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Recensione – Alien vs Predator, il primo crossover diretto da Paul W.S. Anderson

Recensione - Alien vs Predator di Paul W.S. Anderson

Chiunque vinca, noi perdiamo: la tagline di Alien vs Predator è indicativa su dove il film voglia andare a parare. Ovvero lo scontro epico tra due mostri sacri del cinema di fantascienza, iniziato tra le pagine di un fumetto, proseguito nel campo videludico per poi approdare, dopo anni di tentativi, sul grande schermo. Ecco la recensione di Alien vs Predator, film del 2004 diretto da Paul W.S. Anderson con Sanaa Lathan, Raoul Bova, Tommy Flanagan e Lance Henriksen

La trama di Alien vs Predator

Un enorme picco di calore viene rilevato in Antartide da parte di un satellite della Weyland Industries, azienda fondata dal genio della robotica Charles Bishop Weyland (Lance Henriksen). Weyland, gravemente malato a causa di un cancro ai polmoni, decide di mettere insieme un team di ricercatori per andare alla scoperta della fonte di energia, il ricco industriale comunica alla squadra che al di sotto dei ghiacci, nel punto esatto rilevato dal satellite, esiste una piramide che possiede elementi delle civiltà egizie, cambogiane e azteche, offrendo loro la possibilità di scoprire quali segreti essa nasconde. Purtroppo per gli avventurieri la piramide si rivelerà un campo d’addestramento per tre giovani cacciatori alieni di razza Yautja: ogni cento anni i cacciatori sfruttano le capacità riproduttive di una Regina xenomorfa incatenata nelle segrete della piramide per poi combattere contro i suoi figli in una sorta di rito d’iniziazione. Spetterà alla guida Alexa Woods (Sanaa Lathan) cercare di portare in salvo gli uomini di Weyland nel bel mezzo della guerra tra Yautja e xenomorfi.

Recensione - Alien vs Predator di Paul W.S. Anderson

La genesi dell’opera e la recensione di Alien vs Predator

L’idea alla base di Alien vs Predator, sorprendentemente, non viene dalla major 20th Century Fox, detentrice dei diritti cinematografici dei due franchise d’origine, ma bensì dal mondo dei fumetti. La Dark Horse Comics, casa indipendente che ha dato i natali a Hellboy di Mike Mignola e Sin City di Frank Miller, sul finire degli anni ’80 decide di mettere insieme le due icone per eccellenza del cinema d’horror fantascientifico in un crossover tanto improbabile quanto funzionale. Alien e Predator, due mostri agli antipodi che nel cartaceo mondo fumettistico funzionano perfettamente in un connubio di sangue e botte da orbi che garantì al progetto un successo immediato. Dato il clamoroso impatto mediatico, la 20th Century Fox non ci mise molto a mettere in cantiere un duello cinematografico, stuzzicando i fans con un easter egg nel finale di Predator 2 (diretto da Stephen Hopkins nel 1990) sequel del ben più celebre film di John McTiernan con Arnold Schwarzenegger (1987), inserendo un teschio di xenomorfo a bordo dell’astronave Yautja nel finale della pellicola. Dopo ben undici anni di development hell (il limbo in cui rimangono i progetti incompiuti) e con oltre quaranta sceneggiature scartate, a farla franca fu lo script scritto da Paul W.S. Anderson, regista britannico salito agli onori della cronaca grazie a pellicole come Mortal Kombat (1995), Resident Evil (2002) e il fin troppo sottovalutato Punto di non ritorno (1997).


