Mary e lo spirito di mezzanotte, diretto da Enzo D’Alò

Di seguito la trama ufficiale di Mary e lo spirito di mezzanotte, diretto da Enzo D’Alò:

 

 

Mary, 11 anni, ha un grande sogno nel cassetto: diventare un importante chef. La prima a credere in lei e nel suo futuro tra i fornelli è sua nonna Emer, a cui Mary è molto legata. Ma la strada per realizzare il suo sogno è irta di ostacoli e imprevisti, tanto da trasformare in una vera e propria avventura questo percorso verso il futuro. Per Mary ha così inizio un viaggio che va oltre il muro del tempo, nel quale quattro donne, appartenenti a quattro generazioni, si confrontano l’una con l’altra e si conoscono più profondamente.

 

La recensione di Mary e lo spirito di mezzanotte, con la voce di Brendan Gleeson

La recensione di Mary e lo spirito di mezzanotte, dal romanzo di Roddy Doyle

Dopo aver realizzato il film evento della sua serie animata, Enzo D’Alò torna a trasporre un racconto, questa volta varcando le Alpi per atterrare sul suolo irlandese. La maturità dei contenuti sviluppati nei lungometraggi precedenti, trova nuovo compimento in una tematica per nulla facile da rendere comprensibile ad un pubblico infantile: la morte; possibile solo raggiungendo uno stabile equilibrio tra l’esplicito e la leggerezza. Questa volta non si ha a che fare con l’elaborazione di un lutto, ma con l’accompagnamento di una persona cara nel tragitto finale, certo fin dalla nascita ma sempre doloroso e faticoso d’affrontare. Vicende di questo tipo sono universali, tutti possono e devono sentirsi coinvolti; perciò, lo svolgimento e l’approfondimento della situazione si veste della necessaria laicità in grado di includere ogni fascia di spettatore, caricandosi di spiritualismo evitando però di legarsi alla religiosità, superando quei limiti che nel lontano 2003, Opopomoz fu costretto a rispettare, dato il contesto estremamente specifico.

 

 

Il secondo aspetto per cui è esaltata la modernità della pellicola è la messa al centro dell’intero progetto dell’universo femminile: quattro donne di generazioni differenti, figlie e madri allo stesso tempo (tranne ovviamente Mary) in cui ognuna di loro ha la possibilità di chiudere un cerchio, chi col proprio passato, chi col proprio presente, affrontati da ognuno all’insegna della sua personalità e della sua esperienza. Il focus principale è ovviamente concentrato sulla protagonista, in un momento di passaggio cruciale della crescita, il momento in cui si abbandona l’infanzia per varcare la soglia della preadolescenza, dove domina incontrollato il desiderio di ribellione, sfrontatezza e determinazione, ma insufficiente per affrontare gli eventi imprevisti e potenzialmente traumatici della vita.

 

La recensione di Mary e lo spirito di mezzanotte, con la voce di Brendan Gleeson

 

 

Le caratteristiche di Mary e lo spirito di mezzanotte, presentato alla Berlinale 2023

Dopo un inizio abbastanza macchinoso nel presentare il contesto e i personaggi, s’innesca un continuo crescendo fino alla risoluzione definitiva. Genuina è la costruzione del rapporto tra nonna e nipote, caratterizzato dalla complicità, spesso in contrasto con le direttive genitoriali, che consegna proprio ai nonni il compito di accontentare le voglie e i desideri dei bambini, portandoli addirittura ad essere viziati. Non manca quindi una base di leggerezza nei toni, alternati alla serietà della circostanza principale, con la costruzione di numerosi frangenti comici di alterna riuscita: tra i più divertenti va sicuramente citato il siparietto tra Mary, la psicologa e le matite; mentre un momento specifico in ascensore rasenta una sfacciata banalità. Tra i vari fili conduttori che legano la filmografia di Enzo D’Alo vi è anche l’importanza della notte come contesto ambientale per gli avvenimenti più importanti, se non addirittura come cornice dell’intera vicenda.

 

 

Dalla notte della Befana e quella di Natale, la fuga notturna di Pinocchio e Geppetto dalla bocca del pescecane o Fortunata che illuminata dalla luna piena impara a volare. Tale peso specifico è giustificato dal fatto che al calar del sole i bambini hanno la possibilità di sognare, sogni che anche in questo film vengono rappresentati, ben distinti tecnicamente dal resto del racconto, con un tocco estetico/registico davvero strabiliante e coinvolgente. Inoltre, il sogno significa magia e il cinema è esso stesso magia, un cerchio che si chiude in modo poetico senza però fermarsi qui, infatti; si raggiunge l’impresa di rendere magico il momento preciso della morte, veicolato con rara dolcezza, trasmettendo un senso profondo di pace. L’intelligenza autoriale si concretizza definitivamente inquadrando in campo lungo un tramonto, appena successivo all’avvenimento cruciale dell’intera vicenda, poiché anch’esso è un passaggio che sancisce una conclusione, la fine di un ciclo, rinunciando a qualsiasi facile didascalismo, catturando l’essenza e appunto la magia, della “Settima Arte”.

Voto:
4/5
Andrea Barone
4.5/5
Christian D'Avanzo
3/5
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