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Recensione – Il cigno: il nuovo corto di Wes Anderson su Netflix

Il cigno è uno dei cortometraggi prodotti e distribuiti su Netflix che il regista Wes Anderson ha adattato dai racconti di Roald Dahl: di cosa parla Il cigno?
Il cigno: di seguito la recensione del nuovo cortometraggio di Wes Anderson

Il cigno è il nuovo cortometraggio di Wes Anderson uscito il 28 settembre su Netflix, il secondo dopo il mediometraggio La meravigliosa storia di Henry Sugar uscito lo scorso 27 settembre sulla stessa piattaforma, che continua l’avventura del regista nell’adattamento dei quattro racconti dello scrittore Roald Dahl

La trama de Il cigno, diretto da Wes Anderson

Il cigno è un racconto in cui si narra in flashback la storia accaduta un sabato mattina di maggio a Peter Watson, un bambino di soli 13 anni dall’intelligenza e dall’educazione spiccate, e di come diventa la vittima dei soprusi di due ragazzi: Ernie, che per il suo compleanno decide di andare a caccia con il suo fucile e Raymond. Mentre Peter è intento a osservare con il suo binocolo un picchio verde su un albero, i due amici si avvicinano per importunarlo fino a farne la loro “preda”.

Il cigno: di seguito la recensione del nuovo cortometraggio di Wes Anderson

La recensione de Il cigno: quando la vita si trasforma in arte

Il cigno è il secondo racconto che il regista Wes Anderson ha deciso di trasporre su pellicola dopo La meravigliosa storia di Henry Sugar. La storia narrata da Dahl nasce in seguito alla lettura di un articolo di giornale in cui si riportano i medesimi eventi che sono stati trascritti da Dahl nel suo Book of Ideas (Il Taccuino delle idee) per essere poi conservati per trent’anni, prima di scrivere il racconto nell’ottobre del 1976Come nel precedente mediometraggio, Il cigno presenta il medesimo strumento diegetico del récit-cadre, in cui è Roald Dahl stesso (Ralph Fiennes) a iniziare il racconto della narrazione presentandola direttamente allo spettatore, come se fosse il lettore stesso del suo racconto, per poi affidare il continuo alla voce dei personaggi che parlano tramite l’espediente della forma indiretta dei dialoghi

 

Rispetto al mediometraggio però, questa volta la voce del narratore si riassume interamente in unico personaggio, quello di Peter Watson adulto (Rupert Friend) che narra tramite flashback gli eventi a lui accaduti 27 anni prima. Al contrario di quella di Henry Sugar (Benedict Cumberbatch), che si impone come molto più pesante e faticosa da seguire, qui l’interpretazione della voce narrante risulta essere comica, dunque fluida e dinamica, nonostante sia comunque notevole lo sforzo per lo spettatore di stare al passo con il fiume di parole pronunciate. 

Il ritorno della poetica sull’estetica

Se in La meravigliosa storia di Henry Sugar lo spettatore veniva letteralmente inondato da tecnicismi scenici svuotati di significato, in questo cortometraggio Wes Anderson sembra restituire un pizzico di poetica al suo immancabile estetismo simmetrico. La scenografia diventa il vero palcoscenico teatrale da cui il Peter bambino (Asa Jennings) e quello adulto (Rupert Friend) entrano ed escono per alternare le sequenze narrative e dar vita alla loro personale esperienza. Se inquadrati contemporaneamente, il Peter bambino resta sullo sfondo per interpretare tutto ciò che il Peter adulto sta raccontando in primo piano allo spettatore in modo lineare e nettamente più chiaro. 

 

Contrariamente al mediometraggio, qui la rottura della quarta parete da parte di Rupert Friend viene distribuita in modo più naturale, permettendo così allo spettatore di sviluppare un legame speciale con il racconto proiettato davanti ai suoi occhi. Wes Anderson ha inoltre dimostrato l’abilità di ricostruire la storia visivamente, in modo da condurre lo spettatore a prendere una posizione e a empatizzare così con il protagonista vittima di angherie, senza fare uso di trite o pompose retoriche.

 

Il cigno di Wes Anderson è un cortometraggio in cui poter ritrovare en abyme tutti quei tratti distintivi dell’opera del regista. Qui, però, nonostante la brevità della pellicola, ha dimostrato ancora una volta di saper rappresentare nel suo unico modo impeccabile, quanto sia fragile ma poetica la vita.

Voto:
3.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Gabriele Maccauro
3/5
Matteo Pelli
3/5
Paola Perri
2/5
Bruno Santini
3.5/5
Giovanni Urgnani
3/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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