Anderson, regista e sceneggiatore del film, prende spunto dalla quadrilogia di Alien per concepire una pellicola che ha il sapore del prequel pur non essendo per nulla canonico col resto del franchise, sebbene la presenza nel cast di un gigante come Lance Henriksen nel ruolo di Charles Bishop Weyland suggerisca il contrario. Il pretesto narrativo che il regista di Death Race sfrutta per far combattere Alien e Predator è semplice ma non del tutto credibile, pur nell’assurdità del plot narrativo: gli interpreti umani del film, tra i quali troviamo anche un inspiegabile Raoul Bova nel ruolo del co-protagonista Sebastian, sono le vittime sacrificali di una battaglia che dura da secoli tra due creature che, non si sa per quale motivo specifico, amano prendersi a schiaffoni in faccia sfruttando la loro fisicità con mosse improvvisate di wrestling, piuttosto che giocare al gatto col topo con un gruppo di ricercatori capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Anderson, da questo punto di vista, preferisce un approccio ben più action allontanando di molto la parte thriller e orrorifica che tanto caratterizzava la saga di Alien e il capostipite di John McTiernan. Nonostante ci siano alcune trovate interessanti che ricalcano (in minima parte e forse nemmeno del tutto volontario) un richiamo alle atmosfere de Le Montagne della Follia di H.P. Lovecraft, Anderson decide di buttare tutto lo sparuto climax iniziale della pellicola in un frullatore, mischiando la cultura degli xenomorfi e degli Yautja approfondita nei corrispettivi franchise nel tentativo di tirarci fuori un buon frullato di idee. Il risultato, purtroppo per lui, è un action abbastanza generico e completamente edulcorato dalla violenza visiva che caratterizzavano le saghe d’appartenenza a favore di una messa in scena linda e pulita, più simile ai toni di un videogioco che a quelli di un film.


Un soggetto potenzialmente fortissimo in mano ad uno sceneggiatore scadente, Anderson non è mai stato uno scrittore di alto livello e i suoi lavori sugli script della saga di Resident Evil e del bieco Monster Hunter (2020) ne sono la prova lampante. Ad un copione debole, tuttavia, il regista inglese rimedia con una regia pulita e ordinata, in grado di proporre delle sequenze d’azione ben orchestrate e col giusto grado di adrenalina: nonostante le creature del film siano assolutamente ammorbidite per tenere un rating che compiacesse l’aspra censura americana, Anderson riesce comunque a tenere ben salda la macchina da presa facendo combattere i due mostri in maniera coerente e dinamica, pur sbilanciando le forze in campo in modo casuale dimenticandosi delle proporzioni e dei poteri dei minacciosi alieni (buoni e cattivi) presenti nel film. Ne è l’esempio lampante la fisicità dei Predator, simili a dei body builders pronti per il palco di Mister Olympia, estremamente umanizzati e relegati al ruolo di “buoni” per far compagnia all’unica vera protagonista umana del film, che da semplice guida diventa una specie di Ripley dei poveri senza però avere lo stesso fascino e la stessa potenza caratteriale del personaggio portato in scena da Sigourney Weaver. Di contro c’è la viscidità degli xenomorfi, con il famoso acido a posto del sangue che compare e scompare a piacimento e con un ciclo vitale decisamente troppo frettoloso, gli alieni creati da H.R. Giger  fanno la parte del cattivo in un gioco tra le parti fin troppo sbilanciato a loro sfavore: questi sono solamente alcuni dei difetti di una sceneggiatura che, troppe volte, se ne infischia altamente della mitologia delle due creature che danno il titolo al film.

Recensione - Alien vs Predator di Paul W.S. Anderson

Dove vedere Alien vs Predator in streaming

Alien vs Predator, disponibile nel catalogo di Disney+, va preso per quello che è: un B-Movie divertente, fracassone e sopra le righe. Paul W.S Anderson confeziona un film che, sfruttando un pretesto narrativo decisamente puerile, trasforma il primo crossover cinematografico tra queste due immortali creature in un giocattolone spensierato e senza pretese. Non esiste nessun tipo di tensione che si trasforma in orrore, Alien e Predator se le danno di santa ragione ma sono mazzate all’acqua di rose: come nei migliori film di Bud Spencer e Terence Hill, le botte sono finte e orchestrate da grandi stuntman in costume che sanno come cadere nei punti giusti senza l’ausilio di sangue, di violenza visiva o di CGI invasiva . Se Alien vs Predator dal punto di vista prettamente action funziona e intrattiene, lo stesso non si può dire nel lato narrativo della storia, Anderson sbaglia tutto lo sbagliabile facendo di testa sua e fregandosene bellamente delle forze in campo, se avesse adattato l’omonimo videogioco del 1999 (edito da Rebellion Develpments) avrebbe reso maggior giustizia alle gesta di due degli alieni più iconici del panorama fantascientifico mondiale. Invece Alien vs Predator non solo è una grande occasione persa ma è anche uno spin-off francamente dimenticabile.

Voto:
2/5
Alessio Minorenti
3/5
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
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