Veleno è il secondo cortometraggio diretto da Wes Anderson tratto da un beve racconto di Roald Dahl, distribuito su Netflix il 30 settembre 2023, a seguito dell’uscita del mediometraggio La fantastica storia di Henry Sugar e dei cortometraggi Il Cigno e Il derattizzatore. Il corto in questione vede Dev Patel e Benedict Cumberbatch impegnati all’interno del cast: di seguito, la trama e la recensione di Veleno.
La trama di Veleno, cortometraggio di Wes Anderson su Netflix
Prima di proseguire con la recensione di Veleno, si indica innanzitutto la trama, che vede il signor Woods (Dev Patel) raggiungere Harry (Benedict Cumberbatch), un uomo che trova un serpente velenoso addormentato nel suo letto e rimane immobile per paura di essere morso. L’intero cortometraggio si svolge nel tentativo di salvare l’uomo, anche grazie all’intervento di un dottore (Ben Kingsley) che irrompe sulla scena con i suoi metodi.
La recensione di Veleno di Wes Anderson
Quasi come se si trattasse di una combinazione fallimentare, la coppia Dev Patel-Benedict Cumberbatch torna sul piccolo schermo dopo aver già osservato la loro interazione in The Wonderful Story of Henry Sugar; il risultato è pressoché analogo: se nei due precedenti cortometraggi Wes Anderson aveva dimostrato di acquisire una dimensione concreta svuotando di preziosismo le sue scenografiche ed alleggerendo il peso complessivo della sua narrazione, con Veleno ritornano i topoi di quella sovrabbondanza stucchevole, che fatica ad essere seguita e gestita dallo spettatore. A differenza di Il Cigno e Il derattizzatore, Veleno non ha nulla da insegnare e non si serve della moralità che il Roald Dahl interpretato da Ralph Fiennes si propone di offrire: trattasi di un breve scorcio in cui l’autore si affida alla fantasia per costruire una tensione che si basa, nei fatti, su sola inquietudine astratta, lasciando che sia l’autore a immaginare le “creature” che vengono soltanto evocate dalle parole.
Un compito che, nei fatti, dovrebbe sposare particolarmente l’ideale artistico di Wes Anderson, ma che si risolve in un cortometraggio particolarmente difettoso e stucchevole, che sembra voler condensare – in un microcosmo impazzito – alcuni tratti salienti della carriera del regista, oltre che del progetto Netflix che l’ha visto impegnato; l’equilibrio delle figure sullo schermo osservato negli altri due corti qui viene meno, per mezzo di un ritmo frenetico di inquadrature, che si accompagnano a scenografie in movimento bidimensionali, oltre che ad un ricorso stilistico molto più ampolloso (si intravedono anche split screen, POV e riprese dall’alto). La funzione narrativa di Dev Patel appare ancora una volta artificiosa, con quel didascalismo sfrenato che appiattisce e annulla ogni elemento immaginifico, mentre le due interpretazioni di Benedict Cumberbatch e Ben Kingsley sono fin troppo esagerate nella propria resa. Il vero problema del cortometraggio è non avere mai una reale direzione: in alcuni punti ritorna a quella geometria scenografica che caratterizza la carriera di Wes Anderson, mentre in altri vuole sperimentare avvalendosi dell’importanza del sonoro, pur se utilizzato in maniera piuttosto elementare (ad esempio, quando il battito del cuore accompagna il momento di tensione).
Il tutto si risolve, come da copione, in uno sgonfiarsi finale che lascia impietrito lo spettatore, per una storia che non ha neanche un reale scopo, se non catturare l’attimo raccontato: si direbbe poco male, se non fosse che Wes Anderson giunge a Veleno a seguito di un percorso carico di difficoltà e passi falsi, per cui l’ultimo atto del lungo progetto Netflix mette anche il punto ad un discorso che si avvicina all’idea di fallimento.
